15 Giu 2011 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
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Maria Voce presenta la figura di Igino Giordani
Il convegno del 14 giugno è stato promosso dalla Presidenza della Camera per ricordare la figura di Igino Giordani (1884-1980). Personalità poliedrica del Novecento, deputato alla Camera del Parlamento Italiano dal 1946 al 1953, scrittore, giornalista, ecumenista e patrologo, Igino Giordani ha lasciato tracce profonde ed ha aperto prospettive profetiche a livello culturale, politico, ecclesiale, sociale. Ha presieduto i lavori il Presidente della Camera Gianfranco Fini. Tra gli interventi, Alberto Lo Presti, Direttore del Centro Igino Giordani, che ha presentato la figura politica e l’azione parlamentare di Igino Giordani; parlamentari e giovani, italiani e di altri Paesi, a testimonianza dell’influsso del pensiero e dell’azione di Giordani, e Maria Voce, il cui discorso riportiamo qui integralmente.
«Ringrazio l’Onorevole Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini, di darmi l’occasione di rivolgere un saluto in questo convegno su Igino Giordani, uno dei padri costituenti della Repubblica e che noi consideriamo un confondatore del Movimento dei Focolari, che oggi qui io rappresento. Rivolgo inoltre il mio personale saluto a tutti gli Onorevoli Senatori e Deputati presenti, alle autorità qui convenute, a tutti i partecipanti a questo incontro.
Era il 17 settembre del 1948 quando proprio qui, alla Camera dei Deputati, Igino Giordani ricevette Chiara Lubich, una giovane di 28 anni di Trento, accompagnata da alcuni religiosi. Per Giordani si trattò di un incontro tanto inaspettato quanto straordinario. Da quel momento egli non fu più lo stesso.
Cosa disse Chiara Lubich, quali parole usò per entrare così in profondità dentro l’anima dell’eclettico politico di allora?
Qualcosa sappiamo. Infatti, alla fine del colloquio l’On. Giordani, assai colpito da quanto ascoltato, invitò Chiara a mettere per iscritto quanto gli aveva appena detto, per pubblicarlo poi in una rivista che dirigeva. Il mese successivo uscì l’articolo, che inizia con la narrazione di come nacque l’ideale dell’unità, sotto le bombe:
“Erano i tempi di guerra. Tutto crollava di fronte a noi, giovanette, attaccate ai nostri sogni per l’avvenire: case, scuole, persone care, carriere.[…] Fu da quella devastazione completa e molteplice di tutto ciò che formava l’oggetto del nostro povero cuore, che nacque il nostro ideale. […] Noi sentivamo che un solo ideale era vero, immortale: Dio. Di fronte al crollo provocato dall’odio, vivissimo apparve alla nostra mente giovanetta colui che non muore. E lo vedemmo e lo amammo nella sua essenza: «Deus caritas est»…”
«Erano i tempi di guerra…» Igino Giordani poteva dirsi un sicuro esperto sull’argomento. La guerra l’aveva vissuta in prima persona, nelle trincee del Primo conflitto mondiale, conoscendo le atrocità dei massacri e rimanendo lui stesso gravemente ferito. Era un esperto dell’assurdità di ogni conflitto armato e si era fatto un nome nella cultura italiana come vero difensore della pace.
Ma le parole di Chiara non avevano per tema l’orrore della guerra. Chiara raccontò di come anni prima, nella sua Trento bombardata, sommersa dalle macerie, intravide un ideale inscalfibile: Dio. Egli si rivelò ai suoi occhi non come una speranza ultima, un desiderio remoto, ma come amore circolante fra tutti, fuoco che andava custodito e alimentato dall’amore reciproco, in grado di realizzare la promessa di Gesù: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18, 20).
Non si fa fatica a credere che l’On. Giordani rimase colpito. Ai suoi occhi si stava rivelando un Vangelo vivo. Quel Gesù che Chiara gli stava mostrando entrava nella storia degli uomini come amore, e guidava l’umanità verso la fraternità universale, verso l’unità. Nella sua autobiografia, ricordando quell’incontro, Giordani ci svela l’emozione provata:
“Quando ella ebbe finito di parlare, io ero preso in un’atmosfera incantata […]; e avrei desiderato che quella voce continuasse. Era la voce che, senza rendermene conto, avevo atteso. Essa metteva la santità a portata di tutti: toglieva via i cancelli che separano il mondo laicale dalla vita mistica. […] Avvicinava Dio: lo faceva sentire Padre, fratello, amico, presente all’umanità.”
