Ago 19, 2016 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Ero del tutto demotivato nella mia professione di ingegnere… Ora l’ho riscoperta in un’altra luce…”. “Sono al secondo anno di architettura. L’università la presenta in chiave molto commerciale, manca il lato umano. Questo corso ha superato le mie aspettative”. Due delle molte impressioni al termine del corso che ha riunito circa 80 giovani universitari latinoamericani, in una intensa settimana (25-30 luglio), al Centro Congressi della Mariapoli Ginetta nei pressi di San Paolo, Brasile. Questa iniziativa culturale promossa dal Centro Accademico Latinoamericano Sophia ALC del Movimento dei Focolari, ha presentato un progetto innovativo, ben espresso dal titolo: “Le basi teorico-pratiche del paradigma di fraternità: proiezioni nelle scienze sociali, politiche, economiche e culturali”.
I giovani latinoamericani sono entrati nelle piaghe che tuttora feriscono i loro popoli: la crisi economico sociale, il dramma delle popolazioni indigene e le grandi problematiche dell’Amazzonia, la disuguaglianza sociale e la violenza di cui – come ha riferito il politologo argentino Juan Esteban Belderrain – l’America Latina registra il triste primato mondiale. Nel 2012 salgono a oltre 140.000 gli omicidi, un terzo della statistica mondiale, oltre 50.000nel solo Brasile. Un fenomeno tristemente in crescita. Su questo sfondo drammatico, i giovani si sono sentiti fortemente coinvolti ad approfondire la novità culturale che si è aperta sulle proprie discipline, dal porre in atto il paradigma della fraternità che impegna pensiero e vita. Un solo esempio. Come ha spiegato il professore brasiliano Marconi Aurélio e Silva, docente di Scienze Politiche, con l’applicazione di questo paradigma, già sperimentato da 20 anni, la politica supera la dimensione conflittuale, si vedono complementari maggioranza e opposizione, nell’avversario si coglie una parte della verità, si attiva la partecipazione del cittadino.
Questo nuovo paradigma culturale, in questi giorni, è stato vissuto anche nei rapporti interpersonali, tra studenti delle varie culture latinoamericane, tra studenti e professori, in una dimensione di interdisciplinarietà e multiculturalità. Non solo. Partendo, i giovani si sono impegnati a individuare le maggiori urgenze delle loro città e, con l’accompagnamento dei professori, elaborare e porre in atto progetti a dimensione politica, economica, sociale. In conclusione il prof. Sergio Rondinara, dell’Istituto Universtiario Sophia (Italia) di cui Sophia Alc è la prima sezione extra-europea, ha espresso grande speranza nel cogliere nei giovani presenti “uno spaccato bellissimo, cristallino, dei popoli latinoamericani che fa intravedere il futuro di questo continente dalle potenzialità straordinarie”. (altro…)
Giu 9, 2016 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
La spaziosa aula “Centro Trasferimento della conoscenza” dell’Università Cattolica di Lublino Giovanni Paolo II, ha accolto il congresso Conflicts, Dialogue and Culture of Unity (3-4 giugno 2016). Si è svolto all’insegna della “trasmissione” di conoscenze attraverso il dialogo accademico tra i 180 partecipanti, professori e studiosi di diverse discipline dell’area delle scienze sociali, con 95 contributi. Una interazione fatta anche di domande e di sollecitazioni nel condividere lo sforzo di una ricerca. Un dono fra specializzazioni, ma anche fra generazioni e aree geografiche dell’Europa nell’apertura alle sfide del mondo. Il convegno, aperto dalla relazione di Jesús Morán, copresidente dei Focolari, dal titolo “La cultura dell’unità e alcune grandi sfide dell’umanità di oggi”, prendeva le mosse dal 20° anniversario della consegna a Chiara Lubich del Dottorato honoris causa in Scienze Sociali, da parte dell’Università Cattolica di