Lug 17, 2008 | Focolari nel Mondo
Poter incontrare amici di tante altre fedi in questo cammino, e fare tante cose insieme per un mondo unito è un’esperienza bellissima per me. Tutto è incominciato nel 2006 quando sono stato invitato dal Movimento dei Focolari a partecipare ad un incontro regionale della Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace in Indonesia (WCRP). Ricordo che ho chiesto cosa avrei dovuto fare, e mi è stato semplicemente detto: “Va’ e ama”. È talmente semplice, ma a volte uno non se ne rende conto perchè nella vita quotidiana tendiamo a fare tutto per un risultato. Eppure questa è la cosa più importante da fare, ed io ho cercato di vivere così. Ricordo che l’incontro era ad Ambon, una delle isole chiamate “isole delle spezie” dell’Indonesia. Quando ero in transito a Jakarta, ho notato alcune persone dal Giappone, e ho visto nel loro comportamento qualcosa di semplice, e sentivo che sicuramente anche loro andavano a quella conferenza. Ho deciso di avvicinarli, e anche se non fossero stati diretti lì li avrei salutati e basta. Mi hanno accolto immediatamente con i loro sorrisi, e siccome uno di loro parlava inglese abbiamo anche potuto parlare. Era un buon inizio: tante volte sono questi gesti semplici che sono importanti per un dialogo. Ricordo che tante volte durante questa conferenza facevo lo sforzo di non parlare per cercare di ascoltare prima, e poi offrire soluzioni. Questo per me è molto difficile perchè mi piace parlare tanto. È vero che quando ami, Dio ti guida a fare le cose per Lui. Ricordo che spesso dicevo a me stesso di essere pronto a tutto, sempre aperto all’amore. Ed ecco che poco dopo che ero arrivato, mentre facevo colazione con i miei nuovi amici dalle Filippine, uno degli organizzatori mi ha avvicinato e mi ha chiesto di aiutare nella conduzione della sessione dell’indomani. Ho preso un grande spavento, ma poi mi sono ricordato che avevo promesso di dire sempre “sì” e di essere aperto. Ho fatto così in tutta la conferenza e presto mi sono trovato a condurre un workshop, una sessione del seminario e anche la dichiarazione per la pace finale. Sono passati due anni da quell’esperienza, e il mio “viaggio” è stato davvero incredibile. Ora ho tantissimi amici di altre religioni, e lavoriamo concretamente insieme per la pace. Siamo una rete chiamata la Rete Asiatica Interreligiosa dei Giovani. È una rete per attivare giovani di varie religioni per fare azioni insieme per la pace. L’anno scorso, per esempio, quando c’erano le contestazioni nel Myanmar e dei monaci buddisti sono stati feriti, abbiamo suscitato azioni di pace raccogliendo firme per la pace, organizzando veglie di preghiere e marce per la pace in tutta l’Asia. Abbiamo raccolto petizioni e poi le abbiamo presentate alla sede della ASEAN (Associazione delle Nazioni dell’Asia Sud-Orientale) in Singapore, dove Myanmar ha sede. La nostra petizione faceva richiesta per il dialogo e il rispetto dei monaci e il popolo di Myanmar. Alla WCRP noi crediamo nella forza di mobilitare le diverse comunità religiose in favore della pace. E ciò che ci lega è la Regola d’Oro. Anch’io cerco di vivere la regola d’oro sul posto di lavoro. A Singapore le macchine sono molto costose e perciò prendo un passaggio ogni giorno con un mio collega musulmano. Ogni mattina preghiamo insieme per il lavoro in ufficio e lo affidiamo a Dio. Ci diciamo questa intenzione, e poi facciamo un momento di silenzio. È un gesto semplice ma funziona veramente. In un periodo in cui eravamo tutti molto preoccupati per la situazione finanziaria del nostro ufficio, ricordo che abbiamo pregato insieme per questo e il giorno dopo sono arrivati più fondi del necessario. Vorrei dire un’ultima parola a tutti i giovani cristiani: se noi amiamo possiamo essere la presenza di Gesù nel mondo. E Lui è il maestro più grande del dialogo, basta guardare come lui ha parlato per primo con la donna Samaritana e con Nicodemo. Si sentiva a suo agio con tutti perchè ha scelto di amare prima di parlare. Se seguiamo Gesù siamo pronti a vivere ogni giorno la regola d’oro e a realizzare quel dialogo che Lui vuole che facciamo. (L. C. – Esperienza raccontata a Let’s connect, incontro interreligioso all’interno dello Youth Festival, Giornata Mondiale dei Giovani – Sidney 2008)
Lug 17, 2008 | Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
“Al-Salamu Alaikum’. “Pace a voi”.
