India – Shanti Ashram e i Focolari: una lunga amicizia
In dialogo con Vinu Aram, Direttrice del Centro internazionale Shanti Ashram. a cura di Marco Aleotti, Roberto Catalano, Giulio Mainenti. https://vimeo.com/430298611 (altro…)
In dialogo con Vinu Aram, Direttrice del Centro internazionale Shanti Ashram. a cura di Marco Aleotti, Roberto Catalano, Giulio Mainenti. https://vimeo.com/430298611 (altro…)
La vita del Gen Verde durante la pandemia “Eravamo in piena tournee in Spagna e dall’Italia arrivavano notizie preoccupanti sul Covid-19 e sul numero sempre maggiore di contagi. C’era da decidere se sospendere o meno la tournee e come ritornare in Italia. Poche ore (anzi minuti) per decidere cosa fare, comunicarlo agli organizzatori, e nel giro di un giorno imbarcarci su quella che era l’ultima nave in partenza da Barcellona”. Un ricordo ben scandito e ancora vivo quello che Mileni del Gen Verde condivide a distanza di qualche mese e quando in Italia sembra che la pandemia da Covid-19 sia per lo più rientrata. E in questi 4 mesi il Gen Verde ha trasformato una situazione dolorosa in grande opportunità: “ci siamo chieste subito – racconta Annalisa – come aiutare le persone; alcuni amici, che avevano contratto il virus, ci chiedevano di star loro vicini… ma come? Come non lasciarli soli in questi momenti così terribili rispettando, però, il distanziamento sociale? Ci è venuta subito l’idea di collegarci da casa nostra”. Inizia così l’avventura della prima diretta streaming: pochi strumenti, una scarsa rete internet per supportare un collegamento che chissà se e quanti avrebbero visto. A distanza di mesi possiamo dire che sono state tante le dirette streaming che il Gen Verde ha effettuato, così come decine e decine gli appuntamenti via zoom, instagram, skype… occasioni per incontrare giovani e meno giovani di tutto il mondo: dalle Filippine all’Argentina, dagli USA alla Romania, dall’Italia all’Australia. E poi questi mesi sono stati anche la culla adatta per creare nuove composizioni: dal monologo Il silenzio al brano musicale Tears and light, senza tralasciare i video realizzati per condividere, seppur a distanza, il triduo pasquale… e tutto è stato immediatamente condiviso attraverso i social, il canale YouTube e la rete. Un lavoro forse maggiore di quello in tournee e il Gen Verde non ha mai detto un no a chiunque desiderasse vivere un momento di condivisione con loro. “Siamo strafelici – racconta Marita – perché in questi mesi abbiamo incontrato centinaia di migliaia di persone; non posso dire che sia stata la stessa cosa che dal vivo: manca il contatto fisico, il guardarsi negli occhi… ma posso ammettere che mai in soli 4 mesi avremmo potuto incontrare così tante persone. Per noi del Gen Verde è stata un’esperienza oltre ogni aspettativa”. Ed ora, annunciato l’ultimo incontro di questo primo ciclo di appuntamenti, il Gen Verde si dedica a nuovi progetti e nuove proposte da condividere al più presto. Insomma il Gen Verde guarda sempre lontano e non si ferma mai. Ma quale il segreto? “Noi viviamo non guardando a noi stesse – spiega Sally –; quello che ci interessa è costruire rapporti che puntino alla fraternità universale. In questi mesi di pandemia abbiamo ricevuto tantissimi echi dopo le nostre dirette streaming e queste impressioni sono quelle che ci hanno fatto andare sempre avanti cercando di dare il meglio di noi. Non ci illudiamo e non vogliamo illudere nessuno: la pandemia non è stata uno scherzo e in tanti Paesi la situazione è ancora molto critica, tuttavia siamo certe che quanto abbiamo fatto sia stato per tanti almeno vivere un attimo di sollievo, di ristoro”.
