Apr 2, 2019 | Vite vissute
Profondo conoscitore del continente asiatico dove aveva vissuto quasi 30 anni e del quale parlava varie lingue, Silvio Daneo, spentosi recentemente, ha dato un importante contributo nell’ambito del dialogo interreligioso, non solo nel Movimento dei Focolari. Negli ultimi anni era impegnato per i più soli ed emarginati. Ora riposa nel cimitero di Loppiano. “Non è facile racchiudere in poche righe una vita intensa e avventurosa come la sua. Nel suo recente libro afferma di aver vissuto sette vite!‘, in una continua scoperta della ricchezza del divino in ogni persona incontrata“. Con queste parole Maria Voce, Presidente dei Focolari, ha ricordato Silvio Daneo, che per tutta la sua vita, per diffondere la spiritualità dell’unità, ha vissuto in molti Paesi dal nord America all’Asia: Usa, Filippine, Cina, Hong Kong, Macao, Taiwan, India, Thailandia, Pakistan e poi Singapore, Malesia, Indonesia e Vietnam. Il primo viaggio lo aveva affrontato a 21 anni nel 1962. Direzione gli Stati Uniti per dare vita, insieme ad altri due focolarini, al primo centro maschile del Movimento in Nord America. Quattro anni dopo vola dall’altra parte del mondo: con Guido Mirti, conosciuto nel Movimento come Cengia, arriva nelle Filippine. In Asia, nel corso degli anni, contribuirà alla nascita delle comunità dei Focolari in molti Paesi. Aveva un amore incondizionato per la gente, senza schemi prefissati, rivolto all’uomo ed al suo bene: aiutava tutti con cuore generoso affinché potessero percepire l’amore divino attraverso il servizio concreto e quotidiano. Pochi discorsi e molti atti concreti. Un giorno accompagnò un giovane del Movimento in un tempio buddhista per la sua ordinazione. Dormì per terra per giorni interi, mangiando quello che passavano i monaci, a temperature tropicali da capogiro, pizzicato dalle zanzare. Un gesto che segnò l’inizio del dialogo interreligioso in Thailandia. Silvio dette un contributo fondamentale per conoscere i monaci buddhisti thailandesi. Nel 1995 organizzò il primo incontro tra il monaco buddhista Phra Mahathongrattanathavorn e Chiara Lubich continuando a seguirne poi gli sviluppi fino a che la salute glielo ha permesso. Silvio conosceva musulmani, hindu, parsi, guru e lo faceva guardando e cercando il bene delle persone che aveva davanti. Personalmente Silvio mi ha donato tanto: devo a lui l’apertura che sento dentro di me per le grandi religioni ed il non sentire ostacoli di fronte a persone con credi diverso dal mio. “Ho ripetutamente descritto – diceva in uno dei suoi libri – che, in ogni Paese asiatico in cui ho abitato e di cui ho cercato di assimilare cultura e tradizioni, sono stato arricchito dalla conoscenza delle varie tradizioni religiose. Ho avuto molte concrete occasioni di conoscere persone praticanti le più diverse fedi, e proprio dalla loro testimonianza di vita, di preghiera, di meditazione, di coerenza, di dedizione agli altri, di onestà nel loro operare quotidiano, è nata in me l’esigenza di conoscere il contenuto delle dottrine insegnate dalle rispettive religioni”. Insieme abbiamo lavorato per l’apertura di una via commerciale in Vietnam nel 1990, con successo. Un giorno ci ha sorpreso a Bangkok quando l’abbiamo visto chinarsi per curare le ferite di alcuni lavoratori che costruivano la strada davanti casa: in ginocchio, ha disinfettato le loro ferite e le ha fasciate. Un gesto, per quei tempi, impensabile che ha colpito quei semplici lavoratori. Questi, poi, di loro spontanea volontà, costruirono, giorni dopo, la rampa di accesso tra la casa e la strada senza volere denaro, con grande sorpresa di tutti. Silvio ha incontrato vescovi, sacerdoti, Imam, Rabbini e monaci, salutandoli spesso nelle loro lingue originarie, con grande meraviglia di tutti. “Se venisse in mente a qualcuno di elogiarmi – scriveva Silvio Daneo nell’introduzione al suo ultimo libro – involontariamente commetterebbe un errore. Sono persuaso, almeno lo spero, di essere stato null’altro che uno strumento, spesso assai poco docile. (…) Tutto il merito e i riconoscimenti vanno a Lui, a Dio, il solo capace di compiere opere così grandi”. Negli ultimi anni a Roma, segnato dalla malattia, non ha mollato, spendendosi per carcerati, per gente sola, abbandonata, raccogliendo cibo e quant’altro poteva essere loro utile. Un anno fa circa, incontrandolo insieme ad un gruppo di monaci buddhisti thailandesi, mi sono accorto di quanto la malattia lo avesse purificato. Rimaneva il sorriso inconfondibile ed un viso luminoso, anche se pieno di dolore. Perché la vita è anche questo – ho pensato – saper arrivare in fondo conservando quello che conta, saper trasformare in amore, sempre più forte, tutto il dolore che ci viene incontro.
