Movimento dei Focolari
Chiara Lubich: amore e misericordia, un nesso inscindibile

Chiara Lubich: amore e misericordia, un nesso inscindibile

20160625-01Gesù Abbandonato espressione culmine della misericordia del Padre È Gesù Cristo a svelare il vero volto di Dio (cf. MV 1), ad essere per tutti noi immagine del Padre, sua espressione, suo splendore, sua bellezza, bellezza del suo amore (cf. Gv 14,8-9). Ma fin dove è arrivato Gesù nell’amarci? Fino a morire per noi. È la croce, infatti, il più profondo chinarsi della Divinità sull’uomo (cf. DM 8). Nel compimento del mistero pasquale, Gesù vince il dolore, il peccato, la morte, e trasforma tutto in misericordia (cf. Rm 5,20) Dio si è fatto uomo per amare – afferma Chiara Lubich – non solo con l’Amore ma anche col Dolore: ha assunto su di Sé “tutti i dolori del mondo, tutte le disunità dell’universo e le ha fatte: Amore, Dio!” Egli, copertoSi dei nostri peccati, traduce il dolore in amore, traduce la miseria in Misericordia”. In una letterina datata 1945, Chiara confida: “Anch’io cado e spesso e sempre. Ma quando alzo lo sguardo a Lui che vedo incapace di vendicarsi perché è fisso in croce per eccesso di Amore, mi lascio accarezzare dalla Sua Infinita Misericordia e so che quella sola ha da trionfare in me. A che sarebbe Lui infinitamente Misericordioso? A che? Se non fosse per i nostri peccati? E in uno slancio vitale, che rivela la sua scelta originaria e la sua consacrazione a Dio nel suo abbandono, Chiara esclama: “Vorrei testimoniare al mondo che Gesù Abbandonato ha riempito ogni vuoto, ha illuminato ogni tenebra, ha accompagnato ogni solitudine, ha annullato ogni dolore, ha cancellato ogni peccato”. Questi, in sintesi, alcuni punti della spiritualità tracciata da Chiara Lubich, visti nella chiave della misericordia verso la quale l’Anno Santo ci spinge a rivolgere lo sguardo. Non possiamo terminare senza un breve cenno a Maria, madre di misericordia e madre dell’Opera fondata da Chiara e a lei intitolata “Opera di Maria”. “Una madre – afferma Chiara – non cessa di amare il figlio se cattivo, non cessa di aspettarlo se lontano, non desidera altro che ritrovarlo, perdonarlo, riabbracciarlo: perché l’amore di una madre profuma tutto di misericordia. (…) Il suo è un amore che, perché sta sopra a tutto, è desideroso di tutto coprire, nascondere. (…) L’amore di una madre è naturalmente più forte della morte.(…) Ebbene, se è così delle madri normali, si può ben immaginare cos’è di Maria, Madre umano-divina del bimbo che era Dio, e madre spirituale di tutti noi! (…) Ma Dio in Maria deposita il suo disegno per l’umanità (cf. Lc 1,49); in Maria rivela tutta la sua misericordia per gli uomini”. Fonte: Centro Chiara Lubich Prima parte: La misericordia nella spiritualità di Chiara Lubich Seconda parte: Chiara Lubich: l’amore al prossimo e le opere di misericordia Testo integrale di Alba Sgariglia (altro…)

