Mar 26, 2019 | Collegamento
Anna Maria, Jessica e Talat: una testimonianza di amicizia tra fedeli delle tre religioni monoteistiche. Quando crollano i muri di diffidenza e pregiudizi, si sperimenta la possibilità di guardare al futuro con coraggio e speranza. https://vimeo.com/319174337 (altro…)
Mar 24, 2019 | Cultura
Intervista al segretario per la Congregazione per l’Educazione Cattolica presente al convegno EduxEdu: “Occorre ricostruire il patto tra educando ed educatore”. Ci sono questioni che non trovano soluzioni definitive in un mondo in continua evoluzione. Bisogna sempre tenere il passo, correggere, reinterpretare e soprattutto trovare il modo di uscire dalle tante solitudini che attanagliano chi si occupa oggi di educazione. Da sempre, ma in particolare in questi ultimi anni, la Chiesa ha richiamato con accenti forti l’attenzione sull’emergenza educativa vista come una delle sfide antropologiche più coraggiose da attraversare nel nostro tempo. E su questa sfida Papa Francesco continua a insistere perché sta proprio qui il vulnus, il punto più fragile, la causa delle crescenti diseguaglianze sociali, è una sfida che viene molto spesso sottovalutata dalla politica e quindi scartata e isolata nella totale indifferenza. Mons. Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ne ha parlato alla tavola rotonda dal titolo ”La vitalità dei sogni: dare un’anima all’educazione”, al convegno internazionale che si è da poco concluso a Castel Gandolfo, “Edu x Edu”, “Educarsi per educare – crescere insieme nella relazione educativa”. Il progetto è nato nel 2016 eha visto la partecipazione di circa 400 educatori, giovani, insegnanti dei focolari provenienti da diversi Paesi. Un cartello di promotori, oltre ilMovimento dei Focolari, ha sostenuto quest’anno l’iniziativa, come l’Università LUMSA, l’Istituto Universitario Sophia, AMU (Azione Mondo Unito onlus), EdU (Educazione e Unità) e AFN (Azione Famiglie Nuove onlus).
L’intervento di Mons. Zani ha puntato ad analizzare soprattutto la frattura tra le generazioni, una frattura fra culture, valori, ideali provocata anche dalla rivoluzione digitale, un potenziale straordinario ma che spesso disorienta. L’avvento dell’era dell’infosfera, gli sviluppi nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione stanno modificando le risposte a domande fondamentali. Di fronte a tale scenario qual è la proposta di Papa Francesco? Se torniamo per un momento al passato, scopriamo che l’educazione era un compito comunitario, una condivisione relazionale. Fare rete, aprire un dialogo a 365 gradi fra tutte le agenzie educative è la chiave che può vincere questa sfida. Educare non è infatti rimanere fissi nelle proprie sicurezze e nemmeno abbandonarsi solo alle sfide, ma tenere insieme i valori, le proprie visioni e mettersi a confronto con le altre realtà e una di queste dimensioni è quella della trascendenza, del rapporto con Dio, ha sottolineato Mons. Zani. L’invito è quello di metterci in rapporto e in servizio con gli altri, proporre un sapere non di tipo selettivo ma relazionale, che tende a includere, ristabilire a tutti gli effetti le fondamenta per un “patto educativo” che lasci spazio alla responsabilità educativa sociale per ricostruire armonicamente la relazione tra famiglia, scuola, istituzioni educative e civili e cultura. Occorre quindi rifondare questa alleanza per essere all’altezza delle sfide che il Papa ci ha lanciato.
