Feb 5, 2020 | Nuove Generazioni
Continua la collaborazione di giovani artisti fra Montecatini (Firenze) e Betlemme. I prossimi programmi. Nei luoghi feriti dai conflitti, mossi per lo più da ragioni economiche e militari, i popoli in lotta sono anzitutto vittime di pregiudizi reciproci. Pregiudizi che alimentano le ostilità fra la popolazione civile, ma che possono essere disciolti attraverso l’incontro in un “territorio neutrale”, inteso sia in senso fisico che culturale e sociale. Un territorio dove l’anima si apre all’incontro autentico per liberarsi da odi e paure e disporsi alla riconciliazione. È da qui che muove il progetto “Armonia fra i popoli” promosso dall’Associazione Culturale Dancelab Armonia (*), che ha scelto la danza come luogo d’incontro per la pace. Espressione sociale del Laboratorio Accademico Danza, con sede a Montecatini Terme (FI), l’associazione è fondata da Antonella Lombardo, che ne cura la direzione artistica. Le abbiamo chiesto come nasce l’idea dell’Associazione:
Dopo 20 anni d’insegnamento della danza mi sono resa conto che i giovani si avvicinavano a questa disciplina solo per ottenere un successo personale. Ho voluto allora far sperimentare loro che la danza può dar senso alla vita indipendentemente dall’avere successo, e che può contribuire a migliorare la vita degli altri e a gettare semi di pace. È nata cosi l’idea dei campus internazionali, prima a Montecatini, poi in Terra Santa, a Betlemme. Ci racconta questo percorso? Abbiamo iniziato invitando in Italia ragazzi provenienti da diverse parti del mondo che già studiavano danza, per proporre loro una visione dell’arte che ne coglie la capacità di unire persone di diversa estrazione sociale, politica, etnica e religiosa perché parla un linguaggio universale. Invitando ragazzi palestinesi e israeliani abbiamo stabilito contatti con la Custodia di Terra Santa e con la Fondazione Giovanni Paolo II, che sei anni fa ci hanno invitato a Betlemme e Gerusalemme per dare vita a campus d’arte per i bambini dei campi profughi dei territori palestinesi. Come si svolge il campus?
Nel campus i ragazzi faranno un lavoro molto serrato: si comincia alle 9.00 e si prosegue fino alle 18.00 per sperimentare vari stili di danza. C’è la possibilità di convivere insieme in una casa e quindi di preparare la cena insieme, stare insieme anche ai ragazzi italiani e fare momenti di festa. Si lavora ad una coreografia intitolata Danzare la Pace che mostra come – ad esempio – ragazzi israeliani e palestinesi, che sul terreno vivono il conflitto, riescono qui a creare un clima di armonia nei rapporti personali e sul palcoscenico. E questo vale per gli artisti di tutti i Paesi, che portano al campus la loro cultura artistica e la loro sensibilità”. Come è stata l’esperienza con i giovani a Betlemme? “Quando siamo arrivati ci siamo accorti che non avevano alcuna conoscenza dell’arte, non avevano mai visto neppure i pennarelli. I quindici giorni del campus che facciamo lì rappresentano per loro –prigionieri a cielo aperto – uno spazio di libertà, un modo per oltrepassare idealmente quel terribile muro che li separa dagli israeliani. Gli insegnanti sono ragazzi palestinesi e israeliani che hanno frequentato il campus in Italia. L’esperienza di questi sei anni è stata talmente fruttuosa che la Custodia ci ha chiesto di aprire una scuola permanente a Betlemme, che vedrà la luce il prossimo anno”. Quando si terrà il prossimo campus italiano e come partecipare? Si terrà a Montecatini dal 27 agosto al 5 settembre 2020 e accoglierà ragazzi da varie parti del mondo fra cui Giordania, Egitto, Palestina, Israele. È rivolto agli aspiranti professionisti che condividono l’idea che l’arte possa essere uno strumento universale di armonia fra i popoli, perché possano favorire questo cambiamento di mentalità lì dove andranno ad operare, nei teatri, nelle scuole, nei luoghi d’arte. Possono contattarci scrivendo a info@dancelab.it. I campus fanno parte di un progetto più ampio, come tappe