Nov 15, 2003 | Chiesa
Carissimo Presidente Bobba, carissimi amici delle ACLI,
in questi giorni avete riflettuto sulla globalizzazione e sui suoi rischi, ma in particolare vi siete posti la domanda su quale possa essere lo specifico contributo di noi cristiani in questo tempo, quale sia la speranza che possiamo donare agli altri uomini, nostri fratelli.
E’ stato chiesto anche a me di dirvi qualcosa su questo tema e sono qui a portarvi la mia testimonianza. Per poterlo fare, dovrò parlarvi di quel dono dello Spirito che è la “spiritualità dell’unità”, dato per l’oggi a me e poi a tanti altri. Essa è una spiritualità che, ovunque sia messa in pratica, suscita e promuove un nuovo stile di vita, personale e comunitario insieme, e coincide in pratica con la “spiritualità di comunione” proposta dal Santo Padre nella Novo millennio ineunte a tutta la Chiesa perché sia vissuta. Il mondo nel quale viviamo – nonostante le fortissime tensioni a cui tuttora è soggetto – tende all’unità, ad un’unità globale, universale. Nessuno, grazie ai media, è più estraneo all’altro e quindi tutti alla stessa maniera chiedono di essere soggetti della loro storia. I nostri interessi, a Nord e a Sud, sono intrecciati in una interdipendenza che non è più una scelta, ma che, se non governata, rischia solo di aumentare le differenze. Molti problemi interessano ormai l’umanità nel suo insieme, e richiedono quindi categorie di lettura e modelli di risposta globali. Il mondo va innegabilmente verso il villaggio globale. E’ per questo che oggi, in questo contesto, non basta più un cristianesimo individuale fatto di coerenza e ascesi personale: testimonianza questa non più sufficiente. Occorre andare al cuore del messaggio che Gesù ci ha lasciato, al cuore del Vangelo, al comandamento che Gesù dice suo e nuovo: il comandamento dell’amore reciproco (Gv 13,34) che impegna più di una persona. Esso, vissuto da molti, genera la fraternità universale. Categoria questa che, pur non assente dalla mente di qualche spirito forte, è stato il dono essenziale fatto all’umanità da Gesù, che prima di morire ha pregato: “Padre (…) che tutti siano uno” (Gv 17,21), rivelando così, con la paternità di Dio, l’idea dell’umanità come famiglia, l’idea della “famiglia umana”. Noi, membri del Movimento dei Focolari, quando sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale, a Trento, abbiamo letto nel Vangelo questa pagina del testamento di Gesù, abbiamo capito, per la prima volta, non solo che per la realizzazione di essa eravamo nati, ma che dovevamo cominciare da noi ad amarci fino a consumarci in uno e nell’uno ritrovare la distinzione. Altri e altre poi ci hanno seguito e l’amore reciproco creava un circolo virtuoso che ristabiliva la fiducia, riapriva la speranza, ricomponeva legami personali e civili lacerati. E nell’assenza di leggi causata dalla guerra, siamo ripartiti dall’amore: la legge delle leggi, valore supremo, principio e sintesi di tutti i valori. Ricordo ancora – a conferma – un ragionamento che si faceva allora: quando un emigrante si trasferisce in un Paese lontano, s’adatta certamente all’ambiente che trova, ma continua spesso a parlare la sua lingua, a vestire secondo la moda del suo Paese, a costruire edifici simili a quelli della madre patria. Così, quando il Verbo di Dio si è fatto uomo, si è adattato al modo di vivere del mondo, ed è stato bambino e figlio esemplare e uomo e lavoratore; ma ha portato quaggiù il modo di vivere della sua Patria celeste, ed ha voluto che uomini e cose si ricomponessero in un ordine nuovo, secondo la legge del Cielo: l’amore. E, con la grazia di Dio, nonostante la nostra piccolezza, facendo anche noi così, ci siamo accorti che Egli aveva veramente portato in terra il modo di vivere del Cielo. Ma ciò è stato possibile perché, per il carisma che lo Spirito ci aveva dato, abbiamo potuto comprendere quel “come” del comandamento di Gesù: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi”. Quel “come” era stato espresso compiutamente da Gesù crocifisso che, dopo aver visto i discepoli dileguarsi, dopo essersi privato della Madre, mentre stava perdendo persino la vita, al culmine del suo immenso dolore, si era sentito separato, abbandonato dal Padre: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 