Ed è proprio per rilanciare l’impegno di ricostruire il patto educativo che Papa Francesco ha incaricato la Congregazione per l’Educazione Cattolica di promuovere un evento mondiale che si terrà il 4 ottobre prossimo a Roma. “Occorre, infatti, – ha affermato Mons. Zani -, accompagnare gli uomini e le donne del terzo millennio, ma soprattutto i giovani, a scoprire il principio di fraternità che soggiace all’intera realtà: principio reso sempre più evidente dall’interdipendenza planetaria e dal comune destino di tutte le creature. Il Papa proporrà una “Magna charta” di principi ed obiettivi che verrà sottoscritta da lui stesso e da una rappresentanza di persone autorevoli, espressione dei vari mondi vitali e istituzionali del mondo, affinché diventi un impegno da assumersi a tutti i livelli attraverso progetti concreti in ambito educativo. Ricostruire il patto educativo a livello globale, educando alla fraternità universale, significa ricomporre la trama delle relazioni sociali sofferenti, danneggiate dagli egoismi individuali e dalle avidità collettive, puntando invece sul rispetto e sull’amore verso l’altro per trasformare e migliorare la vita personale e sociale. Se vogliamo cambiare il mondo – ripete Papa Francesco – occorre cambiare l’educazione”.
Patrizia Mazzola
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Mar 22, 2019 | Sociale
In famiglia o nei luoghi di lavoro la condivisione di quanto abbiamo e di quello che siamo può contribuire a creare nuove relazioni. Un cambio di regalo Si avvicinava il nostro anniversario di matrimonio e, a nostra insaputa, i figli ci stavano preparando una sorpresa. Sono sposata da 46 anni ed ho cinque ragazzi. Due giorni prima che festeggiassimo l’anniversario con mio marito ci siamo visti donare i biglietti per un viaggio: era una vacanza in albergo pagata da loro. Eravamo raggianti. Pochi minuti dopo, però, a casa nostra ha squillato il telefono: era una signora che conosco che, molto addolorata, ci informava che una persona gravemente malata aveva bisogno di un’operazione urgente, ma non aveva le possibilità finanziarie per pagarla. L’importo necessario per l’intervento era proprio quello dei biglietti del viaggio. Non ci abbiamo pensato due volte: abbiamo rinunciato alla vacanza per aiutare questa persona. L’intervento chirurgico è avvenuto proprio il giorno del nostro anniversario. L’operazione è andate bene, adesso questa persona sta meglio. (A. – Angola) Salvare l’azienda Lavoro nell’amministrazione di una struttura sanitaria nella quale, negli ultimi anni, il bilancio è stato chiuso in perdita. Tra i soci amministratori, fino a poco tempo fa, c’erano grosse difficoltà di dialogo e, nonostante i miei segnali di allarme, nessuno prendeva in considerazione la possibilità di rivedere la gestione dei conti aziendali. Un giorno ho sentito che non potevo più tacere davanti alla cattiva gestione e alle esose parcelle dei vari professionisti che lavorano per noi. Mi sono accordata con una delle socie con la quale c’è un bel rapporto di fiducia e abbiamo chiesto di fare analizzare costi e ricavi da un serio professionista. Un’azione che ha portato a fare piccoli passi di miglioramento e, dalla primitiva decisione di chiudere l’attività, il mio capo ha concesso un altro anno di prova. Fin dal primo esame dei conti è emerso un esubero di personale, perciò è stato deciso di licenziare una persona e di ridurre a part-time un’altra. Ho proposto una riduzione di ore per tutti, piuttosto che la perdita del lavoro per una persona. La proposta è stata accettata. I problemi sono ancora tanti, ma cerco di essere disponibile anche da casa per ascoltare tutti, accogliere incertezze e timori dei colleghi, soprattutto la paura di perdere il posto di lavoro. (R. G. – Italia) Ho iniziato dal mio palazzo “Un sabato pomeriggio sono sceso nell’androne del