Mag 16, 2015 | Chiara Lubich, Chiesa, Spiritualità
Audio mp3 “Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo” (Ef 2, 45).
«Il commento a questa Parola, sottolinea due caratteristiche dell’amore di Dio nei nostri confronti. La prima è che l’amore di Dio ha preso l’iniziativa e ci ha amati quando noi eravamo tutt’altro che amabili (“morti per il peccato”). La seconda è che Dio col suo amore non si è limitato a perdonare i nostri peccati ma, amandoci in modo illimitato, s’è spinto fino a parteciparci la sua stessa vita (“ci ha fatti rivivere con Cristo”). Queste parole e queste considerazioni mi fanno ricordare l’inizio del Movimento, quando Dio ha acceso nel nostro cuore la scintilla del nostro grande ideale. Alla luce, infatti, di questa splendida Parola, mi rendo conto come quella scintilla o quel fuoco non erano che partecipazione all’Amore stesso che è Dio. Forse che noi, allora, nello squallore della guerra e nel deserto che ci circondava, trovavamo qualcun altro che prendesse l’iniziativa di amarci? Non eravamo noi che, per un dono particolare di Dio, accendevamo la fiamma dell’amore in moltissimi cuori col desiderio di farla divampare in tutti? Guardavamo, forse, se i prossimi erano amabili per poterli amare o ci attiravano piuttosto i più poveri nei quali meglio ravvisavamo il volto di Cristo o i peccatori, che più avevano bisogno della sua misericordia? Sì, per un miracolo divino (quei miracoli che succedono ogni volta che s’accende un carisma dello Spirito su questa terra) anche il nostro piccolo cuore poteva affermare d’esser ricco di misericordia. E, come si sa, amare i prossimi non significava per noi semplicemente farsi uno con loro fino a portarli a Dio. Significava coinvolgerli nella nostra rivoluzione d’amore, nel nostro stesso ideale. Tutti candidati all’unità, potevano partecipare e partecipavano di fatto a quella dinamica divina vita che Dio aveva scatenato in un punto della sua Chiesa. Così era allora. Così deve essere anche ora. Certamente i tempi sono cambiati, ma non è difficile ammettere che, se in quei lontani giorni il mondo appariva un deserto per le distruzioni della guerra, non meno deserto è pure ora, anche se per altri motivi. Molti fattori hanno determinato un livellamento della nostra società moderna, per cui si vive in un pericoloso equivoco. Una volta la società era fondamentalmente cristiana e si distingueva molto nettamente il bene dal male. Oggi è diverso: in nome d’una libertà, che non è vera libertà, bene e male, osservanza della legge di Dio e non osservanza sono messi sullo stesso piano. È un nuovo deserto, dove ciò che è stato bombardato non sono solo le case, le chiese, i palazzi, ma le leggi morali e di conseguenza le coscienze. E allora che fare? Siamo senz’armi a combattere la nostra battaglia per portare il perdono e l’amore di Cristo agli uomini quand’essi fanno sì poco calcolo del peccato? No, non siamo senz’armi. Questo mondo sconsacrato ha per noi un volto: è quello di Gesù Abbandonato, in cui il sacro e il divino s’è tutto celato. Egli poi, Dio che si sente abbandonato da Dio, rispecchia ogni situazione negativa. È in nome e per amore di Lui che troveremo la forza di amare ciò che oggi è tanto poco amabile. Con la fiamma accesa nel nostro cuore, prendendo anche noi sempre come il nostro Dio l’iniziativa, avvicineremo quanti incontreremo. E Dio in noi risveglierà, illuminerà le coscienze, susciterà compunzione, ridarà speranza, infiammerà d’entusiasmo sì da mettere in molti il desiderio, da morti che erano, di rivivere con Cristo, di vivere Cristo. Questi tre propositi, dunque: tenere acceso il fuoco nel nostro cuore, amare per primi, amare in modo non limitato ma sconfinato; in modo cioè da portare tutti a vivere il nostro ideale, che è vivere Cristo. Solo a questo livello siamo in linea con quanto la Scrittura ci chiede in questo mese […]». (Chiara Lubich, Rocca di Papa, 3 gennaio del 1985) Fonte: Centro Chiara Lubich (altro…)
Apr 29, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
