Dic 17, 2018 | Sociale
Anche se i riflettori mediatici si accendono a intermittenza sul dramma che continua a consumarsi alla frontiera tra Messico e USA, sono molte le persone e le organizzazioni, tra cui i Focolari, che non abbandonano i migranti. Nelle ultime settimane, notizie e immagini della colonna composta da migliaia di persone in marcia dall’Honduras verso il confine con gli Stati Uniti hanno fatto il giro del mondo. «In questa regione, il fenomeno migratorio è molto comune» ci ha spiegato Sandra Garcia-Farias Herrera della comunità dei Focolari del Nord-ovest del Messico. «Mexicali e Tijuana sono città di confine, cresciute proprio per l’alto numero di persone arrivate qui con il sogno di entrare negli Stati Uniti. Ma quello a cui abbiamo assistito nell’ultimo mese non ha precedenti. La popolazione stessa non comprende come il fenomeno sia arrivato a queste proporzioni e cosa abbia spinto tante famiglie a lasciare tutto, anche in avverse situazioni climatiche, e mettersi in viaggio. Qui la strada finisce, e il loro sogno sembra infrangersi. Le strade e i luoghi pubblici sono diventati accampamenti. La confusione è grande, abbiamo assistito ad azioni di violenza, alla chiusura dei varchi di ingresso agli USA, al posizionamento di filo spinato sopra il muro, al dispiegamento ingente di forze di polizia a presidio dei confini, anche con elicotteri e veicoli speciali che prima non avevamo mai visto. Sembra che stia per scoppiare una guerra. La mancanza di informazioni sulle ragioni che li hanno spinti a partire, ma anche le notizie diffuse dai media e dai social network hanno suscitato tra gli abitanti del Messico sentimenti contrastanti, anche di ostilità e sdegno, fino a episodi di xenofobia». Mentre alcuni giovani dei Focolari stanno cercando il modo di poter entrare nei campi destinati ai migranti, in quest’ultima tappa del loro percorso messicano, altri li hanno avvicinati per strada, cercando di capire le loro motivazioni, ma soprattutto le loro necessità. Una famiglia ha accompagnato in macchina fino a Tijuana due donne con bambini piccoli, per evitare loro un percorso molto difficoltoso. Altri ancora, che lavorano in un centro educativo, hanno proposto agli studenti un cambio di atteggiamento culturale, per manifestare ai migranti la solidarietà e il senso di fraternità dovuti ad ogni uomo. «La priorità è ora anche quella di contrastare la confusione dilagante e gli atti di intolleranza che ne sono derivati, anche tra i giovani. Occorre diffondere la cultura dell’accoglienza».
Chiara Favotti
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Set 7, 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«Spesso noi siamo ripiegati e chiusi in noi stessi, e creiamo tante isole inaccessibili e inospitali. Persino i rapporti umani più elementari a volte creano delle realtà incapaci di apertura reciproca: la coppia chiusa, la famiglia chiusa, il gruppo chiuso, la parrocchia chiusa, la patria chiusa… E questo non è di Dio!». Risuonano in modo forte le parole di papa Francesco all’Angelus del 6 settembre, dove indica un’azione concreta per sostenere il dramma delle centinaia di migliaia di rifugiati costretti a lasciare le proprie case: «In prossimità del Giubileo della Misericordia, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi». Maria Voce, a nome del Movimento dei Focolari, esprime «gratitudine per l’appello coraggioso e concreto del Santo Padre», e sottolinea la decisione di fare quanto chiede «aprendo di più le nostre case e luoghi all’accoglienza».

