Nov 11, 2015 | Chiesa, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

La famiglia Molu
L’inasprirsi nella Repubblica Centrafricana dei gravi disordini politico-militari non fa cambiare programma a Papa Francesco che da autentico messaggero di pace, nell’omelia di Ognissanti annuncia che il 29 novembre si porterà in quel martoriato Paese. Lì da oltre tre anni si sta consumando uno dei tanti focolai di guerra che punteggiano il pianeta, ai quali neppure la Comunità Internazionale sembra dare peso. Guerre fratricide, guerre dimenticate. Tutto ha inizio nel 2012 con l’occupazione di vaste zone del Paese da parte di gruppi di ribelli, con distruzioni non solo di sedi istituzionali ma anche di tutto ciò che di cristiano incontrano: un fattore nuovo per la Repubblica Centrafricana, prevalentemente cristiana, con una minoranza di musulmani e persone di religioni tradizionali che coabitano pacificamente. Profanazione di chiese, saccheggio delle opere sociali, scuole, ospedali, dispensari, negozi e case di cristiani, portano ad un’altissima emergenza alimentare e sanitaria. Su una popolazione di 5 milioni di abitanti, 820.000 debbono lasciare le proprie case. Non si può più costruire, mandare i figli a scuola, non si può più coltivare. Anche quel terreno comunitario, che una decina d’anni orsono una Fondazione italiana aveva comprato per le famiglie dei Focolari, rimane forzatamente incolto. Un pezzo di terra recintato, un pozzo, la casetta del custode e, di anno in anno, le risorse per acquistare le sementi. Un progetto che consentiva di sfamare le famiglie e anche di ricavare qualcosa vendendo alcuni prodotti, che ora non ci sono più. Rimane attivo il progetto AFN (www.afnonlus.org) di sostegno a distanza per bambini e adolescenti, ma le sottoscrizioni sono solo 89, una goccia nel mare. Nel 2013 Petula e Patrick Moulo, tre figli e due adottati, accolgono nella loro casa di Bangui 34 persone, condividendo quanto hanno. Anche se è tutto limitato – cibo, spazio, coperte – sopperisce l’amore, facendo tutti insieme l’esperienza del “Meglio un pezzo di pane secco nella pace, che l’abbondanza di carne nella discordia” (Prov. 17,1). Fra essi c’è anche una donna musulmana con i suoi piccoli figli. Anche le altre famiglie dei Focolari aprono casa e cuore. La gente cerca di mantenere un atteggiamento pacifico, di non resistenza, con la speranza di attenuare la repressione. Non è così. Quando sembra tutto risolto – la cosiddetta ‘liberazione’ del dicembre 2013 – la guerriglia si riaccende, lasciando una scia di devastazione. Tanti corpi rimangono insepolti. Dopo due mesi si vedono ancora le salme di persone torturate e uccise scendere nel corso dei fiumi. Ci si rifugia nei campi, al freddo e senza mangiare. In ogni famiglia c’è qualcuno rimasto ucciso. Una guerra nascosta, subdola, che in tre anni fa più di 5.000 vittime, sconvolgendo l’intera popolazione con fame, malattie, insicurezza, stipendi a singhiozzo. All’inizio 2015 si apre un periodo di tregua, ma i recenti fatti di sangue del 26 settembre e del 29 ottobre riaccendono il terrore: morti, feriti, case bruciate. In una notte tutti i campi profughi che via via si stavano svuotando si riempiono di nuovo. Nel ‘campo’ dei Focolari dormono (all’aperto) 96 adulti, mentre i loro bambini dormono ammassati nella casetta di Irene e Innocent, i custodi del progetto. La comunità dei Focolari mette insieme il poco che ha: vestiti, cibo, coperte, da condividere con chi tra loro ha perso tutto, portando aiuto anche agli sfollati che si trovano nei vari campi di accoglienza. La popolazione è allo strenuo. Papa Francesco fra poco sarà lì con loro, “per manifestare la vicinanza orante di tutta la Chiesa (…) ed esortare tutti i centroafricani ad essere sempre più testimoni di misericordia e di riconciliazione…”. Ad accompagnarlo saranno le preghiere di tutti noi, insieme ad auspicabili, doverosi, gesti concreti di solidarietà. (altro…)