Luigi Butori
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Mar 31, 2019 | Dialogo Interreligioso
“A Dio importa che siamo uomini e viviamo l’amore scambievole”. Intervista a Claude Gamble, pioniere dei Focolari in Marocco. Dopo il viaggio apostolico negli Emirati Arabi, il viaggio del Papa in Marocco è stato un’altra importante occasione, come lui stesso aveva detto, “per sviluppare ulteriormente il dialogo interreligioso e la reciproca conoscenza fra i fedeli di entrambe le religioni”. Claude Gamble, che ha seguito la nascita delle prime comunità dei Focolari nel Paese, ci offre dei brevi flash tratti dalla sua esperienza. Quali sono oggi le sfide per i cristiani in Marocco? La sfida è quella di costruire ponti. Oggi siamo in una fase di estremismi che coinvolge tutti, cristiani e musulmani. Nei quartieri poveri è molto pericoloso perché le persone sono prese da idealismi che le radicalizzano. Andando alla messa, a Tangeri, con un gruppo di persone che condividono lo spirito dei Focolari, più volte fuori dalla chiesa abbiamo trovato pietre lanciate per intimidire, però noi crediamo alla fratellanza universale ed è questo che dobbiamo testimoniare. Pian piano qualcuno accetta questa amicizia. In Algeria, dove ho vissuto, gli esempi di fratellanza sono tanti: ogni volta che andavo a far visita ad una famiglia mi sentivo a casa. Erano tutti musulmani ma eravamo fratelli. L’amicizia è l’antidoto all’estremismo. A Dio importa che siamo uomini e viviamo l’amore scambievole.
Cosa possiamo aspettarci da questo viaggio sul fronte del cammino per il dialogo? Il dialogo non è la ricerca di chi ha la verità, perché la verità ce l’ha Dio solo. Io credo che il Papa, come rappresentante della Chiesa cattolica, possa mostrare come vive il suo essere cristiano. Dunque si tratta di una testimonianza e come tale non si può rifiutare. Soprattutto perché lui viene in pace. La bellezza della mentalità araba è l’accoglienza, dunque accoglieranno il Papa come un fratello caro. L’incontro fra il Papa e il re è un invito a procedere insieme per il bene dell’uomo. Nel Movimento parliamo di dialogo ma anche di “comunione”. Vivere in comunione significa che io posso parlare da cristiano e tu da musulmano ma possiamo vivere insieme condividendo le esperienze. Questo si può fare a livello di relazioni personali, non di popoli, perché il dialogo è a tu per tu. In che modo persone di fedi e convinzioni diverse posso sentirsi fratelli? A livello umano è necessario valorizzare ciò che è comune. Nel Corano tutte le sure, tranne una, cominciano con la frase “Nel nome di Dio, il Misericordioso”, e con la parola misericordia un musulmano si avvicina molto a quello che noi intendiamo per amore. Dunque con i musulmani possiamo condividere la parola misericordia, che viene dal termine rahmache significa il grembo materno, dove c’è la culla della vita. E Dio, che è misericordia, ricorda l’amore di una mamma che custodisce il suo bambino. La stessa cosa vale per l’ebraico rehem, che ha la stessa radice semantica di rahma, e traduce le “viscere”, anche qui, di nuovo, il grembo materno. Dunque anche per l’ebreo la misericordia di Dio significa che dobbiamo avere un amore di mamma per gli altri. Per gli atei è lo stesso: un ateo che crede nell’uomo, crede nell’amore materno per l’altro. San Francesco, 800 anni fa, incontrava il sultano al-Kāmil in segno di pace. In Marocco inviò i primi frati. Da allora la presenza dei francescani nel Paese ha sempre incontrato grande rispetto. In Marocco i Frati Minori si lasciavano mettere in prigione per dare coraggio ai detenuti nelle carceri. Due di loro sono stati martirizzati. Recentemente il vicario generale di Tangeri ha ritrovato nelle biblioteche spagnole e marocchine più di 160 