Il Bed & Breakfast aperto ai migranti
Già molte iniziative personali e di gruppo, promosse dai Focolari, sono in atto in varie nazioni del Nord Africa, Medio Oriente, Europa, Sudest Asiatico, America del Nord e del Sud: supporto alle migliaia di persone provenienti dal Myanmar nei campi profughi a Nord della Thailandia, il Bed & Breakfast aperto ai migranti in provincia di Firenze, accoglienza dei rifugiati a Szeged e altre città in Ungheria e in Austria, a Lione con accoglienza di famiglie, lettere al Presidente dell’Uruguay per stimolare l’accoglienza di profughi, per citare alcuni tra le migliaia di esempi raccolti nella piattaforma dello United World Project. Ma non basta. «Bisogna fare di più», afferma Maria Voce, per muovere i vertici della politica, i circuiti del commercio di armamenti, i decisori delle scelte strategiche, le quali – come comincia a dimostrarsi – possono partire dal basso, con la mobilitazione della società civile. La presidente dei Focolari, inoltre, ha richiamato i membri del Movimento «a impegnarsi e a convergere maggiormente» per promuovere, insieme a quanti si muovono in questa direzione, azioni rivolte a smascherare le cause della guerra e delle tragedie che affliggono tanti punti del pianeta, con l’obiettivo di porvi rimedio, «mettendo in gioco le nostre forze, mezzi e disponibilità». Comunicato stampa – Servizio Informazione Focolari (altro…)
Lug 12, 2013 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Provengono dai paesi e dalle culture più diverse: Albania, Ucraina, Georgia, Marocco, Senegal, Romania, Nigeria, Bielorussia. Come tanti altri loro connazionali hanno lasciato spesso situazioni drammatiche dietro di sé, e i propri cari, nella speranza di un lavoro e di una prospettiva di vita. Sono approdati ad Acquaviva delle Fonti, una cittadina in provincia di Bari che, come altre del Mezzogiorno d’Italia è diventata meta o punto di passaggio di sogni e desideri. Qui la comunità dei Focolari già da tempo si sente interpellata da questa presenza: “Avevamo in cuore – scrivono – di far sì che i tanti stranieri/migranti potessero sentirsi accolti nella nostra città”. Si intessono rapporti personali, si creano legami di amicizia che superano barriere e diffidenze: “tre anni fa – proseguono – abbiamo pensato di organizzare un momento di festa da vivere tutti insieme nel periodo natalizio, perché potessero respirare in qualche modo il senso della famiglia, anziché la solitudine e l’emarginazione che tanti purtroppo sperimentano”. I rapporti si sono radicati, l’incontro natalizio è diventato una consuetudine: “a quella che abbiamo chiamato ‘festa dei popoli’, i nostri amici si sentono liberi di estendere l’invito ad altri loro amici stranieri, che siamo ben felici di accogliere”.
Quest’anno erano presenti una cinquantina di persone di tutte le età e di diverso credo religioso: “Grazie al clima familiare già istaurato in precedenza e subito rinnovato, spontaneamente sono venute fuori esperienze vissute all’arrivo in Italia, mettendo in comune gioie e sofferenze”. La proposta di vivere la “regola d’oro” – fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te – come base per costruire la fratellanza universale come punto in comune nella diversità del credo religioso è stata accettata e fatta propria da tutti, perché si sperimenta come “l’amore reciproco abbatte ogni distanza. Nel buffet che ha concluso la serata, accanto a quanto preparato dalla comunità, vi erano piatti tipici delle diverse terre di provenienza, preparati dai nostri amici; la gioia più grande era sperimentare cosa significa essere una famiglia”.