mio palazzo ed ho ordinato con cura in un piccolo tavolo tutto quanto avevo raccolto nella mia cameretta” racconta G. di 7 anni. Nei giorni precedenti infatti G. aveva scelto con cura fumetti, giornalini e la sua collezione di conchiglie per allestire un piccolo mercatino per i suoi vicini di casa. “Ho anche scritto un annuncio – continua – invitando le famiglie che abitano nel mio stabile a visitare la mia bancarella e fare acquisti, regalandomi qualche minuto del loro prezioso tempo. Per circa due ore ho accolto le persone e spiegato loro che il ricavato della vendita sarebbe andato per aiutare alcuni miei coetanei più poveri”. Molti hanno comprato vari oggetti ed alla fine il ricavato era una bella cifra, divenuta contributo per un progetto di solidarietà. (G.- Italia) (altro…)
Mar 22, 2019 | Focolari nel Mondo
Colpite anche alcune comunità dei Focolari dall’alluvione in Africa sudorientale Nei giorni scorsi una violenta alluvione ha colpito l’Africa sudorientale, in particolare la parte centrale del Mozambico. Siamo in contatto con membri del Movimento dei Focolari nelle zone di Beira e di Chimoio. Alcuni di loro gestiscono una missione di circa 500 persone che ospita un centro di recupero (Fazenda da Esperança), una scuola, due college ed un ospedale. In questo momento tutta la missione è sommersa dall’acqua ed isolata, senza acqua potabile, luce e cibo. Fortunatamente non ci sono stati morti, ma nei dintorni ci sono state parecchie vittime. La Caritas e le autorità stanno lavorando per raggiungere le zone isolate per portare cibo e generi di prima necessità. Ma la sfida più grande arriverà quando l’acqua sarà scesa e quando – come afferma Mons. Dalla Zuanna, vescovo di Beira, “si dovrà iniziare la ricostruzione e le luci dell’emergenza si saranno spente.” Per questo il Coordinamento Emergenze del Movimento dei Focolari si è attivato per raccogliere contributi ed impiegarli per assistere la popolazione sul posto. Chi volesse può contribuire con le seguenti modalità: Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) IBAN: IT58 S050 1803 2000 0001 1204 344 Banca Popolare Etica BIC: CCRTIT2T Emergenza Mozambico Oppure: Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN) IBAN: IT55 K033 5901 6001 0000 0001 060 presso Banca Prossima Codice SWIFT/BIC: BCITITMX Emergenza Mozambico (altro…)
Mar 20, 2019 | Famiglie
Scoprire che il proprio figlio ha un disturbo mentale può essere uno choc che può paralizzare la mente e l’agire dei genitori. Oppure può prevalere il desiderio di ascoltare, accompagnare, perseverare, donarsi. Vivere la disabilità crescendo insieme. È la strada che hanno scelto Natalija e Damijan Obadic, sloveni, sposati da 14 anni, genitori di quattro figli. Il più piccolo, Lovro, oggi ha sei anni e tre anni fa gli è stato diagnosticato un deficit di attenzione. Sembrava non ci fossero alternative ai farmaci e ai trattamenti standardizzati. Invece la coppia ha sperimentato che anche la relazione è cura. E potenzia il trattamento. Talvolta individua soluzioni originali. Ma nessun risultato è acquisito definitivamente, anzi il percorso è ogni giorno sfidante. L’unione della famiglia e l’unione con Dio sostengono il cammino. Natalija, come avete reagito alla notizia che vostro figlio soffre di un deficit di attenzione? Ho rivisto davanti a me i bambini con questo handicap che ho incontrato nel mio lavoro di educatrice e i loro enormi problemi. Quel giorno io e Damijan abbiamo capito che l’atto d’amore più grande che potevamo fare per Lovro e per tutti noi era che uno di noi due lasciasse il lavoro. Avevamo un mutuo e stipendi modesti, ma sapevamo che per aiutare Lovro nel modo giusto avremmo dovuto dargli tanto amore, tempo ed energie. È stato molto doloroso, e sentivamo una grande incertezza, ma eravamo sicuri che l’amore di Dio per noi ci avrebbe sostenuto.
