Feb 26, 2019 | Focolari nel Mondo
Un Brasile impregnato di dispute politiche e ideologiche è l’immagine che rischia di prevalere oggi nel mondo, grazie anche alla lettura mediatica. Luís Henrique Marques, redattore capo di Cidade Nova ci accompagna in un viaggio nella società brasiliana, alla scoperta della realtà, spesso sconosciuta, dei tanti che agiscono per il bene comune. A giudicare da ciò che i media commerciali divulgano quotidianamente, il Brasile sembra immerso nella polarizzazione politico-ideologica, come del resto accade in altre regioni del globo. Ma ciò che i media mainstream non mostrano è che la realtà brasiliana non è fatta solo di dispute politiche e ideologiche. La performance silenziosa di molti “pionieri” di questa democrazia ancora giovane e inesperta rivela che c’è un potenziale capace di rendere le relazioni politiche uno spazio di dialogo e un luogo per la costruzione della cittadinanza. La rivista Cidade Nova è uno dei veicoli impegnati a svelare quest’altra faccia della realtà brasiliana, ancora piuttosto timida, limitata a fatti isolati, ma che, nel complesso, mostra un Brasile al di là della polarizzazione politico-ideologica. Spazi per il dialogo Per cominciare dobbiamo riconoscere che nonostante la crisi creata dalle posizioni polarizzate nel dibattito politico-ideologico, molti analisti tendono a guardare con ottimismo e speranza all’attuale scenario brasiliano. Il motivo principale è che molti cittadini brasiliani si sono interessati a comprendere e discutere di questioni politiche e relative alla pubblica amministrazione, convinti della necessità di assumere il proprio ruolo di cittadini, consapevoli e partecipativi nei confronti della “cosa pubblica”. Si sono moltiplicati e intensificati i cosiddetti gruppi di dialogo, promossi da parrocchie o gruppi pastorali della Chiesa cattolica, gruppi di altre Chiese cristiane e altre religioni (comprese iniziative ecumeniche e interreligiose), organizzazioni non governative, collettivi e altre entità della società civile. L’obiettivo è promuovere la riflessione politica attraverso il dialogo e lo scambio di esperienze, intensificatosi soprattutto nella seconda metà del 2018 a seguito del periodo elettorale. Sono piccole “isole”, ma riflettono il potenziale di partecipazione democratica dei cittadini brasiliani. È il caso dei gruppi del Movimento dei Focolari sparsi in diverse regioni del Brasile. Motivati da un tema specifico, giovani e adulti di diverse convinzioni religiose e politiche e di diverse condizioni sociali hanno iniziato un processo di confronto sullo scenario politico attuale, i suoi ostacoli e le sue possibilità. Molte di questi incontri sono andati oltre la discussione sul processo elettorale e si sono aperti ad azioni concrete per la promozione di politiche pubbliche che favoriscano la comunità locale.
