Lug 16, 2020 | Chiara Lubich
Chiara Lubich racconta lo speciale patto di unità stipulato con Igino Giordani (che chiamò “Foco”) il 16 luglio 1949, preludio alla sua esperienza mistica di quell’estate. Da un’intervista rilasciata alla giornalista Sandra Hoggett nel 2002 https://vimeo.com/438602405 (altro…)
Lug 15, 2020 | Sociale
I giovani dei Focolari hanno iniziato la nuova campagna #daretocare per prendersi cura delle nostre società e del pianeta Terra ed essere cittadini attivi per cercare di costruire un pezzetto di mondo unito. L’intervista a Elena Pulcini, docente di filosofia sociale presso l’università di Firenze in Italia.
Elena Pulcini, docente di filosofia sociale presso l’università di Firenze (Italia), per molti anni si è dedicata come ricercatrice al tema della cura. È intervenuta durante il primo live streaming #daretocare dei giovani del Movimento dei Focolari il 20 giugno scorso. L’esperienza della pandemia che stiamo attraversando che impatto ha avuto sulla sua visione della cura? “Mi sembra soprattutto che sia emersa un’immagine di cura come assistenza – ha spiegato la Pulcini -. Pensiamo a tutto il personale medico e sanitario. Questo ha risvegliato elementi positivi, passioni che sono state in qualche modo dimenticate, come la gratitudine, la compassione, il sentimento della nostra vulnerabilità. E questo è stato molto positivo perché ne abbiamo davvero bisogno ed è necessario risvegliare quelle che chiamo passioni empatiche. Allo stesso tempo, tuttavia, la cura è rimasta un po’ chiusa all’interno di un significato essenzialmente assistenziale, ciò che in inglese è chiamato “cure” e non “care”. La cura deve diventare un modo di vivere”. Ci piace sognare una società in cui la cura sia l’asse portante dei sistemi politici locali e globali. È un’utopia o è realizzabile? “Sicuramente la cura significa rispondere a qualcosa. In questo caso vuole dire rendersi conto dell’esistenza dell’altro. Dal momento in cui realizzo questo e non sono chiuso nel mio individualismo si produce una capacità che abbiamo dentro di noi che è l’empatia, cioè mettersi nei panni dell’altro. Ma chi è l’altro oggi? Ecco, stanno emergendo nuove figure di ciò che consideriamo l’altro per noi. Quindi l’altro oggi è il diverso, sono anche le generazioni future, è anche la natura, l’ambiente, la Terra che ci ospita. Dunque la cura diventa davvero la risposta complessiva alle grandi sfide del nostro tempo, se la sappiamo ritrovare attraverso la capacità empatica di relazionarci con l’altro. Quindi non so se sia davvero realizzabile ma penso che non possiamo perdere la prospettiva utopica. Non basta la responsabilità, c’è bisogno di coltivare anche la speranza”. Quali suggerimenti ci daresti per agire in tal senso e orientare alla cura le nostre società a partire dalle istituzioni? “Credo che dobbiamo agire in tutti i luoghi in cui noi operiamo per far uscire la cura dall’ambito ristretto della sfera privata. (…) Io mi devo pensare come un soggetto di cura nella mia famiglia, nella mia professione di docente, quando incontro un povero emarginato per strada o quando vado a fare il bagno in spiaggia, devo prendermi cura di tutte le dimensioni. Dobbiamo adottare la cura come stile di vita in grado di spezzare il nostro individualismo illimitato che sta portando non solo l’autodistruzione dell’umanità, ma anche la distruzione del mondo vivente. Pertanto, dobbiamo cercare di rispondere con la cura alle patologie della nostra società, il che vuol dire educare alla democrazia. Io ho molto amato un filosofo dell’ottocento che si chiama Alexis de Tocqueville, il quale diceva che “dobbiamo educare alla democrazia”. È una lezione ancora tutta da imparare e credo che questo significhi coltivare le proprie emozioni empatiche in modo da essere stimolati alla cura con piacere, con gratificazione, non con costrizione”.
A cura dei giovani dei Focolari
(altro…)
Lug 14, 2020 | Cultura
A cinque anni dalla pubblicazione dell’Enciclica di Papa Francesco, il paradigma dell’ecologia integrale guida la lettura di questo tempo di pandemia. Intervista a Luca Fiorani, responsabile di EcoOne.