Lublino nel giugno 1996. La Laudatio tenuta allora dal prof. Adam Biela ne precisava la motivazione: il carisma dell’unità «è un’attualizzazione concreta e pratica di una nuova visione delle strutture sociali, economiche, politiche, di educazione, dei rapporti religiosi, che consiglia, raccomanda, suggerisce, educa e promuove l’unità» fra le persone. E coglieva, nell’ispirazione rivoluzionaria di Chiara Lubich, manifestata a partire dagli anni ’40, gli elementi di un nuovo paradigma delle scienze sociali, tanto da coniare l’inedito concetto di paradigma dell’unità. Quello a Lublino, 20 anni dopo, è «un convegno complesso e interessante», secondo il prof. Italo Fiorin, Presidente del corso di laurea in Scienze della Formazione, Università Lumsa, Roma. «Anzitutto per il tema, costruito su tre parole collegate. Conflitto: con la riflessione sulla situazione del mondo, non catastrofica ma problematica, stimolando la responsabilità. Dialogo: via per condurre e tradurre il conflitto in qualcosa di nuovo, con un’azione positiva. Unità: risultato di un dialogo, che non è il manifestarsi di un pensiero unico, ma la conquista di una maggiore consapevolezza della propria identità». «Da 200-300 anni il sapere si è diviso in tanti campi», afferma la neuro scienziata Catherine Belzung, Università di Tours, Francia. «Ma l’attuale frammentazione non permette di fare progressi. È arrivato il tempo del dialogo anche interdisciplinare e qui si è visto che è possibile, desiderato ed efficace. Nel mio campo ci sono già delle scoperte che mostrano che il progresso è possibile solo amplificando il sapere attraverso il dialogo interdisciplinare. Il pensiero di Chiara Lubich mi sembra il paradigma da avere davanti quando mi interesso della ricerca interdisciplinare perché “paradigma trinitario”: ogni disciplina rimane distinta, ma deve avere dentro di sé le conoscenze delle altre discipline per essere a sua volta trasformata e in questo modo continuare il dialogo. Penso che il modello di unità e distinzione, proposto già nel campo spirituale, possa essere trasferito al campo del dialogo interdisciplinare molto facilmente». Conferma il prof. Marek Rembierz, pedagogo dell’Università di Silesia, Katowice, Polonia: «Mi è risultato molto interessante pensare in una dimensione interdisciplinare. E ciò ha richiesto un cambiamento di mentalità notevole: modificare il linguaggio della scienza, della cultura, con il linguaggio del cuore. È stato fonte di ispirazione per i partecipanti e può esserlo per la vita sociale delle persone». Gianvittorio Caprara, ordinario di Psicologia e neuroscienze sociali, Università la Sapienza, Roma: «Chiara Lubich ha avuto delle intuizioni particolarmente felici e feconde. Feconde perché hanno ispirato un lavoro, un movimento; ora ispirano questo congresso e progetti di ricerca. È una riflessione che continua e che diventa ispirazione. Una scoperta particolare per me è stata la pregnanza della categoria della fratellanza, proprio in una società come la nostra, il cui grave rischio è quello di non avere più fratelli. Incoraggio i Focolari ad insistere di più ancora sulla ricerca sistematica della conoscenza perché l’azione diventi più trasformativa ed efficace». «Riguardo la fraternità – riprende Fiorin – il prof. Stefano Zamagni operava nel suo intervento una lettura molto affascinante sull’Economia di Comunione e la riferiva pure alla politica. Ritengo che tale lettura sia trasferibile anche all’educazione per ispirare il legame educativo e didattico e condurre a delle soluzioni didattiche importanti. È un terreno che merita approfondimento e al quale intendo dedicare la mia attenzione». La conclusione del congresso è affidata al prof. Biela, a Daniela Ropelato vicepreside dello IUS e a Renata Simon del Centro internazionale dei Focolari. Per dare continuità al dialogo interdisciplinare, che ha permeato il convegno, un’indicazione forte viene dal pensiero riportato di Chiara Lubich: «Per accogliere in sé il Tutto bisogna esser il nulla come Gesù Abbandonato (…). Bisogna mettersi di fronte a tutti in posizione di imparare, ché si ha da imparare realmente. E solo il nulla raccoglie tutto in sé e stringe a sé ogni cosa in unità». Un incoraggiamento raccolto a cooperare con competenza, sapienza e capacità dialogica anche e proprio sul piano accademico. (altro…)
