Lunedì avrai il cemento. Storie di imprenditori

Germán M. Jorge

Germán M. Jorge
«L’amore, ad esempio, è comunione, porta alla comunione. Gesù in noi, perché Amore, avrebbe operato la comunione.» – Chiara Lubich La consapevolezza che Dio mostra il suo amore attraverso le circostanze della vita, anche quelle dolorose, fece desiderare alle prime focolarine, in pericolo di morte sotto le bombe della guerra, di essere raccolte in un’unica tomba con scritto: «Noi abbiamo creduto all’amore». La consapevolezza di essere amate da Dio le aveva rese capaci di essere pronte a dare la vita l’una per l’altra. Ciò ebbe come logica conseguenza anche la condivisione di ogni bene materiale e la comunione di ogni aspirazione, di ogni paura e sogno. Raccontava una delle prime focolarine, Giosi Guella, a proposito della prima convivenza realizzata da Chiara e dalle sue prime compagne: «In piazza Cappuccini non c’era niente. Nello stesso tempo però c’era tutto: per noi e per gli altri. Era logico che non ci fosse niente: se c’era qualcosa, si dava. Portavamo a casa i nostri stipendi, li mettevamo in comune». Anche il lavoro, curare il bilancio di casa, studiare, insegnare, fare le pulizie in quanto servizio, divenne occasione di amare concretamente il prossimo. Il servizio fu regola di vita della comunità che si formò attorno al primo focolare e faceva pensare ai primi cristiani che «erano un cuor solo e un’anima sola e non v’era nessun indigente fra loro» (cf. At 4, 32-35). Chi aderisce al “carisma dell’unità”, in un modo o nell’altro e come conseguenza naturale della comunione dei cuori, usa mettere in comune le proprie cose: chi tutto, chi qualcosa, chi il superfluo. Da questa comunione è nato anche un progetto di ampio raggio, sia dal punto di vista pratico che teorico, l’Economia di Comunione, che è l’espressione matura di un modo integrale di concepire la persona e il servizio ad essa. Ad essa aderiscono centinaia di imprenditori nel mondo. Nelle aziende di Economia di Comunione il lavoro è concepito come nobilitazione dell’uomo, la giustizia viene perseguita con tenacia e la legalità è ricercata giorno dopo giorno. Scrive Chiara Lubich: «La magna carta della dottrina sociale cristiana inizia là dove Maria canta: “Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi”(Lc 1,52-53). Nel Vangelo sta la più alta e travolgente rivoluzione. E forse è nei piani di Dio che anche in quest’epoca, immersa nella soluzione dei problemi sociali, sia la Madonna a dare a noi tutti cristiani una mano per edificare, consolidare, erigere e mostrare al mondo una società nuova in cui riecheggi potente il Magnificat». Leggi anche https://www.focolare.org/it/chiara-lubich/vivere-il-carisma/ (altro…)
Economia al futuro. Diciassette giovani di varie parti del pianeta leggono nelle loro lingue il messaggio da loro elaborato – “Da San Paolo al mondo” –, un vero e proprio programma di lavoro: “Che l’economia del 2031 sia di comunione, per noi e per tutti”. È il segno di ciò in cui credono, in cui osano sperare, ma anche il risultato di un cammino avviato. I 1.700 partecipanti al convegno “La profezia si fa storia. Venti anni di Economia di Comunione” accolgono in profondo ascolto le convinzioni e le articolate richieste di questi ragazzi, insofferenti nei confronti delle logiche capitalistiche. «Noi giovani qui a San Paolo nel maggio 2011, con le radici nel maggio 1991, ma più che mai responsabili per come saranno l’economia e il mondo nel 2031, crediamo che l’EdC sia venuta sulla terra, su questa terra brasiliana venti anni fa, anche per alimentare e rendere possibile la nostra speranza». Le loro proclamate idealità sono il sigillo sulle riflessioni degli esperti e sulle testimonianze di imprenditori che hanno contraddistinto il convegno, atto conclusivo dell’assemblea, con 650 partecipanti da 37 Paesi, svoltasi nei quattro giorni precedenti. Quanto mai felice la scelta di tenere in Brasile il grande appuntamento dell’EdC. L’assemblea ha avuto la sua cornice nella Mariapoli Ginetta, 50 chilometri a sud di San Paolo, proprio lì dove Chiara Lubich comunicò per la prima volta l’intuizione che era maturata in lei dopo aver osservato con dolore la cerchia di favelas attorno ai grattacieli della metropoli paulista. Non meno significativa la scelta di collocare il convegno di domenica 29 maggio nell’auditorium Simon Bolivar nel Memoriale dell’America Latina, un centro, progettato dal grande architetto Niemeyer, che vuole favorire, attraverso l’arte, legami più stretti tra i popoli del continente.
