Mag 2, 2022 | Chiara Lubich
La parola di vita del mese di maggio del 2022 ci propone di attuare il comandamento nuovo di Gesù: l’amore reciproco. Guardare al di là delle differenze – tanto accentuate in questi tempi – per dar vita a vere comunità rivelatrici della grande novità del Vangelo. Tu sai che Gesù è presente, ad esempio, nelle azioni sacramentali: nell’Eucaristia della Messa egli si fa presente. Ebbene anche dove si vive l’amore vicendevole Gesù è presente. Egli ha detto infatti: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, (e ciò è possibile mediante il reciproco amore) io sono in mezzo a loro”[1]. Nella comunità dunque la cui profonda vita è l’amore reciproco, Egli può rimanere efficacemente presente. E attraverso la comunità può continuare a rivelarsi al mondo, può continuare ad influire sul mondo. Non ti pare splendido? Non ti vien voglia di vivere subito quest’amore assieme ai cristiani tuoi prossimi? Giovanni (…) vede nell’amore reciproco il comandamento per eccellenza della Chiesa la cui vocazione è appunto esser comunione, esser unità. (…) Se vuoi dunque cercare il vero segno di autenticità dei discepoli di Cristo, se vuoi conoscere il loro distintivo, devi individuarlo nell’amore reciproco vissuto. I cristiani si riconoscono a questo segno. E, se questo manca, il mondo non scoprirà più nella Chiesa Gesù. L’amore reciproco crea l’unità. Ma che cosa fa l’unità? “…Siano uno – dice ancora Gesù – affinché il mondo creda…”[2]. L’unità, rivelando la presenza di Cristo, trascina il mondo al suo seguito. Il mondo di fronte all’unità, al reciproco amore, crede in Lui.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 171/2) [1] Mt 18, 20. [2] Gv 17, 21. (altro…)
Apr 30, 2022 | Chiesa
Il 30 aprile del 1982, 7000 tra sacerdoti, religiosi e seminaristi provenienti da tutto il mondo e accomunati dalla spiritualità dell’unità, si riunirono a Roma per l’evento “Il sacerdote oggi, il religioso oggi”. Il ricordo di questa giornata, a 40 anni di distanza. Sacerdoti che si sentono chiamati a essere innanzi tutto testimoni del Vangelo e uomini del dialogo; religiosi che hanno trovato nella spiritualità del Movimento dei Focolari uno sprone ad incarnare con maggiore pienezza il carisma dei loro fondatori; seminaristi che hanno capito di voler scegliere Dio e di confermare la propria chiamata. Sono queste le esperienze di molti tra i partecipanti al Congresso internazionale dal titolo “Il sacerdote oggi, il religioso oggi”, svoltosi il 30 aprile del 1982 in Aula Nervi, in Vaticano. Un appuntamento che vide la partecipazione di circa 7000 persone e che, attraverso testimonianze da ogni parte del globo, evidenziarono i frutti dell’incontro del carisma dell’unità con i ministri della Chiesa cattolica e di altre Chiese e il rinnovamento portato in tante comunità religiose. Chiara Lubich, nel suo intervento di quel giorno, sottolineò i due punti focali di quest’esperienza: Gesù crocifisso e abbandonato come modello del sacerdote e del religioso; l’amore reciproco e l’unità come lo stile e lo scopo della loro missione. Essere uomini del “dialogo”. È questo il mandato che, già allora, racchiudeva in sé il desiderio di una Chiesa in uscita, come si evince dalle parole più che mai attuali della fondatrice dei Focolari: “Mai come ai tempi d’oggi, in cui la Chiesa deve guardare fuori di sé stessa ai cristiani tutti, a chi crede diversamente, e a chi non crede, viene in rilievo quello che alcuni chiamano il mandato missionario del IV Vangelo. Giovanni lo dà in questi termini: ‘Da questo conosceranno che siete miei discepoli: se vi amerete gli uni gli altri’. (…) Oggi i cristiani sono chiamati ad evangelizzare anche in questo modo: amandosi e presentando agli altri l’esperienza della loro nuova vita. Essa non può non toccare, non meravigliare, non porre domande. Ed ecco fiorire il dialogo”. In quel giorno l’allora Santo Padre, Giovanni Paolo II, presiedette “la concelebrazione più grande dall’istituzione dell’Eucaristia”, come titolò L’Osservatore Romano. Fu un momento di gioia e condivisione, un’occasione per fare bilanci, un punto di partenza per nuovi sviluppi. Oggi, a 40 anni di distanza, ascoltiamo il racconto di alcuni tra i partecipanti.