Giu 3, 2016 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Sulla rivista bimestrale online del Centro Culturale Islamico britannico è stato pubblicato un breve resoconto della recente visita a Sophia del Dr. Mohammad Ali Shomali, Direttore dell’Istituto Internazionale per gli Studi Islamici di Qum in Iran. Shomali, che attualmente risiede a Londra ed è alla guida del Centro Islamico della Gran Bretagna, è una personalità ben conosciuta nel mondo sciita. Molto attivo nel campo del dialogo interreligioso, grazie a lui sono stati organizzati diversi momenti di incontro fra musulmani sciiti e monaci benedettini, e fra sciiti e mennoniti, che hanno permesso di stabilire rapporti di fiducia. La visita dello scorso 26 aprile a Sophia si inserisce in questo lungo e fecondo percorso di condivisione di esperienze spirituali e di cooperazione accademica, un percorso in cui Loppiano ha un rilievo particolare. Islam Today riporta la notizia di questa visita che dà atto di una straordinaria amicizia che cresce. Di seguito alcuni stralci: «Il rapporto fra l’Istituto Universitario Sophia e gli accademici sciiti è cominciato molto prima dell’inizio dell’università. La prima visita del Dr. Muhammad Ali Shomali del Hujjatul-Islam avvenne nel 1999. Questi incontri sono stati l’inizio di una lunga amicizia e di dialogo. Si spaziava dal parlare di Sophia al futuro dell’umanità. Queste conversazioni fra accademici e studiosi sciiti hanno rapidamente evidenziato numerose idee in comune, riguardo all’unità e al dialogo inter-religioso, che si potrebbero sviluppare in progetti concreti. L’ultima visita del Dr. Shomali all’Istituto era avvenuta nel febbraio 2015; in tale occasione egli aveva tenuto incontri sia pubblici che informali con gli studenti e lo staff universitario.
In seguito il Dr. Shomali era stato invitato dal preside prof. Piero Coda a ritornare all’università per tenere alcune lezioni agli studenti del corso di laurea programmato per il 2016. Soggetto del corso è il dialogo interreligioso, un tema affidato per la prima volta a docenti di varie tradizioni religiose, per condividere esperienze e riflessioni. Il Dr. Shomali ha svolto una sessione di 4 ore nel mese di aprile 2016. Ha parlato del suo personale impegno nel dialogo interreligioso, presentando una breve sintesi della sua ricca esperienza di vent’anni in questo ambito. Una parte della sua presentazione ha trattato l’Islam sciita e i fondamenti del dialogo secondo l’Islam sciita. Di seguito ha parlato dell’importanza del dialogo interreligioso e del futuro dell’umanità basato sull’unità. Al termine di questo impegno accademico, si è programmato un incontro di tre giorni nel prossimo luglio 2016 [dopo il mese di Ramadan]. Il preside Piero Coda e il Dr. Shomali parleranno di argomenti collegati alla ricerca dell’unità tra credenti di diversi fedi, in particolare tra musulmani e cristiani, e di altre idee che si potranno realizzare insieme nel prossimo futuro. Hujjatul-Islam Dr. Shomali accompagnerà anche altri studiosi al prossimo appuntamento per presentare la prospettiva dell’Islam sciita, mentre il prof. Piero Coda guiderà il gruppo cattolico del Movimento dei Focolari. “L’incontro di aprile è stato fruttuoso. Dopo tanti anni di amicizia e di conversazioni, i nostri due gruppi sono pronti a impegnarsi in un dialogo più specifico, di profilo accademico e allo stesso tempo spirituale, sull’unità e sulla cooperazione” – ha concluso il Dr. Shomali”.» Fonte: www.iu-sophia.org (altro…)