In Chiara e nelle sue prime compagne era evidente che un ideale vasto quanto l’unità avrebbe dovuto abbracciare tutto il mondo. Ma come avrebbe potuto un gruppo di ragazze giovanissime arrivare a tutta l’umanità?
Chissà se Giordani questa domanda allora se la pose! Di sicuro oggi sappiamo dalle stesse parole di Chiara che l’incontro con Igino Giordani fu per lei l’incontro con quell’umanità. L’ideale dell’unità di Chiara Lubich e delle sue prime compagne era fatto per tutti e per tutte le realtà umane, e Giordani stava lì a testimoniarlo.
Oggi la trama di tale disegno è visibile. Il Movimento dei Focolari è presente in più di 180 paesi del mondo, e conta più di due milioni di aderenti e simpatizzanti di estrazione sociale e riferimenti culturali i più differenti.
Sono appena tornata da un viaggio in Europa orientale, dove le comunità dei focolari sono presenti fin dal 1961, quando i primi membri superarono la cortina di ferro, armati solo dell’amore scambievole e della carità verso chiunque, senza distinzioni. Il loro operare nel silenzio, fin da quegli anni, ha contribuito al superamento delle barriere ideologiche, ha sostenuto l’impegno per ricostruire quelle società oppresse, e anima oggi numerosi progetti rivolti al bene comune.
Lo scorso maggio in Brasile si è tenuta l’Assemblea mondiale dell’Economia di Comunione, a 20 anni dall’intuizione profetica che Chiara ebbe, quando arrivando a San Paolo nel 1991 e sorvolando la città, vide i grattacieli e la “corona di spine” delle favelas che la circondavano e sentì la spinta a fare qualcosa per cambiare il sistema di sviluppo, per cercare una via nuova che non fosse né il capitalismo né il comunismo. Oggi l’Economia di Comunione coinvolge oltre 800 aziende che liberamente mettono in comune gli utili per promuovere i poveri e formare imprenditori ed economisti ad una nuova prassi economica ed è riconosciuta e studiata come una vera dottrina economica.
Le molteplici iniziative che vedono oggi impegnato il Movimento dei Focolari in tutti gli angoli del mondo e in tutti i campi dell’attività umana erano in un certo senso profeticamente presenti in quell’originario momento in cui Chiara Lubich e Igino Giordani si incontrarono qui a Montecitorio.
Fin da allora il Movimento si mise subito anche al servizio della politica. Attrasse in quegli anni tanti deputati e senatori – alcuni dei quali sono stati menzionati dal precedente audiovideo – e le scelte compiute, come abbiamo potuto sentire, furono coraggiose.
Oggi questa è la proposta del Movimento Politico per l’Unità, voluto e fondato da Chiara Lubich nel 1996, insieme ad alcuni parlamentari e politici ai diversi livelli istituzionali, che vede il coinvolgimento – in Corea come in Argentina e in altre nazioni – di amministratori locali, funzionari, studiosi di politica, e tanti giovani impegnati nelle scuole di partecipazione. Esso è animato da un amore politico che guida scelte, comportamenti, leggi, azioni diplomatiche, facendo intravedere una nuova modalità di lavoro delle assemblee amministrative, legislative fino agli organismi internazionali.
È ispirato dal principio di fraternità, principio cardine del pensiero politico moderno. Come è noto, esso è stato alla base dei progetti politici più importanti della storia moderna e contemporanea: da ideale guida della Rivoluzione francese (pensiamo al trittico liberté égalité fraternité) alla fondazione del socialismo utopico, dal marxismo al nazionalismo patriottico. È stato però interpretato in modo non inclusivo, ma esclusivo, cioè considerando la fraternità come un rapporto di valore che riguardava qualcuno (una classe sociale, un ceto economico, un popolo), in antagonismo con qualcun altro.