lettere tra i francescani e i sultani del Marocco, dove i sultani esprimono apprezzamento per il loro lavoro. Questo mostra che c’è un profondo rispetto per la Chiesa Cattolica. Il Re attuale ha chiesto il libro che raccoglie le lettere per conoscere questo antico rapporto. In definitiva, quale terreno comune ci può essere fra cristiani e musulmani? In comune c’è Dio. A chi dice che non abbiamo lo stesso Dio rispondo che non è vero. È come in una famiglia dove ci sono più figli. Col primo il padre è forse stato duro per correggerlo. L’ultimo è forse il preferito. Se a entrambi chiedi com’è il padre, il primo ti dirà che ne ha paura, l’ultimo che è un amore di padre. Eppure è lo stesso padre visto da angolature diverse.
Claudia Di Lorenzi
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Mar 28, 2019 | Centro internazionale
A conclusione del primo convegno internazionale degli incaricati dei Focolari per la tutela dei minori la Presidente Maria Voce ed il Copresidente Jesús Morán hanno scritto una lettera a tutti i membri del Movimento sull’impegno dei Focolari in questo campo. “Invitiamo tutti voi ad impegnarci con grande responsabilità per lo scopo così importante della promozione del benessere e della tutela dei minori”. Sono queste le parole della Presidente Maria Voce e del Copresidente Jesús Morán in una lettera inviata il 27 marzo scorso a tutti i membri dei Focolari nel mondo a conclusione del primo convegno internazionale degli incaricati dei Focolari per la tutela dei minori. (Vedi lettera allegata) Con 162 partecipanti provenienti da 38 Paesi di tutti i continenti questo incontro, tenutosi dal 14 al 17 marzo a Castel Gandolfo (RM), è stato occasione per fare un bilancio dell’impegno dei Focolari per il benessere e la tutela di ogni persona; impegno da sempre presente nel Movimento come lo dimostrano le molteplici attività di formazione, le iniziative e i progetti realizzati in tutto il mondo per la promozione dell’infanzia e dell’adolescenza. Linee guida e commissioni per la tutela dei minori Dall’aprile 2014 il Movimento si è dotato anche di “Linee guida per la promozione del benessere e la tutela dei minori” (in allegato introduzione alla Linee guida) e nel 2015 si è costituita una Commissione Centrale per la Promozione del Benessere e la Tutela dei minori (CO.BE.TU.). Nel mondo si sono costituite commissioni locali o sono presenti incaricati qualificati. Loro compito è quello “di tutelare, ma anche di promuovere attività di formazione dei nostri membri, in particolare di quelli che svolgono attività con i minori”. Le Commissioni hanno anche il compito di accogliere le segnalazioni di presunti abusi e condurre verifiche interne. Maria Voce e Jesús Morán spiegano nella lettera che in questi anni sono giunte circa una ventina di tali segnalazioni e comunicano: “Con profondo dolore dobbiamo riconoscere che, anche nella nostra grande famiglia dei Focolari, si sono verificati alcuni casi di abuso nei confronti di minori provocati da persone del Movimento oppure da persone che hanno frequentato manifestazioni organizzate da noi. Sono in gran parte episodi avvenuti in un passato lontano (anche oltre 20 anni), ma purtroppo alcuni sono accaduti in un passato recente. E vi erano coinvolti anche membri consacrati”. L’istituzione della Commissione Centrale e di quelle locali – affermano con grande gratitudine la Presidente e il Copresidente – è stata di aiuto non solo per facilitare le segnalazioni di casi di presunti abusi, ma anche “per capire come rendere giustizia alle vittime, come accompagnare loro e le loro famiglie e quali provvedimenti interni attuare nei confronti degli autori degli abusi, oltre naturalmente al percorso giudiziario previsto dalle leggi dei rispettivi Paesi”. Tolleranza