Nov 2, 2006 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Un momento molto importante nella mia vita è stato il 2 Marzo 1997, giorno nel quale mio nipote, Bruno Alberto, di 8 anni, è scomparso improvvisamente, mentre si trovava in vacanza con la sua famiglia. Il dolore dei genitori, come pure il mio, era enorme, tremendo. Subito, la Comunità dei Focolari, della quale faccio parte si è impegnata in un’intensa ricerca del bambino. Gli Organi di Giustizia e le istituzioni pubbliche di sicurezza invece erano abbastanza assenti. In Argentina infatti non c’è una legislazione che garantisca l’immediata ricerca di un minorenne quando questo viene rapito. Questo vuoto legale, che allontanava sempre più la possibilità di ritrovare il bambino, accresceva il senso d’impotenza, aggiungendosi al dolore della scomparsa. Intanto i casi di rapimento di bambini si facevano sempre più frequenti. Cercando di andar al di là di questo dolore, che ci ha richiamato sempre Gesù crocefisso che grida l’abbandono, e col desiderio di fare qualcosa affinché altri non sperimentassero la stessa impotenza, è nata la campagna “Alerta Niño” (attenzione bambino), con l’obiettivo di richiamare l’attenzione del potere pubblico su questa grave situazione. Alla campagna, promossa dalla Comunità dei Focolari in tutta l’Argentina, hanno subito aderito moltissime altre persone di buona volontà. Si è costituita una Commissione con avvocati ed esperti, che hanno appoggiato dei progetti di legge alla Camera della Nazione Argentina, progetti che puntavano alla nascita di un “Istituto di prevenzione e ricerca del minorenne sparito”. L’iniziativa ha avuto l’appoggio di numerosi vescovi ed istituzioni della Chiesa cattolica, di moltissimi enti pubblici e privati e di deputati e senatori di tutto il Paese. Purtroppo, nonostante l’impegno, il percorso legislativo del progetto si è fermato, ottenendo solo l’approvazione di un “Registro Nazionale di Bambini e Adolescenti Scomparsi”, senza prendere in considerazione la necessità di una ricerca immediata dei minorenni. Aderendo alla proposta, sono state presentate alle Camere, più di 85.000 firme da tutta l’Argentina, ed in più numerose lettere da diversi rappresentanti della popolazione. I mezzi di comunicazione locali e nazionali hanno diffuso l’iniziativa e coscientizzato la società su questa problematica e sulla necessità di trovare strumenti di prevenzione e di ricerca per la scomparsa di un minorenne. Tutto questo lavoro è stato finanziato dalla comunione dei beni delle persone del Movimento dei Focolari e con lo sforzo disinteressato di chi ha lavorato nella campagna durante questi 9 anni. Nell’attesa di ottenere l’esito positivo sul piano legislativo nazionale, si sono presentate delle proposte a livello municipale e regionale. La prima attuazione è avvenuta nel Municipio di Rosario, dove il Consiglio Deliberante, il 12 settembre 2002, ha approvato all’unanimità il nostro progetto ed ha sancito una legge comunale, che ha istituito un “Registro Municipale di Bambini Scomparsi”. E’ nata una linea verde per le denunce e per raccogliere informazioni che, oltre ad orientare e sostenere la famiglia, coordina azioni con le Forze dell’Ordine, e prevede la diffusione della foto del bimbo nelle pagine web del Municipio e sui mezzi di comunicazione. Nel 2004 si è collaborato nella ricerca di quindici bambini scomparsi, con un esito positivo in tutti i casi, secondo i dati della Difesa Civile. L’esperienza della città di Rosario si è poi diffusa ad altri Comuni ed oggi sono già più di venti quelli che hanno approvato una legge al riguardo, o sono sul punto di attuarla, non soltanto in Argentina ma anche in paesi vicini come Uruguay e Paraguay. Un giorno una mamma disperata ci ha telefonato alle 11 di notte dalla città di ‘Las Rosas’ (a 120 Km da Rosario), dicendoci che Mariela, la figlia di 14 anni, era improvvisamente scomparsa. Era uscita al mattino per andare a scuola, ma non vi era mai arrivata. Alcuni l’avevano vista alla stazione degli autobus e si pensava che fosse andata a casa di sua sorella che abitava