La “Scuola della Cittadinanza”, promossa sempre dai Focolari, è un corso online i cui temi rispondono alla domanda diffusa di una nuova cultura democratica e partecipativa. Il primo blocco di lezioni è stato proprio sul tema del dialogo. (www.focolares.org.br/escoladecidadania). Un’altra iniziativa è stata frutto dell’azione congiunta di diverse organizzazioni della società civile brasiliana, tra cui il Movimento Politico per l’Unità (MPpU): il “Patto per la democrazia”. L’iniziativa nasce con l’obiettivo di affermare il pluralismo, la tolleranza e la convivenza con la diversità nello spazio pubblico, e opera in tre direzioni: riaffermare il dialogo per uno confronto virtuoso delle idee; difendere elezioni pulite che possano rappresentare efficacemente la cittadinanza e restituire le basi di fiducia e legittimità al contesto politico; realizzare un’ampia riforma politica al termine del processo elettorale. Infine, la tradizionale Campagna di Fraternità, promossa annualmente dalla Conferenza episcopale dei Vescovi del Brasile (CNBBB) durante la Quaresima, si configura anche come spazio di dialogo e promozione di azioni concrete nelle comunità parrocchiali su questioni religiose, culturali, sociali, economiche e politiche della società brasiliana. Per quest’anno, la Campagna propone che i fedeli riflettano sul tema “Politiche pubbliche e fraternità”. (continua)
Luís Henrique Marques
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Feb 8, 2019 | Cultura
Cosa hanno in comune Medellin, Katowize e Kingersheim? Nonostante la distanza culturale, ciò che le accomuna è il progetto sociale e civile. Sono geograficamente situate in due continenti diversi e in tre aree culturali distanti. Si tratta di Medellin (Colombia), Katowize (Polonia) e Kingersheim (Francia). Sono città che hanno accolto la sfida di porre al centro il bene comune nel senso più autentico e non come somma di interessi privati. Amministrazioni e cittadinanza hanno lavorato per trovare una via per rompere egoismi, povertà, solitudini e riconoscersi fratelli. I protagonisti sul campo sono rispettivamente Federico Restrepo, Danuta Kaminska e Jo Spiegel che al Convegno “Co-Governance. Corresponsabilità nelle città oggi” hanno raccontato le loro tre storie, diverse ma con un unico leitmotiv. La prima storia è raccontata da Federico Restrepo, ingegnere e già direttore dell’EPM – Imprese Pubbliche di Medellin (Colombia) che, insieme ad altri amici, non si è arreso dinanzi all’ineluttabilità della situazione che sembrava più grande delle sue forze. Medellín – città che conta quasi tre milioni di abitanti –, come tante altre città sudamericane dimostra una forte tendenza di crescita delle aree urbane a scapito della popolazione rurale.
“In alcuni quartieri di Medellin si trovano popolazioni che cercano di costruire una loro città nella periferia della città”racconta Restrepo. Da alcuni anni è partita un’esperienza-pilota nei quartieri nati da migrazioni forzate per attuare progetti urbani integrali. L’immigrazione, in aumento in Colombia anche a causa della crisi venezuelana, non si risolve costruendo muri: “Abbiamo la responsabilità – continua – di costruire relazioni tra le città per poter risolvere questo problema sociale che la nostra società sta attraversando”,. Ma non è soltanto una questione di urbanistica, altre sfide si presentano per riscoprire il cuore della città e farlo pulsare. L’esperienza che racconta Danuta Kaminska fa da tramite tra il continente americano e l’Europa. Amministratrice pubblica nel Consiglio della Slesia
Superiore, in Polonia, lei presenta storie quotidiane, ma nello stesso tempo straordinarie, di accoglienza da parte dei cittadini di Katowize per favorire l’inserimento immigrati dei migranti, in maggioranza ucraini. Soltanto lo scorso anno essi hanno raggiunto il numero di 700.000. “Per attivare la co-governance nella nostra città abbiamo capito che occorre sostenere i cittadini. Si collabora con le comunità religiose e le organizzazioni non governative per l’integrazione, come ad esempio il sostegno alle comunità ebraica e musulmana”. Katowize, due milioni di abitanti, ha subìto in questi anni una profonda mutazione, trasformandosi da città industriale a sito UNESCO, ed è stata sede della La Conferenza delle Parti sul Clima del 2018 (COP24) .
