Movimento dei Focolari

Il Santo Viaggio

Attingendo ad una frase della Scrittura, Chiara Lubich riflette sul Santo Viaggio della vita invitando a verificare periodicamente davanti a Dio a che punto siamo nel nostro cammino. Il motivo che mi spinge a rivolgermi a voi è il desiderio di esaminare assieme la situazione in ordine alla nostra santificazione. In questi giorni una focolarina mi ha segnalato una bellissima frase dei Salmi, che annuncia una beatitudine che non conoscevo: “Beato l’uomo che pone la sua fiducia in te e decide nel suo cuore il santo viaggio”.* “Il Santo Viaggio”. Di che viaggio parla la Scrittura? Certamente dell’itinerario dell’uomo verso Dio, verso il Cielo. Dunque il viaggio della propria santificazione, che ci apre il Paradiso. E allora? Siamo veramente incamminati, anche in questo momento, nel Santo Viaggio? […] Fermiamoci un po’ e facciamo un breve consuntivo davanti a Dio solo, per la sua sola gloria. Ci sono stati dei risultati? Abbiamo migliorato nel fare, ad esempio, la volontà di Dio? Nell’amore? Nell’amore reciproco? […] Se sì, ringraziamo Dio e avanti! Se no, ringraziamolo d’aver ancora la vita per ricominciare. E avanti! Vogliamo assolutamente gustare insieme la beatitudine del Santo Viaggio!

Chiara Lubich

 (in una conferenza telefonicaRocca di Papa, 3 settembre 1981) Tratto da: Chiara Lubich, Conversazioni in collegamento telefonico, Città Nuova Ed., 2019, pag. 61. * Sal 84, 6. (altro…)

Igino Giordani, un eroe disarmato

Igino Giordani, un eroe disarmato

Domenica 18 aprile in live streaming attraverso alcune testimonianze sarà ricordato Igino Giordani, politico ispiratore dell’impegno sociale e delle scelte ideali di tanti, scrittore e giornalista, co-fondatore del Movimento dei Focolari. Verrà presentato l’ultimo libro biografico e inaugurata una scultura a lui dedicata. Uomo del dialogo e di profonda fede, sostenitore della fraternità universale, costruttore di pace, politico, giornalista: Igino Giordani (1894-1980) è tutto questo e molto di più. Il 18 aprile 2021 ricorre il 41esimo anniversario della sua dipartita e per questa ricorrenza il Centro Igino Giordani ha organizzato un evento per commemorare la sua figura. Una figura che continua nel tempo a suscitare interesse in persone di diverse età, provenienze geografiche, politiche, culturali e richiama all’impegno per costruire una società migliore. L’evento sarà trasmesso in live streaming ( https://live.focolare.org/ ) dal Centro Internazionale del Movimento dei Focolari (Rocca di Papa, Italia), domenica 18 aprile 2021 alle ore 15.30 (ora italiana) con la possibilità di seguirlo in italiano, inglese, francese, spagnolo e portoghese. Giordani è stato giornalista e scrittore, ma ha avuto un ruolo molto importante nella politica italiana del secondo dopoguerra. Ha dato infatti un valido contributo nel porre le basi per la nascente Repubblica Italiana in un periodo non facile per questo Paese, cioè a ridosso delle guerre mondiali ed è stato anche membro dell’Assemblea Costituente. Un testimone della politica vissuta come servizio alla pace e per una società più giusta. E in quest’ottica ci saranno alcune testimonianze di chi ha tradotto la sapienza di Giordani in disegni di legge o iniziative politiche a favore del dialogo e per il bene comune, o ancora chi ha capito quali scelte è giusto fare per contrastare politiche che minacciano la pace fra i popoli. Durante l’evento sarà presentata l’ultima biografia a cura di Alberto Lo Presti (ed. Città Nuova Italia), dal titolo “Igino Giordani. Un eroe disarmato”, con la prefazione del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Una biografia che aiuta a riscoprire il senso di un autentico impegno politico e sociale. Appassionante come un romanzo. “La sua fede prorompente, – scrive Mattarella parlando di Giordani – la sua coerenza evangelica, il fervore con cui si batteva per l’equità sociale, la libertà, la pace hanno scosso tante coscienze e promosso azione e pensiero, sia nei tempi bui del fascismo che negli anni della ricostruzione democratica”. “Si fece costruttore di pace nel dialogo tra persone, tra confessioni religiose, tra popoli e Stati.  – continua Mattarella – Pensava l’Europa come continente di pace, dopo essere stata teatro di guerre sconvolgenti. Voleva che il suo Paese fosse un ponte. E lui stesso cercava di farsi ponte per avvicinare, connettere, ricomporre”. Sarà anche inaugurata una scultura a lui dedicata, opera dell’artista Peter Kostner. L’opera, che sarà collocata nel giardino del Centro Internazionale dei Focolari, raffigura Giordani seduto su una panchina. Negli ultimi anni della sua vita, infatti, egli era solito sedersi spesso proprio su una panchina di quel parco. Durante gli incontri internazionali che si svolgevano al Centro, molti, giovani e adulti, si avvicinavano per salutarlo e parlare con lui. E la panchina diveniva luogo di incontro e dialogo. Nel corso dell’evento alcune testimonianze ricorderanno quei colloqui nei quali Giordani ascoltava con umiltà e pazienza non risparmiando consigli attinti dalla sua feconda esperienza di vita e arricchiti dal carisma dell’unità.