a Rosario. Per questo le autorità non avevano incominciato la ricerca. Le abbiamo suggerito di telefonare alla Difesa Civile. Gli operatori della Difesa Civile si sono messi immediatamente in azione: hanno chiesto delle foto, hanno cercato negli ospedali, nelle questure, in tutta la tutta la città. Proprio per la tempestività con cui si è intervenuti, la ragazza è stata ritrovata durante la mattinata, nel centro della città, in salute anche se un po’ confusa. Di recente è stato approvato da parte della legislatura Regionale un “Registro di Bambini e Adolescenti Scomparsi”, organismo col quale abbiamo collaborato fin dall’inizio. In seguito a questo traguardo raggiunto, con il quale sono stati creati strumenti legali e si è ottenuta la coscientizzazione della popolazione, anche le forze di sicurezza ora si muovono più celermente. Sentiamo che la realtà è cambiata. Ora sono diversi gli enti pubblici pronti ad intervenire in caso di rapimento di un bambino e ci sono più possibilità di poterlo trovare subito. Anche se mio nipote Bruno ancora non è stato trovato, sentiamo una grande e profonda gioia per questi altri bambini ritrovati. (M. G. – Argentina)
Set 28, 2006 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Sono nata a Santa Maria, in una regione ai piedi delle Ande, ricca di cultura aborigena ma molto povera. Sono una discendente degli aborigeni “calchaquies”, sposata e madre di 7 figli. Per 12 anni mi sono formata alla Scuola Aurora. Lì, oltre a leggere, a scrivere e alla tessitura, ho imparato a vivere la spiritualità dell’unità. Nel 2003, di fronte alla disoccupazione dilagante, ho avviato una filanda per rifornire il laboratorio di tessitura della scuola. Non è stato facile convincere le donne della mia terra, da sempre discriminate, a riprendere il lavoro di filatura, dato che per arrivare alla filanda occorreva attraversare fiumi e fare ogni giorno molti chilometri. Non avevamo mezzi. A poco a poco ognuna ha messo a disposizione ciò che aveva: un fuso, dei chili di lana o la propria abilità in questa arte tradizionale. Rimaneva il problema dei costosi macchinari. Un giorno sono costretta a chiedere un passaggio e confido al conducente la mia preoccupazione. Egli mi dice che lui sapeva fare macchine per filare. “Ce le puoi fare?” gli domando. E lui: “Sì, mi pagherai quando potrai”. Non mancano altri ostacoli: perdiamo il locale in cui lavoriamo e la più esperta si licenzia. “Con tutto quel che ci succede non sarà che ci dobbiamo arrendere?” si domanda una ragazza, che esprime il dubbio di noi tutte. Durante il trasloco troviamo una immagine della Madonna. Mi sembra molto significativo e propongo alle altre di fare un patto: lavorare ogni giorno nell’amore le une verso le altre. Poco dopo riceviamo una donazione con la quale possiamo acquistare un immobile e delle attrezzature. Così è nato l’atelier “Tinku Kamayu” che significa “ Riunite per lavorare”. All’inizio eravamo 8 e oggi, dopo due anni, l’organico dell’azienda è salito a 18 artigiane con una produzione crescente. Oggi sento di essere parte di un grande progetto che mi coinvolge con tante altre persone calchaquies. Abbiamo ritrovato la nostra identità e, con quella, la speranza, la crescita culturale, la possibilità di lavoro per noi e per altri, e tutta la ricchezza delle origini del nostro popolo. Ora ci sentiamo persone utili non più umiliate, ma valorizzate e capaci di esprimere il proprio pensiero. (altro…)
Feb 8, 2005 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo

Lia Brunet aveva conosciuto Chiara Lubich sin dal 1945 a Trento. Sarà lei, insieme al primo focolarino, Marco Tecilla e a Fiore Ungaro, a intraprendere il primo viaggio fuori dai confini dell’Europa, nel 1958. Erano gli anni di gravi conflitti sociali in tutto il continente latinoamericano. Quel viaggio segnerà l’inizio della tessitura di una rete d’amore che getterà semi di rinnovamento spirituale e sociale in quei Paesi dove Lia ha speso, senza risparmiarsi, 44 anni della sua vita. Ci ha lasciati il 5 febbraio. A Natale aveva compiuto 87 anni. Quel primo viaggio in America latina, è un viaggio pieno di incognite. A Trento, con Chiara, nei quartieri più poveri, aveva sperimentato la forza di trasformazione sociale del Vangelo vissuto e la sua forza diffusiva. In 12 intensi mesi, i tre fanno tappa a Recife, San Paolo, Rio de Janiero, Belo Horizonte in Brasile; a Montevideo, in Uruguay; a Buenos Aires in Argentina; a Santiago del Cile… Così tratteggia il loro programma in “Diario di un viaggio”: “Anche la nostra è una rivoluzione, usando l’arma più potente, l’Amore che Gesù ha por