zero Maria Voce e Jesús Morán ribadiscono la linea di “tolleranza zero” del Movimento dei Focolari nei confronti di ogni forma di violenza, abuso, maltrattamento, bullismo, attuati direttamente o attraverso il Web, nei confronti di ogni persona, con particolare attenzione ai minori e agli adulti vulnerabili. “Ciò significa – spiegano – segnalare alle commissioni locali o a quella Centrale ogni sospetto di abuso o violenza”. E reputano “una vera tentazione pensare di non segnalare dei casi per il bene del nostro Movimento, per evitare uno scandalo, per proteggere la buona fama di qualcuno”. In particolare aggiungono che “ogni singolo caso significa una profonda purificazione per il Movimento. Accettiamola con umiltà e con profonda compassione per chi – magari anche per la nostra mancata attenzione – ha subito traumi indescrivibili.” Un impegno quindi globale, che non si limita ai soli membri dei Focolari e che, come Maria Voce e Jesús Morán osservano nella conclusione della lettera, dovrebbe aprirsi sempre di più su tutta l’umanità. “Non possiamo non sentire nostro il grido di dolore di tutti i bambini e ragazzi del mondo. (…) Fa parte della nostra vocazione andare loro incontro. Per questo dovremmo essere in prima linea nella difesa delle persone più deboli, ovunque esse siano vittima di qualsiasi forma di violenza o abuso”. Lettera di Maria Voce e Jesús Morán sulla tutela dei minori (altro…)
Mar 28, 2019 | Cultura
Europe time to dialogue è un’iniziativa del Movimento dei Focolari, concepita per contribuire al dibattito in vista delle prossime elezioni del Parlamento Europeo. L’appuntamento è su Facebook. La scelta di un Social Network come Facebook è decisiva: gli ultimi grandi appuntamenti elettorali – ci dicono gli esperti – sono stati influenzati dalle incursioni nelle reti sociali di gruppi interessati ai risultati, spesso sollecitati da visioni incompatibili con le ragioni della democrazia. I Social, dunque, sono un territorio nel quale si deve essere presenti, se si vogliono offrire i temi del bene comune, della partecipazione e della solidarietà.
Con la campagna Europe time to dialogue si offriranno le ragioni di un Europa più fraterna e più coesa in tempi in cui, da molte parti, sembrano sorgere, invece, le nubi dei nuovi egoismi sociali, dei neo-sovranismi, dei nazionalismi. La cultura dell’unità che scaturisce dal carisma vissuto dai membri del Movimento dei Focolari è al servizio di una politica nella quale le spinte alla collaborazione, alla condivisione e all’aggregazione, sono favorite e incoraggiate. D’altronde, fra i grandi testimoni dell’Europa unita vi sono anche Chiara Lubich e Igino Giordani, i quali hanno sempre avuto chiaro che l’Europa unita doveva farsi promotrice della pace mondiale e della condivisione planetaria. “Gli Stati Uniti d’Europa per gli Stati Uniti del Mondo”: in questo modo, Giordani fin dagli anni Venti del secolo scorso, e Chiara Lubich nelle numerose circostanze nelle quali ha parlato ai politici di tutto il mondo, hanno intravisto con lucidità il destino del Vecchio Continente. Ecco perché la comunicazione di Europe time to dialogue si presenta con un duplice volto: un messaggio proveniente dal passato, cioè la citazione di qualcuno dei passaggi sull’Europa unita e la sua missione universale di figure come Chiara Lubich, Igino Giordani, Pasquale Foresi, Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer, Robert Schuman, Paul-Henri Spaak, Jean Monnet…, e un commento d’attualità, sulla visione che scaturisce dal messaggio di questi grandi testimoni nella lettura dell’oggi. Per seguirci, basta collegarsi a Europe time to dialogue su Facebook, e contribuire con un commento, una riflessione, e condividere i post con tutti i propri amici.