Sono passati cinque anni dalla pubblicazione della Laudato Si, l’Enciclica di Papa Francesco sulla cura del pianeta. Ne parliamo con Luca Fiorani, docente presso le università Lumsa, Marconi e Sophia, ricercatore ENEA e responsabile di EcoOne, la rete ecologica del Movimento dei Focolari. In tempo di pandemia, quali insegnamenti possono venire dalla Laudato Si e dal suo paradigma dell’ecologia integrale? Penso al “tutto connesso”. Il Papa, prima della pandemia, ce ne ha fatto assaporare il lato positivo, la meravigliosa relazione che esiste fra gli elementi naturali, persona inclusa. La pandemia, invece, ha sottolineato il lato oscuro di questo “tutto connesso”, perché l’attività umana, che ha portato alla distruzione degli habitat naturali, e il salto di specie del virus dall’animale all’uomo sono legati. Qual è il fondamento evangelico dell’impegno per la cura del Creato? È “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Uno dei concetti chiave della Laudato Si è “ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri”. È vero che per il Vangelo la natura ha valore in sé, ma è anche vero che aver cura della natura significa assicurare un pianeta in buona salute per i più svantaggiati e per i nostri figli. Significa ricordarci del “miliardo inferiore”, quel miliardo di persone che è vittima di una “pandemia cronica”, dovuta a 17 malattie tropicali trascurate. Il concetto dell’ecologia integrale può orientare i percorsi futuri? Questo è il concetto fondamentale di tutto l’insegnamento di Papa Francesco, che ci invita a superare l’attuale sistema socio-economico. Oggi viviamo nel paradigma della rivoluzione industriale, che considera le risorse naturali illimitate. Queste risorse sono invece limitate e quindi bisogna trovare un modello di sviluppo diverso, che tenga conto anche delle esigenze dei popoli dimenticati dalle società cosiddette “evolute”. La Laudato Si invita ad una “conversione ecologica”. Cosa significa vivere i principi dell’ecologia integrale? L’ecologia integrale non riguarda solo l’ambiente ma tutti gli aspetti della vita umana, la società, l’economia, la politica. Dunque ognuno di noi deve cercare di cambiare la propria vita a partire, per esempio, dalle scelte di consumo. Poi possiamo scegliere governanti sensibili alla cura della natura e fare campagne di pressione per il disinvestimento dalle fonti fossili in favore di quelle rinnovabili. In questo anno speciale di celebrazioni della Laudato Si, con quali iniziative sarà presente il Movimento dei Focolari? Il Movimento partecipa alle iniziative della Chiesa Cattolica e agli eventi promossi dal Global Catholic Climate Movement, a cui aderisce. Inoltre, organizza il convegno “New ways towards integral ecology” che si terrà a Castel Gandolfo (RM) dal 23 al 25 ottobre, i cui dettagli sono disponibili su www.ecoone.org Il suo ultimo libro si intitola “Il sogno (folle) di Francesco. Piccolo manuale (scientifico) di ecologia integrale”. Perché parla di un sogno folle? Perché sembra veramente impossibile far cambiare rotta a questo pianeta, verso un mondo in cui ci sentiamo tutti fratelli e costruiamo più ponti che muri, ma – come diceva la fondatrice dei Focolari Chiara Lubich – “solo chi ha grandi ideali fa la storia!”.