tato sulla terra. Anche noi parlavamo di ‘uomo nuovo’, quello di san Paolo, ma anche di ‘uomo vecchio’, che cerchiamo di far morire anzitutto in noi stessi. Anche il nostro è un progetto di morte e di vita: punta a ‘che tutti siano uno’.” (altro…)
Set 12, 2004 | Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Dopo il Concilio Vaticano II si sono moltiplicati anche nelle parrocchie i rapporti ecumenici fra comunità di varie Chiese. Riportiamo l’esperienza della parrocchia Santa Isabel de Hungria , a Platanos, una località di 10.000 abitanti a sud della città di Buenos Aires (Argentina).
Una comunità viva – Durante gli anni ’70 la popolazione di Platanos crebbe rapidamente per il grande flusso migratorio dalle province interne dell’Argentina. La parrocchia di Santa Isabel è un mosaico di persone di differenti origini: italiane, spagnole, olandesi, jugoslave e ungheresi, e vi si è formata una comunità viva, aperta al confronto, alla condivisione, alla comunione con tutti. Attorno al parroco, un sacerdote italiano legato al Movimento dei Focolari, nasce ben presto un gruppo di persone, animate dalla spiritualità dell’unità, che si impegnano a vivere il Vangelo. Si incontrano periodicamente per comunicarsi la “Parola di Vita” e si raccontano le esperienze vissute, per aiutarsi nel cammino spirituale. Si crea così la famiglia con uno stile nuovo di vita che, poco a poco, si diffonde in tutta la parrocchia e nei quartieri. Coinvolge le realtà ecclesiali presenti come il Cammino Neocatecumenale, il Collegio delle Suore Ungheresi, ed apre il dialogo con cristiani delle varie Chiese. Rapporti ecumenici sempre più profondi – A favorire la nascita di rapporti fraterni tra membri di varie Chiese è stato anche il contatto con persone della Chiesa riformata. Il parroco sente il bisogno di contattare il pastore riformato e inizia fra le due comunità un rapporto che diventa sempre più profondo. Nel tempo sono nate varie attività ecumeniche svolte d’accordo con i responsabili delle rispettive Chiese: corsi biblici cui partecipano membri di varie denominazioni, un coro ecumenico di 50 persone per occasioni particolari, momenti vissuti insieme durante le ricorrenze e le feste più importanti. Ogni anno, ad esempio, alcuni giorni prima di Natale, per far sentire a tanti che non frequentano la chiesa l’atmosfera della nascita di Gesù, si è pensato di organizzare insieme, cattolici e membri della Chiesa riformata, una processione lungo le strade del quartiere con canti e musica fatti soprattutto da giovani e bambini, partendo dalla parrocchia cattolica per ritrovarsi alla conclusione nel tempio della Chiesa riformata. La Via Crucis del Venerdì Santo si svolge lungo le vie della cittadina e alcune famiglie preparano le stazioni nelle loro case. Un anno è stato proposto di fermarsi per una stazione nella casa di una famiglia della Chiesa Pentecostale che ha accolto con gioiosa sorpresa questo privilegio. Il giorno di Pasqua una giovane signora avvicinando il parroco lo ringrazia di cuore. Sua madre aveva rotto i rapporti con lei e suo marito da quando si era convertita alla Chiesa Pentecostale. Dopo la via Crucis del Venerdì Santo, li ha invitati a pranzo, ha chiesto scusa dicendo che si era resa conto che i cattolici non sono come lei credeva. Informato dei rapporti cordiali che erano nati in quella parrocchia, il Vescovo cattolico della diocesi è andato a far visita alla comunità riformata. Fu un giorno veramente importante: “E’ la prima volta – rilevò felice una signora – che un vescovo cattolico entra in un