Tiziana Nicastro
Chiara Lubich racconta lo speciale patto di unità stipulato con Igino Giordani (che chiamò “Foco”) il 16 luglio 1949, preludio alla sua esperienza mistica di quell’estate. Da un’intervista rilasciata alla giornalista Sandra Hoggett nel 2002 https://vimeo.com/438602405 (altro…)
I giovani dei Focolari hanno iniziato la nuova campagna #daretocare per prendersi cura delle nostre società e del pianeta Terra ed essere cittadini attivi per cercare di costruire un pezzetto di mondo unito. L’intervista a Elena Pulcini, docente di filosofia sociale presso l’università di Firenze in Italia. Elena Pulcini, docente di filosofia sociale presso l’università di Firenze (Italia), per molti anni si è dedicata come ricercatrice al tema della cura. È intervenuta durante il primo live streaming #daretocare dei giovani del Movimento dei Focolari il 20 giugno scorso. L’esperienza della pandemia che stiamo attraversando che impatto ha avuto sulla sua visione della cura? “Mi sembra soprattutto che sia emersa un’immagine di cura come assistenza – ha spiegato la Pulcini -. Pensiamo a tutto il personale medico e sanitario. Questo ha risvegliato elementi positivi, passioni che sono state in qualche modo dimenticate, come la gratitudine, la compassione, il sentimento della nostra vulnerabilità. E questo è stato molto positivo perché ne abbiamo davvero bisogno ed è necessario risvegliare quelle che chiamo passioni empatiche. Allo stesso tempo, tuttavia, la cura è rimasta un po’ chiusa all’interno di un significato essenzialmente assistenziale, ciò che in inglese è chiamato “cure” e non “care”. La cura deve diventare un modo di vivere”. Ci piace sognare una società in cui la cura sia l’asse portante dei sistemi politici locali e globali. È un’utopia o è realizzabile? “Sicuramente la cura significa rispondere a qualcosa. In questo caso vuole dire rendersi conto dell’esistenza dell’altro. Dal momento in cui realizzo questo e non sono chiuso nel mio individualismo si produce una capacità che abbiamo dentro di noi che è l’empatia, cioè mettersi nei panni dell’altro. Ma chi è l’altro oggi? Ecco, stanno emergendo nuove figure di ciò che consideriamo l’altro per noi. Quindi l’altro oggi è il diverso, sono anche le generazioni future, è anche la natura, l’ambiente, la Terra che ci ospita. Dunque la cura diventa davvero la risposta complessiva alle grandi sfide del nostro tempo, se la sappiamo ritrovare attraverso la capacità empatica di relazionarci con l’altro. Quindi non so se sia davvero realizzabile ma penso che non possiamo perdere la prospettiva utopica. Non basta la responsabilità, c’è bisogno di coltivare anche la speranza”. Quali suggerimenti ci daresti per agire in tal senso e orientare alla cura le nostre società a partire dalle istituzioni? “Credo che dobbiamo agire in tutti i luoghi in cui noi operiamo per far uscire la cura dall’ambito ristretto della sfera privata. (…) Io mi devo pensare come un soggetto di cura nella mia famiglia, nella mia professione di docente, quando incontro un povero emarginato per strada o quando vado a fare il bagno in spiaggia, devo prendermi cura di tutte le dimensioni. Dobbiamo adottare la cura come stile di vita in grado di spezzare il nostro individualismo illimitato che sta portando non solo l’autodistruzione dell’umanità, ma anche la distruzione del mondo vivente. Pertanto, dobbiamo cercare di rispondere con la cura alle patologie della nostra società, il che vuol dire educare alla democrazia. Io ho molto amato un filosofo dell’ottocento che si chiama Alexis de Tocqueville, il quale diceva che “dobbiamo educare alla democrazia”. È una lezione ancora tutta da imparare e credo che questo significhi coltivare le proprie emozioni empatiche in modo da essere stimolati alla cura con piacere, con gratificazione, non con costrizione”.