Lorenzo Russo

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L’esperienza del Risorto in ciascuno di noi

Quando i nostri sforzi sono amati per amore di Gesù crocifisso nel momento presente e subito dopo si vive ciò che Dio vuole da noi nel momento seguente, si può sperimentare la pienezza della vita del Risorto in noi. […] l’esperienza del Risorto, con l’irradiazione dei doni del suo Spirito (luce, pace, amore, consolazione, ardore, vita, ecc.), è possibile non solo dove si realizza l’unità di due o più persone unite nel nome di Gesù, ma è un’esperienza che possono fare anche singole persone da sole. Il modo? il prezzo? Abbracciare nell’attimo presente Gesù Abbandonato. Approfondendo, alla luce di questa straordinaria esperienza, la Sacra Scrittura e l’insegnamento della Chiesa, abbiamo visto che essa corrisponde a verità. Ma quale Gesù Abbandonato – come noi diciamo – occorre abbracciare nell’attimo presente? Quello richiesto dalla vita cristiana che, per poter seguire Gesù, domanda la rinuncia a sé stessi e il prendere la propria croce. Occorre dunque dir di sì ed abbracciare con slancio ogni dolore che si presenta (la propria croce), ma anche ogni sforzo che costa il rinnegare sé stessi, la lotta al proprio egoismo, ai desideri della carne – come si dice – (eccessi nel mangiare, impurità, litigi, gelosie e così via), per lasciar trionfare nel cuore l’amore. Ecco: quando questi sforzi sono amati per amore di Gesù crocifisso nel momento presente e subito dopo si vive ciò che Dio vuole da noi nel momento seguente, si può sperimentare la pienezza della vita del Risorto in noi, anche da soli. In ciascuno di noi si fa strada la sua luce, ci invade la sua pace, s’accende l’amore con la consolazione, la serenità, il paradiso. Tutto cambia, insomma; la nostra anima si veste a nuovo. […] È quello che vogliamo fare in questi […] giorni: amare Gesù Abbandonato sempre, subito, con gioia, non solo nei dolori quotidiani, ma anche nello sforzo per vincere il nostro io. Quando il nostro Foco*, poco tempo dopo aver abbracciato il nostro Ideale, scriveva in una poesia: «Mi son messo a morire e quel che accade non mi importa più, mi sono messo a gioire nel cuore desolato di Gesù», intendeva proprio questo: morire a sé stessi per gioire con Gesù: morire con Lui Abbandonato per vivere con Lui Risorto. E allora anche noi ricordiamo questo verso: «Mi son messo a morire» e accettiamo la morte del nostro io dieci, cento volte al giorno, per donare a chi ci incontra la gioia d’imbattersi nel Risorto.

Chiara Lubich

 (in una conferenza telefonicaRocca di Papa, 3 novembre 1983) Tratto da: Chiara Lubich, Conversazioni in collegamento telefonico, Città Nuova Ed., 2019, pag. 135. * Nome confidenziale dato da Chiara Lubich a Igino Giordani   (altro…)