Si tratta dunque di un principio politico ancora poco esplorato nella sua dimensione universale, e questo intende fare il Movimento Politico per l’Unità: declinare il principio della fraternità universale perché la politica ritrovi in esso una nuova fondazione che la renda all’altezza dei tempi, capace di assolvere il suo ruolo di costruttrice di pace, giustizia, libertà, per l’intera comunità umana. La fraternità, inoltre, illumina il fine ultimo della politica, che è una pace compiuta fino all’unità dell’intera famiglia umana: unità nelle più piccole comunità politiche come nell’intero consesso internazionale. Così, il principio di fraternità ha trovato una misura nell’«amare la patria altrui come la propria», espressione coniata da Chiara Lubich e che fin dai primi tempi costituisce un paradigma di universalità. Essa è capace di esprimere la vocazione della politica come amore rivolto indistintamente verso tutti, perché ogni persona e ogni realtà sociale è “candidata all’unità” con l’altra ed ogni popolo è chiamato a concorrere ad un mondo più unito.
E nel richiamare oggi, in questa prestigiosa sede del Parlamento italiano queste che sono alcune linee del Movimento politico per l’unità, avvertiamo ancora la grande attualità di un altro invito rivolto da Chiara proprio ai parlamentari italiani nel dicembre del 2000 a San Macuto. Un invito, un paradosso plausibile, a stringere tra tutte le parti – al di là di ogni differenza – un patto di fraternità per l’Italia, perché il bene del Paese ha bisogno dell’opera di tutti.
«La fraternità offre possibilità sorprendenti – disse ancora Chiara ai parlamentari – consente, ad esempio, di comprendere e far proprio anche il punto di vista dell’altro, così che nessun interesse, nessuna esigenza rimangano estranei; […] consente di tenere insieme e valorizzare esperienze umane che rischiano, altrimenti, di svilupparsi in conflitti insanabili come le ferite ancora aperte della questione meridionale e le nuove legittime esigenze del Nord; […] consente inoltre di immettere nuovi principi nel lavoro politico quotidiano, in modo che non si governi mai contro qualcuno o essendo l’espressione solo di una parte del Paese».
A questo e a molte altre sfide ancora, in campo politico e della società intera, condusse quell’incontro tra Chiara Lubich e Igino Giordani, un deputato che da Montecitorio seppe raccogliere quell’invito a dilatare l’anima e l’azione per costruire l’unità in tutto il mondo.
A rafforzare la comune tensione a lavorare oggi per l’unità del nostro Paese e oltre, ci auguriamo, desideriamo, che ci spinga l’incontro odierno. Grazie».
Maria Voce
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15 Mag 2011 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
13 maggio. Una festa significativa per la cattolicità: la madonna di Fatima. 13 maggio. Una data altrettanto simbolica per il Movimento dei focolari: la notte di “stelle e lacrime”, così è noto quell’episodio della vita di Chiara Lubich quando a causa del bombardamento di Trento aveva dovuto lasciare la sua casa per rifugiarsi nel bosco di Goccia d’oro. Piangendo per ore aveva osservato il muoversi delle costellazioni e aveva capito che solo l’amore poteva vincere quell’immane tragedia. 13 maggio, stavolta del 2011. Maria Voce e Giancarlo Faletti sono atterrati a Mosca per una visita alla comunità del Movimento dei focolari in Russia. Un viaggio che Chiara Lubich avrebbe voluto fare già negli anni ’60 come testimonia un suo discorso di quel periodo, ma che di fatto non ha poi potuto realizzare, anche se tante delle sue prime compagne e compagni hanno qui seminato la spiritualità dell’unità fin dagli anni ’70.