tempio riformato”. E quale non fu la sorpresa dei medici del posto nel trovarsi di fronte un pastore protestante bisognoso di cure, accompagnato da un sacerdote cattolico, e nel constatare poi come il pastore fosse oggetto di tante attenzioni da parte di cattolici. In risposta alle urgenze sociali della zona la comunità parrocchiale si sente interpellata anche dalla difficile situazione sociale del territorio. Per andare incontro alle necessità più urgenti ha fondato, da alcuni anni, la “Casa del Niño Lourdes”. Tutti i giorni una ottantina di bambini, dai tre ai quindici anni, per metà provenienti da famiglie di diverse Chiese, ricevono pasti, svolgono attività educative, sportive, ricreative. Si tocca con mano l’amore di Dio che interviene con tanta provvidenza. I bambini insieme agli educatori della Casa vivono una parola del Vangelo e pregano insieme. L’unità che si crea va oltre le diversità ecclesiali, culturali e storiche. (altro…)
Giu 9, 2000 | Focolari nel Mondo
Con il ritorno della democrazia in Argentina, nel 1983, si sono aperte nuove possibilità di partecipazione ed espressione in tutti i campi. La nostra esperienza inizia nella zona della periferia di Buenos Aires nota col nome di “quartieri spazzatura”, dove M. era maestra. Con un gruppo di amici abbiamo cominciato a collaborare alle affività di alcune delle ìstituzionì già esistenti: scuole, chiese, comitati di quartiere, ecc. A un certo punto ci fu chiaro che non volevamo essere persone che aiutano dal di fuori, ma volevamo lavorare come parte stessa della comunità, come suoi abitanti. E così nel 1984 ci siamo trasferiti lì con il nostro primo figlio di quattro mesi e lì sono cresciute anche le altre nostre due figlie. Abbiamo subito avvertito che in quel quartiere, dove anche infrastrutture sanitarie, educative, stradali, idriche erano inesistenti, quel che mancava di più era la comunicazione a tutti livelli, dentro le istituzioni, fra di esse e la gente, fra i diversi gruppi e organizzazioni, e perfino tra le famiglie vicine. La ricerca di una nuova comunicazione è stato un compito entusiasmante per tanti di noi. Diapositive, cortometraggi, storie sonore, giornale murale, musica, teatro popolare, un giornale del quartiere arrivato a duemila copie, un megafono, una macchina fotografica, finché è maturato il progetto di una radio comunitaria. La radio sorge come espressione di varie organizzazioni: negozi popolari, gruppi giovanili, centri di comunicazione popolare, gruppi di donne, diverse cooperative. Dagli inizi porta un’impronta: è una radio che non solo dice, ma fa. I suoi speaker non sono professionisti, ma animatori della comuni- tà. I suoi obiettivi di base sono diffondere le attività delle organizzazioni comunitarie; recuperare l’identità culturale nazio nale e locale; incentivare gli artisti locali; collegare in rete i diversi quartieri dove arriva l’emittente. Abbiamo detto che Radio Reconquista non solo parla ma fa, e che i suoi speaker sono abitanti impegnati in diversi compiti: docenti, studenti, operatori sanitari, sacerdoti, quindi in qualsiasi emergenza tutta la radio si mobilita prestando servizio. Viviamo l’opzione per i poveri non solo per solidarietà con chi soffre, ma come un’azione di inculturazione e di ricerca. È in gioco una cultura popolare da conservare come un tesoro, nonostante gli influssi di tanta comunicazione distruttiva, favorendo la costruzione di un progetto di vita sociale più giusto. Quello che è stato finora conservato nell’intimità, nascosto, difeso in un guscio di fronte alla società di consumo aggressiva (cioè i valori e i costumi della vita rurale e di provincia), riprende vita nella musica e nel recupero della parola. È come un’Argentina dimenticata, a volte disprezzata dai grandi mezzi di comunicazione, che trova la sua espressione nel “rito” della radio. Ai giovani che crescono in questa nuova sintesi culturale tra il mondo urbano e quello rurale, la radio del quartiere per mette dì esprimersi senza imitare la scala di valori o disvalo ri imposta dai grandi media. (M. e R. B. – Argentina) (altro…)