a cura di Maria Grazia Berretta
https://youtu.be/Ves2qHKNh-g
(altro…)
Apr 25, 2022 | Chiara Lubich
“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” é la parola che stiamo cercando di mettere in pratica durante questo mese di aprile 2022. Essere testimoni del Vangelo, è anche l’incoraggiamento che scaturisce delle parole di Chiara Lubich. Come testimoniare Gesù? Vivendo la vita nuova che egli ha portato sulla terra, l’amore, e mostrandone i frutti. Debbo seguire lo Spirito Santo che, ogniqualvolta incontro un fratello o una sorella, mi fa pronta a “farmi uno” con lui o con lei, a servirli alla perfezione; che mi dà la forza di amarli se in qualche modo nemici; che mi arricchisce il cuore di misericordia per saper perdonare e poter capire le loro necessità; che mi fa zelante nel comunicare, quando è l’ora, le cose più belle del mio animo… Attraverso il mio amore è l’amore di Gesù che si rivela e si trasmette. È un po’ come una lente che raccoglie i raggi del sole: avvicinando ad essa uno stelo, questo si accende perché, col concentrarsi dei raggi, la temperatura diventa più forte. Se invece si mette direttamente lo stelo di fronte al sole, questo non si accende. Così è a volte per le persone. Di fronte alla religione sembrano rimanere indifferenti, ma a volte – perché così Dio vuole – di fronte ad una persona che partecipa dell’amore di Dio, si accendono, perché essa fa da lente che raccoglie i raggi e accende e illumina. Con e per quest’amore di Dio in cuore si può arrivare lontano, e partecipare a moltissime altre persone la propria scoperta.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 691/2) (altro…)
Apr 18, 2022 | Chiara Lubich
Gesù è risorto! E ci ha lasciato la consegna di essere i testimoni della Sua presenza viva tra noi che trasforma la società. Un invito ad essere portatori dell’annuncio della Buona Novella negli ambienti nei quali viviamo. Gesù ci ha assicurato che Egli sarà presente là dove due o più saranno uniti nel suo nome[1]. Lasciar vivere, dunque, il Risorto in noi e in mezzo a noi: ecco il segreto, ecco la via concreta per realizzare il Regno di Dio; ecco il Regno di Dio in atto. […] Una consegna che Gesù ha lasciato non soltanto ai suoi apostoli, ma a tutta la Chiesa ed a ciascuno di noi. Il compito della Chiesa sarà quello di testimoniare il Risorto; e questo non soltanto mediante l’annuncio che deve esser fatto dai suoi ministri, ma anche e soprattutto attraverso la vita di ciascuno di noi suoi membri. Testimoniare il Risorto significa far vedere al mondo che Gesù è il Vivente; e questo sarà possibile se il mondo potrà vedere che Gesù vive in noi. Se vivremo la sua Parola, se sapremo rinnegare le tendenze dell’uomo vecchio[2], soprattutto tenendo acceso in cuore l’amore verso il prossimo, se ci sforzeremo in modo speciale di conservare sempre l’amore scambievole fra di noi, allora il Risorto vivrà in noi, vivrà in mezzo a noi e irradierà intorno la sua luce e la sua grazia, trasformando gli ambienti con frutti incalcolabili. E sarà lui, mediante il suo Spirito, a guidare i nostri passi e le nostre attività; sarà lui a disporre le circostanze ed a fornirci le occasioni per portare la sua vita alle persone bisognose di lui. […] Senza sottovalutare i progetti che dobbiamo pur programmare ed i mezzi che il progresso tecnico ci offre per portare l’annuncio evangelico, dobbiamo fare soprattutto una cosa: essere suoi testimoni, lasciando vivere il Risorto in noi.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 345/8) [1] Cf. Mt 18, 20. [2] Cf. Ef 4, 22-24 e Col 3, 9-10. (altro…)