Luigino Bruni
Dall’inviato Paolo Lòriga
Non è situato nella parte di maggior passaggio dei 650 partecipanti all’assemblea dell’Economia di Comunione, ma è lo stand più affollato durante gli intervalli dei lavori. Si vendono borse per donna, giubbotti e oggetti per l’abbigliamento femminile. Il successo di visitatori è davanti agli occhi di tutti. Le linee dei prodotti artigianali sono un mix di qualità e design moderno, con felici tocchi di originalità, come unica è la provenienza delle materie prime impiegate: teloni da camion ormai in disuso e ritagli di cuoio e di jeans che non sarebbero serviti ad altro, recuperati perché ecologicamente compatibili. Ma la principale caratteristica dell’azienda sono ragazzi e ragazze minori o da poco maggiorenni, che vengono da situazioni difficili. Il marchio di fabbrica “Dalla strada” è perciò perfettamente esplicativo dell’iniziativa imprenditoriale che nello scorso aprile ha posto la sua sede nel polo industriale Spartaco, a cinque chilometri dalla Mariapoli Ginetta. Conoscendone le origini, sembra più una scommessa che una realtà produttiva, ma vedendo la decina di ragazze e ragazzi all’opera e ascoltando le motivazioni che li muovono si capisce la bontà dei risultati produttivi che danno garanzie per il futuro dell’azienda. I giovani lavoratori vengono in buona parte da uno dei quartieri in cui la povertà è evidente, il barrio Jardin Margarida, a Vargem Grande Paulista, 30 chilometri a sud di San Paolo. «La nostra è più che una impresa. Tra noi ci aiutiamo, perché il nostro è un lavoro di gruppo, ma anche perché c’è un clima di famiglia. Iniziamo ogni giorno con la parola di vita tratta dal Vangelo ed essa ci aiuta a superare le difficoltà». Divani è una diciottenne, giunta qui dopo un anno di formazione professionale ed uno stage nel Nord-Est, a Recife, nell’azienda madre legata ai principi dell’Economia di Comunione.