Claudia Di Lorenzi
(altro…)
Lug 13, 2020 | Chiara Lubich
L’essere confinati ha spesso messo alla prova la nostra carità. Non è facile infatti vivere chiusi in casa e ritrovarsi gomito a gomito. Quando si è molto vicini si toccano i limiti gli uni degli altri e questi ci chiedono un “di più di amore” che si chiama “sopportazione”. È consolante sapere che pure Chiara Lubich nella sua vita di comunità ha incontrato questo tipo di difficoltà. (…) Ho preso in mano, [in] questi giorni, un libro (…) intitolato Il segreto di Madre Teresa, di Calcutta, ovviamente. Lo apro a metà, là dove parla di «mistica della carità». Leggo questo capitolo e altri. Mi immergo con grande interesse in quelle pagine: tutto ciò che riguarda questa prossima santa mi interessa personalmente: è stata, per anni, una mia preziosissima amica. Mi viene in luce, lampante, la radicalità estrema della sua vita, della sua vocazione totalitaria, che impressiona e quasi spaventa, ma, soprattutto, mi spinge ad imitarla in quel tipico impegno, radicale e totalitario, che Dio chiede a me. (…) Mossa da questa convinzione, prendo in mano il nostro Statuto convinta che avrei trovato lì la misura ed il tipo di radicalità di vita che il Signore domanda a me. Apro e subito, alla prima pagina, ho un piccolo choc spirituale, come per una scoperta del momento (e son quasi sessant’anni che lo conosco!). Si tratta della «norma delle norme, la premessa d’ogni altra regola» della mia e della nostra vita: generare – così si esprimeva papa Paolo – e mantenere, prima e innanzitutto, (…) Gesù fra noi col vicendevole amore. (…) Propongo subito di vivere la norma intanto nel mio focolare e con chi mi sta più vicino. Ma, lo sappiamo: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”[1]. E anche a casa nostra non è sempre tutto perfetto: qualche parola in più, mia o di altre, qualche silenzio di troppo, qualche giudizio avventato, qualche piccolo attaccamento, qualche sofferenza mal sopportata, che rendono senz’altro scomodo Gesù fra noi, se non ne impediscono la presenza. Comprendo che devo essere io, per prima, a fargli posto, tutto appianando, tutto colmando, tutto condendo con la massima carità; tutto, nelle altre e in me, “sopportando”, parola da noi in genere non usata, ma molto consigliata dall’apostolo Paolo. Sopportare è una carità non certo qualunque. È una carità speciale, la quintessenza della carità. Comincio. E non va male, anzi cammina! Altre volte avevo invitato subito le mie compagne a fare altrettanto. Ora no. Sento il dovere di fare prima tutta la mia parte, e ha effetto. E inoltre mi riempie il cuore di felicità, forse perché, in questo modo, Lui riappare presente e rimane. Più tardi lo dirò, ma continuando a sentire il dovere di proseguire, come fossi sola, a comportarmi così. Ed è al colmo la mia gioia quando mi sovvengono le parole di Gesù: “Misericordia io voglio e non sacrificio”[2]. Misericordia! Ecco la carità sopraffina che ci è domandata e vale di più del sacrificio, perché il più bel sacrificio è quest’amore che sa anche sopportare, che sa, all’occorrenza, perdonare e dimenticare. (…) È questa la radicalità, è questa la totalitarietà chiesta alla nostra vita.
Chiara Lubich
(in una conferenza telefonica, Rocca di Papa, 20 febbraio 2003) Tratto da: “Per essere una piccola Maria”, in: Chiara Lubich, Conversazioni in collegamento telefonico, pag. 650. Città Nuova Ed., 2019. [1] Cf. Gv 8, 7. [2] Mt 9, 13. (altro…)
Lug 11, 2020 | Collegamento
“Il dialogo interreligioso di Chiara Lubich – dice Maria Voce, Presidente dei Focolari – è stata una vera profezia che adesso si sta realizzando come una risposta concreta ai bisogni dell’umanità”. Il Copresidente Jesús Morán spiega come l’etica della cura sia alla base del nuovo Pathway che sarà lanciato il 20 giugno 2020 dai giovani dei Focolari. https://vimeo.com/429563312 (altro…)
Lug 10, 2020 | Focolari nel Mondo
Le due crisi che stanno scuotendo il paese pandemia e razzismo –potrebbero portare a un futuro migliore. Un contributo di Susanne Janssen, direttore di Living City Magazine.