Alberto Lo Presti
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Mar 26, 2019 | Collegamento
Anna Maria, Jessica e Talat: una testimonianza di amicizia tra fedeli delle tre religioni monoteistiche. Quando crollano i muri di diffidenza e pregiudizi, si sperimenta la possibilità di guardare al futuro con coraggio e speranza. https://vimeo.com/319174337 (altro…)
Mar 24, 2019 | Cultura
Intervista al segretario per la Congregazione per l’Educazione Cattolica presente al convegno EduxEdu: “Occorre ricostruire il patto tra educando ed educatore”. Ci sono questioni che non trovano soluzioni definitive in un mondo in continua evoluzione. Bisogna sempre tenere il passo, correggere, reinterpretare e soprattutto trovare il modo di uscire dalle tante solitudini che attanagliano chi si occupa oggi di educazione. Da sempre, ma in particolare in questi ultimi anni, la Chiesa ha richiamato con accenti forti l’attenzione sull’emergenza educativa vista come una delle sfide antropologiche più coraggiose da attraversare nel nostro tempo. E su questa sfida Papa Francesco continua a insistere perché sta proprio qui il vulnus, il punto più fragile, la causa delle crescenti diseguaglianze sociali, è una sfida che viene molto spesso sottovalutata dalla politica e quindi scartata e isolata nella totale indifferenza. Mons. Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ne ha parlato alla tavola rotonda dal titolo ”La vitalità dei sogni: dare un’anima all’educazione”, al convegno internazionale che si è da poco concluso a Castel Gandolfo, “Edu x Edu”, “Educarsi per educare – crescere insieme nella relazione educativa”. Il progetto è nato nel 2016 eha visto la partecipazione di circa 400 educatori, giovani, insegnanti dei focolari provenienti da diversi Paesi. Un cartello di promotori, oltre ilMovimento dei Focolari, ha sostenuto quest’anno l’iniziativa, come l’Università LUMSA, l’Istituto Universitario Sophia, AMU (Azione Mondo Unito onlus), EdU (Educazione e Unità) e AFN (Azione Famiglie Nuove onlus).
L’intervento di Mons. Zani ha puntato ad analizzare soprattutto la frattura tra le generazioni, una frattura fra culture, valori, ideali provocata anche dalla rivoluzione digitale, un potenziale straordinario ma che spesso disorienta. L’avvento dell’era dell’infosfera, gli sviluppi nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione stanno modificando le risposte a domande fondamentali. Di fronte a tale scenario qual è la proposta di Papa Francesco? Se torniamo per un momento al passato, scopriamo che l’educazione era un compito comunitario, una condivisione relazionale. Fare rete, aprire un dialogo a 365 gradi fra tutte le agenzie educative è la chiave che può vincere questa sfida. Educare non è infatti rimanere fissi nelle proprie sicurezze e nemmeno abbandonarsi solo alle sfide, ma tenere insieme i valori, le proprie visioni e mettersi a confronto con le altre realtà e una di queste dimensioni è quella della trascendenza, del rapporto con Dio, ha sottolineato Mons. Zani. L’invito è quello di metterci in rapporto e in servizio con gli altri, proporre un sapere non di tipo selettivo ma relazionale, che tende a includere, ristabilire a tutti gli effetti le fondamenta per un “patto educativo” che lasci spazio alla responsabilità educativa sociale per ricostruire armonicamente la relazione tra famiglia, scuola, istituzioni educative e civili e cultura. Occorre quindi rifondare questa alleanza per essere all’altezza delle sfide che il Papa ci ha lanciato.