Ott 26, 2015 | Chiesa, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità

Papa Francesco con gli uditori laici al Sinodo
Un’esperienza di Chiesa molto importante, un’opportunità unica nella vita che porteranno nel cuore: sintetizzano così la loro esperienza, María Angélica e Luis, di Bogotà, dentista lei, direttore del Dipartimento di Etica dell’università Gran Colombia lui, con due figli di 18 e 20 anni, che dal 4 al 25 ottobre hanno partecipato al Sinodo ordinario sulla famiglia “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. Da oltre 20 anni lavorano per le famiglie legate al Movimento dei Focolari, accompagnandole sia nei percorsi di preparazione al matrimonio che negli anni seguenti, quando le crisi sempre in agguato rischiano di incrinare il sacramento e l’amore. Avete partecipato attivamente ai lavori dei circoli minori: quali momenti vi sono sembrati importanti per poter offrire un contributo al cammino del Sinodo? «Quella dei circoli minori è stata un’esperienza molto bella, perché potevamo portare le esperienze nostre e di altre famiglie, il trasmettere che noi vogliamo vivere come famiglia la dinamica dell’amore che si vive nella Trinità – in cui ognuna delle Tre divine Persone è Amore per l’altro -. Questo è stato uno dei nostri contributi. E pur affermando l’importanza dell’Eucarestia, abbiamo evidenziato il bisogno della presenza di Gesù tra i coniugi, per l’amore reciproco; e quindi abbiamo raccontato le volte che ci siamo chiesti perdono quando tra noi non c’era questa unità piena. Un altro contributo è stato il punto dei divorziati risposati. Era importante sentire l’amore particolare per ciascuna di queste famiglie. E nella misura in cui matura l’esperienza di fede anche in loro – accompagnandoli perché si arrivi a sentire che Gesù è anche nell’altro, nella Parola del Vangelo che si vive, nella comunità che vive l’amore reciproco – cresce l’esperienza di vita vicina a Gesù. Sentivamo che uno dei punti forti da proporre era l’amore a Gesù abbandonato e crocifisso, perché Lui ha assunto tutti i dolori dell’umanità: in Lui si ritrova chi è stato tradito, umiliato, chi si sente solo, abbandonato, chi si sente colpevole, chi non trova risposta alle sue domande. In Lui siamo tutti accolti perché Lui ha vissuto tutto questo, e in lui possiamo fare quest’unica comunione, dove tutti siamo in questo sì. È stata la nostra proposta: che non c’è differenza tra la famiglia che non ha sofferto il fallimento e quella che sì l’ha vissuto, perché in Lui ci sentiamo tutti accolti. Abbiamo raccontato le esperienze di tante famiglie, anche del Movimento, dove hanno vissuto e detto questo sì, con il dolore di non poter ricevere l’Eucarestia, ma consapevoli che anche loro sono chiamati alla santità. E quindi che non sono esclusi da questa chiamata. Come una volta disse papa Benedetto, l’offerta e il sacrificio che loro fanno, evidenziano la bellezza dell’indissolubilità del matrimonio, cioè loro sono costruttori anche di questa realtà (l’indissolubilità), e quindi danno un apporto grandissimo quando maturano in questo sì. A volte si tratta di comprendere il significato più profondo del sacramento. Per molta gente di questa epoca il sacramento del matrimonio non dice molto, anche perché non è stata data una formazione adeguata alla coppia, sia da parte delle parrocchie che dei movimenti. Invece fa parte del cammino che deve fare qualsiasi essere umano: scoprirsi come essere umano e scoprire la trascendenza dentro di sé. Bisogna scoprire come questo sacramento può aiutare a formare una famiglia e perché, attraverso la famiglia, siamo responsabili dei figli. Noi amiamo dire “come la famiglia, così la società”; cioè, la società è il risultato di ciò che è la famiglia».