A cura dei giovani dei Focolari
A cinque anni dalla pubblicazione dell’Enciclica di Papa Francesco, il paradigma dell’ecologia integrale guida la lettura di questo tempo di pandemia. Intervista a Luca Fiorani, responsabile di EcoOne. Sono passati cinque anni dalla pubblicazione della Laudato Si, l’Enciclica di Papa Francesco sulla cura del pianeta. Ne parliamo con Luca Fiorani, docente presso le università Lumsa, Marconi e Sophia, ricercatore ENEA e responsabile di EcoOne, la rete ecologica del Movimento dei Focolari. In tempo di pandemia, quali insegnamenti possono venire dalla Laudato Si e dal suo paradigma dell’ecologia integrale? Penso al “tutto connesso”. Il Papa, prima della pandemia, ce ne ha fatto assaporare il lato positivo, la meravigliosa relazione che esiste fra gli elementi naturali, persona inclusa. La pandemia, invece, ha sottolineato il lato oscuro di questo “tutto connesso”, perché l’attività umana, che ha portato alla distruzione degli habitat naturali, e il salto di specie del virus dall’animale all’uomo sono legati. Qual è il fondamento evangelico dell’impegno per la cura del Creato? È “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Uno dei concetti chiave della Laudato Si è “ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri”. È vero che per il Vangelo la natura ha valore in sé, ma è anche vero che aver cura della natura significa assicurare un pianeta in buona salute per i più svantaggiati e per i nostri figli. Significa ricordarci del “miliardo inferiore”, quel miliardo di persone che è vittima di una “pandemia cronica”, dovuta a 17 malattie tropicali trascurate. Il concetto dell’ecologia integrale può orientare i percorsi futuri? Questo è il concetto fondamentale di tutto l’insegnamento di Papa Francesco, che ci invita a superare l’attuale sistema socio-economico. Oggi viviamo nel paradigma della rivoluzione industriale, che considera le risorse naturali illimitate. Queste risorse sono invece limitate e quindi bisogna trovare un modello di sviluppo diverso, che tenga conto anche delle esigenze dei popoli dimenticati dalle società cosiddette “evolute”. La Laudato Si invita ad una “conversione ecologica”. Cosa significa vivere i principi dell’ecologia integrale? L’ecologia integrale non riguarda solo l’ambiente ma tutti gli aspetti della vita umana, la società, l’economia, la politica. Dunque ognuno di noi deve cercare di cambiare la propria vita a partire, per esempio, dalle scelte di consumo. Poi possiamo scegliere governanti sensibili alla cura della natura e fare campagne di pressione per il disinvestimento dalle fonti fossili in favore di quelle rinnovabili. In questo anno speciale di celebrazioni della Laudato Si, con quali iniziative sarà presente il Movimento dei Focolari? Il Movimento partecipa alle iniziative della Chiesa Cattolica e agli eventi promossi dal Global Catholic Climate Movement, a cui aderisce. Inoltre, organizza il convegno “New ways towards integral ecology” che si terrà a Castel Gandolfo (RM) dal 23 al 25 ottobre, i cui dettagli sono disponibili su www.ecoone.org Il suo ultimo libro si intitola “Il sogno (folle) di Francesco. Piccolo manuale (scientifico) di ecologia integrale”. Perché parla di un sogno folle? Perché sembra veramente impossibile far cambiare rotta a questo pianeta, verso un mondo in cui ci sentiamo tutti fratelli e costruiamo più ponti che muri, ma – come diceva la fondatrice dei Focolari Chiara Lubich – “solo chi ha grandi ideali fa la storia!”.
Claudia Di Lorenzi
L’essere confinati ha spesso messo alla prova la nostra carità. Non è facile infatti vivere chiusi in casa e ritrovarsi gomito a gomito. Quando si è molto vicini si toccano i limiti gli uni degli altri e questi ci chiedono un “di più di amore” che si chiama “sopportazione”. È consolante sapere che pure Chiara Lubich nella sua vita di comunità ha incontrato questo tipo di difficoltà. (…) Ho preso in mano, [in] questi giorni, un libro (…) intitolato Il segreto di Madre Teresa, di Calcutta, ovviamente. Lo apro a metà, là dove parla di «mistica della carità». Leggo questo capitolo e altri. Mi immergo con grande interesse in quelle pagine: tutto ciò che riguarda questa prossima santa mi interessa personalmente: è stata, per anni, una mia preziosissima amica. Mi viene in luce, lampante, la radicalità estrema della sua vita, della sua vocazione totalitaria, che impressiona e quasi spaventa, ma, soprattutto, mi spinge ad imitarla in quel tipico impegno, radicale e totalitario, che Dio chiede a me. (…) Mossa da questa convinzione, prendo in mano il nostro Statuto convinta che avrei trovato lì la misura ed il tipo di radicalità di vita che il Signore domanda a me. Apro e subito, alla prima pagina, ho un piccolo choc spirituale, come per una scoperta del momento (e son quasi sessant’anni che lo conosco!). Si tratta della «norma delle norme, la premessa d’ogni altra regola» della mia e della nostra vita: generare – così si esprimeva papa Paolo – e mantenere, prima e innanzitutto, (…) Gesù fra noi col vicendevole amore. (…) Propongo subito di vivere la norma intanto nel mio focolare e con chi mi sta più vicino. Ma, lo sappiamo: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”[1]. E anche a casa nostra non è sempre tutto perfetto: qualche parola in più, mia o di altre, qualche silenzio di troppo, qualche giudizio avventato, qualche piccolo attaccamento, qualche sofferenza mal sopportata, che rendono senz’altro scomodo Gesù fra noi, se non ne impediscono la presenza. Comprendo che devo essere io, per prima, a fargli posto, tutto appianando, tutto colmando, tutto condendo con la massima carità; tutto, nelle altre e in me, “sopportando”, parola da noi in genere non usata, ma molto consigliata dall’apostolo Paolo. Sopportare è una carità non certo qualunque. È una carità speciale, la quintessenza della carità. Comincio. E non va male, anzi cammina! Altre volte avevo invitato subito le mie compagne a fare altrettanto. Ora no. Sento il dovere di fare prima tutta la mia parte, e ha effetto. E inoltre mi riempie il cuore di felicità, forse perché, in questo modo, Lui riappare presente e rimane. Più tardi lo dirò, ma continuando a sentire il dovere di proseguire, come fossi sola, a comportarmi così. Ed è al colmo la mia gioia quando mi sovvengono le parole di Gesù: “Misericordia io voglio e non sacrificio”[2]. Misericordia! Ecco la carità sopraffina che ci è domandata e vale di più del sacrificio, perché il più bel sacrificio è quest’amore che sa anche sopportare, che sa, all’occorrenza, perdonare e dimenticare. (…) È questa la radicalità, è questa la totalitarietà chiesta alla nostra vita.
