Impegnati nella cultura dell’unità
A Loppiano lo scorso 18 ottobre si è inaugurato l’anno accademico 2010-2011 dell’Istituto Universitario Sophia (IUS), l’originale istituzione accademica ispirata alla spiritualità di Chiara Lubich che coniuga formazione e ricerca, con un percorso di vita coerente con l’ideale dell’unità nella diversità. La cerimonia ha visto la partecipazione di numerose personalità del mondo culturale, politico ed ecclesiale italiano. Mons. Betori, Gran Cancelliere dello IUS, nel suo intervento afferma che: “oggi più che mai è necessario ricercare con passione la verità, la quale, per essere accolta e comunicata non necessita solo di onestà intellettuale, bensì esige un coinvolgimento di tutta quanta la persona.” Le parole del preside Piero Coda sottolineano come a Loppiano le intenzioni sono seguite dai fatti, i 54 studenti che frequentano la Laurea Magistrale e i 7 iscritti al ciclo dottorale, provengono da ben 26 paesi diversi. Confermando l’apertura interculturale e interreligiosa, oltre che interdisciplinare, da quest’anno tra gli studenti ci saranno anche una studentessa della Chiesa Ortodossa Bulgara e un’altra di religione buddista.
Numerosi accordi con altri atenei, in Italia e all’estero, sono stati siglati lo scorso anno. Inoltre, hanno terminato la loro formazione i primi studenti con il titolo di Laurea Magistrale in “Fondamenti e prospettive di una cultura dell’unità” nei due rispettivi indirizzi: filosofico-teologico e politico-economico. La presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce , nel felicitarsi con i neolaureati, evidenziava
come loro si fossero “impegnati, personalmente e insieme, a penetrare i fondamenti e a delineare le prospettive di una cultura dell’unità declinata nella molteplicità dei saperi”. Con le sue parole metteva in risalto un’altra caratteristica dello IUS: tutti, docenti, studenti e l’intero personale, in un intenso clima di dialogo, concorrono al progetto formativo di Sophia, pur nel rispetto delle rispettive competenze e responsabilità. Nel corso dell’inaugurazione è stata presentata la fondazione “Per Sophia” nata con lo scopo di sostenere la crescita e lo sviluppo dell’istituto, questo avverrà anche con la concessione di premi, borse di studio e di finanziamenti per i progetti culturali e didattici. L’Istituto Universitario Sophia sta poi progettando di ampliare la propria offerta formativa includendo percorsi nell’ambito della pedagogia e della musicologia. Infine, un’ulteriore sfida riguarda l’attività editoriale dello IUS, da quest’anno alla collana “Universitas” e alla rivista “Sophia” si accompagnano le collane “Per-corsi” e “Biblioteca di Sophia”, quest’ultima dedicata alla pubblicazione dei classici della cultura dell’unità. (altro…)
Avvocato e cliente
Il 14 ottobre 2010 la sala conferenze della Corte d’appello di Roma ha accolto il convegno organizzato da Comunione e Diritto dal titolo “Sistema europeo e nord americano a confronto: rapporto tra avvocato e cliente”. L’iniziativa, inserita tra gli eventi di formazione deontologica, ha avuto il riconoscimento del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Roma. Erano circa 150 gli operatori del diritto, avvocati, qualche magistrato, studenti che hanno seguito con interesse le tre ore di convegno condotte dall’avv. Carlo Fusco che ha anche presentato la mission di Comunione e diritto.
Focus della giornata è stato il raffronto tra i sistemi giuridici italiano e nord-americano. L’ avv. Mauro Vaglio ha delineato i procedimenti disciplinari davanti al consiglio dell’ordine forense con valutazioni processuali ed etiche, mentre l’esperienza del sistema giuridico nord americano è stata offerta dalla relazione presentata dalla prof.ssa Amy Uelmen, della Fordham University di New York. “Partecipando da qualche anno alle discussioni sul ruolo della coscienza e delle fedi personali nella vita professionale, – ha affermato la prof.ssa Uelmen – ho l’impressione che il seguire la propria coscienza, ed esprimere sinceramente la propria opinione abbia reso gli avvocati più, e non meno, sensibili alle complesse ed intrinseche questioni di identità, di dinamiche di potere e del contesto sociale”. Significativo il titolo del suo intervento: “Rapporto tra avvocato e cliente nella fase di consulenza. L’esempio nord americano: la coscienza del legale e la miglior difesa della parte”. Apprezzato il tema su “Mediation” e” mediazione civile” dell’avv. Giuseppe Sbardella, che ha mostrato la Mediation come uno strumento di superamento della cultura del conflitto ravvisando in essa un fattore di coesione sociale. Nella relazione finale l’avv. Maria Giovanna Rigatelli, della Commissione centrale di Comunione e Diritto, ha presentato l’esperienza in corso ormai da anni di una rete internazionale di giuristi per la formazione degli operatori del diritto. L’avv. Rigatelli ha dato voce a esperienze di operatori del diritto di diverse parti del mondo, primi passi accompagnati da approfondimenti teorici, che dicono come dal mettere in pratica ” la fraternità” anche nel campo giuridico, possa cominciare a delinearsi una nuova cultura giuridica.