Gesù abbandonato: monumento della perfezione

Amare Gesù nel suo abbandono in croce significa amarlo nei dolori e nelle rinunce che comporta l’attenzione al prossimo. È questa una vera via alla perfezione nella vita cristiana come ci comunica Chiara Lubich attraverso la sua esperienza. […] Per incoraggiarci sempre più nella via della nostra santificazione collettiva […] penso vi faccia piacere conoscere una mia recentissima esperienza spirituale. Come forse sapete, sto dedicando alcuni giorni del mese […] all’approfondimento di [un] cardine della nostra spiritualità: […] Gesù Abbandonato, chiave dell’unità. Questo tema mi ha così profondamente toccato, m’è parso talmente interessante e attraente, da sentirmi spinta a viverlo subito, nell’attimo presente, dimenticando quasi l’impegno della tensione alla santità. Mi sono messa, insomma, ad amare Gesù Abbandonato abbracciandolo sotto i suoi più vari aspetti. Ma proprio in questi giorni, durante la meditazione mattutina, ecco tornarmi sott’occhio quelle che per san Giovanni della Croce sono “le dodici stelle” della perfezione, Cioè: amor di Dio, amor del prossimo, castità, povertà, obbedienza, pace, silenzio, umiltà, mortificazione, penitenza, coro, orazione. Le conoscevo bene, anzi, a forza di meditarle, le sapevo anche a memoria. Ma in questi giorni non ci pensavo affatto, presa com’ero dall’amare solo Gesù Abbandonato. Ed ecco la sorpresa, gioiosa sorpresa, come una luminosa riscoperta: rileggendole, durante la meditazione, mi sono accorta che, amando Gesù Abbandonato, le avevo fatte splendere tutte e dodici un pochino di più nella mia anima. Avevo amato Dio un po’ di più, perché avevo amato Gesù Abbandonato che è Dio. Avevo amato il prossimo di più, perché per amore di Lui m’ero sforzata di “farmi uno” con tutti. Avevo migliorato la castità, perché l’amore a Gesù Abbandonato porta a mortificarsi. Così la povertà, perché per Lui avevo cercato di spegnere ogni attaccamento. L’obbedienza, perché per Lui mi sono sforzata di far tacere il mio io per ascoltare [la voce di Dio che parla nell’interiorità]. Amando nei dolori Gesù Abbandonato avevo potuto mantenere la pace. Amandolo ho osservato meglio il silenzio, mortificando inutili parole. L’umiltà ne ha guadagnato con la morte dell’io che l’amore a Lui provoca. Così la mortificazione e la penitenza. Ho curato meglio il “coro”, che per noi significa la preghiera insieme al focolare4, e così è stata più piena l’orazione personale. Tutto meglio, dunque, per il solo amore a Gesù Abbandonato. Lo sapevo che Egli è – come diciamo – un monumento di santità. Ma non avevo ancora sperimentato, con tanta evidenza, che viverlo significa veramente tendere con frutto alla santità. […] Non posso augurarvi di meglio che fare anche voi questa esperienza. Provate! Amatelo nei dolori, nelle rinunce, nel morire per farvi uno con ogni prossimo. […] Che Gesù Abbandonato diventi tutto per noi! E la nostra santità collettiva sarà assicurata.

Chiara Lubich

(in una conferenza telefonica, Rocca di Papa, 16 giugno 1982) Tratto da: “Gesù Abbandonato e le dodici stelle della perfezione”, in: Chiara Lubich, Conversazioni in collegamento telefonico, Città Nuova Ed., 2019, pag. 85.   (altro…)

Per essere un popolo di Pasqua


Carissime, s’avvicina la Pasqua, la più grande festa dell’anno, e con essa la settimana santa, stracolma dei misteri più preziosi della vita di Gesù. Essi ci sono ricordati soprattutto il giovedì, il venerdì, il sabato santo e la domenica della risurrezione, e rappresentano per noi altrettanti aspetti centrali della nostra spiritualità. […] Che cosa vivere allora nell’appressarsi della settimana santa e durante quei giorni benedetti? Io penso che, se viviamo la Pasqua, se lasciamo vivere cioè il Risorto in noi, abbiamo il miglior modo per viverli tutti. E affinché il Risorto splenda in noi, dobbiamo amare Gesù Abbandonato ed essere sempre – come noi diciamo – “al di là della sua piaga”, dove la carità è regina. E’ essa poi che ci spinge ad essere il comandamento nuovo in atto; che ci spinge ad accostarci all’Eucaristia, […] è la carità che ci porta a vivere l’unità con Dio e con i fratelli. E’ per la carità che ciascuno di noi può essere, in certo modo, altra Maria. […] Saremo con ciò, tutti assieme, realmente quel Popolo di Pasqua che a qualcuno è parso di intravedere nel nostro Movimento. […][1]

Chiara Lubich

https://vimeo.com/529415104 [1] Cf. “Per essere un popolo di Pasqua”, Sierre, 24 marzo 1994, in Chiara Lubich, Conversazioni in collegamento telefonico, Roma 2019, pp.461-462.   (altro…)