24,46). E aveva sofferto tutto ciò per poter riunire il genere umano al Padre, da cui era staccato per il peccato, e per riunire gli uomini fra loro. Gesù, in croce e nel suo abbandono, aveva dato veramente tutto, si era completamente annullato. E tutto ciò per amore nostro. Quella era la misura del suo amore. Misura che dovremmo imparare ad avere anche noi di fronte ai nostri fratelli: “Amatevi (…) come io vi ho amato”: essere cioè completamente vuoti di noi per accogliere i dolori e le gioie degli altri. Questo è l’amore che ci è richiesto da Dio che è amore. L’amore, infatti, non è un attributo di Dio, è il suo stesso Essere, di Lui uno e trino. Il Padre, uscendo del tutto, per così dire, da sé, si fa in certo modo “non essere” per amore, e genera il Figlio; ma è proprio così che è Padre. Il Figlio, a sua volta, quale eco del Padre, torna per amore al Padre, si fa anch’Egli in certo modo “non essere” per amore, e proprio così è, Figlio; lo Spirito Santo, che è il reciproco amore tra il Padre e il Figlio, il loro vincolo d’unità, si fa, anch’Egli in certo modo “non essere” per amore, quel non essere, quel “vuoto d’amore”, in cui Padre e Figlio si incontrano e sono uno: ma proprio così è, Spirito Santo. Sono tre le Persone della Trinità, eppure sono Uno perché l’Amore non è ed è nel medesimo tempo, in un eterno donarsi. E’ questo il dinamismo della vita intratrinitaria, che si manifesta come incondizionato reciproco dono di sé, mutuo annullamento amoroso, totale ed eterna comunione. Analoga realtà è stata impressa da Dio nel rapporto tra gli uomini: lo abbiamo avvertito da quando Dio ci ha donato la sua luce. Ho sentito anch’io stessa, anni addietro, d’essere stata creata in dono a chi mi sta vicino e chi mi sta vicino è stato creato da Dio in dono a me, come il Padre nella Trinità è tutto per il Figlio e il Figlio è tutto per il Padre. E per questo anche il rapporto tra noi può essere lo Spirito Santo, lo stesso rapporto che c’è tra le Persone della Trinità. E’ la vita della Trinità che possiamo imitare, amandoci fra di noi. Allora quella vita non sarà più vissuta soltanto nell’interiorità della singola persona, ma diventerà liberamente vita dell’intera famiglia umana. La nostra esperienza di decenni ci dice che il mettere questa logica a base della vita personale e sociale, porta un notevole rinnovamento nei più vari ambiti del vivere umano. Il Concilio Vaticano infatti insegna che il comandamento nuovo della carità non è soltanto “la legge fondamentale dell’umana perfezione”, ma anche “della trasformazione del mondo” . E ciò si è verificato da noi in parecchi campi: quello politico, economico, culturale, artistico, della medicina, dell’educazione, delle comunicazioni sociali, ecc. E’ sempre stata nostra convinzione che, se il rapporto fra i cristiani è il mutuo amore, il rapporto fra i popoli cristiani non può non essere anch’esso il mutuo amore. Il Vangelo, infatti, chiama ogni popolo ad oltrepassare il proprio confine e a guardare al di là. Anzi spinge ad amare la patria altrui come la propria. I politici che fanno propria la spiritualità dell’unità vivono per questo, e cercano anche di praticare l’apparente paradosso di amare il partito altrui come il proprio, perché sono convinti che il bene del loro Paese ha bisogno dell’opera di tutti. Inoltre, essi intravedono nell’amore reciproco vissuto tra l’eletto, fin da quando è candidato, e i cittadini del proprio territorio, la strada per superare la separazione tra società e politica. E’ in questa reciprocità, infatti, che si può costruire il bene della comunità, perché alla politica vissuta dai governanti come servizio di verità e di amore, deve corrispondere da parte dei cittadini una loro sempre più piena partecipazione alla “cosa pubblica”. Per quanto riguarda l’economia, nel Movimento, sin dall’inizio, l’amore che circola tra i membri, per la legge di comunione che vi è insita, ha portato, direi naturalmente, a rendere comuni i beni dello spirito e i beni materiali. E ciò è sempre stato una testimonianza fattiva e visibile d’un amore unitivo, il vero amore, quello della Trinità. Ma nel 1991 è nato un nuovo progetto: l’Economia di Comunione. Esso intende far sorgere delle aziende affidate a