del Festival dell’Armonia fra i popoli, promosso dall’Associazione… Il Festival è arrivato quest’anno alla XV edizione, ha luogo in Toscana con il patrocinio di tutti i comuni della Val di Nievole e di città come Firenze, Assisi e Palermo, e si articola in una serie di appuntamenti. L’inaugurazione sarà il 14 marzo a Firenze, nel Salone dei 500 di Palazzo Vecchio, nella ricorrenza della scomparsa di Chiara Lubich, per il contributo che la fondatrice dei Focolari ha dato nel portare l’armonia nel mondo, a 20 anni dal conferimento della cittadinanza onoraria di Firenze, e nel corso delle celebrazioni per il centenario della sua nascita. Quali sono gli altri appuntamenti? Durante l’anno ci saranno interventi nelle scuole per sviluppare un lavoro sul tema del disarmo. Il nostro auspicio è che la voce dei giovani possa arrivare fino ai capi di Stato dei Paesi coinvolti nella fabbricazione e nel commercio delle armi, per poter scalfire queste realtà. Un’iniziativa apprezzata dai ragazzi vede protagonista la musica come momento di riflessione sul tema dell’incontro. Sono in programma appuntamenti culturali e cene interculturali a Montecatini e a Palermo. Il Festival, come i campus, sono offerti alla partecipazione gratuita. Una scelta impegnativa.. Fin dall’inizio ho voluto distinguere questa esperienza dai comuni stage di danza che le scuole fanno e sono fonte di lucro, perché i ragazzi vengano non solo per studiare danza ma perché hanno scelto di vivere la pace e di essere costruttori di ponti di pace.
Claudia Di Lorenzi
(*)https://www.festivalarmonia.org/ (altro…)
Feb 3, 2020 | Testimonianze di Vita
Molta parte della cultura in cui siamo immersi esalta l’aggressività in tutte le sue forme come l’arma vincente per raggiungere il successo. Il Vangelo invece ci presenta un paradosso: riconoscere la nostra debolezza, i limiti, le fragilità come punto di partenza per entrare in relazione con Dio e partecipare con Lui alla più grande delle conquiste: la fraternità universale. Recessione Per la situazione di crisi del nostro Paese vedevo diminuire il lavoro e le entrate diventare sempre più esigue. Dai nostri clienti non arrivavano più ordini. In casa abbiamo ridotto le spese, cercando di vivere con meno. Ho imparato ad addormentarmi nonostante i debiti, a stare di più con i bambini perché non pesasse su di loro la situazione. Ho ripreso a pregare, a credere fortemente nel Vangelo che dice: “Date e vi sarà dato”. Questo lo abbiamo verificato sulla nostra pelle ogni giorno. Intanto facevamo tutto il possibile: raccogliere giornali, cartoni, lattine e bottiglie di vetro per venderli. I bambini andavano a vendere sacchetti di dolci… Molte persone venivano a chiederci cibo ed è capitato di dare l’unica cosa che ci rimaneva. Un giorno mia moglie ha regalato un chilo di riso e la stessa sera abbiamo ricevuto due chili di lenticchie. Una nostra vicina ha lasciato davanti la nostra porta un’auto: “Disponetene, ce la pagherete quando potrete”. Così possiamo portare la nostra terza figlia, nata con la sindrome di Down, per fare le cure necessarie. (M.T. – Cile) Crescere come genitori Avevamo notato dei cambiamenti in nostro figlio. Un giorno, con infinita delicatezza, gli ho chiesto se ci fosse qualche problema. Mi ha confidato che era entrato nel giro della droga. Ne ho parlato con mio marito. Quella notte non abbiamo chiuso occhio. Ci siamo sentiti impotenti e anche falliti come genitori. Joao portava a casa anche degli amici. Ne soffrivamo per il loro modo di comportarsi. Con mio marito ci siamo trovati di fronte a una scelta: abbiamo deciso di amare e servire quei ragazzi. Per amore di nostro figlio non siamo più andati in vacanza per non lasciarlo solo. Intanto con mio marito cresceva la certezza che l’amore avrebbe vinto. Un giorno Joao ci disse che non voleva allontanarsi da casa e ci chiese di aiutare anche i suoi amici. È iniziata una vita nuova. Con questa esperienza, pur non avendo altra formazione che la vita del Vangelo vissuto, abbiamo