Il razzismo è un virus che non è mai stato debellato negli Stati Uniti. Dopo la Guerra Civile (1861–1865), la schiavitù era stata dichiarata sconfitta sulla carta, ma ancora oggi persone di colore e bianchi non vengono trattati allo stesso modo. La morte di George Floyd ha riportato alla luce il problema. Poiché gli 8 atroci minuti durante i quali Floyd ha implorato per la sua vita sono stati filmati, non si poteva più affermare che fosse solo colpa della vittima; questo video, insieme alle tante persone (non solo afroamericane) che si sono unite durante le manifestazioni contro il razzismo, rappresentano un segno che questa volta qualcosa è diverso. Speriamo che quanto è successo non si esaurisca solo in un’ondata di proteste, ma che sia portatore di un cambiamento vero. Il ruolo della Chiesa Dopo alcuni giorni di silenzio, la Chiesa è scesa accanto a coloro che contestano il razzismo. Il cardinale di Boston, Sean O’Malley, ha scritto che l’omicidio di George Floyd “è una prova dolorosa di ciò che è ed è stato per gli afroamericani: il fallimento di una società che non è in grado di proteggere la loro vita e quella dei loro figli. Le manifestazioni e le proteste di questi giorni sono richieste di giustizia ed espressioni strazianti di profondo dolore emotivo da cui non possiamo allontanarci.” Anche la conferenza episcopale degli Stati Uniti ha affermato che il razzismo è come il peccato originale degli Stati Uniti, che accompagna la crescita della nazione e la impregna fino ad oggi. S’intensificano nella chiesa e nella società gli spazi di riflessione. I primi passi Con lo slogan “togliere i fondi” si vuol andare oltre una semplice operazione di ristrutturazione del corpo di polizia. S’intende piuttosto incominciare daccapo e dar vita ad una polizia più controllata dai cittadini. Negli ultimi anni si parla molto della sua progressiva militarizzazione; ma ad onor del vero occorre anche dire che molti dei compiti che svolge di fatto competerebbero agli assistenti sociali. A differenza di casi di violenza contro afroamericani accaduti in passato, oggi tante persone cercano di imparare, ascoltare e affrontare il passato, concentrando la riflessione problemi strutturali rimasti dopo l’abolizione della schiavitù e quelli legati alla segregazione, come le cosiddette “leggi di Jim Crow” e la legge sui diritti civili del 1964. Sì, perché guardare in faccia i pregiudizi che sono dentro ognuno e i privilegi sociali di cui godono i bianchi, è già un primo passo. Due autori, Ibram X. Kendi e Robin DiAngelo, affermano che serve un passo che vada oltre l’“essere una persona buona”. Occorre invece combattere le strutture di oppressione. Ancora oggi, in una situazione quotidiana come un controllo di polizia, solo il colore della pelle può fare la differenza tra la vita o la morte. Il contributo dei Focolari In primo luogo, le comunità del Movimento dei Focolari cercano di esaminare se anche al proprio interno ci siano discriminazioni e razzismo. Il pensiero dei Focolari sulla giustizia razziale è un punto di partenza per entrare in dialogo sincero fra di noi e con le persone attorno a noi. Facciamo spazio all’ascolto di dolorose testimonianze di razzismo, ma anche del vissuto di chi è cresciuto in un contesto di bianchi e cerca di avviare un processo di riconoscimento dei propri limiti. Queste conversazioni non sono facili, ma sono necessarie per ricostruire relazioni più vere. “Se non siamo attenti, finiremo per sottoscrivere i principi della retorica comune sulla diversità che spesso supporta i privilegi e accentua le differenze,” afferma una docente latina di colore. Un academico di più di 80 anni condivide come nella sua vita abbia dovuto imparare ad essere più aperto, soprattutto quando una delle sue figlie si è sposata con un giamaicano. “Ho pensato che i loro figli avrebbero sofferto la discriminazione. Ma adesso vedo come sono un esempio luminoso per tanti”. Il ruolo dei giovani I giovani sono in prima fila e chiedono un cambio di mentalità. Dice una giovane di razza mista: “Voglio aiutare i miei fratelli e le mie sorelle affinché siano ascoltati di più, altrimenti me ne pentirò per tutta la vita…” Anche lo slogan “Black Lives Matter” che ha unito tante persone e affollato strade è oggetto di polarizzazione. Non di rado ci si imbatte in messaggi che cercano di screditare chi lotta per una maggiore giustizia, ma pian piano si nota un cambio nell’opinione pubblica. Tanti, infatti, condannano il modo in cui il presidente Donald Trump ha gestito queste crisi recenti: la pandemia e il razzismo strutturale. Per adesso il candidato della Partito Democratico, Joe Biden, ha un vantaggio nei sondaggi del 13%, ma è ancora presto per dire come sarà la situazione in novembre quando gli Americani saranno chiamati alle urne.
Susanne Janssen, direttore Living City magazine
(altro…)
Lug 9, 2020 | Focolari nel Mondo
Le organizzazioni sociali dei Focolari servono più di 3.500 famiglie e creano reti di solidarietà durante la pandemia. Distribuite su tutto il territorio nazionale, le ventuno organizzazioni sociali ispirate al carisma del Movimento dei Focolari stanno dando un’importante testimonianza di solidarietà e fraternità in tempi di pandemia.