Un giorno avete raccontato che uscendo da un circolo minore avete sentito il desiderio che i Vescovi capissero il vostro profondo amore per la chiesa… «La relazione e il dialogo con i vescovi in queste settimana è diventata sempre più vicina, nel conoscerci, ascoltarci, anche nel cercare di essere “madre” nei loro confronti, per esempio se avevano la tosse, il raffreddore… avevamo il desiderio che sentissero che anche noi famiglie amiamo la chiesa come la amano loro, soffriamo per la chiesa come soffrono loro, che anche noi diamo la vita per la chiesa. Siamo in questo stesso cammino. Come Chiara Lubich ci diceva, in questo grande mosaico ognuno è un tassello, ma ha il suo valore per costruire questa realtà unica che è la chiesa. Era molto importante poterselo dire, e anche sentirlo». In uno degli ultimi circoli minori c’è stato un vostro testo che è stato integrato nella relazione finale… «Sì, nell’ultimo circolo minore il relatore chiedeva che potessimo esprimere anche la nostra esperienza come famiglie. Così quello che ha proposto alla fine era arricchito anche da quanto ciascuno aveva detto. Non si notava la differenza tra quanto era stato proposto da una famiglia o da un padre sinodale: era la proposta di tutti, votata all’unanimità». Che augurio fareste alla conclusione del Sinodo? «Tantissimi auguri! Sperare che, poco a poco, tutte le famiglie possano scoprire la ricchezza che ciascuna contiene in sé, in qualunque stato o situazione si trovi – “regolare” o “irregolare” -, se vive essendo davvero famiglia, per far crescere la società intera: una crescita di umanità». (altro…)
Ott 16, 2015 | Chiesa, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sono sposati da 23 anni e hanno due figli adolescenti. Formati nella fede dalle famiglie di origine con solide basi cristiane, si sono conosciuti in quartiere della periferia di Bogotà dove con altri giovani si spendevano per l’impegno sociale: «Lì giocavamo con i bambini, insegnavamo agli adulti a leggere, offrivamo gratuitamente servizi medici e dentistici». Si tratta di Los Chircales, quartiere dove adesso ha sede il Centro sociale Unidad, animato dal Movimento dei Focolari di cui anche i Rojas fanno parte: «Gli ostacoli non sono mancati – afferma la coppia colombiana che è intervenuta con una testimonianza al Sinodo sulla famiglia – a cominciare dalla preoccupazione personale e dalla paura di andare in questi quartieri e ambienti così degradati. Ma la volontà di servire questi fratelli è stata più forte delle nostre fragilità».
«Ci siamo sposati – dicono ripercorrendo tratti della loro storia – e molto presto la grazia del sacramento si è manifestata». Caratteri molto diversi: Luis, “un tipo tranquillo”, Maria Angélica “un vulcano”. «Sapevamo che l’amore umano svanisce facilmente: gli anni passano e l’incanto iniziale diminuisce. Per questo era importante irrobustirci nutrendo il nostro amore con l’amore di Dio che ci insegnava ad amare nelle piccole cose di ogni giorno». «Per me significava non aspettare sempre di essere servito – confessa Luis – ma piuttosto aiutare a lavare i piatti o ascoltare con attenzione quando lei voleva raccontarmi qualcosa. Da parte sua M. Angelica vedeva con me le gare della Formula 1…». «Abbiamo sperimentato che nutrendoci dell’Eucaristia, avvicinandoci al sacramento della confessione e stando in questo atteggiamento di amore reciproco, Gesù si fa presente in mezzo a noi e abbiamo così la luce per educare e correggere i nostri figli, come pure la forza di affrontare le difficoltà che si presentano». «Poco tempo fa abbiamo avuto una forte discussione e l’unità fra noi è andata in frantumi. Quella sera ci siamo addormentati senza chiederci scusa», una delle tre parole che per papa Francesco non possono mancare nella vita di coppia: «Ho telefonato il giorno dopo a Lucho – racconta Maria Angélica – e gli ho chiesto scusa per avergli risposto male. È stata l’occasione per aprire un dialogo profondo fra di noi. Certamente siamo fragili, ma proprio per questo vogliamo impegnarci a ricominciare ad amare ogni volta che ci sbagliamo». Insieme ai vescovi e ai sacerdoti di alcune città della Colombia, con altre famiglie e giovani, hanno organizzato una serie di visite ad alcune comunità povere: «L’idea era di condividere le nostre esperienze e offrire una certa formazione in famiglia. Alcune di queste coppie ci hanno confidato il loro desiderio di accostarsi al sacramento del matrimonio».