Apr 11, 2022 | Chiara Lubich
Nel cuore della Settimana Santa che stiamo iniziando, il Giovedì Santo, rivivremo la lavanda dei piedi che Gesù fa ai discepoli, nella quale Egli compie quest’atto d’amore mettendosi all’ultimo posto. Chiara Lubich ci introduce con il testo che segue nell’essenza dell’amore cristiano, da tradurre in comportamenti concreti, capaci di generare reciprocità e pace. L’unità, donata da Cristo, va sempre ravvivata e tradotta in concreti comportamenti sociali interamente ispirati dall’amore reciproco. Da qui le indicazioni su come impostare i nostri rapporti: Benevolenza: volere il bene dell’altro. È “farsi uno” con lui, accostarlo essendo vuoti completamente di noi stessi, dei nostri interessi, delle nostre idee, dei tanti preconcetti che ci annebbiano lo sguardo, per addossarci i suoi pesi, le sue necessità, le sue sofferenze, per condividere le sue gioie. È entrare nel cuore di quanti accostiamo per capire la loro mentalità, la loro cultura, le loro tradizioni e farle, in certo modo, nostre; per capire veramente quello di cui hanno bisogno e saper cogliere quei valori che Dio ha disseminato nel cuore di ogni persona. In una parola: vivere per chi ci sta accanto. Misericordia: accogliere l’altro così come è, non come vorremmo che fosse, con un carattere diverso, con le nostre stesse idee politiche, le nostre convinzioni religiose, e senza quei difetti o quei modi di fare che tanto ci urtano. No, occorre dilatare il cuore e renderlo capace di accogliere tutti nella loro diversità, nei loro limiti e miserie. Perdono: vedere l’altro sempre nuovo. Anche nelle convivenze più belle e serene, in famiglia, a scuola, sul lavoro, non mancano mai momenti di attrito, divergenze, scontri. Si arriva a togliersi la parola, ad evitare di incontrarsi, per non parlare di quando si radica in cuore l’odio vero e proprio verso chi non la pensa come noi. L’impegno forte ed esigente è cercare di vedere ogni giorno il fratello e la sorella come fossero nuovi, nuovissimi, non ricordandoci affatto delle offese ricevute, ma tutto coprendo con l’amore, con un’amnistia completa del nostro cuore, ad imitazione di Dio che perdona e dimentica. La pace vera poi e l’unità giungono quando benevolenza, misericordia e perdono vengono vissuti non solo da singole persone, ma insieme, nella reciprocità. E come in un caminetto acceso occorre di tanto in tanto scuotere la brace perché la cenere non la copra, così è necessario, di tempo in tempo, ravvivare di proposito l’amore reciproco, ravvivare i rapporti con tutti, perché non siano ricoperti dalla cenere dell’indifferenza, dell’apatia, dell’egoismo. Questi atteggiamenti domandano di essere tradotti in fatti, in azioni concrete. Gesù stesso ha dimostrato cos’è l’amore quando ha sanato gli ammalati, quando ha sfamato le folle, quando ha risuscitato i morti, quando ha lavato i piedi ai discepoli. Fatti, fatti: questo è amare. Anche la nostra giornata può riempirsi di servizi concreti, umili e intelligenti, espressione del nostro amore. Vedremo crescere attorno a noi la fraternità e la pace.
Chiara Lubich
(Chiara Lubich, in Parole di Vita, Città Nuova, 2017, pag. 786/8) (altro…)