Ed è proprio per rilanciare l’impegno di ricostruire il patto educativo che Papa Francesco ha incaricato la Congregazione per l’Educazione Cattolica di promuovere un evento mondiale che si terrà il 4 ottobre prossimo a Roma. “Occorre, infatti, – ha affermato Mons. Zani -, accompagnare gli uomini e le donne del terzo millennio, ma soprattutto i giovani, a scoprire il principio di fraternità che soggiace all’intera realtà: principio reso sempre più evidente dall’interdipendenza planetaria e dal comune destino di tutte le creature. Il Papa proporrà una “Magna charta” di principi ed obiettivi che verrà sottoscritta da lui stesso e da una rappresentanza di persone autorevoli, espressione dei vari mondi vitali e istituzionali del mondo, affinché diventi un impegno da assumersi a tutti i livelli attraverso progetti concreti in ambito educativo. Ricostruire il patto educativo a livello globale, educando alla fraternità universale, significa ricomporre la trama delle relazioni sociali sofferenti, danneggiate dagli egoismi individuali e dalle avidità collettive, puntando invece sul rispetto e sull’amore verso l’altro per trasformare e migliorare la vita personale e sociale. Se vogliamo cambiare il mondo – ripete Papa Francesco – occorre cambiare l’educazione”.
Patrizia Mazzola
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Mar 22, 2019 | Sociale
In famiglia o nei luoghi di lavoro la condivisione di quanto abbiamo e di quello che siamo può contribuire a creare nuove relazioni. Un cambio di regalo Si avvicinava il nostro anniversario di matrimonio e, a nostra insaputa, i figli ci stavano preparando una sorpresa. Sono sposata da 46 anni ed ho cinque ragazzi. Due giorni prima che festeggiassimo l’anniversario con mio marito ci siamo visti donare i biglietti per un viaggio: era una vacanza in albergo pagata da loro. Eravamo raggianti. Pochi minuti dopo, però, a casa nostra ha squillato il telefono: era una signora che conosco che, molto addolorata, ci informava che una persona gravemente malata aveva bisogno di un’operazione urgente, ma non aveva le possibilità finanziarie per pagarla. L’importo necessario per l’intervento era proprio quello dei biglietti del viaggio. Non ci abbiamo pensato due volte: abbiamo rinunciato alla vacanza per aiutare questa persona. L’intervento chirurgico è avvenuto proprio il giorno del nostro anniversario. L’operazione è andate bene, adesso questa persona sta meglio. (A. – Angola) Salvare l’azienda Lavoro nell’amministrazione di una struttura sanitaria nella quale, negli ultimi anni, il bilancio è stato chiuso in perdita. Tra i soci amministratori, fino a poco tempo fa, c’erano grosse difficoltà di dialogo e, nonostante i miei segnali di allarme, nessuno prendeva in considerazione la possibilità di rivedere la gestione dei conti aziendali. Un giorno ho sentito che non potevo più tacere davanti alla cattiva gestione e alle esose parcelle dei vari professionisti che lavorano per noi. Mi sono accordata con una delle socie con la quale c’è un bel rapporto di fiducia e abbiamo chiesto di fare analizzare costi e ricavi da un serio professionista. Un’azione che ha portato a fare piccoli passi di miglioramento e, dalla primitiva decisione di chiudere l’attività, il mio capo ha concesso un altro anno di prova. Fin dal primo esame dei conti è emerso un esubero di personale, perciò è stato deciso di licenziare una persona e di ridurre a part-time un’altra. Ho proposto una riduzione di ore per tutti, piuttosto che la perdita del lavoro per una persona. La proposta è stata accettata. I problemi sono ancora tanti, ma cerco di essere disponibile anche da casa per ascoltare tutti, accogliere incertezze e timori dei colleghi, soprattutto la paura di perdere il posto di lavoro. (R. G. – Italia) Ho iniziato dal mio palazzo “Un sabato pomeriggio sono sceso nell’androne del