fondato nella nostra città il gruppo di Famiglie Anonime con lo scopo di aiutare le famiglie dei tossicodipendenti. Tanti giovani sono stati recuperati. (O.P. – Portogallo) Profughi Avendo saputo che un giovane profugo albanese cercava alloggio, lo aiutiamo nella ricerca e intanto lo ospitiamo a casa nostra. I nostri parenti non sono d’accordo, ci mettono davanti tanti problemi e ci dicono che siamo degli incoscienti, ma forse proprio anche per questa rottura momentanea, troviamo nell’unità tra noi due la forza per andare avanti comunque. Dopo pochi giorni si trova un appartamento. Assieme a B., un artigiano che aveva deciso di assumere un albanese, ci rechiamo alla caserma per concretizzare la cosa. L’impatto con quel luogo, dove centinaia di persone attendono una sistemazione, è duro. Ci sentiamo impotenti, ma B. alla fine decide di assumere non uno ma tre albanesi, di cui uno minorenne, che terrà egli stesso in affidamento. Sono sufficienti pochi mesi perché i tre giovani si inseriscano nel lavoro e si integrino anche nella vita del paese, dove abbiamo cercato di coinvolgere più gente possibile per dar loro modo di sentirsi parte di una grande famiglia. (S.E. – Italia) La cresima La mia fidanzata, Giorgia, vuole sposarsi in chiesa. È necessario il certificato della cresima che non ho e ci vuole una preparazione. All’inizio sembra tutto semplice, ma quando mi trovo con ragazzi molto più giovani di me ad ascoltare le lezioni di catechismo, mi sembra troppo. Vorrei mandare tutto in aria. Giorgia non cambia idea, lei è convinta del sacramento del matrimonio. Il nostro rapporto entra in un tunnel. Praticamente rimandiamo la data del matrimonio. Sono mesi di travaglio e di domande. Sono formato a vedere la Chiesa come istituzione retrograda e ora eccomi qui a elemosinare un certificato. Quello che mi fa rabbia è che per Giorgia non si tratta di una formalità, ma di un modo di impostare la famiglia. Il nostro rapporto va in fumo. In quei giorni, in un incidente, mia madre rimane paralizzata. Giorgia viene a trovarla tutti i giorni e mia madre trova in lei non solo amicizia, ma un tipo di presenza che l’aiuta ad accogliere il suo stato con serenità. Capisco che Giorgia ha motivi profondi per agire così. Sparisce in me ogni dubbio: costi quel che costi, è lei la donna della mia vita. (M.A. – Italia)
a cura di Stefania Tanesini (tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VI, n.1, gennaio-febbraio 2020)
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Gen 29, 2020 | Collegamento
Dal 2014 nel “Morro della Croce” vive una comunità di focolarini che condivide la vita semplice e povera di questa popolosa favela di Florianópolis. Un’espressione – sostiene p. Vilson Groh, che vive lì da oltre 30 anni – del desiderio di Chiara di avere focolari anche nelle periferie del mondo. https://vimeo.com/377595650 (altro…)
Gen 27, 2020 | Testimonianze di Vita
“Noi non diamo una gloria così grande a Dio come quando ci sforziamo di accettare il nostro prossimo, perché allora gettiamo le basi della comunione fraterna e niente dà tanta gioia a Dio quanto la vera unità tra gli uomini. L’unità attira la presenza di Gesù tra di noi e la sua presenza trasforma ogni cosa”.(Chiara Lubich) Il collegio Nel collegio dove abitavo, a Praga, mi era capitato d’incontrare più volte la donna delle pulizie. Essendo stato gentile con lei, notai che puliva più spesso la camera che dividevo assieme a un bulgaro e che dava frequentemente la cera sul parquet. Non sapevo come ringraziarla e, avendo con me una macchinetta per il caffè espresso, una volta pensai di farle cosa gradita offrendole un buon caffè. Non disse niente, ma in seguito mi confessò che per lei, abituata al caffè “alla turca” l’altro era troppo forte. Iniziò così un dialogo sulle abitudini nelle varie culture e arrivammo a parlare anche di fede. Lei mi disse che da bambina aveva frequentato la parrocchia, ma poi, durante il comunismo, ne era rimasta lontana. Nei giorni seguenti, finito il