Se la città è uno spazio di trasformazione, se la democrazia deve essere fraterna, occorre coltivare la partecipazione e la spiritualità. Stiamo parlando di amministratori che diventano facilitatori dei processi decisionali e Jo Spiegel, sindaco di Kingersheim, cittadina francese di circa 13.000 abitanti, continua a spendersi con tutte le forze per restituire alla sua città un volto multiforme dove possano coesistere culture e generazioni diverse. “Venti anni fa – racconta il sindaco – abbiamo fondato un ecosistema democratico partecipato, dando vita alla “Casa della Cittadinanza, un luogo privilegiato dove di impara a vivere insieme, cittadini e politici”. Più di quaranta i progetti portati a termine come la revisione del piano urbanistico locale, la pianificazione del tempo del bambino, la creazione di un luogo di culto musulmano. “La fraternità non si delega, non si decreta. È dentro di noi, è tra noi. Si costruisce”
Patrizia Mazzola
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Gen 22, 2019 | Cultura
Si è concluso il convegno “Co-Governance, corresponsabilità nelle città oggi” con un documento che propone a cittadini e amministrazioni pubbliche la pratica della partecipazione e della costruzione di reti di cittadini, attori sociali e città. “La politica è l’amore degli amori che raccoglie nell’unità di un disegno comune la ricchezza delle persone e dei gruppi, consentendo a ciascuno di realizzare liberamente la propria vocazione” si è da poco concluso con le parole quantomeno sfidanti di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, “Co- Governance, corresponsabilità nelle città oggi”, il convegno dedicato al governo partecipato delle città promosso da Movimento Umanità Nuova, Movimento Politico per l’Unità e Associazione Città per la Fraternità, espressioni dell’impegno sociale e politico dei Focolari. E’ stata la prima edizione dell’evento che tra due anni verrà replicato in Brasile. All’appuntamento hanno partecipato oltre 400 amministratori pubblici, politici, imprenditori, accademici e cittadini di 33 Paesi. Al centro dei lavori c’è stata la partecipazione, presentata nelle sue numerose applicazioni, come hanno mostrato le storie e le prassi condivise dagli oltre 60 esperti nei campi dell’urbanistica, comunicazione, servizi, economia, politica, ambiente.
“Siamo convinti che la partecipazione sia una scelta strategica, il modo più consono di vivere bene dentro la città – spiega Lucia Fronza Crepaz, già parlamentare, formatrice presso la “Scuola di preparazione sociale” a Trento e membro del comitato scientifico dell’evento. “Una partecipazione non concepita come sostituzione della procedura della rappresentanza, ma scelta come una modalità efficace per affrontare la complessità dei problemi e ridare quindi corpo alla delega democratica”. Frutto dei lavori è l’approvazione e la firma del “Patto per una nuova Governance” con il quale i partecipanti s’impegnano a “contaminare” le proprie comunità e amministrazioni pubbliche. I 400 firmatari del patto si sono impegnati a comporre tre reti per aggregare le diversità e rispondere alla complessità del reale. Sono reti di cittadini: “Coloro che abitano il territorio urbano mantengono diversità di funzioni e compiti, ma sono ispirati dalla stessa responsabilità”; reti di attori collettivi, cioè gruppi professionali ed economici, soggetti del volontariato e dell’ambito religioso, della cultura e dell’università, della comunicazione, ecc.”; reti tra le città: “… che si propongono di far collaborare prima di tutto la cittadinanza con la creazione di piattaforme accessibili a tutti e di facile uso. Cooperano superando gli interessi particolari e i pregiudizi che minano la fiducia, fondamento indispensabile alla costruzione di una rete.
Stefania Tanesini
Info e testi del convegno: www.co-governance.org (altro…)
Dic 20, 2018 | Cultura