mio palazzo ed ho ordinato con cura in un piccolo tavolo tutto quanto avevo raccolto nella mia cameretta” racconta G. di 7 anni. Nei giorni precedenti infatti G. aveva scelto con cura fumetti, giornalini e la sua collezione di conchiglie per allestire un piccolo mercatino per i suoi vicini di casa. “Ho anche scritto un annuncio – continua – invitando le famiglie che abitano nel mio stabile a visitare la mia bancarella e fare acquisti, regalandomi qualche minuto del loro prezioso tempo. Per circa due ore ho accolto le persone e spiegato loro che il ricavato della vendita sarebbe andato per aiutare alcuni miei coetanei più poveri”. Molti hanno comprato vari oggetti ed alla fine il ricavato era una bella cifra, divenuta contributo per un progetto di solidarietà. (G.- Italia) (altro…)
Mar 22, 2019 | Focolari nel Mondo
Colpite anche alcune comunità dei Focolari dall’alluvione in Africa sudorientale Nei giorni scorsi una violenta alluvione ha colpito l’Africa sudorientale, in particolare la parte centrale del Mozambico. Siamo in contatto con membri del Movimento dei Focolari nelle zone di Beira e di Chimoio. Alcuni di loro gestiscono una missione di circa 500 persone che ospita un centro di recupero (Fazenda da Esperança), una scuola, due college ed un ospedale. In questo momento tutta la missione è sommersa dall’acqua ed isolata, senza acqua potabile, luce e cibo. Fortunatamente non ci sono stati morti, ma nei dintorni ci sono state parecchie vittime. La Caritas e le autorità stanno lavorando per raggiungere le zone isolate per portare cibo e generi di prima necessità. Ma la sfida più grande arriverà quando l’acqua sarà scesa e quando – come afferma Mons. Dalla Zuanna, vescovo di Beira, “si dovrà iniziare la ricostruzione e le luci dell’emergenza si saranno spente.” Per questo il Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari si è attivato per raccogliere contributi ed impiegarli per assistere la popolazione sul posto. Chi volesse può contribuire con le seguenti modalità: Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) IBAN: IT58 S050 1803 2000 0001 1204 344 Banca Popolare Etica BIC: CCRTIT2T Emergenza Mozambico Oppure: Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN) IBAN: IT55 K033 5901 6001 0000 0001 060 presso Banca Prossima Codice SWIFT/BIC: BCITITMX Emergenza Mozambico (altro…)
Mar 20, 2019 | Famiglie
Scoprire che il proprio figlio ha un disturbo mentale può essere uno choc che può paralizzare la mente e l’agire dei genitori. Oppure può prevalere il desiderio di ascoltare, accompagnare, perseverare, donarsi. Vivere la disabilità crescendo insieme. È la strada che hanno scelto Natalija e Damijan Obadic, sloveni, sposati da 14 anni, genitori di quattro figli. Il più piccolo, Lovro, oggi ha sei anni e tre anni fa gli è stato diagnosticato un deficit di attenzione. Sembrava non ci fossero alternative ai farmaci e ai trattamenti standardizzati. Invece la coppia ha sperimentato che anche la relazione è cura. E potenzia il trattamento. Talvolta individua soluzioni originali. Ma nessun risultato è acquisito definitivamente, anzi il percorso è ogni giorno sfidante. L’unione della famiglia e l’unione con Dio sostengono il cammino. Natalija, come avete reagito alla notizia che vostro figlio soffre di un deficit di attenzione? Ho rivisto davanti a me i bambini con questo handicap che ho incontrato nel mio lavoro di educatrice e i loro enormi problemi. Quel giorno io e Damijan abbiamo capito che l’atto d’amore più grande che potevamo fare per Lovro e per tutti noi era che uno di noi due lasciasse il lavoro. Avevamo un mutuo e stipendi modesti, ma sapevamo che per aiutare Lovro nel modo giusto avremmo dovuto dargli tanto amore, tempo ed energie. È stato molto doloroso, e sentivamo una grande incertezza, ma eravamo sicuri che l’amore di Dio per noi ci avrebbe sostenuto.