Cosa vi insegna l’esperienza con Lovro? Abbiamo imparato ad ascoltarlo fino in fondo. Quando gli dai delle istruzioni devi controllare se le ha colte, seguirlo in ogni azione e farlo ritornare continuamente a quello che deve fare, altrimenti si mette a giocare. Per lui portare a termine un’azione è come scalare la cima di una montagna irraggiungibile e quindi si ribella per non farlo. A volte va in crisi, con un pianto sfrenato, butta via tutto ciò che vede, dà calci e pugni. Allora, con calma e gentilezza, devi trovare il modo per reindirizzarlo a fare quello che doveva fare. Abbiamo imparato che con il nostro amore reciproco è possibile aiutarlo e che l’amore per Lovro ci guida nel capire cosa fare per lui. Come affrontate le difficoltà quotidiane? Ogni giorno preghiamo con lui perché riesca a far fronte alle sue difficoltà. Lui è consapevole di avere un disturbo e questo lo aiuta ad affrontarle. Con il nostro amore reciproco, da soli, riusciamo a seguire le indicazioni degli specialisti. Abbiamo capito che Lovro deve sentire il nostro amore incondizionato sempre. Parlando con lui cerchiamo di trovare il modo per migliorare ogni giorno. Anche gli altri figli sono coinvolti in questa “cura speciale” per Lovro. Che rapporto c’è tra loro? Con gli altri figli abbiamo parlato di cosa fare per lui, cosa pretendere e come perseverare per poterlo aiutare. Siccome la cosa è molto impegnativa abbiamo deciso di dividerci i giorni della settimana. Abbiamo spiegato ai figli che non devono impietosirsi quando chiedono a Lovro di completare un compito, perché così lo aiuteranno a imparare che ha dei doveri e deve portare a termine gli incarichi. Ci hanno aiutato molto e dopo tre mesi abbiamo visto i primi risultati. Una sera abbiamo detto a Lovro di mettersi il pigiama e venire a tavola. Per la prima volta lo ha fatto da solo senza distrarsi. Abbiamo festeggiato!
A cura di Claudia Di Lorenzi
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Mar 19, 2019 | Testimonianze di Vita
Siamo figli di Dio e possiamo somigliargli in quello che lo caratterizza: l’amore, l’accoglienza, il saper aspettare i tempi dell’altro. In banca Lavoro presso una banca, e ho sempre cercato di essere un elemento di unione tra i colleghi, per cui mi ha fatto molto male scoprire, un giorno, che uno di loro si serviva di me per mettere in cattiva luce il suo responsabile. Quella sera, in chiesa, mi sono ripromesso di allontanare da me ogni pensiero negativo verso quel collega e di accoglierlo come sempre. In seguito, avendo trovato un altro lavoro, lui ha annunciato le sue dimissioni e mi ha salutato ringraziandomi per essere stato sempre per lui un amico. Non me l’aspettavo, ma ero felice di sapere che il mio sforzo non era stato vano. (F.S. – Svizzera) Una fede matura Giorno dopo giorno mio marito perde memoria e abilità e io stessa non riesco più a piegarmi per prendere qualcosa…ma è questa la vita? Ascoltando Papa Francesco parlare ai giovani degli anziani, mi è tornata la speranza e una nuova forza per affrontare le difficoltà della vecchiaia e delle malattie. Avevo sempre rifiutato la fede come panacea di ogni male, ci è voluta tutta una vita per arrivare ad una fede più matura. (F.Z. – Polonia) Due ore preziose Oggi era il mio turno di volontariato in ospedale, ma pioveva ed ero stanca: in fondo ho 62 anni e soffro di artrosi. Ma pensando a quei malati sono andata ugualmente. Giunta in ospedale, ho trovato un paziente depresso, nudo, paralizzato e nessuno che lo accudisse. Ho trascorso due ore con lui, cercando di dargli tutto quello di cui ero capace. E pensare che ieri sera, facendo il bilancio della giornata, mi ero sentita inutile! (M. – Italia) Da sola Quando è morto mio marito, dopo solo quattro anni di matrimonio, mi sono chiesta: come potrò crescere da sola le mie bambine? Ho trovato la risposta nella Parola di Dio, che è Padre di tutti. Bastava che io riuscissi a metterla in pratica. L’ho sperimentato tante volte, soprattutto quando i problemi sono diventati più complessi con la crescita: la scelta del tipo di scuola, le amicizie, gli svaghi… Talvolta provo la stessa desolazione di tante persone, sole come me nel portare avanti una famiglia: è allora che, continuando a credere all’amore di Dio, trovo l’equilibrio, la possibilità di rilanciare un dialogo con le mie figlie, anche sulle questioni più delicate. (I.C. – Italia)