Chiara Lubich
(in una conferenza telefonica, Rocca di Papa, 20 febbraio 2003) Tratto da: “Per essere una piccola Maria”, in: Chiara Lubich, Conversazioni in collegamento telefonico, pag. 650. Città Nuova Ed., 2019. [1] Cf. Gv 8, 7. [2] Mt 9, 13. (altro…)
“Il dialogo interreligioso di Chiara Lubich – dice Maria Voce, Presidente dei Focolari – è stata una vera profezia che adesso si sta realizzando come una risposta concreta ai bisogni dell’umanità”. Il Copresidente Jesús Morán spiega come l’etica della cura sia alla base del nuovo Pathway che sarà lanciato il 20 giugno 2020 dai giovani dei Focolari. https://vimeo.com/429563312 (altro…)
Le due crisi che stanno scuotendo il paese pandemia e razzismo –potrebbero portare a un futuro migliore. Un contributo di Susanne Janssen, direttore di Living City Magazine. Il razzismo è un virus che non è mai stato debellato negli Stati Uniti. Dopo la Guerra Civile (1861–1865), la schiavitù era stata dichiarata sconfitta sulla carta, ma ancora oggi persone di colore e bianchi non vengono trattati allo stesso modo. La morte di George Floyd ha riportato alla luce il problema. Poiché gli 8 atroci minuti durante i quali Floyd ha implorato per la sua vita sono stati filmati, non si poteva più affermare che fosse solo colpa della vittima; questo video, insieme alle tante persone (non solo afroamericane) che si sono unite durante le manifestazioni contro il razzismo, rappresentano un segno che questa volta qualcosa è diverso. Speriamo che quanto è successo non si esaurisca solo in un’ondata di proteste, ma che sia portatore di un cambiamento vero. Il ruolo della Chiesa Dopo alcuni giorni di silenzio, la Chiesa è scesa accanto a coloro che contestano il razzismo. Il cardinale di Boston, Sean O’Malley, ha scritto che l’omicidio di George Floyd “è una prova dolorosa di ciò che è ed è stato per gli afroamericani: il fallimento di una società che non è in grado di proteggere la loro vita e quella dei loro figli. Le manifestazioni e le proteste di questi giorni sono richieste di giustizia ed espressioni strazianti di profondo dolore emotivo da cui non possiamo allontanarci.” Anche la conferenza episcopale degli Stati Uniti ha affermato che il razzismo è come il peccato originale degli Stati Uniti, che accompagna la crescita della nazione e la impregna fino ad oggi. S’intensificano nella chiesa e nella società gli spazi di riflessione. I primi passi Con lo slogan “togliere i fondi” si vuol andare oltre una semplice operazione di ristrutturazione del corpo di polizia. S’intende piuttosto incominciare daccapo e dar vita ad una polizia più controllata dai cittadini. Negli ultimi anni si parla molto della sua progressiva militarizzazione; ma ad onor del vero occorre anche dire che molti dei compiti che svolge di fatto competerebbero agli assistenti sociali. A differenza di casi di violenza contro afroamericani accaduti in passato, oggi tante persone cercano di imparare, ascoltare e affrontare il passato, concentrando la riflessione problemi strutturali rimasti dopo l’abolizione della schiavitù e quelli legati alla segregazione, come le cosiddette “leggi di Jim Crow” e la legge sui diritti civili del 1964. Sì, perché guardare in faccia i pregiudizi che sono dentro ognuno e i privilegi sociali di cui godono i bianchi, è già un primo passo. Due autori, Ibram X. Kendi e Robin DiAngelo, affermano che serve un passo che vada oltre l’“essere una persona buona”. Occorre invece combattere le strutture di oppressione. Ancora oggi, in una situazione quotidiana come un controllo di polizia, solo il colore della pelle può fare la differenza tra la vita o la morte. Il contributo dei Focolari In primo luogo, le comunità