Foto: Obra Lumen
Il rapporto instaurato negli anni con le famiglie in condizioni di vulnerabilità sociale ha permesso a queste organizzazioni di prendere coscienza delle molteplici sfide che si trovano ad affrontare in questo difficile periodo. E la lista è lunga. Le comunità denunciano il timore di esposizione al virus, la situazione delle loro piccole e spesso malsane abitazioni, dove l’isolamento sociale è quasi impossibile, la difficoltà di ricevere l’assistenza del Governo, l’affollamento in ospedali e trasporti pubblici e gli enormi tassi di disoccupazione: secondo uno studio pubblicato dal giornale Nexo, nelle baraccopoli, in 7 famiglie su 10 ci sono persone che sono rimaste disoccupate durante la pandemia. Per tutto questo, lo sappiamo, la pandemia non è democratica. “Pure in mezzo alle difficoltà, abbiamo il desiderio di continuare ora con più vigore a ‘dare la vita’ per la nostra gente. Per questo motivo, le organizzazioni sociali continuano a servire in modo nuovo le comunità nelle quali sono inserite. Non ci sono attività in presenza, ma l’incessante lavoro continua“, sottolinea Virginia Tesini, rappresentante nazionale del Movimento dei Focolari per le opere sociali. 
Foto: Instituto Mundo Unido
Tutte le organizzazioni hanno svolto azioni di solidarietà in questo periodo. E vorremmo condividere con voi alcuni numeri di questa rete di generosità, grazie al contributo di molti membri e amici del Movimento dei Focolari e di queste organizzazioni: 3500 aiutate con regolarità; 130 tonnellate di alimenti non deperibili donati; 3 tonnellate di alimenti naturali; 30 tonnellate di materiali per igiene e pulizia; 30.000 pranzi; 10.000 mascherine in tessuto. La creatività è grande e anche i cestini di cibo tipici delle feste di giugno sono stati distribuiti, rafforzando la nostra cultura. “Inoltre, diverse nostre organizzazioni hanno fatto rete per le raccolte, ginkane solidali, donazioni di opere d’arte da parte di artisti con vendita attraverso i social network e donazione di fondi all’organizzazione, servizio virtuale con un team di professionisti per le persone che soffrono di depressione e ansia, corsi, azioni per prevenire il coronavirus e persino creazione di posti di lavoro e reddito con la realizzazione di mascherine, per citare solo alcune iniziative”, ha completato Tesini. Di fronte a realtà così impegnative e a risposte così immediate ed umane, non possiamo che essere d’accordo con Papa Francesco nella sua lettera ai movimenti popolari, di cui riportiamo qui di seguito un passo: “Se la lotta contro COVID-19 è una guerra, voi siete un vero esercito invisibile che combatte nelle trincee più pericolose. Un esercito che non ha altra arma che la solidarietà, la speranza e il senso di comunità che riverbera in questi giorni in cui nessuno si salva da solo. Voi siete per me, come vi ho detto nei nostri incontri, dei veri poeti sociali, che dalle periferie dimenticate creano degnamente soluzioni ai problemi più urgenti degli esclusi.” __________ Se vuoi contribuire, anche a distanza, a qualche azione di solidarietà delle opere sociali del Movimento dei Focolari in Brasile, consulta la lista sottostante. Regione Sud: Porto Alegre (RS) – AFASO-RS – Associação de Famílias em Solidariedade do Rio Grande do Sul. Florianópolis (SC) – IVG – Instituto Vilson Groh Curitiba (PR) – Anpecom (com atuação nacional) -> campagna straordinaria Covid-19 Regione Sud-Est: Vargem Grande Paulista (SP) – Mariápolis Ginetta – SMF – Sociedade Movimento dos Focolari Itapetininga (SP) – ANSPAZ – Associação Nossa Senhora Rainha da Paz (con prestazioni a livello nazionale) Guaratinguetá (SP) – Fazenda da Esperança – Campanha emergencial para abrigar moradores de rua (organizzazione attiva a livello internazionale) São José do Rio Pardo (SP) – MAPEAR – Associação Mobilizando Amigos pelo Amor Rio Grande da Serra (SP) – PROFAVI – Promoção a Favor da Vida São Paulo (SP) – AFAGO-SP – Associação de apoio à família, ao grupo e à comunidade – São Paulo Rio de Janeiro (RJ) – Grupo Pensar Rio de Janeiro (RJ) – CMSMA – Casa do menor São Miguel Arcanjo (organizzazione attiva a livello internazionale) Juiz de Fora (MG) – Casa Bethanea Regione centro-occidentale: Brasília (DF) – AFAGO-DF – Associação de apoio à família, ao grupo e à comunidade do Distrito Federal Regione Nord-Est: Maceió (AL) – IMU – Instituto Mundo Unido Recife (PE) – Escola Santa Maria Recife (PE) – AACA – Associação de apoio à criança e ao adolescente Recife (PE) – Comunidade Católica Lumen Teresina (PI) – NAV – Núcleo de Ação Voluntária Itapecuru-Mirim (MA) – SERCOM – Serviço Comunitário – Projeto Magnificat Regione Nord: Belém (PA) – Mariápolis Glória – NAC – Núcleo de Ação Comunitária Manaus (AM) – ACACF – Associação Comunitária de Apoio à Criança e à Família – Projeto Roger Cunha Rodrigues Fonte: http://www.focolares.org.br Se vuoi dare il tuo contributo per aiutare quanti soffrono degli effetti della crisi globale del Covid, vai a questo link (altro…)