Mi chiamo Najiyyah. Sono una docente musulmana dell’Università Statale di Mindanao in Marawi, una città nella parte sud delle Filippine. Ho conosciuto il Movimento dei Focolari nel 2006. Sono convinta che una persona che abbia la pace interiore, indipendentemente dal suo credo religioso, possa accendere la pace nel mondo e sono felice di sentire che anche io posso contribuire nella costruzione di una comunità serena e armoniosa cominciando da me stesso. All’università il settanta per cento dei miei studenti non sono musulmani. Nonostante questo cerco sempre di tenere un’atmosfera serena e imparziale, cerco di amare tutti: i miei studenti, i miei colleghi e tutte le persone che incontro ogni giorno. Un giorno dovevo affrontare una studentessa di un’altra fede che mi aveva trattato un po’ male, ma ho cercato di non reagire. Sentivo di dover mettere da parte i miei pregiudizi e di vedere solo il bello in lei, anche se continuava a mettere in questione le mie competenze professionali e personali come giovane insegnante musulmana. Più tardi mi ha chiesto se ero veramente musulmana. Le ho risposto di sì. Meravigliata, mi ha detto che ero molto diversa dagli altri musulmani che lei conosceva. Da qui è iniziato un bellissimo rapporto. Una volta in aula stavamo discutendo il tema: “Turismo, un mezzo per la pace”. Quando lei ha cominciato ad esprimere il suo pensiero, ha detto che la pace è una scelta individuale e con tanta convinzione ha affermato che la pace doveva cominciare dentro di noi. Dentro il mio cuore ho sentito una gioia immensa perché sapevo che quella sua risposta non veniva dalla sua testa, ma che l’aveva vissuta, era un’esperienza che avevamo fatto insieme. Nell’Islam crediamo che il minimo che possiamo fare è non fare del male all’altro, anche con i nostri pensieri e con le nostre parole. Sento che se vivo bene questo aspetto della mia fede posso contribuire a portare la pace là dove sono. Come musulmana e come insegnante è molto importante per me vivere bene la mia fede, perché sento che le persone non solo mi guardano, ma imparano da me. Per questo cerco di sfruttare ogni occasione che ho. Sono membro di un’associazione giovanile che lavora anche per la pace. Una delle nostre iniziattive è di influire sui giovani, invitandoli a non pensare a quanto siano diversi dagli altri, ma a riunirsi e a parlare di ciò che possiamo cambiare, se lavoriamo insieme. Questo ci incoraggia ad abbracciare gli altri come nostri fratelli e sorelle indipendentemente dal credo religioso, cultura e stato sociale. La nostra associazione crede anche che ci sono alcuni modi in cui si può avere la pace; così, abbiamo proposto altre iniziative, come un’azione ecologica nel nostro campus universitario. Siccome tanti di noi sono ancora studenti, troviamo tutti un momento libero ogni settimana per incontarci e per fare le attività di pulizia. Incoraggiamo anche altri a partecipare. Adesso, sono ancora più convinta che un ambiente armonioso e sano riflette la pace tra di noi. Promuovere la pace è condividere il mio tempo, i miei talenti e il mio “tesoro” che è questo stile di vita. E’ questo il motivo per cui ho scelto di aiutare a chiarire piccoli conflitti nelle relazioni. Essere mediatore è una grande responsabilità. Devo mettere da parte i miei pregiudizi per ascoltare bene gli altri. Sempre vedo che il mio impegno personale per la pace e i sacrifici che faccio per averla, portano buoni frutti: si affrontano i problemi, i conflitti si risolvono e le relazioni si ricompongono. Ciò che ispira questo stile di vita è la spiritualità dell’unità del Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich: ho imparato e ho sperimentato che la pace è veramente frutto dell’unità. Avrò sempre una grande gratitudine a Chiara Lubich. La sua fedeltà alla sua fede cristiana mi ha portato a crescere sempre di più e ad essere una musulmana migliore, cercando di seminare semi di pace e di trasformare i posti in cui vivo, in frammenti di unità, amando Dio e il prossimo concretamente. Sono consapovole del fatto che non potrò mai fermare le ‘guerre’ a Mindanao da dove provengo, ma niente può fermare la speranza e la fede che un giorno tutto si risolverà. La strada per arrivare alla pace è lunga e dura, ma è un viaggio che vale la pena di fare perché so di non essere da solo. Sì, devo cominciare da me stesso, ma so che tanti altri giovani vogliono la pace. Se lavoriamo insieme, avremo mezzi migliori e più veloci per arrivare ai nostri obiettivi. Sì, forse non ci saremo quel giorno… ma dobbiamo cominciare! (N.A. – Esperienza raccontata a Let’s connect, incontro interreligioso all’interno dello Youth Festival, Giornata Mondiale dei Giovani – Sidney 2008)
Lug 6, 2008 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Ho 15 anni e sono di Ischia, un’isola del sud d’Italia. Qualche anno fa, una frana ha distrutto la casa della mia compagna di banco. Lei è finita sotto le macerie col papà e le sue sorelle. Per me è stato un dolore enorme e inspiegabile! Quello stesso giorno è avvenuta la strage di Nassiriya in Iraq dove, per un attentato, sono morte 19 persone in missione di pace. Queste tragedie hanno fatto crescere in me il desiderio di fare qualcosa per cambiare questo mondo. Così, quando la mia scuola ha aderito al progetto del Comune di istituire il Consiglio comunale dei ragazzi, l’ho colto al volo con la voglia di trasmettere, attraverso il dialogo, la vita nuova che nasce dal Vangelo. La Regola d’oro: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, ad esempio, mi ha suggerito di non mettere i bastoni fra le ruote ad un mio compagno che come me voleva candidarsi a sindaco. Così, mi sono candidata come consigliere e l’ho aiutato a formare la lista e a preparare il programma, non prima però di aver ascoltato le idee di ciascuno sui problemi dell’isola. Durante la campagna elettorale per presentarci alla tv locale, oltre a superare il timore di parlare in pubblico, ho incoraggiato anche gli altri candidati e alla fine sono stata tra i più votati, anche dalle altre scuole. Importante è stato il primo consiglio comunale nella sala consiliare, con la presenza di alcuni membri del consiglio degli adulti. Siccome non era facile, né scontato, ancor di più ho scoperto l’importanza dell’ascoltarsi, del rispetto, del modo in cui esprimere le proprie idee, senza offendere gli altri. L’esperienza è appena cominciata e in me cresce la voglia di lavorare nel mio piccolo per una politica che non sia scontro, ma dialogo per costruire insieme il bene di tutti. (testimonianza raccontata durante il live-event Run4unity 2008)
Mag 26, 2008 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Sono di Hong Kong, una città internazionale che viene chiamata “Shopping Paradise”, perché c’è una pressione molto forte dei mass media che spingono a comprare e avere più cose possibili. Vivendo in questa cultura consumistica tanti giovani pensano che essere liberi vuol dire fare qualsiasi cosa ci viene in mente, avere tutto quello che vogliamo, sempre di più: cose, vestiti, denaro, tempo per noi. Così, per esempio, usiamo il nostro tempo per guadagnare sempre più soldi, per fare shopping e divertirci. Ma io ho capito che questa non è la vera libertà, la vera felicità. Questo tipo di felicità è soltanto un’illusione, perché denaro e cose materiali diventano come la nostra prigione. Il centro della mia vita non può essere solo il mio io, ma posso amare, posso aprirmi agli altri. Allora sento che nasce in me una libertà più grande e vera: gli stretti confini della mia vita si aprono su un orizzonte molte più grande. L’anno scorso, durante le vacanze estive, sono andata con altri Giovani per un mondo unito in un villaggio della Cina continentale per incontrare i bambini che vivono lì, per insegnare l’inglese e giocare con loro. Lì abbiamo vissuto senza tutte quelle cose che ad Hong Kong consideriamo normali: condizionatore, frigo, lavatrice, TV, computer. All’inizio, la mancanza di queste cose ci sembrava limitare la nostra libertà, ma poi l’esperienza con questi bambini è stata così preziosa da poter dire che sono stati loro a farci scuola. Erano felici perché avevano