persone competenti in grado di farle funzionare con efficienza e ricavarne degli utili. Questi vanno messi in comune, usati in parte per aiutare i poveri onde dar loro da vivere finché abbiano trovato un posto di lavoro; in parte per sviluppare strutture di formazione per persone animate dall’amore e capaci così di realizzare un’economia che sia comunione; in parte, infine, per incrementare le aziende stesse. Nella visione “trinitaria” dei rapporti interpersonali e sociali, che deriva dalla spiritualità dell’unità e che sta alla base dell’Economia di Comunione, alcuni economisti intravedono una nuova chiave di lettura del fatto e della teoria economici, chiave di lettura che potrebbe arricchire anche la comprensione delle interazioni economiche, e quindi contribuire a superare l’impostazione individualistica oggi ancora prevalente nella scienza economica. Ma la stessa luce può illuminare, come dicevo, tutti gli altri campi del vivere umano: la scuola, l’arte, la sanità, i mass-media… La nostra esperienza ci dice che in un clima d’amore scambievole, si gode di una luce che guida alla verità sempre più piena, dà capacità di novità, e informa un dialogo con tutti, rispettoso della diversità. E tutto questo è destinato a diventare patrimonio della famiglia umana. Il paradigma dell’unità, se attuato, appare un’enorme risorsa per la globalizzazione oggi in atto, perché contiene in sé il germe di ogni forma di integrazione tra i popoli e il metodo per raggiungerla: l’amore scambievole. La conseguenza è il rifiuto di discriminazioni, di guerre, di controversie, di nazionalismi, di rivendicazioni di interessi nazionali. Ne conseguirà l’esigenza di porre a disposizione di tutti i popoli i beni della creazione quali doni di Dio, e superare così il sottosviluppo di alcuni e l’ipersviluppo di altri: è l’idea della “comunione”, della fraternità universale in atto. L’unità immessa nella famiglia umana porta a compimento il disegno di Dio su di essa: essere una cosa sola. In tal modo le diversità di popoli, di razze, di appartenenze, non vengono annullate, ma armonizzate in reciprocità. Che il Signore ci dia, alla luce della sua preghiera per l’unità (Gv 17), di concorrere a realizzare la fraternità dove e come possiamo. Potremo così essere per l’umanità, accanto a tutti gli uomini di buona volontà, quel contributo che solo può generare futuro. (altro…)
Nov 14, 2003 | Chiesa
L’Assemblea nazionale straordinaria dell’Azione Cattolica Italiana, con 837 delegati, da 214 diocesi, ha rappresentato una svolta verso una maggiore comunione e una rinnovata spinta missionaria, mantenendo sempre il carattere diocesano della sua attività e della sua struttura. Sono queste le linee tratteggiate nel nuovo Statuto, approvato dall’Assemblea. Il Papa, nel suo messaggio, ha sottolineato che “La Chiesa ha bisogno di voi, ha bisogno di laici che nell’Azione Cattolica hanno incontrato una scuola di santità, in cui hanno imparato a vivere la radicalità del Vangelo nella normalità quotidiana”. La presidente nazionale, Paola Bignardi, in un’intervista a “Città Nuova”, ha specificato tra l’altro che il rapporto con i Movimenti e le Comunità ecclesiali necessita di un rinnovamento, in modo che non solo si “viva in pace gli uni con gli altri, ma si sappia trovare la strada per vivere gli uni per gli altri, gli uni con gli altri.” Perciò Paola Bignardi e l’assistente generale, il vescovo Francesco Lambiasi, hanno invitato Chiara Lubich e Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, a dare un saluto all’Assemblea. Chiara, invitata al tavolo della presidenza, ha iniziato: “Conosco l’Azione Cattolica per aver trascorso buona parte della mia giovinezza fra le sue fila. Anni speciali quelli per l’Associazione, che godeva ancora della presenza di Armida Barelli e delle sue compagne. Anni gioiosi per me, per aver partecipato a tanti incontri a Trento, la mia città, e a convegni per la gioventù studentesca, dove ho ricevuto una solida formazione cristiana di base.” Chiara ha poi voluto ripercorrere le tappe della comunione fra Movimenti e Nuove Comunità iniziata a Pentecoste ’98, chiedendosi infine: “Sarà questo il momento per dar inizio a ciò che il santo Padre vuole dall’Azione Cattolica, dal Movimento dei Focolari