«Si parla molto della costruzione di una comune casa europea, ma siamo convinti che questa opera così necessaria non sarà completa se non si penserà ad essa come a un particolare di quel “villaggio globale” che è la Terra in cui viviamo. Questo pensiero mi è suggerito anche dalla preoccupazione espressa nella sua lettera per le condizioni precarie del nostro ambiente naturale. (…). Si stanno infatti moltiplicando le analisi allarmate di scienziati, politici, enti internazionali sul nostro ecosistema. Da più parti si lanciano proposte per guarire il nostro mondo malato. (…) L’ecologia, in fondo, rappresenta una sfida che si può vincere solo cambiando mentalità e formando le coscienze. E’ ormai dimostrato da molti seri studi scientifici che non mancherebbero né le risorse tecniche né quelle economiche per migliorare l’ambiente. Ciò che invece manca è quel supplemento d’anima, quel nuovo amore per l’uomo, che ci fa sentire responsabili tutti verso tutti, nello sforzo comune di gestire le risorse della terra in modo intelligente, giusto, misurato (…). Questa della distribuzione dei beni nel mondo, dell’aiuto alle popolazioni più povere, della solidarietà del Nord per il Sud, dei ricchi per i poveri è l’altra faccia del problema ecologico. Se le immense risorse economiche destinate alle industrie belliche e ad una super produzione che richiede sempre più dei super-consumatori, senza parlare dello spreco dei beni nei Paesi ricchi, se queste enormi risorse servissero almeno in parte ad aiutare i Paesi più poveri a trovare una loro dignitosa via di sviluppo, come sarebbe più respirabile il clima, quante foreste si potrebbero risparmiare, quante zone sarebbero sottratte alla desertificazione e quante vite umane si salverebbero! (…) Eppure, senza una nuova coscienza di solidarietà universale non si farà mai un passo avanti. (…) Se l’uomo non è in pace con Dio, la terra stessa non è in pace. Le persone religiose avvertono la “sofferenza” della terra quando l’uomo non l’ha usata secondo il piano di Dio, ma solo per egoismo, per un desiderio insaziabile di possesso. È questo egoismo e questo desiderio che contaminano l’ambiente ancor più e prima di qualsiasi altro inquinamento, che ne è solo la conseguenza. (…) Adesso tali conseguenze disastrose costringono a vedere la realtà tutti insieme nella prospettiva di un mondo unito: se non si affronta questo problema tutti insieme, non lo si risolverà. (…) Se si scopre che tutto il creato è dono di un Padre che ci vuol bene, sarà molto più facile trovare un rapporto armonioso con la natura. E se si scopre anche che questo dono è per tutti i membri della famiglia umana, e non solo per alcuni, si porrà più attenzione e rispetto per qualcosa che appartiene all’umanità intera presente e futura». Leggi tutto (altro…)
Apr 16, 2015 | Chiara Lubich, Spiritualità
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L’Apostolo Paolo ha un modo di comportarsi, nella sua straordinaria missione, che si potrebbe esprimere così: farsi tutto a tutti. Egli, infatti, cerca di comprendere tutti, di entrare nella mentalità di ciascuno, per cui si fa giudeo coi giudei, e con i non giudei – coloro cioè che non avevano una legge rivelata da Dio – diventa come uno che non ha legge. Egli aderisce alle usanze giudaiche ogni volta che ciò serve a rimuovere ostacoli, a riconciliare animi, e, operando nel mondo greco-romano, assume le forme del vivere e della cultura congeniali a tale ambiente. Qui dice: «Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno». Di fronte all’Apostolo s’è spiegato come in ventaglio il grande orizzonte di libertà, che offre il Vangelo di Cristo: la libertà dal peccato, dalla legge, dalla morte, dall’impero di Satana, dalle barriere imposte dalla nazione, dalla classe, dal sesso, da ogni dispotismo umano, dai tabù dei cibi e dei comportamenti. Paolo vive queste libertà nel suo stesso essere e le offre col Vangelo alle comunità da lui fondate. Eppure, nella libera realtà del cristianesimo che egli annuncia, avverte l’esigenza, anzi l’imperativo, di farsi