Un premio a chi si impegna a fare azioni di fraternità nel territorio che amministra, a chi cerca di tradurre in azione politica e impegno civile questo valore universale. Sono aperte fino al 15 gennaio 2019 le iscrizioni o le proposte di candidatura al “Premio Internazionale Chiara Lubich per la fraternità” che ogni anno viene e assegnato ad Enti Locali (Province, Regioni, Comunità Montane, ecc.) di ogni parte del mondo e di qualunque dimensione. Vengono premiati progetti che istituiscono o diffondono, nel territorio principalmente locale, ma anche nazionale e internazionale, pratiche di fraternità universale, secondo le diverse accezioni di significato di tale principio; stimolano i cittadini a impegnarsi per il bene comune e a partecipare alla vita della comunità civile; favoriscono la crescita di una cultura della cittadinanza attiva e inclusiva. E che favoriscono sinergie: tra Amministrazioni, comunità locali e società civile organizzata (associazioni, gruppi, comitati, ecc.) con ricadute in tali realtà.Le azioni devono essere rappresentative di un modo di amministrare il territorio non episodico, consapevole del valore della fraternità. I progetti possono essere esposti attraverso elaborati di testo, elaborati ipertestuali e/o multimediali, elaborati audiovisivi. Tutte le candidature e/o le segnalazioni (con relativo materiale in allegato) devono essere inviate alla Presidenza dell’Associazione “Città per la Fraternità”, c/o Comune di Castel Gandolfo, Piazza Libertà, 7 – 00040 Castel Gandolfo – Roma (Italia). I materiali (se la dimensione ne consente l’invio digitale) possono essere spediti via mail a: associazionecittafraernita(at)gmail.com oppure info(at)cittaperlafraternita.org Nella domanda vanno indicati: nome del Comune/Ente/organizzazione, dati del Sindaco in carica, indirizzo completo e contatti; il nome del progetto o dell’iniziativa ed un abstract di massimo di tre cartelle A4; un allegato (nelle forme previste) che descriva il progetto e il suo processo. La premiazione avverrà a S. Maria Capua Vetere- Caserta (Italia) nel febbraio 2019. Per informazioni: Associazione Città per la fraternità – telefono +39 340 4182127 – +39 347 4573988; e-mail: associazionecittafraternita(at)gmail.com- info(at)cittaperlafraternita.org. (altro…)
Gen 18, 2015 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Chiara Lubich – Imam W.D. Mohammed
Di fronte ad una così grande tragedia e assurdità che ci supera tutti, si è alla ricerca di un senso. A tanta paura e angoscia, quale risposta? «Quando ho visto incredibilmente quelle torri crollare, di fronte a questa immane tragedia, allo shock di una super-potenza che si scopre di colpo vulnerabile e tocca con mano il crollo di tante certezze, di fronte alla paura dello scoppio di una guerra dagli esiti imprevedibili, m’è parso di rivivere a Trento sotto i bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Tutto crollava e forte era la domanda se c’era qualcosa che nessuna bomba potesse distruggere? La risposta era stata: sì c’è. È Dio. Dio che scoprivamo Amore. Una scoperta folgorante che ci aveva dato la certezza che lui non può abbandonare noi uomini, che Lui non è mai assente dalla storia, anzi che sa convogliare qualunque cosa succede al bene. E l’ho toccato con mano in modo sorprendente. E mi sono chiesta: non sarà che proprio ora, all’inizio di questo XXI secolo Dio voglia ripetere questa grande lezione e darci di rimettere lui al primo posto nella nostra vita, costringendoci a mettere in sott’ordine tutto il resto? E questo mi dice speranza e futuro». Però non si può negare che ci sia anche un crescente sentimento anti-islamico. Che cosa si può fare per evitare questi sentimenti che criminalizzano l’intero mondo musulmano? «Da tempo nel nostro Movimento – ma non solo – abbiamo costruito una profonda unità in Dio con i musulmani; e proprio negli Stati Uniti, con un vasto Movimento musulmano afro-americano. Ed ho saputo che in questo momento li aiuta tanto l’essersi uniti con noi cristiani nell’impegno di portare nel mondo la fraternità universale. Dobbiamo riconoscerci fratelli, cristiani e musulmani. Siamo tutti figli di Dio. Perciò comportiamoci noi cristiani in questa maniera». Com’è possibile, a suo avviso, tanto odio da parte di alcuni fondamentalisti musulmani? Che cosa si può fare? «Secondo me, qui c’è di mezzo il Male con la “M” maiuscola. Per questo io sento profondamente una cosa, che forse è un po’ originale: adesso si stanno mobilitando tutte le forze, a livello politico, tra capi di Stato, ecc. Ma bisogna che anche il mondo religioso si mobiliti per il bene, si unisca per il bene. Già lo si fa. Per esempio il Santo Padre, domenica scorsa ha parlato con così tanta forza – e tutti i giornali, ho visto, lo riportano – che bisogna che l’America non si lasci tentare dall’odio. Di continuo ripete i suoi appelli per la pace. Il nostro Movimento, nella sua espressione più politica, Movimento politico per l’Unità, porta questa idea della fraternità che è foriera di pace, attraverso i Comuni, attraverso i Parlamenti, in molte parti del mondo». Testo integrale (altro…)