e dagli altri Movimenti? A nome del Movimento dei Focolari, che rappresento, posso dire che noi siamo a disposizione. Lo Spirito Santo indichi il tempo ed il modo a voi, fratelli e sorelle carissimi.” Le parole di adesione della presidente e l’ applauso dell’assemblea hanno dato subito una risposta positiva. Andrea Riccardi ha poi parlato del “debito che abbiamo verso questo grande laboratorio cristiano che è l’Azione Cattolica”, auspicando una “comunione più profonda, vissuta nella coscienza della missione di oggi.” Salutando gli ospiti, Paola Bignardi ha detto: “Grazie per l’amicizia che ci avete portato in questa nuova stagione di comunione e di dialogo, che non è mortificazione delle differenze, ma anzi arricchimento delle nostre ricchezze.”
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Giu 27, 2001 | Chiesa
Si è svolto dal 26 al 28 giugno 2001 il 10° Convegno teologico-pastorale su “I Movimenti per la Nuova Evangelizzazione” promosso dal Movimento sacerdotale dei Focolari. Presenti 1300 sacerdoti, diaconi e seminaristi di 44 Paesi. Il Papa: “La partecipazione dei sacerdoti ai movimenti ecclesiali può arricchire la vita sacerdotale del singolo e animare il presbiterio di preziosi doni spirituali. Partecipando ad essi i presbiteri possono meglio imparare a vivere la Chiesa nella coessenzialità dei doni sacramentali, gerarchici e carismatici che le sono propri”. Chiara Lubich: “Siamo al servizio della nuova evangelizzazione” Andrea Riccardi: “Così la diversità è ricchezza” Piero Coda: “Con i movimenti la Chiesa del futuro”
Il programma
Introduzione e presentazioni Chiara Lubich: “L’evangelizzazione del Movimento dei Focolari” Concelebrazione eucaristica presieduta dal Card. Darío Castrillón Hoyos, prefetto della Congregazione per il Clero “Nello Spirito di Comunione”: uno sguardo alla storia dei carismi nella Chiesa (video) Prof. Andrea Riccardi: “Sviluppo della comunione tra i Movimenti ecclesiali, fra loro e con i Pastori della Chiesa, dal 1998 ad oggi” Natalia Dallapiccola, focolarina: “Gesù crocifisso e abbandonato, il Dio di oggi: chiave della comunione ecclesiale” Incontri per realtà territoriali 27 Giugno Mons. Piero Coda, professore alla Pontificia Università Lateranense: “Doni gerarchici e doni carismatici in comunione per l’edificazione e la missione della Chiesa” Card. James Francis Stafford, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici: “L’apporto dei Movimenti ecclesiali all’evangelizzazione in un mondo secolarizzato”· Concelebrazione eucaristica presieduta dal Card. Stafford P. Michael Marmann: “L’evangelizzazione dell’Opera di Schönstatt” – Dialogo Dott. Stefano Gennarini: “L’evangelizzazione del cammino neocatecumenale” – Dialogo Dott. Salvatore Martinez: “L’evangelizzazione del Rinnovamento nello Spirito” – Dialogo Incontri per realtà territoriali 28 Giugno S. E. Mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni: “L’evangelizzazione della Comunità di Sant’Egidio” – Dialogo Dott. Jesús Carrascosa e don Gerolamo Castiglioni: ”L’evangelizzazione di Comunione e Liberazione” – Dialogo Graziella De Luca, focolarina: presentazione del video documentario: “Il miracolo nella foresta” Concelebrazione eucaristica presieduta dal Card. F. X. Nguyên Van Thuân Conclusione (06-06-2001) (altro…)
Nov 15, 2000 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Perché Francesco d’Assisi affascina ancora e non lascia dormire in pace? Perché invita ciascuno: Tocca a te dare carne al Vangelo oggi, con audacia e senza esitazioni”. Così il Ministro generale dei minori francescani, padre Giacomo Bini, intervenuto ieri nella Basilica di San Francesco ad Assisi. Un ritorno alle radici della spiritualità di Francesco e Chiara d’Assisi, per mantener vivo lo spirito di Assisi. Non solo. Quello di ieri è stato un incontro tra la famiglia francescana e il Movimento dei Focolari dal titolo: “Carismi in dialogo e in comunione nella Chiesa”. Padre Bini ha comunicato con efficacia l’attualità e il fascino della radicalità del Vangelo di Francesco e Chiara che ha ispirato lungo i secoli numerose famiglie religiose di vita contemplativa e attiva, affascinato laici, giovani. Le molte testimonianze che si sono susseguite ne hanno mostrato la grande vitalità a tutt’oggi.
