Movimento dei Focolari

Comunità e movimenti cristiani: in cammino insieme

Il discorso di Gerhard Pross di Esslingen (Germania, rappresentante del gruppo promotore internazionale di “Insieme per l’Europa”) è stato la base e il punto di partenza di quest’incontro di approfondimento della comunione ecumenica. Nel suo intervento Pross ha ripercorso la storia di Insieme per l’Europa, che ebbe inizio il 31 ottobre 1999, quando ad Augsburg fu firmata la dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione. Allora Chiara Lubich aveva parlato dell’amore come strada verso l’unità. “Un discorso ricco di conseguenze”, ha detto Pross, perché in seguito rappresentanti evangelici e cattolici andarono incontro gli uni verso gli altri per chiedersi perdono dal profondo del cuore. “Lo Spirito Santo aveva fatto irruzione nella storia, e tutti sentirono che stava iniziando qualcosa di nuovo. La riconciliazione dava inizio al movimento Insieme” ha rilevato Pross. Gli incontri successivi hanno portato a riconoscere che l’unità non doveva riferirsi soltanto al popolo di Dio, ma che doveva aiutare al rinnovamento della società in Europa. Non a caso Pross ha scelto come titolo del suo discorso “La speranza ha bisogno di una visione”. Dalla separazione delle chiese Dio ha tratto qualcosa di positivo. Ogni chiesa e ogni movimento ha sviluppato un suo carisma particolare. Dall’ insieme tra le chiese all’Insieme per l’Europa. La tavola rotonda con rappresentati delle chiese è stata un altro momento centrale nella giornata. Moderata da Benedikt Walker (Gruppi biblici universitari, GBU), vi hanno preso parte Mons. Martin Gächter, vescovo ausiliare e delegato della Conferenza dei Vescovi, Rev. Adèle Kelham, pastoressa della Chiesa anglicana e Presidente della Comunità di Lavoro delle Chiese Cristiane in Svizzera e Kristin Rossier Buri, pastoressa della Chiesa riformata e vicepresidente della Federazione delle Chiese Evangeliche della Svizzera (SEK-FEPS). “Varie sono le strade per trovare Dio”, ha detto Kristin Dossier, “ed è evidente che questo deve riflettersi anche nella nostra federazione”. Alla domanda “Quale effetto spera per la comunità?” Adèle Kelham risponde: “Se noi cristiani riusciamo ad esprimere insieme i nostri punti di vista sui problemi ecclesiali e sociali, veniamo ascoltati. È importante che esponiamo con più coraggio i valori cristiani comuni.” Non una rinuncia alla propria identità, ma un reciproco riconoscimento dei doni particolari di ciascun movimento. Kristin Rossier: le chiese possono imparare ancora molto dai movimenti nell’impegno a vivere il Vangelo.   Costruire ponti. Nella sala conferenze del centro Eckstein a Baar è stato costruito un ponte simbolico in sagex. Dopo i dialoghi nei gruppi chi lo desiderava poteva scrivere su un foglietto l’impegno preso e fissarlo sul ponte; ciò che ancora poteva pesare o essere di ostacolo per la comunione come le imperfezioni e le separazioni persistenti é stato cestinato in un contenitore posto sotto il ponte. Nei gruppi si sono veramente costruiti ponti di comprensione vicendevole. Brani musicali e canti hanno accompagnato la preghiera comune fino a rinnovare il “patto” di continuare, con l’aiuto di Dio, il cammino insieme per essere sale e luce nella società. Alfred Gassmann (altro…)

Una via per l’unità d’Europa è possibile

Thailandia: la speranza in mezzo alle alluvioni

Più di due mesi di piogge incessanti, superiori di gran lunga a quelle previste ogni anno, stanno flagellando laThailandia e circa otto milioni di persone. Le province più colpite sono quelle di Ayutthaya, Pathum Thani e Nakhon Sawan, dove il livello d’acqua ha superato i quattro metri di altezza. Alcuni membri dei Focolari che abitano a Bangkok, ci scrivono: «Le conseguenze di quanto è successo sono sotto gli occhi di tutti: interi villaggi evacuati, zone industriali invase dall’acqua con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, scuole chiuse per un periodo indeterminato. Ci vorranno anni per recuperare quanto abbiamo perso». Ma anche in questa drammatica situazione accadono fatti che parlano di una speranza ancora possibile, di una voglia di rinascita più forte del dolore. Così continuano a scrivere da Bangkok: «Quello che nessuno s’aspettava, almeno in queste dimensioni, è l’amore concreto, l’aiuto che  tantissima gente sta dando a chi soffre. Una reporter della CNN ha definito “un incredibile effetto sociale” quello che sta accadendo in Thailandia. Ed è così. Tutti si aiutano, tutti cercano di fare qualcosa per chi è stato colpito; migliaia di volontari hanno lavorato 24 ore su 24 per preparare 1.200.000 di sacchi di sabbia che servono a riparare o alzare gli argini di alcuni importanti canali nelle zone di deflusso. Chi ha lavorato erano in maggioranza giovani, i quali hanno voluto dare il loro contributo per salvare ciò che era salvabile». L’opera dei Focolari per portare aiuti materiali, spirituali e morali, fa parte di questo lavoro comune che coinvolge tutto il Paese, incoraggiando esperienze di fraternità che rendono credibile ogni speranza. Fra le tante testimonianze che stanno arrivando in redazione, abbiamo scelto quella di S.C., docente universitario, che così racconta: «Ho cercato di capire con i miei studenti cosa fare per le vittime dell’alluvione. I ragazzi si sono consultati e hanno deciso di raccogliere soldi avvicinando la gente per strada, salendo sui treni. Ci voleva un po’ di coraggio, eppure…Una ventina di loro si sono invece dati appuntamento davanti ai grandi magazzini, muniti di cartelloni, una scatola e due chitarre. Sono tutti giovani buddisti convinti dell’ importanza di fare del bene agli altri. Li ho incoraggiati a vivere prima di tutto la fraternità fra di loro, offrendo difficoltà e stanchezze per il bene del Paese. La raccolta ha superato le aspettative, 17.700 bath, una grossa somma per la nostra economia. Ma soprattutto ha contribuito ad allargare i cuori dei ragazzi sui bisogni degli altri. Questo loro impegno sta continuando a dare i suoi frutti». (altro…)