Lug 8, 2020 | Focolari nel Mondo
Se da un lato il Governo dimostra incapacità nel condurre i brasiliani verso il superamento della crisi, dall’altro si va tessendo un’impressionante rete umanitaria. Un approfondimento a cura del caporedattore di Cidade Nova. Quando ho iniziato a scrivere questo articolo, più di 51 mila persone erano già morte in Brasile, vittime di Covid-19, dal mese di marzo quando la malattia è arrivata nel Paese. Inoltre, è stato stimato che oltre 1 milione di persone siano già state contagiate. Questo senza considerare i casi non ufficialmente segnalati. Nelle città in cui è stata recentemente consentita una certa apertura alla circolazione, il numero di nuovi casi è aumentato in modo significativo. A parte la buona notizia che la maggior parte di queste persone è sopravvissuta al nuovo coronanvirus, il numero di morti è spaventoso. Per gli specialisti in generale, le posizione del Governo federale nella lotta contro la malattia e la mancanza di consapevolezza di molti cittadini brasiliani sulla pericolosità del Covid-19, insieme, spiegano questa situazione disastrosa.

Foto: Magnificat
Per quanto riguarda il comportamento della popolazione, sembra che molte persone si convincano della facilità di contagio o addirittura del pericolo di vita, solo quando una persona a loro vicina è vittima della malattia. Altri rischiano i contatti in pubblico, anche coscienti del problema, perché non riescono a trovare un altro modo per mantenere la propria famiglia. Non tutti infatti possono lavorare da casa. In realtà, il tasso di disoccupazione sta crescendo rapidamente e una recessione acuta tende ad essere inevitabile, così come il collasso dell’economia. Per quanto riguarda la posizione del Governo federale, il presidente Jair Messias Bolsonaro è quotidianamente e duramente criticato per non aver agito a favore della popolazione sia per proteggerla che per salvaguardare chi è vittima del contagio, soprattutto la grande massa della popolazione economicamente più vulnerabile. Contrariamente a quanto sostengono gli esperti di tutto il mondo, egli insiste nel chiedere alle persone di uscire dall’isolamento sociale e di tornare alle loro normali attività, con la giustificazione che tutti noi “moriremo di fame se l’economia si fermerà”. Sulla scia di questa posizione, Bolsonaro ha criticato i Governatori e i Sindaci dello Stato per aver insistito sul confinamento sociale; ha attaccato la stampa con la giustificazione che la divulgazione dei dati sulla malattia viene travisata e ha persino incoraggiato i suoi sostenitori più radicali a invadere gli ospedali per dimostrare che ci sono dei letti liberi, contrariamente a quanto riportato dai media in generale. Anche il ritardo nella pubblicizzazione del bilancio dei morti sembra riflettere questo atteggiamento del Presidente nella lotta contro l’isolamento sociale, finora l’unica pratica sicura e raccomandata per prevenire il contagio da coronavirus. Oltre al fatto che, dopo aver perso due medici che occupavano la carica di Ministro della salute, in questo momento questo ministero, cruciale per il contesto attuale, è provvisoriamente guidato dal generale dell’esercito Eduardo Pazzuelo, paracadutista in formazione e senza alcuna conoscenza o esperienza nel campo della sanità pubblica o privata. Vale la pena notare che il Brasile ha un sistema sanitario pubblico considerato un modello dagli specialisti di tutto il mondo, il SUS (Unified Health System). Tuttavia, a lungo indebolito dalla mancanza di investimenti e di politiche pubbliche adeguate, questo sistema si è rivelato insufficiente a servire la popolazione, soprattutto i più bisognosi. I più accaniti sostenitori del Presidente brasiliano seguono le idee di Bolsonaro, sostenendo che è stato eletto democraticamente (e questo va rispettato), che i media indicano solo ciò che considerano negativo del Governo (e non mostrano mai il bene che ha fatto) e, peggio, non presentano la realtà dei fatti. Alla fine, il bilancio di questo scontro è che, di fatto e ancora una volta, è la popolazione brasiliana in generale, soprattutto i poveri, a perdere. In realtà, la storica disuguaglianza sociale del Brasile è stata esacerbata dalla crisi sanitaria ed economica causata dalla pandemia di Covid-19. Una consolazione e una speranza di fronte a questo quadro complesso, nasce da una rete silenziosa di eroi anonimi che si accettano di correre rischi e non misurano gli sforzi per aiutare coloro che più hanno bisogno e soffrono a causa di questa crisi senza precedenti. 