All’atterraggio all’aeroporto di Sheremet’evo un timido raggio di sole prova a sfidare un cielo incerto, a tratti piovigginoso. Lo scalo, modernissimo e luminoso, si confonde tranquillamente con quello delle metropoli occidentali: le griffes che ne popolano negozi e punti ristoro sono le stesse. Superati i controlli di routine, un po’ più serrati dopo l’ultimo attentato, si può esclamare: eccoci arrivati a Mosca! Un piccolo gruppo dei Focolari accoglie con fiori e sorrisi e tre abbracci i nuovi arrivati. Una brigata osservata a distanza dai giovani agenti del controllo, presto distratti dalle incombenze. Sulla superstrada per raggiungere Mosca ci sono grandi cantieri, segno di una città in crescita dal punto di vista commerciale e abitativo: sempre più russi vi si trasferiscono e la popolzione si attesta già sui 15 milioni di abitanti. «Affidiamo a Maria, in questo giorno, il viaggio a Mosca, le persone che incontreremo, tutti quelli che stanno pregando per quest’appuntamento» è stata la preghiera espressa coralmente da Maria Voce e Giancarlo Faletti, davanti ad un’icona della Madonna, mentre si celebrava la messa dedicata proprio alla Madre di Dio. Attesa per l’incontro del 14 maggio con tutti i membri dei Focolari del grande territorio russo. Dagli inizi del Movimento in queste terre è la prima volta che da Celjabinsk, Novosibirsk, Krasnojarsk , San Pietroburgo, si ritroveranno cattolici e ortodossi a testimoniare una presenza viva, gioiosa, attiva, che sa vincere diffidenze, diversità e distanze notevoli che mettono in discussione gli otto fusi orari della nazione. Qualcuno, però, ha voluto anticipare questo momento di “a tu per tu” con la presidente: le più piccole, infatti, si sono ritratte come tante matrioske colorate, un benvenuto insieme tradizionale e festoso che ben esprime le tante anime della città, connubio di modernità e storia, di orgoglio nazionale e mondialità ineludibile. Dall’inviata Maddalena Maltese
[Russia]
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27 Apr 2011 | Spiritualità
È ormai imminente la beatificazione di papa Giovanni Paolo II e, insieme a tutta la Chiesa, ci sentiamo invasi da una gioia immensa e da una profonda gratitudine. Gioia e gratitudine per il dono che essa ci fa nel riconoscere la santità di questo grande papa, espressa nella sua vita spesa e consumata, fino all’ultimo istante, per Dio e per gli uomini. Continua a sbalordire la straordinaria ricchezza del suo magistero, come pure la riconoscenza che suscita ad ogni latitudine la sua testimonianza d’amore, tanto in persone cristiane come in fedeli di altre religioni e in persone che non hanno una fede religiosa. Proprio lui, in occasione del 25° anniversario del suo pontificato, ci aveva confidato la sorgente da cui tutto scaturiva: quel segreto intimo del rapporto che – come successore di Pietro – lo legava a Gesù: «25 anni fa ho sperimentato in modo particolare la divina Misericordia. Cristo ha detto anche a me, come un tempo a Pietro: “Mi ami tu più di costoro”. Ogni giorno si svolge all’interno del mio cuore lo stesso dialogo tra Gesù e Pietro. Nello spirito, fisso lo sguardo benevolo di Cristo risorto. Egli, pur consapevole della mia umana fragilità, mi incoraggia a rispondere con fiducia come Pietro: “Signore, Tu sai tutto, Tu sai che ti amo!”»[1]. Oggi questo evento della Chiesa ci fa penetrare nella dimensione di quel “di più”, vissuto da Giovanni Paolo II giorno per giorno, con eroismo. Insieme a tutti gli altri Movimenti abbiamo sperimentato l’amore particolare di Giovanni Paolo II nel riconoscimento del ruolo che essi hanno nella Chiesa, quale espressione della sua dimensione mariana. Già nell’87, parlando alla curia romana, aveva messo in luce l’importanza di questa dimensione: «La Chiesa vive di questo autentico “profilo mariano”, di questa “dimensione mariana” (…) Maria, l’Immacolata, precede ogni altro e, ovviamente, lo stesso Pietro e gli apostoli (…). Il legame tra i due profili della Chiesa, quello mariano e quello petrino, è dunque stretto, profondo e complementare, pur essendo il primo anteriore tanto nel disegno di Dio quanto nel tempo; nonché più alto e preminente, più ricco di indicazioni personali e comunitarie (…)[2]». Spalancando le porte alla novità suscitata dallo Spirito Santo, nello storico incontro dei movimenti ecclesiali e nuove comunità la vigilia di Pentecoste 1998 in Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II riconobbe che i due profili «sono coessenziali alla costituzione della Chiesa e concorrono (…) alla sua vita, al suo rinnovamento, e alla santificazione del popolo di Dio»[3].