Intervista con Rome Reports (inglese)
«Nell’accompagnamento alle coppie di fidanzati fatto di condivisione delle reciproche storie, del vivere insieme anniversari e momenti conviviali, dell’ascolto di interrogativi o timori, vediamo che questa vicinanza stimola non pochi giovani a prendere coraggiosamente la decisione di scegliere Dio come centro della propria vita, a vivere aspetti come la castità nel rapporto di coppia, a rendersi utili agli altri in necessità, dedicando tempo ed energie». «La nostra esperienza – concludono – ci porta a confermare che come è la famiglia, così sarà la società. Sappiamo che le famiglie sono chiamate a cose grandi, per questo ogni giorno chiediamo alla Sacra Famiglia la grazia di restare fedeli all’amore, per essere costruttori di una società più umana e al tempo stesso più divina. Sogniamo che, con il contributo di tutti, l’umanità si trasformi realmente in una famiglia». (altro…)
Ott 4, 2015 | Chiesa, Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il 4 ottobre si apre il tanto atteso Sinodo sulla famiglia che fa seguito a quello straordinario tenutosi lo scorso anno che ne ha preparato le basi. Un Sinodo che anche questa volta il papa ha voluto far precedere da una veglia di preghiera “affinché lo Spirito Santo illumini i Padri Sinodali e li guidi nel loro impegnativo compito”. Ed è così che in piazza San Pietro, la sera del 3 ottobre c’erano proprio tutti: coppie di sposi, bambini, fidanzati, nonni, zii, cugini, religiosi, singole persone… tutti venuti per stringersi in preghiera con papa Francesco. Tanti di essi sono giunti anche da lontano, ma tutti come protagonisti, proprio perché ciascuno, fin dall’inizio si è sentito coinvolto nella riflessione che ha preparato le due assisi sinodali. Non era mai avvenuto, infatti, che nell’indire un Sinodo il papa volesse una doppia consultazione popolare, quasi a significare che le pareti dell’aula sinodale dovevano allargarsi all’ascolto di chi in prima persona vive l’esperienza famigliare o di quanti, anche nell’anonimato, si prendono cura che la famiglia abbia tutto il sostegno che le è dovuto in quanto bene di creazione.
Ciascuno dei partecipanti ha una fiaccola accesa: tante piccole luci che insieme rischiarano simbolicamente l’orizzonte di tutte le famiglie. Di quelle che con rinnovato vigore ogni giorno camminano sulla scia del loro disegno originario, come di quelle immerse nel buio per non credere più all’amore. Tante luci per dire a tutti che il ‘per sempre’ in Cristo è possibile. Che la grazia del sacramento del matrimonio guarisce ogni incapacità di amare e dona ai coniugi uno splendido tesoro: la presenza di Gesù nella loro casa. Alla preghiera si alternano canti e testimonianze di famiglie: un diverso pregare questo, ma altrettanto significativo e sacro. Che mette anch’esso in luce la bellezza della famiglia, quella che spesso scaturisce da una faticosa quotidianità intrisa di gratuità, di tenerezza, di perdono, la sola che sa dare la vera gioia. Testimonianze che nel condividere il percorso di vita rendono presente il dono che la famiglia rappresenta per il mondo quale via privilegiata per un nuovo annuncio del Vangelo.
“Preghiamo perché il Sinodo – invoca il Santo Padre – valorizzi e proponga quanto nella famiglia c’è di bello, di buono e di santo. Abbracci le situazioni di vulnerabilità che la mettono alla prova: la povertà, la guerra, la malattia, il lutto, le relazioni ferite, sfilacciate, da cui sgorgano disagi, risentimenti e rotture”. Preghiamo, ha continuato il papa “per un Sinodo che più che parlare di famiglia sappia mettersi alla sua scuola nella disponibilità a riconoscerne sempre la dignità, la consistenza e il valore nonostante le tante difficoltà e contraddizioni che possono segnarla”. Francesco si è anche augurato che venga offerto lo spessore di “una Chiesa che è madre, capace di generare alla vita ed è attenta a dare continuamente la vita, ad accompagnare con dedizione, tenerezza e forza morale perché se non sappiamo unire la compassione alla giustizia finiamo per essere inutilmente severi e profondamente ingiusti”.