Foto: Centro Social Roger Cunha Rodrigues
Solidarietà in rete Appena iniziata la pandemia di Covid-19, molte persone, gruppi e istituzioni civili e religiose in Brasile, come in altre regioni del mondo, si sono rimboccate le maniche e hanno cominciato a mobilitarsi per aiutare i più vulnerabili in questa situazione: gli anziani, i malati, i poveri e altri. Una grande rete di solidarietà si è tessuta in tutto il Paese, guidata da eroi anonimi, tra i quali molti sono diventati veri martiri, vittime fatali della malattia. Questo senza contare il lavoro dei professionisti della salute e di altri (come coloro che operano nel campo della sicurezza, dei trasporti, i commercianti di alimenti e medicinali) che si pongono in prima linea in questa lotta contro il coronavirus. Questi gesti di solidarietà possono essere semplici, originali e di proporzioni diverse: vale la pena sia fare la spesa per il vicino anziano che distribuire cibo alle persone che vivono in strada. Vidal Nunes, ad esempio, docente universitario, della città di Vila Velha (stato di Espírito Santo) ha preparato una grande pentola di zuppa e ha deciso di offrirla ai vicini. L’iniziativa ha contagiato una di queste persone che si è proposta di formare un gruppo di mutuo aiuto tra i residenti del condominio. 
Foto: Instituto Mundo Unido
Anche gli enti che si dedicano ad opere sociali hanno iniziato a concentrare gli sforzi per aiutare le persone più colpite da questa crisi. Un esempio di questo lavoro è l’iniziativa congiunta di Obra Lumen e Fazenda da Esperança, a cui hanno aderito diversi altri enti, che ora accolgono i residenti senza fissa dimora in diverse regioni del Brasile. Altre organizzazioni – come l’Associazione Nazionale per l’Economia di Comunione (Anpecom) – hanno mobilitato aziende e imprenditori associati e simpatizzanti per realizzare una comunione di risorse nell’aiutare le famiglie povere. Nel Distretto Federale e nella città di Goiânia, nella regione centro-occidentale del Paese, un gruppo di persone di età diverse, legate al Movimento dei Focolari, ha organizzato e avviato il Progetto Be Light, attraverso il quale ha portato aiuto materiale e guida alle famiglie in difficoltà e anche ad un villaggio indigeno della regione. La rivista Cidade Nova ha rilevato che, tra la fine di marzo e la fine di aprile di quest’anno, secondo i calcoli dell’Associazione Brasiliana per l’Acquisizione delle Risorse, sono stati effettuati 1,1 miliardi di reais (circa 165 mila euro) in donazioni da parte di banche e aziende. La solidarietà non è solo in termini di aiuti materiali. C’è anche chi ha deciso di mobilitarsi per aiutare i propri amici ad assumere un comportamento sano durante il periodo di isolamento. È il caso dell’insegnante di Educazione Fisica, Renata Castilho Leite, della città di São José dos Campos (Stato di San Paolo), che ha deciso di registrare più di 40 piccoli video con le linee guida per l’esercizio fisico che tutti possono fare a casa. 
Foto: Associação de Atendimento a Criança e ao Adolescente
C’è ancora chi accetta di correre dei rischi o di superare gli ostacoli per agire in modo solidale. Uno di questi esempi viene dalla direttrice della scuola pubblica Cleusa Regina de Vargas Araújo, del piccolo Garuva (interno dello stato di Santa Catarina, regione meridionale del Brasile). Quando si è resa conto che molti dei suoi studenti non avevano accesso ad Internet e non potevano continuare gli studi a distanza durante il periodo di isolamento sociale, non ha avuto dubbi: ha percorso fino a 6 chilometri per consegnare materiale e pasti scolastici di casa in casa. Oltre a questo gesto di donazione materiale, la preside ha voluto donare il proprio tempo e la sua attenzione agli studenti e ai parenti che hanno trovato in lei qualcuno in grado di accoglierli. A giudicare da questa e da migliaia di altre esperienze, che non faranno notizia, in tempi di distanziamento sociale, questo incontro tra le persone non è mai stato così importante per un Paese che ha bisogno di cambiare strategia contro il coronavirus.