Apr 6, 2016 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale

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«La violenza ha toccato da vicino anche la mia vita. In un contesto così difficile, il desiderio di lavorare per la ricostruzione della mia terra è una passione che cresce ogni giorno. È questo desiderio che mi ha portato in Italia per studiare presso l’Istituto Universitario Sophia (IUS), di cui avevo sentito parlare nel mio Paese. Il modo in cui si affrontano le diversità a Sophia mi serve per affrontare le diversità del Burundi e qui ho capito che non devo attendere di concludere i miei studi per dare il mio contributo». È così che il giovane si impegna a lavorare per la pace. «Ho la possibilità di trovarmi con tanti connazionali in Italia e ogni volta cerco di esprimere le mie convinzioni, nello spirito di fraternità, con gli strumenti che ho acquisito nello studio e nella vita che mi permettono di dialogare valorizzando il positivo dell’altro. Questo mio atteggiamento ha attirato l’attenzione di chi ha diverse opinioni sulla realtà del Burundi: sono membri dell’opposizione, membri del partito al potere e anche della società civile. Quando mi tocca intervenire, non parlo della mia appartenenza politica, ma esprimo quello che sento dentro di me, facendo riferimento al Papa quando afferma che “la violenza non è mai una via della pace”». «Una volta ho evidenziato, appunto, che tra noi c’erano rappresentanti del governo, dell’opposizione, della società civile, del partito al potere, etc. E che il programma quella volta prevedeva di concludere prendendo la birra insieme, come segno di riconciliazione e secondo la nostra cultura. Ho aggiunto che qui, lontano dai conflitti, siamo seduti l’uno accanto all’altro e, anche se discutiamo con passione, ci salutiamo sia all’arrivo che alla partenza, mentre a Bujumbura si ammazzano… Allora ho fatto la mia proposta: Perché non fare arrivare a tutti questa nostra testimonianza? Perché non dire anche ai nostri connazionali in patria che dialogare e discutere si può, ma senza ammazzarci? Qui abbiamo dimostrato che il dialogo è possibile, ho aggiunto». «Dopo quell’intervento ho pensato che non sarei stato compreso o che mi avrebbero preso per un sognatore che vive nell’utopia». Invece, con sua sorpresa, viene preso molto sul serio. «Ci siamo trovati ancora con una ventina di esperti della situazione burundese. Eravamo rappresentanti dei diversi interessi in questione e l’obiettivo era quello di discutere sulle modalità per un dialogo inclusivo tra governo, opposizione, società civile, gruppi armati, etc., in vista della pacificazione del Paese. È stata un’occasione importante di ascolto, utile per esprimere insieme e con serenità alcune proposte da trasmettere al governo». «Ho potuto costatare che l’esperienza di Sophia porta frutti che ci superano – conclude – . Più che mai sono convinto che possiamo portare la luce che viene dal Vangelo nelle diverse situazioni difficili che vivono i nostri Paesi. Spero di continuare a dare il mio piccolo contributo per la costruzione della pace, non solo in Burundi, ma nel mondo». (altro…)