del Movimento dei Focolari cercano di esaminare se anche al proprio interno ci siano discriminazioni e razzismo. Il pensiero dei Focolari sulla giustizia razziale è un punto di partenza per entrare in dialogo sincero fra di noi e con le persone attorno a noi. Facciamo spazio all’ascolto di dolorose testimonianze di razzismo, ma anche del vissuto di chi è cresciuto in un contesto di bianchi e cerca di avviare un processo di riconoscimento dei propri limiti. Queste conversazioni non sono facili, ma sono necessarie per ricostruire relazioni più vere. “Se non siamo attenti, finiremo per sottoscrivere i principi della retorica comune sulla diversità che spesso supporta i privilegi e accentua le differenze,” afferma una docente latina di colore. Un academico di più di 80 anni condivide come nella sua vita abbia dovuto imparare ad essere più aperto, soprattutto quando una delle sue figlie si è sposata con un giamaicano. “Ho pensato che i loro figli avrebbero sofferto la discriminazione. Ma adesso vedo come sono un esempio luminoso per tanti”. Il ruolo dei giovani I giovani sono in prima fila e chiedono un cambio di mentalità. Dice una giovane di razza mista: “Voglio aiutare i miei fratelli e le mie sorelle affinché siano ascoltati di più, altrimenti me ne pentirò per tutta la vita…” Anche lo slogan “Black Lives Matter” che ha unito tante persone e affollato strade è oggetto di polarizzazione. Non di rado ci si imbatte in messaggi che cercano di screditare chi lotta per una maggiore giustizia, ma pian piano si nota un cambio nell’opinione pubblica. Tanti, infatti, condannano il modo in cui il presidente Donald Trump ha gestito queste crisi recenti: la pandemia e il razzismo strutturale. Per adesso il candidato della Partito Democratico, Joe Biden, ha un vantaggio nei sondaggi del 13%, ma è ancora presto per dire come sarà la situazione in novembre quando gli Americani saranno chiamati alle urne.
Susanne Janssen, direttore Living City magazine
Le organizzazioni sociali dei Focolari servono più di 3.500 famiglie e creano reti di solidarietà durante la pandemia. Distribuite su tutto il territorio nazionale, le ventuno organizzazioni sociali ispirate al carisma del Movimento dei Focolari stanno dando un’importante testimonianza di solidarietà e fraternità in tempi di pandemia.
Foto: Obra Lumen
Foto: Instituto Mundo Unido
Se da un lato il Governo dimostra incapacità nel condurre i brasiliani verso il superamento della crisi, dall’altro si va tessendo un’impressionante rete umanitaria. Un approfondimento a cura del caporedattore di Cidade Nova. Quando ho iniziato a scrivere questo articolo, più di 51 mila persone erano già morte in Brasile, vittime di Covid-19, dal mese di marzo quando la malattia è arrivata nel Paese. Inoltre, è stato stimato che oltre 1 milione di persone siano già state contagiate. Questo senza considerare i casi non ufficialmente segnalati. Nelle città in cui è stata recentemente consentita una certa apertura alla circolazione, il numero di nuovi casi è aumentato in modo significativo. A parte la buona notizia che la maggior parte di queste persone è sopravvissuta al nuovo coronanvirus, il numero di morti è spaventoso. Per gli specialisti in generale, le posizione del Governo federale nella lotta contro la malattia e la mancanza di consapevolezza di molti cittadini brasiliani sulla pericolosità del Covid-19, insieme, spiegano questa situazione disastrosa.
Foto: Magnificat
Foto: Centro Social Roger Cunha Rodrigues
Foto: Instituto Mundo Unido
Foto: Associação de Atendimento a Criança e ao Adolescente
Luís Henrique Marques
Redattore capo della rivista Cidade Nova
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