Al di là degli importanti eventi pubblici, Chiara Lubich era legata a questo grande papa da un rapporto personale e profondo: le udienze private, concesse spesso durante inviti a pranzo, la sua presenza in tante manifestazioni pubbliche del movimento, le lettere personali e le telefonate in occasione di particolari ricorrenze, come «pietre miliari nella storia del nostro movimento», spingevano Chiara ad esprimersi così nel 2005, al momento della sua morte: «La sua santità. Anch’io posso darne testimonianza di persona»[4]. «Si faceva così ‘nulla’, da farci sentire a volte, uscendo dalle sue udienze, una intensa unione diretta con Dio solo. Il papa quindi ti portava a Dio, come vero mediatore, che si annulla quando ha raggiunto lo scopo»[5]. «Si rimane meravigliati e con l’animo riconoscente di fronte a tanto amore e, al contempo, si è grati a Dio di avere potuto essergli stati accanto a dargli una mano, come figli e “sorella”, come ha voluto chiamarmi in una sua ultima lettera»[6]. «La storia del Movimento dei focolari – scriveva in quell’occasione Chiara – è, in questi ultimi 27 anni, una riprova del “di più” d’amore che ha albergato nel cuore di Giovanni Paolo II. Questo suo “di più” d’amore ha chiamato il nostro, per cui il papa è entrato nel più profondo del cuore di ogni membro del movimento. Non si può perciò dire a parole semplicemente umane chi egli è stato per noi.»[7] Come non ricordare la visita del Santo Padre, il 19 agosto 1984, al centro del Movimento a Rocca di Papa? In quell’occasione egli riconobbe esplicitamente nell’esperienza spirituale di Chiara la presenza di un carisma, e affermò: «C’erano nella storia della Chiesa tanti radicalismi dell’amore. (…) C’è un vostro radicalismo dell’amore, di Chiara, dei focolarini. (…) L’amore apre la strada. Auguro che questa strada, grazie a voi, sia, per la Chiesa, sempre più aperta!»[8] E come non pensare ad alcune sue espressioni nei nostri confronti? Durante il suo intervento al Familyfest di Roma, il 3 maggio 1981, aggiunse a braccio: «La vostra spiritualità è aperta, positiva, ottimistica, serena, conquistatrice… Avete conquistato anche il papa… Ho detto che auguro a voi di essere la Chiesa. Adesso voglio dire che auguro alla Chiesa di essere voi»[9]. E nel 1983, il 20 marzo, durante la Giornata di Umanità Nuova: «Molte volte, quando sono triste, mi viene in mente… “focolarini”. E ritrovo una consolazione, una grande consolazione!»[10]. Durante i suoi numerosi viaggi, in ogni angolo del mondo dove si era fatto pellegrino, aveva imparato a riconoscere il nostro “popolo focolarino”, come lo chiamava, traendone – come una volta disse a Chiara – conforto e sostegno. Nel decorrere del suo lungo pontificato abbiamo più volte avvertito un amore particolare da parte sua, la profondità del suo sguardo paterno e quasi la sua predilezione. Ricordiamo con gratitudine il caloroso affetto manifestato a Chiara e a tanti di noi in molte circostanze, ma anche il suo ruolo determinante nel riconoscere il carisma particolare donato da Dio alla Chiesa e all’umanità attraverso di lei. Un aspetto della particolare sintonia spirituale tra Chiara e Giovanni Paolo II si può ravvisare nel sentire e vivere la Chiesa come comunione, espressione dell’amore di Dio per tutti gli uomini. Di qui la proposta, espressa nella lettera apostolica Novo millennio ineunte per la Chiesa del terzo millennio: vivere la spiritualità di comunione per riportare Gesù risorto nel cuore del mondo[11]. E così, in questo momento in cui festeggiamo con immensa gioia la beatificazione di Giovanni Paolo II, da lui e da Chiara ad una sola voce ci sentiamo ancora una volta fortemente interpellati a vivere con pienezza la spiritualità che Dio ci ha donato.
Maria Voce
[1] Giovanni Paolo II – Omelia per il XXV anniversario di pontificato – 16.10.2003 [2] Ai cardinali e ai prelati della curia romana – 22.12.1987 [3] Giovanni Paolo II – Ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità – 30.5.1998 [4] Chiara Lubich – Un di più d’amore – Città Nuova 2005/7 pag 10 segg [5] Mariapoli n. 4-5/2005 [6] Chiara Lubich – Un di più d’amore – cit. [7] Chiara Lubich – Un di più d’amore – cit. [8] Discorso di Giovanni Poalo II ai membri del movimento dei Focolari – 19.8.1984 [9] Discorso di Giovanni Paolo II ai coniugi partecipanti al convegno “Sulla famiglia e l’amore” – 3.5.1981 (espressione non citata nel discorso pubblicato) [10] Discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti al convegno internazionale del «Movimento Umanità Nuova» – 20.3.1983 (espressione non citata nel discorso pubblicato) [11] Cfr Novo millennio ineunte n.43 (altro…)