Il Natale in alcune chiese ortodosse è celebrato il 7 gennaio, nove mesi dopo l’Annunciazione. Questa data corrisponde al 25 dicembre, secondo il “Calendario Giuliano”. La festa del Natale è preceduta da un periodo di digiuno di 40 giorni, che ha inizio il 28 novembre. «Per motivi storici – racconta Serghej, focolarino ortodosso di Mosca –, dopo la rivoluzione del 1917 e fino agli anni novanta, in Russia non si festeggiava più il Natale. Al suo posto sono stati introdotti i festeggiamenti di Capodanno, con l’albero e Babbo Natale, Ded Moroz in russo, letteralmente “Nonno Gelo”». «Ho saputo dell’esistenza del Natale come di tutta la “storia della salvezza” – continua Serghej –, quando ho conosciuto il Movimento dei Focolari. Allora non ero ancora battezzato, perciò l’incontro con i Focolari è coinciso, per me, con l’incontro con Dio». Secondo l’usanza, la vigilia di Natale viene chiamata con il nome di “Sočelnik”, a causa del cibo sočivo, che consiste in frutta e grano lesso, l’unico permesso in questa giornata. Il digiuno dura fino a sera, in particolare finché non è intonato l’inno di Natale. Viene acceso un cero, che simboleggia la stella cometa di Betlemme, la cui comparsa pone fine al digiuno. «Nonostante la tradizione, per tante persone in Russia – costata Serghej – il Natale continua a non esistere. Praticamente Gesù è “sloggiato” completamente dalla loro vita. Anche il consumismo, così noto all’Occidente, ha fatto la sua parte, irrompendo con forza appena è crollato il comunismo». «Per questo ci impegniamo ogni giorno – conclude Serghej –, perché più persone possibili possano scoprire questo Bambino, la cui nascita celebriamo in questi giorni. Che lo possano veder nascere in mezzo a noi per l’amore reciproco (Mt 18,20). Il mio augurio per questo Natale: che noi cristiani siamo capaci di dare Gesù al mondo, attraverso l’amore evangelico e così portarlo fra la gente. Buon Natale! С РОЖДЕСТВОМ!». Un augurio che estendiamo anche ai fratelli e sorelle della Chiesa serba, della Chiesa copta, della Chiesa di Gerusalemme, di Macedonia, Ucraina, Georgia, e di alcune Chiese in Grecia.
Andare oltre ai nostri schemi
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