Abdul del Senegal, a fine serata, invita alcuni della comunità a partecipare ad un incontro di preghiera in un paese limitrofo: “Grande è stata la sua gioia e la sua sorpresa nel vederci arrivare; c’erano 200 senegalesi musulmani, scalzi e seduti sui tappeti, che leggevano il Corano. Abdul ci ha presentato il loro capo spirituale e dopo due giorni ci ringraziava ancora una volta commosso della nostra visita”. Un altro gesto concreto è stato l’apertura di uno sportello di ascolto che l’intera comunità porta avanti per individuare esigenze e mettere a disposizione competenze, offrendo lezioni di italiano ai bambini ed ai loro genitori, o un aiuto per risolvere problemi burocratici o consulenze mediche di vario tipo. “Questa esperienza di famiglia – concludono – ed i frutti che ne scaturiscono, ci danno la certezza che il mondo unito non è utopia, ma realtà già viva in mezzo a noi”. (altro…)
Giu 11, 2011 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità

Isabella Barbetta
«Da alcuni mesi davanti al supermercato c’è un signore che aiuta a portare il carrello della spesa, in cambio di un’offerta. Inizio a salutarlo, ma rimane freddo, provo ad avvicinarlo ma non parla italiano. Ogni mattina ci salutiamo e la freddezza poco a poco scompare. Cerca lavoro, ma nessuno si ferma sia perché non sa l’italiano, sia per il suo aspetto burbero. Dopo l’estate compare anche la moglie, Valentina, che sa l’italiano perché prima lavorava come badante. Con Valentina il rapporto è più facile. Mi fermo volentieri tutte le mattine a parlare con lei. Cerca lavoro, ma in Italia è un momento difficile. Dormono nell’androne del supermercato su dei cartoni. Fausto riesce a trovare per loro una sistemazione per la notte presso un istituto di suore. Ora ogni giorno nelle mie preghiere ci sono Valentina e Michele. Una mattina Valentina non riesce a parlare e a deglutire. Capisco che è una cosa seria.
Le compro le medicine, poi chiedo a Fausto di andarla a visitare. La portiamo all’ospedale, dove le fanno delle flebo. Durante la notte la vado a riprendere e la riporto dalle suore, insieme al marito Michele rimasto nella sala d’attesa. Non riescono ancora a trovare lavoro. Inizia l’inverno e invece di tornare in Bulgaria, come avrebbero dovuto fare, tornano a dormire all’aperto. Porto loro dei dolci che preparo con tanta cioccolata, così sono più sostanziosi. Si avvicina Natale. Una sera la temperatura è a 2° sotto zero. Con Fausto, al ritorno della festa della comunità di Ariccia per il Natale, passiamo vicino al supermercato. Valentina e Michele sono seduti su un cartone intirizziti dal freddo. Sento una stretta al cuore. Cerchiamo di convincerli ad andare a passare provvisoriamente la notte in un luogo al caldo. Il marito non vuole. Mi viene da piangere e dico che passerò la notte lì, se non si trova una soluzione. Fausto chiede come mai non sono ritornati in Bulgaria, come era loro intenzione. La risposta è semplice: “Non abbiamo i soldi per i biglietti.” Con Fausto ci guardiamo: se il problema sono i soldi, ci pensiamo noi, faremo meno regali a Natale. Chiediamo quando parte il pullman per la Bulgaria: l’indomani mattina dalla stazione Tiburtina. Andiamo a casa e mentre Fausto prende i soldi, preparo una busta con panini, formaggio, prosciutto, frutta, dolci, acqua, ecc. per il viaggio che durerà due giorni. Partiamo con Valentina e Michele e all’una e mezza arriviamo alla stazione Tiburtina. Ci scambiamo gli indirizzi, contenti che anche per loro sarà un bel Natale da passare in famiglia. Ma il giorno dopo sono di nuovo ad Ariccia. Valentina telefona che il pullman era pieno e non sono potuti partire, ma hanno fatto i biglietti per partire il venerdì successivo. Valentina mi dice: “Italia non volere, Bulgaria non volere, solo tu volere bene a noi.” Le suore li alloggiamo volentieri, avendo apprezzato la loro educazione e la loro cortesia. Venerdì mattina alle 6 Fausto li prende e li porta a Roma. Anche questa volta penso ad un’abbondante busta di viveri per il viaggio, oltre ad un bel caldo cappotto per sostituire la giacca sporca e malconcia di Valentina. Non ho potuto dare lavoro ai miei amici, ma sono sicura di aver dato loro un po’ di amore». NdR: la storia è stata raccontata da Isabella nel gennaio 2008. L’abbiamo riproposta oggi per la sua straordinaria attualità. (altro…)