una grande capacità di amare, una grande serenità e apertura agli altri. La loro libertà era profonda, non dipendeva dal denaro e da tante altre cose materiali, ma dalla gioia di conoscersi, di imparare gli uni dagli altri, di fare sport insieme, di inventare cose nuove. Mi ricordo, per esempio, i giochi, i racconti che occupavano le nostre serate, invece di restare seduti immobili davanti alla TV o al computer, come facevo anch’io prima. Conoscere da vicino la vita di queste famiglie mi ha fatto scoprire che il mondo è molto diverso: qualcuno ha di più degli altri e tutti siamo responsabili di questa situazione. Il tempo della mia vita deve servire per fare un mondo unito. Questa esperienza è stata davvero importante. Penso che non la dimenticherò più. (I. C. – Hong Kong) Durante l’ultimo anno dell’Università – ho studiato ingegneria civile in Polonia – con una mia collega abbiamo iniziato a lavorare in una azienda. Quando sono entrata nell’ufficio dove avrei dovuto lavorare, ho subito notato appesa alla parete una foto che andava contro la dignità della donna. La mia collega mi consigliava di non dire nulla, che era già difficile trovare un lavoro e che era meglio non rischiare di perderlo. Io però non potevo rimanere indifferente, significava approvare la mancanza di rispetto verso le donne, e io volevo essere fedele ai miei ideali di vita. Ma cosa avrebbero pensato gli altri colleghi dell’ufficio? La mattina dopo mi sono fatta coraggio e per prima cosa ho tolto dalla parete quella foto. I colleghi non solo non mi hanno disapprovata, ma anzi da quel giorno il nostro rapporto è diventato sempre più profondo e io ho imparato l’importanza di essere protagonista nell’ambiente in cui vivo, senza giudicare nessuno, ma anche senza rimanere indifferente a ciò che succede. (M. T. – Polonia) (tratto dal “Forum sulla libertà” – Loppiano, 1° maggio 2008)
Mag 22, 2008 | Focolari nel Mondo
L’Associazione “Levántate y Anda” e l’AMU, ONG del Movimento dei Focolari, hanno lavorato insieme in un progetto di cooperazione ad Igbariam in Nigeria, per contribuire all’installazione del rifornimento elettrico sotterraneo. La popolazione del villaggio di Igbariam (40 Km da Onitsha) è composta da circa 8.500 abitanti di etnia Igbo, nella stragrande maggioranza dedita all’agricoltura di sussistenza. Il villaggio è sprovvisto delle più elementari infrastrutture quali elettricità, telefono, acqua potabile ed è collegato ad una strada statale da una pista di 9 km che durante la stagione delle piogge è praticabile solo da mezzi fuoristrada. Esiste un solo dispensario senza personale specializzato e manca quasi sempre delle più elementari medicine. Per migliorare stabilmente le condizioni di vita della popolazione rurale ed offrire una qualità di vita degna e sostenibile, si è pensato di rendere più efficiente l’utilizzo dell’energia elettrica anche nell’ottica di migliorare la produzione presso i vari laboratori. Per finanziare il progetto di solidarietà per Igbariam, e in memoria di Miguel Angel, focolarino di Madrid, vissuto 10 anni in Nigeria, dove è morto in un incidente, il presidente dell’ Associazione, appassionato di fotografia, ha scattato foto del giardino botanico di Madrid, organizzando poi con la moglie la mostra “Le quattro stagioni nel giardino botanico reale di Madrid”. Con le foto è stato realizzato un ‘calendario di solidarietà’ che ha avuto presto una rapida diffusione in tutta la Spagna, coinvolgendo anche altre associazioni e gruppi. Finora (maggio 2008) sono stai raccolti € 10.000, e l’azione è ancora in corso (€15.800 è il costo totale del progetto). Così racconta Jesus: “Tanti mesi di lavoro, tanti fatti significativi, nuove persone entrate nei nostri cuori e la gioia di sapere che è stato costruito qualcosa, anche piccola, per cambiare il mondo. A dispetto degli indifferenti e di quelli che pensano che niente possa cambiare, abbiamo visto che tutto cambia nel nostro ambiente se noi cambiamo, ed insieme possiamo far sì che un mondo migliore sia possibile”. Per informazioni scrivere a: alevantateyanda@yahoo.es