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno V, n.2, marzo-aprile 2019)
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Mar 17, 2019 | Testimonianze di Vita
Storia di Marco Bertolini, educatore sociosanitario nella provincia di Roma (Italia): “Anche gli educatori hanno da imparare dagli educandi ed è possibile trasformare le difficoltà in opportunità”. Diagnosticata quando aveva pochi anni, la poliomielite non è stata per Marco una prigione da cui gridare la sua rabbia al mondo, ma un’occasione per cogliere la ricchezza della sua vita e il potenziale che la sua “condizione” nascondeva. Per poi aiutare da adulto tanti ragazzi “difficili” a scoprire la propria bellezza e la dignità dell’essere persona. Decisivo per lui l’incontro con i giovani del Movimento dei Focolari. A 59 anni, oggi Marco Bertolini – sposato e padre di due figli – lavora come educatore sociosanitario in una borgata della periferia di Roma. Lo abbiamo raggiunto al recente convegno sull’educazione “EduxEdu”, tenutosi al Centro Mariapoli di Castelgandolfo (Italia): Marco, la tua storia racconta di una difficoltà iniziale trasformata in opportunità. Cosa l’ha portata a questa maturazione? Fin da bambino ho avuto la chiara percezione della mia diversità fisica. Mentre le mie sorelle e i miei amici vivevano in famiglia io ero in collegio. Questo ha fatto crescere in me rabbia verso chi ritenevo più fortunato. E così cercavo lo scontro, mettevo alla prova i miei per vedere se mi volevano bene. Poi a vent’anni la svolta. Ero alla ricerca di un senso da dare alla mia vita quando incontrai i giovani dei Focolari che vivevano il Vangelo, erano uniti e si rispettavano. Io nella mia borgata, alla periferia di Roma, ne combinavo di tutti i colori e non avevo una buona fama, ma loro mi accettavano così com’ero. Mi facevano sentire una persona e non guardavano i miei difetti. Mi spiegavano che cercavano di voler bene al prossimo, come dice il Vangelo. Io ero incredulo, pensavo che il Vangelo è una bella cosa ma che nella vita bisogna sgomitare. E invece pian piano mi hanno mostrato che vivere il Vangelo è possibile e può cambiare la vita. Come sei diventato educatore? All’inizio studiai teologia. Scoprivo il rapporto con Dio e mi chiesi se la mia vocazione era il sacerdozio. Così entrai in seminario impegnandomi in vari servizi. A Roma collaboravo con la Caritas e nel centro di ascolto mi occupavo soprattutto dei clochard: lì capii che la mia strada era l’impegno nel sociale. Le persone che più avevo a cuore erano i ragazzi. Volevo condividere con loro il dono che avevo ricevuto incontrando i giovani del Movimento, perché anche loro potessero scoprire il valore profondo della vita. Sono uscito quindi dal seminario e ho iniziato a studiare come operatore sociale e educatore. Quando ci si approccia ai “ragazzi difficili” si pensa per lo più a “contenerli”. Ma cogliere la “ferita” che portano dentro è una sfida difficile: come la affronti? I ragazzi non vanno contenuti ma ascoltati e compresi. L’approccio che uso è quello che Dio ha avuto con me: mi ha accettato così come ero. E allora prima di tutto li accolgo così come sono, con il loro linguaggio, senza voler cambiare nulla, ma facendo capire che c’è l’opportunità che qualcuno gli voglia bene. Parto dalla mia esperienza con Dio e dalle loro emozioni. I ragazzi vanno aiutati facendo loro delle proposte di vita diverse. In qualche modo è un po’ come instaurare con loro un “patto educativo”. Ci racconti un’esperienza al riguardo? Da anni faccio parte di un’equipe che organizza un campo di lavoro, chiamato “stop’n’go”, dove a ragazzi adolescenti viene data un’opportunità formativa alla luce dell’ideale dell’unità. Ricordo una ragazza madre di 19 anni, con una storia dolorosa, che alternava atteggiamenti adulti e infantili. Ci chiedevamo se il suo inserimento sarebbe stato proficuo per lei e per gli altri. Decidemmo di fare un patto con lei: poteva uscire a turno con uno di noi adulti in cambio del rispetto delle regole del campo e della partecipazione alle attività. Lei accettò e fu una gara d’amore dell’equipe per farla sentire accolta e mai giudicata. Io sperimentai che anche gli educatori hanno da imparare dagli educandi, e che è possibile trasformare una difficoltà in opportunità.