Chiara Lubich: l’amore al prossimo e le opere di misericordia

Chiara Lubich: l’amore al prossimo e le opere di misericordia

foto1Fin dagli inizi del Movimento, soprattutto per le circostanze dolorose della guerra, Chiara e le sue compagne furono molto attente ad amare i poveri della loro città, accogliendoli in casa, visitandoli, portando loro il necessario, soccorrendoli in tutti i modi. Per questo esercizio di amore, di carità verso il prossimo più bisognoso, più tardi compresero che il loro cuore non doveva soltanto rivolgersi ai poveri ma a tutti gli uomini indistintamente. (…) Sulle opere di misericordia Chiara ritorna in diverse lettere inviate, fin dai primi tempi, a quanti si avvicinavano al Movimento. Fra le tante riportiamo ciò che scrive alla sua amica Anna esortandola a vivere in ogni attimo della sua giornata l’opera di misericordia che Dio le pone dinnanzi e di farlo anche nei confronti di se stessa, di Gesù dentro di lei: “Ricorda che alla fine della vita ti saranno chieste le 7+7 opere di Misericordia. Se quelle hai fatto, tutto hai fatto. E vorrei tu vivessi con noi l’attimo presente e nel presente l’opera di Misericordia che Dio ti richiede. Studi? = Istruisci l’ignorante. Ti si interroga (da una compagna?) = consigli un dubbioso. Mangi o dai da mangiare? = sfami gli affamati. (…) ecc. Tutte le 14 opere di Misericordia sono tali da risolvere ogni tua azione. E ogni tua azione può essere rivolta al Gesù che deve vivere e crescere in te e nel tuo prossimo.” L’amore reciproco, il patto di misericordia e il perdono Il comandamento nuovo di Gesù : “amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato…” (cf. Gv 13,34), – che evidenzia la specificità delle relazioni interpersonali dei cristiani e il fine ultimo della misericordia -, rappresenta un altro cardine della spiritualità di Chiara. È l’amore reciproco che, vissuto nell’atteggiamento di “amare per primi”, di donazione incondizionata, gratuita gli uni verso gli altri, ha caratterizzato la vita del primo focolare. Chiara stessa ne descrive la radicalità, parlando ad un gruppo di amici musulmani del “patto di misericordia”. (…) In altre circostanze Chiara ribadisce l’opportunità di questa pratica, sottolineando il valore del perdono, e definendolo un vero atto di libertà: “Perdonare. Perdonare sempre. Il perdono non è dimenticanza che spesso significa non voler guardare in faccia la realtà. Il perdono non è debolezza, e cioè non tener conto di un torto per paura del più forte che l’ha commesso. Il perdono non consiste nell’affermare senza importanza ciò che è grave , o bene ciò che è male. Il perdono non è indifferenza. Il perdono è un atto di volontà e di lucidità, quindi di libertà che consiste nell’accogliere il fratello così come è, nonostante il male che ci ha fatto, come Dio accoglie noi peccatori, nonostante i nostri difetti. Il perdono consiste nel non rispondere all’offesa con l’offesa, ma nel fare quanto Paolo dice: ‘Non lasciarti vincere dal male, ma vinci col bene il male’. Il perdono consiste nell’aprire a chi ti fa del torto la possibilità di un nuovo rapporto con te, la possibilità quindi per lui e per te di ricominciare la vita, di avere un avvenire in cui il male non abbia l’ultima parola. (…) Su questo atteggiamento da avere nei confronti di ogni fratello, Chiara ritorna specificando la necessità di ricominciare sempre: “Forse quel fratello, come tutti noi, ha commesso degli errori, ma Dio come lo vede? Qual è in realtà la sua condizione, la verità del suo stato? Se è a posto davanti a Dio, Dio non ricorda più nulla, ha tutto cancellato col suo sangue. E noi perché ricordare? Chi è nell’errore in quel momento? Io che giudico, o il fratello? Io. E allora devo mettermi a vedere le cose dall’occhio di Dio, nella verità, e trattare in modo conforme col fratello, perché, se per disavventura egli non si fosse ancora sistemato col Signore, il calore del mio amore, che è Cristo in me, lo porterebbe a compunzione come il sole riassorbe e cicatrizza tante piaghe. La carità si mantiene con la verità e la verità è misericordia pura, della quale dobbiamo essere rivestiti da capo a piedi per poterci dire cristiani. Il mio fratello torna? Io debbo vederlo nuovo come nulla fosse stato e ricominciare la vita insieme, nell’unità di Cristo, come la prima volta, perché nulla più è. Questa fiducia lo salvaguarderà da altre cadute e anch’io, se così avrò misurato con lui, potrò aver speranza di essere da Dio un giorno così giudicato”. Fonte: Centro Chiara Lubich Prima parte: La misericordia nella spiritualità di Chiara Lubich Testo integrale di Alba Sgariglia (altro…)