Maria Voce, Presidente del Movimento dei focolari
Ad offrire uno sguardo illuminato sulla famiglia sono anche alcuni presidenti di movimenti, fra cui anche Maria Voce, la quale, tratteggiando nel suo intervento il profilo di famiglie che decidono di camminare col Risorto, ha affermato che anch’esse, come i discepoli di Emmaus, «sentono accendersi nel cuore la gioia tipica della presenza di Gesù, sperimentandone i doni: l’unità con Dio e tra loro, luce, coraggio, slancio missionario». «Anzi – precisa la presidente dei Focolari – sarà Gesù presente in mezzo a loro a parlare al cuore di quanti incontreranno, riaccendendo in essi la speranza». «Alle famiglie cristiane è affidato il mandato della convivenza umana risanata dalla misericordia. Esse possono mostrare all’umanità la tenerezza e la forza dell’amore di Dio e, scrivere così ogni giorno una pagina di storia sacra, non quella scritta solo nei libri, ma quella che rimane in eterno nel cuore del Padre». Al Sinodo partecipano come uditori anche una coppia del Movimento dei Focolari, María Angélica e Luis Rojas, della Colombia. Anna Friso Discorso integrale di Maria Voce Intervista a Maria Voce, Radio Inblu 03/10/2015 (dal minuto 11′ 15”)
https://youtu.be/86SemtwG6Lc (altro…)
Giu 18, 2015 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Raimundo fa il parrucchiere. Edilena è estetista ed impiegata pubblica. Interessarsi di ambiente non appartiene esattamente alle loro specifiche competenze. Ma di fronte all’invasione ambientale e culturale che stavano subendo, insieme ad altre famiglie, con le quali condividono gli ideali cristiani, hanno cominciato a porsi qualche domanda. Quale eredità vogliamo lasciare ai nostri figli? Come far presente la nostra visione ad una società che sembra non percepire i pericoli di questo degrado? Come andare controcorrente? Sposati da 29 anni, con tre figli e tre nipoti, abitano ad Abaetetuba (Parà- Brasile), un’«isola» che comprende Igarapé-Miri, Moju e Barcarena, tre città famose dagli anni ’80 per l’insediarsi di industrie e di miniere. Molte famiglie hanno lasciato i campi per lavorare per le multinazionali, sistemandosi senza criterio nelle periferie e alimentando, nell’illusione di un benessere mai raggiunto, nuove sacche di povertà. L’impatto di queste industrie sull’ambiente è stato a dir poco devastante. È iniziato dal taglio indiscriminato di açaizeiros (pianta nativa regionale), per l’estrazione del palmito da destinare all’esportazione, privando le famiglie di un nutrimento per loro essenziale. I residui industriali scaricati nei fiumi hanno causato una visibile riduzione di pesci e di gamberi, mentre l’inquinamento atmosferico ha notevolmente ridotto la produzione di frutta. Questo su scala locale. Ma gli effetti della deforestazione si ripercuotono anche a livello mondiale. L’Amazzonia, infatti, è una regione in cui tutto è mega: mega la sua estensione (occupa oltre il 50% dell’intero Brasile), mega la sua biodiversità, mega è la foresta e il suo volume d’acqua dolce. Ma con la deforestazione in atto, tutte queste preziose risorse rischiano di perdere tutta la loro efficacia. Non è facile capire cosa fare. Ma Raimundo ed Edilena, contava su un elemento che può fare la differenza: l’unità con le altre famiglie, e la forza che deriva dal lasciarsi guidare da Dio anche nelle loro scelte. Insieme prendono una decisione: trasformare, con risorse proprie, un’area di pascolo di 34 ettari in un frutteto. Nella scelta degli alberi cercano le varietà tipiche della regione più a rischio di estinzione, alcune ormai non più conosciute dai giovani. Lavorano sodo, ma con grande entusiasmo, creando così in Abaetetuba un’area per preservare la biodiversità locale. Ora il frutteto produce frutti commestibili di 166 specie native e di due specie africane, componendo una collezione unica nel suo genere: una ricchezza forestale che si pone come alternativa alla futura sostenibilità della regione. L’area, denominata Radini, in omaggio ai loro figli Raisa, Radi e Raoni, è spesso visitata da ricercatori e ambientalisti di fama mondiale, da attori, cantanti e anche da vescovi e gente comune, soprattutto giovani. Nel sito infatti ci sono spazi per lezioni teorico/pratiche con distribuzione di materiale divulgativo sulla biodiversità e conservazione dell’ambiente. Anche a seguito di premi e riconoscimenti ottenuti – significativo quello del 2012 da parte del Museo Goeldi del Parà – il sito comincia ad essere divulgato nei giornali e riviste della regione. Edilena e Raimundo sono sempre molto sorpresi nel vedere l’interessamento di così tante persone, alcune delle quali si sentono spronate a seguire il loro esempio di diventare, come loro stessi si definiscono ‘ambientalisti di cuore’.
Vedi pagina 47 della rivista Amazonia Viva http://issuu.com/amazoniaviva/docs/43_av_mar_2015_web_ok/1 (altro…)