Mar 1, 2016 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Quando la Segreteria ci ha comunicato che si trattava della laurea n. 100, ho pensato che non poteva che andare così. Ogni laurea ha segnato un momento importante del nostro percorso, ma il fatto che la centesima tesi fosse proprio quella di Akie Otomo, ci ha colpito molto!». A parlare è Judith Povilus, vice-preside dell’Istituto Universitario Sophia (IUS), che ha accompagnato il percorso di Akie Otomo e di Yukie Ohi, due studentesse del movimento buddhista Rissho Kosei-kai che hanno portato a termine il corso di laurea in Fondamenti e Prospettive di una Cultura dell’Unità. Yukie Ohi si è laureata nella sessione estiva, mentre lo scorso 11 febbraio è stata la volta di Akie Otomo. Il successo della sua ricerca è stato salutato da un applauso tra i più calorosi, a sottolineare l’apprezzamento della comunità accademica per il risultato della ricerca. Il soggetto della tesi, una comparazione tra “La Hoza nella Rissho Kosei-kai e la vita di unità nella spiritualità del Movimento dei Focolari”, è andato maturando in un clima di reciproco ascolto e accoglienza con l’attivo coinvolgimento delle due docenti che hanno seguito la candidata in qualità di relatrice e correlatrice, Anna Pelli, docente di Filosofia, e Antonella Deponte, docente di Psicologia. «Il punto focale è di grande interesse: si trattava di indagare come all’interno di realtà aggregative diverse, come la Rissho Kosei-kai e il Movimento dei Focolari, pulsi un analogo ritmo di vita: la comunione. E ciò ponendo in atto due singolari pratiche: da una parte la Hoza, caratteristico “circolo di compassione”, costituito da un gruppo di persone che si ritrovano per condividere i loro problemi personali e trovare aiuto reciproco alla luce degli insegnamenti di Buddha; e dall’altro, la “comunione spirituale” guidata dalle Parole del Vangelo, in cui si rende possibile la condivisione delle esperienze vissute, per camminare insieme verso Dio». Man mano che il lavoro procedeva, si è fatto sempre più chiaro che esso poteva essere compreso solo se collocato nell’alveo di quella profetica esperienza di dialogo scaturita dall’incontro tra Nikkyo Niwano e Chiara Lubich, figure eminenti del XX secolo: il primo, leader buddhista, fondatore della Rissho Kosei-kai, unico osservatore non cristiano al Concilio Vaticano II; e la seconda, personalità del mondo cattolico che ha ispirato un movimento mondiale di rinnovamento spirituale che ha saputo parlare a uomini e donne di fedi e culture diverse. Lungo gli anni, numerose similarità li hanno condotti a collaborare fattivamente a favore della pace e della comprensione reciproca tra gli uomini e i popoli, giungendo a farsi dono della propria peculiare esperienza di fede. Tra l’altro, la tesi documenta la corrispondenza epistolare intercorsa tra loro, riportandone alcuni brani che hanno permesso alla studentessa giapponese di soffermarsi in maniera sorprendente su alcuni capisaldi della cultura dell’unità, che, a suo avviso, aprono profondi spazi di dialogo e di condivisione.
«È su questa radice – commenta la prof. Pelli – che ha preso forma l’intuizione da cui Akie è stata guidata nella sua ricerca. Lungo il percorso, ciascuno ha visto incontrarsi il vero che abita in sé con il vero che abita nell’altro: abbiamo scoperto che tale incontro era qualcosa che in certo modo già ci apparteneva e che, allo stesso tempo, si apriva su prospettive più vaste. Sono convinta che tale esperienza è stata resa possibile grazie a quel luogo privilegiato che è Sophia, nel suo quotidiano tendere a far sì che vita e pensiero, ricerca intellettuale e approccio esistenziale si traducano in un sostanziale convergere verso il bene, attraverso il dono reciproco della nostra diversità». «Sono molto grata per il tempo che ho vissuto a Sophia – Akie ha concluso con queste parole la sua presentazione –. Non solo ho avuto modo di avvicinarmi di più al pensiero di Chiara Lubich che apprezzo molto, ma anche di conoscere più in profondità la vita e il messaggio di Nikkyo Niwano. Ora porterò avanti la ricerca. Vorrei impegnarmi sempre di più nella vita quotidiana affinché con il contributo di tutte le religioni possiamo portare al mondo armonia, unità e pace». Fonte: IUS online (altro…)