Cosa vi insegna l’esperienza con Lovro? Abbiamo imparato ad ascoltarlo fino in fondo. Quando gli dai delle istruzioni devi controllare se le ha colte, seguirlo in ogni azione e farlo ritornare continuamente a quello che deve fare, altrimenti si mette a giocare. Per lui portare a termine un’azione è come scalare la cima di una montagna irraggiungibile e quindi si ribella per non farlo. A volte va in crisi, con un pianto sfrenato, butta via tutto ciò che vede, dà calci e pugni. Allora, con calma e gentilezza, devi trovare il modo per reindirizzarlo a fare quello che doveva fare. Abbiamo imparato che con il nostro amore reciproco è possibile aiutarlo e che l’amore per Lovro ci guida nel capire cosa fare per lui. Come affrontate le difficoltà quotidiane? Ogni giorno preghiamo con lui perché riesca a far fronte alle sue difficoltà. Lui è consapevole di avere un disturbo e questo lo aiuta ad affrontarle. Con il nostro amore reciproco, da soli, riusciamo a seguire le indicazioni degli specialisti. Abbiamo capito che Lovro deve sentire il nostro amore incondizionato sempre. Parlando con lui cerchiamo di trovare il modo per migliorare ogni giorno. Anche gli altri figli sono coinvolti in questa “cura speciale” per Lovro. Che rapporto c’è tra loro? Con gli altri figli abbiamo parlato di cosa fare per lui, cosa pretendere e come perseverare per poterlo aiutare. Siccome la cosa è molto impegnativa abbiamo deciso di dividerci i giorni della settimana. Abbiamo spiegato ai figli che non devono impietosirsi quando chiedono a Lovro di completare un compito, perché così lo aiuteranno a imparare che ha dei doveri e deve portare a termine gli incarichi. Ci hanno aiutato molto e dopo tre mesi abbiamo visto i primi risultati. Una sera abbiamo detto a Lovro di mettersi il pigiama e venire a tavola. Per la prima volta lo ha fatto da solo senza distrarsi. Abbiamo festeggiato!
A cura di Claudia Di Lorenzi
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Mar 19, 2019 | Testimonianze di Vita
Siamo figli di Dio e possiamo somigliargli in quello che lo caratterizza: l’amore, l’accoglienza, il saper aspettare i tempi dell’altro. In banca Lavoro presso una banca, e ho sempre cercato di essere un elemento di unione tra i colleghi, per cui mi ha fatto molto male scoprire, un giorno, che uno di loro si serviva di me per mettere in cattiva luce il suo responsabile. Quella sera, in chiesa, mi sono ripromesso di allontanare da me ogni pensiero negativo verso quel collega e di accoglierlo come sempre. In seguito, avendo trovato un altro lavoro, lui ha annunciato le sue dimissioni e mi ha salutato ringraziandomi per essere stato sempre per lui un amico. Non me l’aspettavo, ma ero felice di sapere che il mio sforzo non era stato vano. (F.S. – Svizzera) Una fede matura Giorno dopo giorno mio marito perde memoria e abilità e io stessa non riesco più a piegarmi per prendere qualcosa…ma è questa la vita? Ascoltando Papa Francesco parlare ai giovani degli anziani, mi è tornata la speranza e una nuova forza per affrontare le difficoltà della vecchiaia e delle malattie. Avevo sempre rifiutato la fede come panacea di ogni male, ci è voluta tutta una vita per arrivare ad una fede più matura. (F.Z. – Polonia) Due ore preziose Oggi era il mio turno di volontariato in ospedale, ma pioveva ed ero stanca: in fondo ho 62 anni e soffro di artrosi. Ma pensando a quei malati sono andata ugualmente. Giunta in ospedale, ho trovato un paziente depresso, nudo, paralizzato e nessuno che lo accudisse. Ho trascorso due ore con lui, cercando di dargli tutto quello di cui ero capace. E pensare che ieri sera, facendo il bilancio della giornata, mi ero sentita inutile! (M. – Italia) Da sola Quando è morto mio marito, dopo solo quattro anni di matrimonio, mi sono chiesta: come potrò crescere da sola le mie bambine? Ho trovato la risposta nella Parola di Dio, che è Padre di tutti. Bastava che io riuscissi a metterla in pratica. L’ho sperimentato tante volte, soprattutto quando i problemi sono diventati più complessi con la crescita: la scelta del tipo di scuola, le amicizie, gli svaghi… Talvolta provo la stessa desolazione di tante persone, sole come me nel portare avanti una famiglia: è allora che, continuando a credere all’amore di Dio, trovo l’equilibrio, la possibilità di rilanciare un dialogo con le mie figlie, anche sulle questioni più delicate. (I.C. – Italia)
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno V, n.2, marzo-aprile 2019)
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