giro delle pulizie, se ero in collegio, si fermava da me, sempre con tante domande sulla vita cristiana. Un giorno mi confidò: “Questo lavoro è stato sempre umiliante per me, ma da quando ho conosciuto quest’altra visione, mi sembra di aver ritrovato la mia infanzia, di aver compreso il senso della vita”. (T.M. – Slovacchia) Con occhi nuovi Mia moglie ed io eravamo arrivati ad un bivio: io vedevo soltanto i suoi difetti e lei vedeva soltanto i miei. Le liti si erano intensificate e sembrava che ogni avvenimento, anche riguardo ai figli, alimentasse questa guerra. Un giorno, mentre accompagnavo la più piccola a scuola, mi sono sentito dire: “Sai, papà, il professore di religione ci ha spiegato che il perdono è come un paio di occhiali che fa vedere con occhi nuovi”. Questa frase detta da una bambina non mi ha lasciato tranquillo. Ci ho ripensato tutto il giorno. La sera, tornando a casa, m’è venuta un’idea: andare dal fioraio e comprare tante rose quanti erano gli anni del nostro matrimonio. Mia moglie all’inizio ha reagito male (l’ennesima gaffe?), poi, vista la gioia dei figli, soprattutto della piccola, ha cambiato atteggiamento. Quella sera, dopo lunghi silenzi, qualcosa si è smosso. È stato l’inizio di un nuovo cammino. Davvero mi è sembrato di avere occhi nuovi e di vedere mia moglie e i nostri figli come non li avevo visti. (J.B. – Spagna) Tentazione Ci trovavamo in grande bisogno di una grossa somma di denaro per saldare un certo debito. Quella mattina un cliente passa da noi, entra con l’intenzione di comperare sei macchine. Dopo aver concluso l’affare, lui ci fa la proposta di applicare un adesivo con il nome di una marca famosa. Colta di sorpresa, pur sapendo che questa è prassi comune nel nostro mercato, ho vissuto un attimo di sospensione: rischiavamo di perdere quel grosso affare, ma non me la sentivo di accettare l’offerta. Dopo essermi confrontata con mio marito, abbiamo capito chiaramente che non potevamo cedere e tradire la nostra coscienza di cristiani. Il cliente ci ha guardati sorpreso. Alla sua domanda se eravamo cattolici, abbiamo risposto di sì. La sua faccia si è distesa: “Oggi ho costatato cosa significa essere fedeli alla propria fede. Non preoccupatevi, comprerò da voi. Mi avete insegnato qualcosa di molto importante. Ero anch’io cristiano, ma vedendo come fanno tutti nel commercio, mi sono lasciato prendere dalla tentazione. Da oggi non lo farò più”. (G.A. – Nigeria) Un lavoro per due Durante un corso per venditore di bevande e panini sui treni, avevo chiesto se si potessero distribuire i panini invenduti ai senzatetto. Questo non rientrava nell’immagine della ditta, per cui non ero stato assunto. Deluso, ma certo che Dio mi sarebbe venuto incontro, avevo trovato lavoro nella cucina di un ristorante. Qui, d’accordo con i colleghi, la sera potevo distribuire cibo a chi ne aveva bisogno. Ho conosciuto così situazioni drammatiche di fame, miseria, solitudine. Un giorno il capo mi ha annunciato che in cucina serviva un lavorante soltanto. Eravamo io e un uomo musulmano di cui ero diventato amico. Quando ho risposto che preferivo restasse lui, perché aveva famiglia, il capo ha replicato che la scelta era caduta su di me. Pur grato, gli ho ribadito il mio pensiero. E lui: “Per la prima volta mi sento spinto da un ragazzo come te a rivedere la mia decisione”. Il giorno dopo, riesaminando la situazione economica dell’azienda, aveva deciso che potevamo continuare a lavorare entrambi! (D. – Inghilterra) Non solo ospite Avevamo accolto a casa nostra per un anno intero una ragazza brasiliana venuta in Italia con un programma di scambio culturale. Julia però non riusciva ad inserirsi nella nostra famiglia e noi, considerandola soltanto un’ospite, non contribuivamo allo scopo. Quando ce ne siamo resi conto e abbiamo incominciato a trattarla come le due nostre figlie, le cose sono cambiate: lei si è sentita amata e pian piano si è legata a noi come una figlia accanto ad altre sorelle. Julia è diventata una di noi al punto che, avvertendo il bisogno di approfondire la bellezza della famiglia cristiana, ci ha chiesto di essere formata ai sacramenti del battesimo, cresima e comunione che non aveva ricevuto nel suo Paese, pur avendo 17 anni. Per l’occasione sono venuti i suoi genitori dal Brasile e abbiamo fatto una grande festa che ha coinvolto l’intera comunità. Oggi il legame con Julia continua. Noi continuiamo ad essere per lei “mamma e papà” tutte le volte che ci vediamo in videochiamata o ci scriviamo. (A. – Italia)