Claudia Di Lorenzi
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Mar 15, 2019 | Nuove Generazioni
Sei tematiche per sei anni, un cammino di approfondimento che parte dall’ambito dell’economia, della comunione del lavoro. Il mondo unito, una meta impegnativa ma non utopica, che si può raggiungere se si agisce su tanti diversi fronti. Lo sanno bene le nuove generazioni dei Focolari alle quali Chiara Lubich aveva suggerito di incamminarsi sulle tante “vie” che conducono ad un mondo unito, di conoscerle e approfondirle per raggiungere questo obiettivo. Per questo, proprio dai giovani, è partita l’idea di un percorso mondiale in sei anni che hanno chiamato “Pathways for a united world”, percorsi per un mondo unito. Un cammino con azioni e approfondimenti su sei grandi tematiche. Nei prossimi mesi vi proporremo testimonianze ed esperienze di vita vissuta sulla prima di esse: economia, comunione e lavoro.
Donare quanto abbiamo in più – Da quando ci siamo sposati, ogni anno sentiamo di dover condividere con gli altri quanto abbiamo in più. L’esperienza è iniziata durante i preparativi per il matrimonio, quando abbiamo ricevuto tantissimo, in affetto e aiuti economici. Abbiamo scelto di fare una donazione ad una associazione di Timor Est che aiuta concretamente i bambini in difficoltà, gestita dal sacerdote che ci ha sposati. È stato incredibile ricevere, poco dopo la donazione, esattamente dieci volte tanto. Ogni anno, poi, abbiamo fissato di donare una parte dei nostri guadagni per alimentare la comunione dei beni che si vive nel Movimento dei Focolari. Proprio questa mattina avevo fatto un bonifico per questo, quando ho ricevuto in dono un cappotto. Bello, alla moda e…proprio della mia taglia. (S. e C – Italia) I risparmi del salvadanaio – Ho cinque anni e vivo ad Aleppo (Siria). Qualche tempo fa avevo saputo che i giovani del Movimento dei Focolari avevano deciso di trascorrere una serata in un monastero di suore che si occupano di persone anziane e portare loro la cena. Anche io volevo partecipare. Il giorno prima dell’appuntamento, però, non sono stato bene e sono dovuto andare dalla pediatra. Mentre mi visitava ho approfittato per raccontargli dell’iniziativa. “Dottoressa, domani con la mia famiglia volevamo andare a trovare alcuni anziani. Io per contribuire ho anche svuotato il mio salvadanaio. Ma io domani ci posso andare?”. E lei: “Sì, puoi andare perché stai bene di salute. Ma ti restituisco i soldi con i quali hai pagato la visita, perché anche io vorrei partecipare alla vostra iniziativa”. (G. – Siria) Coinvolgere la città – Conosco molte persone che non possiedono neppure l’indispensabile per vivere. Che fare? Parlandone con i colleghi, è nata una condivisione spontanea. Ricevevo molte cose che poi distribuivo a famiglie in difficoltà. L’idea si è diffusa e le cose ricevute aumentavano, avevo bisogno di più spazio e di qualche aiuto. Una coppia di amici ha messo a disposizione un negozio, un collega, con il quale siamo molto diversi per idee e cultura, e due giovani professionisti hanno messo a disposizione del tempo per questa iniziativa. Dopo un mese abbiamo inaugurato il nostro “Bazar comunitario”, presenti l’Assessore ai Servizi Sociali ed alcuni Consiglieri Comunali. Lavorando abbiamo iniziato a “fare rete” con le istituzioni sociali della città ed abbiamo elaborato una mailing-list per mettere in contatto chi ha qualcosa da donare con chi è in necessità. Riceviamo collaborazioni e oggetti di ogni tipo, da singoli e da aziende. Il Bazar è divenuto punto di riferimento anche per persone sole che hanno modo di rendersi utili. Un giorno, per aiutare una lavanderia sociale ad acquistare una macchina adeguata, ho chiesto ad un collega di accompagnarmi: “È la prima volta che termino un anno facendo qualche cosa per gli altri – mi ha detto al ritorno. – Sono felice. Grazie per avermi parlato di questa iniziativa!”. ( M.D.A.R. – Portogallo) (altro…)