Chiara Lubich ha narrato poi la sua esperienza personale, da cui è sgorgata una nuova spiritualità nella Chiesa, la spiritualità dell’unità. Ha aperto squarci luminosi nel parallelo tra le due spiritualità, passando poi a parlare dei frutti della comunione avviata dalla Pentecoste ’98 tra i nuovi carismi. Ha quindi prospettato un più profondo cammino di comunione anche tra carismi antichi e nuovi, perché “l’aspetto carismatico della Chiesa acquisti nuovo vigore nell’unità piena e cordiale con l’aspetto istituzionale”. “Ne scaturiranno – ha detto – frutti mai visti”.
INTERVISTA della Radio Vaticana al MINISTRO GENERALE P.Giacomo Bini, OFM:
Padre Bini – E’ stato un incontro straordinario di dialogo tra la famiglia francescana e il Movimento dei Focolari, dove, con mia sorpresa, mi sono trovato la basilica pienissima, con la presenza di giovani e meno giovani, e con un’attenzione assolutamente unica. Quindi si è notato veramente che la gente vuole, aspetta da noi qualche cosa di profondo, qualche cosa di vero, di autentico, di vita cristiana vissuta. D. – Quale significato può avere l’approfondimento di questa comunione per la Chiesa del Terzo Millennio? R. – Credo che sia molto importante iniziare questo Terzo Millennio sotto il segno del dialogo dei carismi nella Chiesa, sia quelli che hanno un po’ di storia, sia quelli che nascono oggi, perché noi, famiglia francescana, con la sua storia, possiamo diventare un po’ pesanti, mentre i nuovi carismi di oggi ci richiamano un po’ i segni dei tempi, la capacità di riattualizzarci e di rivivere oggi il nostro carisma con entusiasmo e con generosità. D. – Dal suo intervento e dal discorso di Chiara Lubich, sembrava di cogliere in modo nuovissimo lo zampillare vivo dello Spirito nella Chiesa… R. – Ci siamo trovati subito in sintonia – così mi ha detto anche Chiara – perché sia il carisma dei Focolari, sia il carisma francescano non sono altro che questa trasparenza che ci mette in rapporto diretto con il Vangelo, senza troppi indugi o paure. Oggi abbiamo tanta paura, invece Francesco ci dice anche oggi che è possibile, che il Vangelo non è un libro ma è vita. (altro…)
Giu 9, 1999 | Chiesa
Osservatore Romano – 9 giugno 1999
I Movimenti e le nuove Comunità ecclesiali si impegnino “per una testimonianza comune “
«I doni del Signore si tramutino in impegno per tetimomonianza comune». E’ l’esortazione rivolta da Giovanni Paolo II nel Messaggio inviato ai partecipanti al Convegno internazionale dei Movimenti e delle nuove Comunità ecclesiali promosso a Speyer (Germania), ad un anno dallo storico incontro svoltosi in Vaticano alla Vigilia di Pentecoste 1998. Ecco il testo del Messaggio del Papa: «Carissimi Fratelli e Sorelle! I. L’amore di Dio Padre, la grazia del Signore nostro Gesù Cristo e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi! Con queste parole saluto tutti voi, che partecipate al Convegno internazionale dei movimenti e delle nuove comunità ecclesiali, che si sta svolgendo a Speyer. Un saluto particolare rivolgo a S.E. Mons. Anton Schlembach, che vi ha generosamente accolti nella sua diocesi, a Sua Eminenza il Cardinale Miloslav Vlk, ed agli altri Vescovi e sacerdoti, amici dei movimenti, che vi accompagnano in questi giorni. Un caro pensiero va ai promotori del Convegno: Chiara Lubich, Andrea Riccardi e Salvatore Martìnez. Avete voluto ritrovarvi insieme, rappresentanti di vari movimenti e nuove comunità, un anno dopo l’incontro organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici in Piazza San Pietro, alla vigilia di Pentecoste del 1998. Quell’evento è stato un dono grande per tutta la Chiesa. In un clima di fervente preghiera, abbiamo potuto sperimenta- re la presenza dello Spirito Santo. Una presenza resa tangibile dalla “testimonianza comune”, che i movimenti hanno saputo dare di intesa profonda e di unità nel rispetto della diversità di ciascuno. E stata una significativa epifania della Chiesa, ricca dei carismi e dei doni che lo Spirito non cessa di elargirle. 2. Ogni dono del Signore, voi lo sapete bene, interpella la nostra responsabilità e non può non tramutarsi in impegno per un compito da osservare fedelmente. E proprio questa, del resto, la motivazione fondamentale del Convegno di Speyer. Ascoltando ciò che lo Spirito dice alle Chiese (cfr Ap 2.7) alla vigilia del Grande Giubileo della Redenzione, voi volete assumervi direttamente ed insieme con gli altri movimenti la responsabilità del dono ricevuto quel 30 maggio 1998. Il seme, sparso in abbondanza, non può andare perduto, ma deve produrre frutto all’interno delle vostre comunità, nelle parrocchie e nelle diocesi. E bello e dà gioia vedere come i movimenti e le nuove comunità sentano l’esigenza di convergere nella comunione ecclesiale, e si sforzino con gesti concreti di comunicarsi i doni ricevuti, di sostenersi nelle difficoltà e di cooperare per affrontare insieme le sfide della nuova evangelizzazione. Sono, questi, segni eloquenti di quella maturità ecclesiale che auspico caratterizzi sempre più ogni componente ed articolazione della comunità ecclesiale. 3. Lungo questi anni ho avuto modo di constatare quanto importanti siano i frutti di conversione, di rinascita spirituale e di santità che i movimenti recano alla vita delle Chiese locali. Grazie al dinamismo di queste nuove aggregazioni ecclesiali, tanti cristiani hanno riscoperto la vocazione radicata nel Battesimo e si sono dedicati con straordinaria generosità alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Per non pochi è stata l’occasione di riscoprire il valore della preghiera, mentre la Parola di Dio è diventata il loro pane quotidiano e l’Eucaristia il centro della loro esistenza. Nell’Enciclica Redemptoris missio ricordavo, come novità emersa in non poche Chiese nei tempi recenti, il grande sviluppo dei “movimenti ecclesiali”, dotati di dinamismo missionario: “Quando si inseriscono con umiltà nella vita delle Chiese locali e sono accolti cordialmente da Vescovi e sacerdoti nelle strutture diocesane e parrocchiali – scrivevo – i movimenti rappresentano un vero dono di Dio per la nuova evangelizzazione e per l’attività missionaria propria- mente detta. Raccomando, quindi, di diffonderli e di avvalersene per ridare vigore, soprattutto tra ì giovani, alla vita cristiana e all’evangelizzazione, in una visione pluralistica dei modi di associarsi e di esprimersi” (n. 72). Auguro di cuore che il Convegno di Speyer sia per ciascun di voi e per tutti i vostri movimenti un’occasione di crescita nell’amore di Cristo e della sua Chiesa, secondo l’insegnamento dell’apostolo Paolo, che esorta ad aspirare “ai carismi più grandi” (1 Cor 12, 31). Affido i lavori del vostro incontro a Maria, Madre della Chiesa, e vi accompagno con le mie preghiere, mentre a ciascuno di voi ed alle vostre famiglie imparto una speciale Benedizione». Giovanni Paolo II Dal Vaticano, 3 Giugno 1999. (altro…)