a cura di Stefania Tanesini (tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VI, n.1, gennaio-febbraio 2020)
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Gen 25, 2020 | Centro internazionale
“Si può essere molto forti pur essendo miti e aperti alle buone ragioni degli altri”, anzi, “soltanto così si è veramente forti”: questo l’insegnamento di Chiara Lubich nelle parole di Mattarella, che coglie l’invito di Maria Voce all’ “estremismo del dialogo”

© Domenico Salmaso – CSC Audiovisivi
Il capo dello Stato, al Centro Mariapoli “Chiara Lubich” di Cadine (TN), ha partecipato con un intervento appassionato al ricordo della fondatrice dei Focolari nel centenario dalla nascita. Ad accoglierlo Maria Voce, presidente del Movimento, e le autorità locali, insieme alla cittadinanza: oltre 400 erano le persone presenti in sala, circa 500 nelle altre sale collegate a Cadine e a Trento, e oltre 20 mila le visualizzazioni dello streaming. La dimensione artistica, per la regia di Fernando Muraca, ha fatto da sfondo alla narrazione, ripercorrendo i tratti più significativi della vita di Chiara come donna in relazione. Tra suoni e immagini, si sono intrecciate le voci delle autorità civili ed ecclesiali. Il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha sottolineato come Chiara rappresenti, insieme a figure come De Gasperi, “l’eccellenza di questa terra”. Un territorio, il Trentino, di cui ha messo in luce tre caratteristiche: la forza di volontà, il Movimento cooperativistico, l’essere terra di frontiera. “Chiara ha saputo interpretare questa appartenenza – ha affermato – che è poi un tratto distintivo della nostra autonomia, della nostra specificità”. 
© Domenico Salmaso – CSC Audiovisivi
L’arcivescovo di Trento mons. Lauro Tisi, ringraziando il suo predecessore Carlo De Ferrari che all’epoca colse “il dito di Dio” nella spiritualità di Chiara Lubich, ha ricordato come “se oggi il carisma abbraccia l’intera umanità lo dobbiamo a questo vescovo, che lo ha protetto”; e ha indicato nella provocazione di “Cristo abbandonato” la sua grande attualità. Alessandro Andreatta, sindaco di Trento, ha espresso la sua gioia nel ricordare “la ragazza che quasi ottant’anni fa si mise al servizio dei poveri” e che “continua ancora oggi a invitarci all’apertura, all’accoglienza, all’impegno per gli altri e con gli altri. Perché fin dall’inizio quella di Chiara non è stata un’esperienza personale, isolata, solitaria ma un impegno che si comprende solo se visto alla luce del paradigma della relazione”. Sono poi state portate numerose testimonianze, che dicono la tenacia nel quotidiano di persone che sono state, e sono, ispirate da Chiara e dal suo carisma nel proprio agire: come Amy Uelman, docente di etica e diritto alla Georgetown University di Washington, che forma i suoi studenti ad affrontare argomenti divisivi evitando scontri; gli imprenditori Lawrence Chong e Stanislaw Lencz, che con le loro aziende contribuiscono ad un’economia solidale e sostenibile; Arthur Ngoy e Florance Mwanabute, medici congolesi che si dedicano alla cura dei più deboli e alla formazione sanitaria; e la storia da Yacine, migrante algerino, accolto come un fratello da alcuni giovani italiani dopo il difficile viaggio attraverso i Balcani. Ma anche quella dell’ex sindaco di Trento, Alberto Pacher, che insieme ad insegnanti e studenti ha accolto l’invito – la telefonata di un bambino – da cui sono nati i progetti Tuttopace e Trento, una città per educare. 