Mar 15, 2019 | Sociale
I ragazzi per l’unità del Movimento dei Focolari e Prophetic Economy aderiscono a «FridaysForFuture», l’iniziativa mondiale per la salvaguardia dell’ambiente promossa da Greta Thunberg
Questa mattina nel giardino della sede internazionale del Movimento dei Focolari a Rocca di Papa (Italia), la Presidente dei Focolari Maria Voce e il co presidente Jesús Morán hanno piantato un albero (diretta Facebook dell’evento) a sostegno all’iniziativa internazionale #FridaysForFuture, promossa da Greta Thunberg, la sedicenne svedese che in poco tempo è diventata un simbolo dell’ambientalismo. Il mondo ha iniziato ad accorgersi di lei quando, a inizio anno scolastico, lo scorso autunno, Greta ha deciso di scioperare da scuola ogni venerdì mattina per fare sit-in davanti al Parlamento di Stoccolma. Il suo obiettivo era quello di protestare per una mancata presa di posizione da parte dei leader politici di fronte a quanto sta accadendo all’ambiente. Poi a fine gennaio, a Davos in Svizzera, è finita nel mirino dei media mondiali quando ha parlato davanti ai big della terra al World Economic Forum: “State distruggendo il mio futuro non voglio che speriate, vi voglio vedere nel panico”. Anche i Ragazzi per l’Unità del Movimento dei Focolari, insieme a Prophetic Economy, hanno deciso di aderire all’iniziativa internazionale prevista per oggi, venerdì 15 marzo, per chiedere con forza che siano rispettate le convenzioni internazionali per salvaguardare il pianeta, che si smetta di parlare e si agisca con decisione. “Le prese di posizione di molti politici dimostrano che l’approccio top-down non è sufficiente – spiega Luca Fiorani, coordinatore di EcoOne, la rete internazionale dei Focolari degli operatori nell’ambito dell’ecologia e della sostenibilità. Le grandi conferenze internazionali sul clima dell’Onu dimostrano che è difficile prendere delle decisioni condivise per combattere il riscaldamento globale. E così entrano in gioco gli approcci bottom-up, cioè quelli in cui la popolazione spinge sui potenti per far prendere delle decisioni efficaci per evitare il cambiamento climatico. E allora l’iniziativa di questi ragazzi è importantissima, perché sono quelli che un domani pagheranno di più gli effetti del cambiamento climatico. È quindi importante che i ragazzi si muovano a livello globale e che muovano le coscienze di tutti. Se non agiamo ora, nel giro di 20 o 30 anni potrebbe essere troppo tardi. Anche Papa Francesco lo ricorda spesso. Basta andare a leggersi la sua lettera sulla Quaresima, tutta incentrata sulla conversione ecologica: pregare, digiunare, fare elemosina, ma con – nello sfondo – la cura della creazione”. E l’impegno dei ragazzi dei Focolari per raggiungere l’obiettivo “Fame Zero”, va proprio nella direzione dell’iniziativa di Greta Thunberg.
Lorenzo Russo
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Mar 14, 2019 | Chiara Lubich
A undici anni dalla morte della fondatrice dei Focolari sono molti gli eventi che la ricordano nel mondo. A Roma, il Card. Ryłko ha celebrato una S. Messa alla presenza di Maria Voce e Jesús Morán. Oltre a un folto gruppo del “popolo” di Chiara, molte le autorità civili, religiose e gli amici dei Focolari intervenuti. La celebrazione è stata animata dal complesso internazionale Gen Verde. Iniziatrice di strade nuove di vita cristiana, donna affidata totalmente a Dio e dalla profonda identità “mariana”. Proprio per questo Dio ha depositato in lei un dono per la Chiesa e il mondo: il carisma dell’unità. Questi, in sintesi, i cardini della vita di Chiara e dei Focolari ripercorsi dal Card. Stanisław Ryłko, già Segretario e poi Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, durante la S. Messa celebrata il 14 marzo a Roma nel più antico santuario mariano, la basilica di Santa Maria Maggiore, in occasione dell’undicesimo anniversario della morte di Chiara Lubich.