Luís Henrique Marques
Redattore capo della rivista Cidade Nova
Se vuoi dare il tuo contributo per aiutare quanti soffrono degli effetti della crisi globale del Covid, vai a questo link (altro…)
Lug 7, 2020 | Cultura
“Discovering Gen Rosso”, per andare alle radici della storia del complesso artistico internazionale L’arrivo del coronavirus e di conseguenza il lockdown hanno messo in crisi le abitudini di tutti. Anche il complesso artistico internazionale Gen Rosso ha dovuto reinventare le proprie giornate rimanendo chiusi in casa.
“Questo lockdown ha dato la possibilità ad ognuno di noi di andare ancora più in profondità in quei messaggi che cantiamo da più di 50 anni – afferma Massimiliano Zanoni, responsabile delle produzioni -. Abituati a girare il mondo, ad incontrare gente e portare musica sui palchi dei 5 continenti, ci siamo ritrovati rinchiusi dentro le quattro pareti di casa nostra. Invece delle città, dei mari e delle montagne, ora avevamo un computer e poche finestre da cui guardare fuori. Invece delle migliaia di persone che incontravamo in ogni tour, ora ne avevamo tre, quattro che vivono con noi. Non potevano ritrovarci tutti e 25, per lavorare, creare, e suonare insieme come avevamo fatto per 53 anni”. E così, dopo una prima serie di live streaming dal nome “Gen Rosso a casa tua”, con i quali sono entrati nelle case delle persone, hanno pensato di ritornare alle radici con alcuni live storici. È nato il progetto “Discovering Gen Rosso” per riportare le persone a casa della band.
“Tanti non sanno che non facciamo solo concerti – continua Massimiliano Zanoni -, ma anche progetti con le scuole o il Village, che sono settimane di convivenza con giovani artisti per fargli vivere l’esperienza di unità nella creazione artistica. Così, come quando si invita qualcuno a casa nostra per la prima volta e, in segno di accoglienza, si fa fare il giro della casa, noi con Discovering Gen Rosso abbiamo voluto mostrare qualche pagina del nostro album di ricordi, come il musical una storia che cambia o Streetlight, rendendoli partecipi dei nostri attuali progetti, come il Village e i progetti Forti senza Violenza, svelando qualche piccola idea per il futuro”. Discovering Gen Rosso è un nuovo passo verso quella evoluzione che ha permesso al complesso internazionale di essere costruttori di Unità in tutto il mondo, in tanti anni di storia. Ecco i prossimi appuntamenti sulla pagina Youtube della band: il 16 luglio, uno streaming dedicato al Village (corsi artistici che esegue il Gen Rosso); il 28 luglio il lancio del nuovo singolo “Shock of the World”. In realtà parlare di “singolo” è un po’ riduttivo perché c’è in cantiere un intero nuovo album che sarà svelato prossimamente. Infine il 2 agosto si concluderanno i live streaming con il concerto LIFE, ultima produzione del Gen Rosso in diretta da Loppiano.
Lorenzo Russo
(altro…)
Lug 6, 2020 | Chiara Lubich
Le statistiche che ci tengono quotidianamente al corrente della diffusione della pandemia nel mondo e le immagini che ci arrivano dai Paesi maggiormente colpiti suscitano in noi sentimenti simili a quelli espressi nella seguente preghiera di Chiara Lubich. Pure il nostro pianeta, sempre più sofferente, chiama e aspetta il nostro amore fattivo e deciso. Signore, dammi tutti i soli… Ho sentito nel mio cuore la passione che invade il tuo per tutto l’abbandono in cui nuota il mondo intero. Amo ogni essere ammalato e solo: anche le piante sofferenti mi fanno pena…, anche gli animali soli. Chi consola il loro pianto? Chi compiange la loro morte lenta? E chi stringe al proprio cuore il cuore disperato? Dammi, mio Dio, d’esser nel mondo il sacramento tangibile del tuo Amore, del tuo essere Amore: d’esser le braccia tue che stringono a sé e consumano in amore tutta la solitudine del mondo.
Chiara Lubich
Scritto dal 1 settembre 1949, in Chiara Lubich, La dottrina spirituale, Mondadori, Milano 2001, pag 124; Città Nuova, Roma 2006, pag 135. . (altro…)