© Domenico Salmaso – CSC Audiovisivi
“La luce donata a Chiara supera i confini del Movimento dei Focolari e va ad incoraggiare e ad ispirare tanti, donne e uomini di buona volontà in ogni parte del mondo, come questo anniversario sta a manifestare”, ha affermato la presidente dei Focolari Maria Voce. “Come ciascuno di voi, sento Chiara viva, presente, attiva, vicina ogni giorno. Lei ci spinge ad andare al largo con coraggio”. E ha spronato tutti: “A questa società che sembra senza radici e senza meta, occorre rispondere con radicalità, con l’«estremismo del dialogo», alimentato dalla cultura della fiducia”. A concludere la serata, il lungo e appassionato intervento del Presidente della Repubblica; che ha individuato in particolare nella fraternità, applicata all’agire civile e politico, la cifra distintiva della spiritualità di Chiara Lubich – riservando un caloroso ricordo anche ad Igino Giordani, che Mattarella conobbe, e che di questa spiritualità fu interprete di prim’ordine. Una fraternità che è “fondamento di civiltà e motore di benessere”, in quanto senza di questa “rischiamo di non avere la forza per superare le disuguaglianze e sanare le fratture sociali”. Chiara Lubich, proponendo con vigore la cultura del dono e del dialogo, in particolare interreligioso che “in questa stagione storica è decisivo per la pace”, aveva intuito “con spirito di profezia” quale fosse la strada da seguire. Un insegnamento che prova come “si può essere molto forti pur essendo miti e aperti alle buone ragioni degli altri. Anzi per dirla tutta con sincerità, come dimostra la vita di Chiara Lubich, soltanto così si è veramente forti”.
Stefania Tanesini
https://youtu.be/bvwNFuFkN0w (altro…)
Gen 24, 2020 | Chiara Lubich
La regia è affidata a Giacomo Campiotti, le riprese inizieranno nella prossima primavera e si svolgeranno tra Roma e Trento, la sua città natale. “La forza di una figura come quella di Chiara oggi è di farci guardare l’altro come possibilità, dono, portatore di un seme di verità da valorizzare e amare, per quanto distante possa essere. La fratellanza universale come presupposto di dialogo e pace”. Si legge nel comunicato stampa in cui Luca Barbareschi, produttore per Eliseo Fiction, e Rai Fiction si dicono “orgogliosi” di annunciare che sarà realizzato un TV movie su Chiara Lubich per la televisione italiana. La regia è affidata a Giacomo Campiotti, le riprese inizieranno nella prossima primavera e si svolgeranno tra Roma e Trento, la sua città natale. La nota continua spiegando che “Chiara è giovanissima quando, negli anni della Seconda Guerra Mondiale, sente di essere chiamata a costruire un mondo migliore, un mondo più unito. Da allora si è posta l’obiettivo di costruire ponti tra gli uomini, a qualunque razza, nazione o fede religiosa appartenessero. Il messaggio di Chiara non appartiene soltanto al mondo cattolico e la sua figura ha contribuito a valorizzare la donna e il suo ruolo anche e soprattutto al di fuori dell’istituzione ecclesiastica”.
A cura della redazione di focolare.org
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Gen 24, 2020 | Chiara Lubich
Sabato 25 gennaio 2020 nel contesto delle celebrazioni per il centenario della nascita di Chiara Lubich, avrà luogo presso il Centro Mariapoli “Chiara Lubich” a Cadine di Trento (Italia), l’evento “Trento incontra Chiara”. All’evento parteciperà il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella e sarà accolto dalla Presidente dei Focolari Maria Voce, dall’Arcivescovo di Trento, Mons. Lauro Tisi, dal Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti e dal sindaco della città, Alessandro Andreatta. L’intero programma sarà trasmesso in diretta streaming dalle ore 15.55 sulla homepage dei siti www.centenariolubichtrento.it e www.focolare.org Nel corso dell’incontro, accanto agli interventi delle autorità, fra le quali la presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce, saranno ripercorsi i tratti più significativi della figura di Chiara e saranno offerte alcune testimonianze, da tutto il mondo, di persone che sono state, e sono, ispirate da Chiara e dal suo carisma nel proprio agire personale e sociale: Lawrence Chong di Singapore e Stanislaw Lencz della Slovacchia, imprenditori; Amy Uelman, avvocato e docente universitario degli Stati Uniti; João Braz de Aviz, cardinale del Brasile; Arthur Ngoy e Florance Mwanabute, medici, della Repubblica Democratica del Congo; Alberto Pacher, ex-sindaco di Trento ed altri. La manifestazione prenderà il via alle ore 15.55 per concludersi attorno alle 17:30. L’accesso alla sala Marilen, sede dell’evento nel contesto del Centro Mariapoli, per motivi di sicurezza, è riservato e ad invito. Sarà inoltre possibile seguire in video-collegamento l’evento nella sala Athenagoras, sempre al Centro Mariapoli, ed in Sala Depero presso il palazzo della Provincia in piazza Dante.