Presenti, oltre alla Presidente dei Focolari Maria Voce, al Copresidente Jesús Morán e a un folto gruppo del “popolo di Chiara”, anche rappresentanti civili, religiosi, del mondo diplomatico e di diversi movimenti cristiani: un’assemblea variegata, che sembrava restituire a Chiara quell’abbraccio da lei rivolto all’umanità. “Quante volte avete sentito Chiara pronunciare queste parole – ha ricordato il Card. Ryłko: «È l’amore che conta. È l’amore che fa camminare il mondo, giacché se uno ha anche una missione da svolgere essa è tanto più feconda quanto più è intrisa d’amore». “Oggi le sfide che personalmente e come popoli viviamo non sono da meno da quelle che Chiara ha dovuto affrontare quando ha cominciato – confida una ragazza che da poco ha conosciuto i Focolari. Nulla di più attuale del suo messaggio di unità oggi; della sua visione di un mondo che, nella sua diversità e contraddizione, può avanzare unito anche in mezzo a polarizzazioni che sembrano lacerare le nostre relazioni”. Si coglieva, nelle parole del Card. Ryłko, l’amicizia fraterna di lunghi anni con la fondatrice dei Focolari – “Abbiamo percorso un
lungo tratto di strada insieme” – e la profonda conoscenza del dono che Dio le ha fatto. “Nella vita di un Movimento è molto importante la memoria delle origini – ha sottolineato –, come alla fonte l’acqua è sempre più limpida, così alle origini un carisma si presenta in tutta la sua affascinante bellezza e novità. E il Movimento scopre meglio la sua identità. La vostra identità più profonda è racchiusa nel nome stesso del vostro Movimento: Opera di Maria. Una particolare presenza di Maria vi accompagna fin dalla vostra nascita. Questa dimensionemariana caratterizza tutto il vostro impegno missionario nel mondo. Papa Francesco parla spesso di uno “stile mariano di evangelizzazione” come quello più adatto ai nostri tempi”. Ha poi definito il popolo dei Focolari una “generazione nuova” di uomini e donne, di giovani, di famiglie nuove, tutti innamorati dell’amore di Dio e dell’ideale dell’unità. Alla fine della celebrazione, ringraziando tutti i presenti, Maria Voce ha comunicato l’apertura, il 7 dicembre prossimo dell’anno dedicato al centenario della nascita di Chiara Lubich. Il 2020 sarà infatti costellato di numerose iniziative ed eventi di varia natura volti a “celebrare per incontrare” Chiara, come recita il motto del centenario stesso.
“Vorremmo celebrare questa corrente di vita nuova e universale che il Carisma dell’unità ha immesso nelle nostre storie personali e in quella di numerosi popoli e culture” – ha annunciato la presidente dei Focolari. “Lo vogliamo fare dando la possibilità a tanti nel mondo di incontrare Chiara oggi: di conoscerla come persona e riscoprire l’attualità del suo Carisma e la sua visione di un mondo visto come famiglia di popoli fratelli. Una visione controcorrente in quest’epoca di particolarismi e sovranismi risorgenti. Sono certa che l’incontro personale e collettivo con Chiara continuerà ad ispirare persone, idee e progetti animati dallo spirito dell’unità”. Le celebrazioni avranno inizio a Trento, la sua città natale, il 7 dicembre prossimo, con l’inaugurazione di una grande mostra multimediale dedicata a Chiara, che sarà anche riproposta in varie capitali del mondo. Per tutto l’anno si avvicenderanno a Trento gruppi di pellegrini che potranno conoscere meglio la sua persona e la sua eredità spirituale. Anche a Roma e dintorni, nel corso dell’anno, ci saranno vari eventi che permetteranno di scoprire dal di dentro la vita e l’opera di Chiara nel quotidiano, dalla casa dove ha abitato alla cappella dove ora riposa, presso il Centro del Movimento.
Stefania Tanesini
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