Educazione: un atto d’amore
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«Passa per il dialogo la sfida della modernità»
Dialogo è la parola chiave del contributo dei Focolari alla Settimana Sociale di Reggio. Lucia Fronza Crepaz ha partecipato alla stesura del documento presentato dal Movimento e a Reggio, con Luca Antonini, dirigerà il gruppo di studio sulle transizioni istituzionali. Lucia Fronza è stata deputata per più legislature e nei Focolari è co-resposabile della segreteria del Movimento Umanità Nuova.
Quando la Cei ha chiesto il contributo del Movimento, cosa avete provato? Felicità. Per essere stati interpellati insieme a tutti gli altri. È stata una idea geniale e tipicamente cattolica: chiamare, prima di stilare il programma, o meglio, andare nelle sedi delle varie associazioni per raccogliere le aspettative, i carismi, i linguaggi diversi. Porteremo prima di tutto quello che Chiara Lubich ci ha donato: la cultura della Risurrezione. Non tanto come risposta ai tempi grami, ma come una speranza che poggia sulla certezza della Pasqua di Gesù che si nutre di orizzonti vasti e guarda nella prospettiva dell’unica famiglia umana che è la vera meta della storia. Quindi anche dell’Italia, per donarle nel momento dei 150 anni dell’Unita, questa nuova unità che nasce nella speranza di Gesù risorto.
Avete sottolineato il fatto che tutto avvenga a Sud. Perché questo particolare apprezzamento? Lo abbiamo apprezzato come italiani, e per italiani intendo quelli del Movimento che vivono ad Aosta o in Sicilia. Il Sud, come dicono i vescovi nell’ultimo documento sul Mezzogiorno, è una risorsa e, casomai, un problema per tutta l’Italia. Principalmente è una risorsa. Che tutta la Chiesa si unisca ed entri nel tessuto cristiano, sociale e politico del Mezzogiorno diventa una risorsa. Interrogarsi sul nostro futuro dal Sud è un avvenimento importante.
Da Chiara Lubich ereditate l’esortazione al dialogo e all’unità. Diceva: «Tutti saranno uno, se noi siamo uno ». Il dialogo in questa società che pare così divisa e frantumata? Il dialogo come l’intese Chiara è il riflesso della vita trinitaria, un Dio che è uno e trino. Non chiedendosi perché non abbiamo una identità, ma partendo da una forte identità fondata sulla cultura della Risurrezione si apre un dialogo pieno di speranza. Se si punta al nuovo che c’è in ogni uomo, in ogni cultura, in ogni religione, si tira fuori un filo di speranza.
Tutto questo avviene nell’orizzonte della città, che voi indicate come luogo privilegiato. È luogo anche di dialogo? Possiamo vederla come la ‘discarica’, come qualcuna la chiama, o come luogo della solitudine, o si può guardare alla vocazione della città. Il suo dover essere: il luogo dove la la gente si identifica. Ci si può chiedere: e le persone nuove che arrivano? Le loro culture? Fanno parte del futuro delle nostre città. Se abbiamo in mente l’orizzonte della famiglia umana, capiamo che quanto accade nella città fa già parte di essa.
Voi Focolari suggerite un laboratorio di città, poiché la parrocchia abbraccia solo una parte di essa e la diocesi travalica i suoi confini. In cosa consiste? In una città pur piccola ci sono tutte le sfide della globalizzazione: culture e generazioni diverse che si incontrano. Una città è già un laboratorio. Il grande tema del rapporto tra le religioni, ad esempio, può essere anche in mano al singolo cristiano che incontra il musulmano. Questo micro dialogo sta a dire che in piccolo si possono cominciare a dare risposte alle grandi domande dell’umanità. Questo progetto nuovo può iniziare da una parrocchia, da un sindaco, da un gruppo di cittadini o da più associazioni. La città, invece di essere il luogo in cui tutto si esaspera, può essere il luogo da cui cominciare.
La seconda proposta è la cittadinanza agevolata agli immigrati. Perché? Il messaggio universale che tutti siano uno ci offre la capacità di vedere nell’altro una potenzialità reale e fraterna per costruire insieme il nostro presente e il nostro futuro. L’accoglienza stimola nell’altro il meglio di sé. Aiutare gli immigrati a portare le loro famiglie, a dare un luogo di culto, vuol dire tirar fuori il meglio che possono esprimere, invece di obbligarli alla clandestinità. Allora: accettarli, con delle regole, mettendo in campo il dialogo, che non è un semplice volersi bene. Il dialogo presuppone una conoscenza reciproca, diritti e doveri. La fraternità è qualcosa che va scelta e conquistata. Il dialogo va affrontato con delle leggi, con una rete di micro rapporti, con delle scelte politiche, con un’accoglienza anche “piccola”, nella propria casa. L’accorciare i tempi di accoglienza passa dal cittadino, dalla famiglia, dalla parrocchia e dal legislatore. È un impegno che ci prendiamo insieme. Fonte: Avvenire del 24 Settembre 2010 – a cura di Giovanni Ruggiero (altro…)