Dietro l’impresa c’è la mitezza e la determinazione di João Bosco Lima de Santana, un imprenditore andato in Italia per specializzarsi nella produzione di borse e poi tornato in patria per mettere su un’attività remunerativa. Ma dentro lo muoveva qualcosa di più grande. Da giovane aveva incontrato la spiritualità dei Focolari ed era rimasto colpito dalla proposta di Chiara Lubich di «morire per la propria gente». La vita lo aveva poi portato su altre strade. Ma quando conosce p. Renato e la sua casa dei minori, che accoglie ragazzi e bambini dalla strada, si è consolidato un suo desiderio: «Mettere a disposizione la mia competenza e la mia vita per dare ai giovani una professione. Educare al lavoro è una forma di sviluppo e abbiamo costatato che l’amore vissuto per una grande causa è capace di rinnovare cose, idee e persone che vengono dalla strada». È sulla base di questa verifica quotidiana che João Bosco può affermare con credibilità che «qui in azienda il primo posto ce l’hanno loro, i giovani, la loro formazione, non la produzione, pur puntando alla qualità». Un paradosso nella logica imprenditoriale, ma che porta i suoi frutti. Dalla Costa d’Avorio è arrivata la richiesta di imparare quest’attività produttiva e avviarla sul posto, mentre attraverso i Giovani per un mondo unito, tramite la cooperativa Equiverso, è iniziata l’importazione di borse in Italia. Piccole multinazionali dell’EdC crescono. Dall’inviato Paolo Lòriga (altro…)
Segui l’assemblea in streaming su http://live.focolare.org/EdC2011/ Flickr Photo Gallery
«Parlate! Parlate forte! Abbiate il coraggio di parlare dell’EdC anche ai grandi economisti del mondo. Forse non vi daranno credito subito, ma siccome è una realtà basata sulla verità delle cose si affermerà con il tempo». Maggiore sprone e migliore incoraggiamento non poteva dare il card. Odilo Scherer, arcivescovo di San Paolo, in visita il 26 maggio all’Assemblea internazionale dell’EdC, in corso di svolgimento alla Mariapoli Ginetta, a 50 chilometri dalla metropoli brasiliana. «Ho voluto passare di qua – ha confidato ai 650 partecipanti, provenienti da 37 Paesi – per dire una mia parola di incentivo e di incoraggiamento ai lavori di questa iniziativa». E subito spiega: «È un evento, il vostro, che propone qualcosa di nuovo per la società». Il porporato – una delle figure più ascoltate di tutto il Latino America – non dubita della presenza di una domanda diffusa e di una ricerca in atto: «Certamente molti sono interessati a sapere cosa significhi l’espressione Economia di Comunione, cosa possa portare di buono per i nostri tempi, per l’economia dei nostri Paesi, per la nostra società, cosa ha da dire per risolvere la crisi economica che persiste da tante parti». Egli non dubita circa il fondamento dell’EdC: «Vedo che la proposta dell’EdC è pienamente sintonizzata con ciò che propone da tempo la Dottrina sociale della Chiesa per l’economia». Da questa considerazione nasce il suo perentorio invito, citato in apertura: «Parlate! Parlate forte!».
Ha maturato una convinzione il Cardinale: «L’EdC offre certamente la possibilità di una via d’uscita diversa per i problemi economici del mondo», perché «il sistema economico basato nel binomio socialismo-capitalismo non porterà certamente nel mondo una soluzione all’economia». Commenta infatti: «Se non ci sarà un nuovo orientamento dell’economia, proprio nel senso della comunione e della solidarietà, noi – come ha avvertito papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate – ci stiamo incamminando decisamente verso il disastro. Perché il mondo non offre beni in quantità inesauribili. La ricchezza, se non è condivisa, genera conflitti». «La proposta dell’Economia di Comunione potrà offrire luci per l’economia di tutte le nazioni. – continua – essa comincia dal piccolo, dall’economia delle famiglie, dall’economia dei piccoli gruppi locali che, sommati, potranno dare inizio veramente ad un cambiamento grande che, col passare del tempo – forse noi non lo vedremo – potrà produrre una vera trasformazione, anche nell’economia di tutto il mondo». Ravvisa inoltre che l’EdC «è una proposta di globalizzazione della solidarietà, come Giovanni Paolo II aveva tante volte richiamato e che la Chiesa continua a far presente» e riferendo della sua imminente partenza alla volta di Roma per un incontro dell’organismo vaticano per la nuova evangelizzazione, di recente istituzione, il porporato ha preannunciato che vede «nell’EdC uno strumento particolarmente adatto per la nuova evangelizzazione nel campo dell’economia». Le parole di Scherer non possono che arrecare maggiore consapevolezza nei presenti, rappresentanti di quanti operano nel mondo per l’EdC, ma li ha investiti di ulteriori responsabilità. «Continuate con molta fede, con molta speranza in questo cammino, condividendo queste esperienze in tutto il mondo, affinché ciò possa produrre un effetto sempre più ampio». Dall’inviato Paolo Lòriga (altro…)