schiavo di qualcuno; dei suoi fratelli, di ogni prossimo. Egli legge questo suo imprescindibile dovere in Cristo, che s’è fatto crocifisso per raggiungere ogni uomo là dove si trova per farsi servitore di tutti. Dio, incarnandosi, s’è reso vicino ad ogni uomo ma, sulla croce, s’è fatto solidale con ciascuno di noi peccatori, con la nostra debolezza, con la nostra sofferenza, con le nostre angosce, con la nostra ignoranza, con i nostri abbandoni, con i nostri interrogativi, con i nostri pesi… Anche Paolo vuole vivere così, e per questo afferma: «Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno». Il perché della vita che hai e dei suoi giorni è arrivare a Dio. E non da solo, ma con i fratelli. Anche su di te, cristiano, infatti, è scesa una chiamata di Dio simile a quella rivolta a Paolo. Anche tu, come l’Apostolo, devi «guadagnare» qualcuno, «salvare ad ogni costo qualcuno» Ci sono quelli che ti sono accanto durante la tua giornata, che incontri per strada, con cui parli al telefono, per i quali lavori… Ama tutti. Ma preferisci questa volta i più deboli. Fatti «debole con i deboli, per guadagnare i deboli». Rivolgiti a chi è fiacco nella fede, agli indifferenti, ai lontani, a chi si professa ateo, a chi denigra la religione… Se ti farai uno con loro, anche nelle loro «debolezze», sperimenterai l’infallibile metodo apostolico di Paolo: li conquisterai! Hai una moglie che non ama affatto la Chiesa e le è piacevole stare ore e ore alla televisione? Falle compagnia, come puoi, quanto puoi, interessandoti a quanto più ama seguire… Hai un ragazzo che ha fatto del calcio il suo idolo, disinteressandosi d’ogni altra cosa sì da dimenticare come si prega? Appassionati di sport più di lui… Hai un amico che ama viaggiare, leggere, istruirsi ed ha gettato al vento ogni principio religioso? Cerca di capirlo nei suoi gusti, nelle sue esigenze e, se puoi, dagli una mano… Fatti uno, uno con tutti; in tutto, quanto puoi, tranne nel peccato. Se peccano, dissociati. Vedrai che il farsi uno con i prossimi non è tempo perso; è tutto guadagnato. Un giorno – e non sarà troppo lontano – essi vorranno sapere ciò che interessa a te. E, grati, scopriranno, adoreranno e ameranno quel Dio che è stato la molla di questo tuo comportamento cristiano. Chiara Lubich Fonte: www.centrochiaralubich.org (altro…)
Mar 17, 2015 | Chiara Lubich, Spiritualità
«Carissimi Gen, forse volete sapere una parola che sia quella; una parola che dica tutto, che riassuma la verità, che vi porga una ricetta per una vita vera. È ciò che sto meditando anch’io questi giorni. Bene, Gen, mi sono convinta che non vi è strada più sicura, per arrivare alla vita perfetta, di quelladel dolore abbracciato per amore. E così l’hanno pensata tutti i Santi, di tutti i secoli. Il fatto è che ognuno ha voluto seguire Gesù e Lui ha parlato chiaro: «Chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mc 8, 34). «…Prenda la sua croce». Ognuno per seguire Lui, il Perfetto, non ha che da accogliere nel suo cuore la propria croce, i propri dolori. Tutti ne abbiamo. Ebbene: alziamoci la mattina col cuore cambiato. Lo sappiamo: il dolore si vuole allontanare, accantonare, dimenticare. Così è fatto l’uomo. Ma non così il cristiano. Egli, perché seguace di Cristo, sa che il dolore è prezioso, che va accettato come ha fatto Gesù con la sua croce, e lo abbraccia con tutto lo slancio del suo cuore. Quale sarà il risultato? Quale il frutto? Ne verranno tutte le virtù: la pazienza, la purezza, la mansuetudine, la povertà, la temperanza e così via. E, con tutte le virtù, la perfezione, la vita vera. Ci state? Ogni uomo che vuole raggiungere un traguardo, deve sottomettersi a fatiche, a sacrifici, a sforzi. Il nostro traguardo è Gesù. Per seguirlo occorre il dolore amato. Ciao Gen, con tutto l’augurio perché sappiate essere degni di Lui». Pubblicato nella Rivista “Gen”, ottobre – novembre 1979 Fonte: www.centrochiaralubich.org (altro…)
Mar 7, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
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