Stefania Tanesini
Gen 24, 2020 | Collegamento
Prende il via il 7 dicembre 2019 la mostra internazionale dedicata alla persona e al carisma di Chiara Lubich. Si tratta della prima esposizione multimediale mai realizzata su di lei. Giuseppe Ferrandi, direttore del Museo storico del Trentino e Anna Maria Rossi, una dei curatori, raccontano la genesi, il percorso e le novità. https://vimeo.com/377594540 (altro…)
Gen 21, 2020 | Centro internazionale
100 anni fa nasceva a Trento la fondatrice del Movimento dei Focolari. La parola della Presidente Maria Voce. In un mondo in cui “emergono continuamente correnti di particolarismi e di divisioni e sorgono nuovi muri e nuove frontiere” il messaggio di unità di Chiara Lubich è “di estrema attualità”. È questo il pensiero centrale di un videomessaggio con il quale Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, ricorda oggi 22 gennaio 2020, i 100 anni dalla nascita della fondatrice dei Focolari. https://vimeo.com/385802261 Testo del videomessaggio (altro…)
Gen 20, 2020 | Chiara Lubich
La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani viene celebrata ogni anno, nell’emisfero nord dal 18 al 25 gennaio, nell’emisfero sud tra la festa dell’Ascensione e quella di Pentecoste. Per il 2020 il motto scelto è un versetto degli Atti degli apostoli proposto da cristiani di varie Chiese dell’isola di Malta: “Ci hanno trattati con rara umanità” (At 28,2). Per questa occasione riproponiamo uno stralcio del tema che Chiara Lubich ha fatto il 27 ottobre del 2002 nella Cattedrale protestante di St. Pierre a Ginevra (Svizzera). L’amore! Quanto bisogno d’amore nel mondo! Ed in noi, cristiani! Tutti noi insieme delle varie Chiese siamo più d’un miliardo. Molti, dunque, e dovremmo essere ben visibili. Ma siamo così divisi che tanti non ci vedono, né vedono Gesù attraverso di noi. Egli ha detto che il mondo ci avrebbe riconosciuti come suoi e, attraverso noi, avrebbe riconosciuto Lui, dall’amore reciproco, dall’unità: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). L’amore reciproco, l’unità doveva essere, dunque, la nostra divisa, il nostro distintivo. E il distintivo della sua Chiesa. Ma la piena comunione visibile non l’abbiamo mantenuta e non c’è ancora. Per cui è nostra convinzione che anche le Chiese in quanto tali debbano amarsi con questo amore. E ci sforziamo di lavorare in questo senso. Quante volte le Chiese sembrano aver obliato il testamento di Gesù, hanno scandalizzato, con le loro divisioni, il mondo, che dovevano conquistarGli! Infatti, se diamo uno sguardo alla nostra storia di 2000 anni ed in particolare a quella del secondo millennio, non possiamo non costatare come essa sia stata spesso un susseguirsi di incomprensioni, di liti, di lotte che hanno spezzato in molti punti la tunica inconsutile di Cristo, che è la sua Chiesa. Colpa certamente anche di circostanze storiche, culturali, politiche, geografiche, sociali… Ma pure del venir meno fra noi di quest’elemento unificatore, nostro tipico: l’amore. E’ per questo che ora, per poter tentare di rimediare a così tanto male, per attingere nuova forza per ricominciare, dobbiamo porre tutta la nostra fiducia in quest’amore evangelico. Se diffonderemo amore e amore reciproco fra le Chiese, quest’amore le porterà, pur diverse, a divenire ognuna dono alle altre. Carissimi fratelli e sorelle, l’abbiamo capito: il tempo presente domanda a ciascuno di noi amore, domanda unità, comunione, solidarietà. E chiama anche le Chiese a ricomporre l’unità lacerata da secoli. E’ questa la riforma delle riforme che il Cielo ci chiede. E’ il primo e necessario passo verso la fraternità universale con tutti gli uomini e donne del mondo. Il mondo infatti crederà se noi saremo uniti. Lo ha detto Gesù: “Che tutti siano uno (…) affinché il mondo creda” (cf Gv 17,21). Dio questo vuole! Credetemi! E lo ripete e lo grida con le presenti circostanze che permette. Che Egli ci dia la grazia, se non di veder realizzato tutto ciò, almeno di prepararlo.
Chiara Lubich
Tratto da: Il dialogo è vita (Città Nuova 2007, pagg. 16-33)
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