30 Gen 2017 | Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Sembra di essere in guerra: ci sono VVFF, Carabinieri, GGFF, Carabinieri, Croce Rossa, protezione civile etc. Ieri sera a cena abbiamo avuto una famiglia di 6 persone i cui figli sono scout con il nostro. Hanno la casa lesionata e dormono nella tensostruttura. La nostra famiglia si è allargata ed il nostro cuore anche… Tra una tanica di benzina donata a chi era a corto col gruppo elettrogeno ed una spalata di neve in aiuto ai vicini di casa si sperimenta la fratellanza. Fino a ieri sera eravamo tra quelli che stavano per chiedere aiuto. Poi è tornata la luce ed abbiamo cominciato a pensare a chi era nel bisogno. Alla fine della nostra vita non ci sarà chiesto se saremo stati credenti, ma credibili!». Sono notizie che ci arrivano da amici dei paesi colpiti dalle ultime scosse del terremoto che, a cominciare dallo scorso 24 agosto, per poi proseguire il 26 e 30 ottobre e, da ultimo, il 18 gennaio, sta scuotendo il centro Italia, ora coperto da una fitta coltre di neve. Scosse che si susseguono ad altre scosse, e poi valanghe, slavine, perdite di vite umane… E, insieme, storie di eroismo, di altruismo spinto fino al rischio della propria vita, come nel caso dei vigili del fuoco accorsi all’albergo seppellito dalla neve, o dei volontari della protezione civile, giunti da ogni parte d’Italia. Sempre su questo versante, una delle tante facce di un’emergenza che sembra senza fine, si concentra il progetto RImPRESA. Lungo l’antica via Salaria, si spera presto di nuovo praticabile, da alcuni mesi corre un filo che lega in una rete di supporto relazionale e logistico tanti piccoli centri rurali con un’economia basata soprattutto sull’agricoltura e sull’allevamento.
Il progetto RImPRESA, promosso da AMU (Azione per un Mondo Unito Onlus, soggetto capofila), AIPEC (Associazione Imprenditori per una Economia di Comunione), AFN Onlus (Azione per Famiglie Nuove), Abbraccio Planetario aps, B&F Foundation aps e Movimento dei Focolari, dopo una prima fase, sta entrando ora nel pieno dell’operatività. Della fornitura, cioè, alle aziende di materie prime, macchinari o piccole infrastrutture provvisorie, favorendo il gemellaggio tra imprese similari; e la costituzione di (finora) 4 gruppi di acquisto solidale (GAS) in altrettante città italiane, allo scopo di creare un bacino di utenza e di consumo al di fuori dalle aree colpite dal terremoto. L’ottantina di famiglie finora coinvolte, a breve potranno scegliere e acquistare i prodotti delle aziende selezionate attraverso una piattaforma informatica, che invierà un ordine complessivo. Una volta la settimana, i prodotti verranno recapitati direttamente presso la sede di riferimento del proprio gruppo di acquisto. L’obiettivo dei GAS, lontano da qualsiasi forma di assistenzialismo, è quello di favorire un approccio di reciprocità e protagonismo tra tutti i partecipanti. A questo scopo, il progetto prevede la creazione di un “Fondo di reciprocità” dal quale le famiglie selezionate riceveranno un contributo per il riavvio delle rispettive attività produttive, e al quale esse stesse si impegnano a concorrere, una volta che le condizioni dell’azienda lo consentiranno, per sostenere la ripresa di altre attività in condizioni di difficoltà. Passerà anche di qui la “ripresa di tante imprese” messe così a dura prova. Per maggiori informazioni: www.amu-it.eu Vedi anche: Terremoto Italia: tre ore sotto le macerie Concerto “Toulouse for Italy” Natale tra i terremotati del Centro Italia (altro…)
24 Gen 2017 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Fiorella:«Fin da subito scopro che Andrea è ateo e molto popolare fra le ragazze. Mi sento attratta da lui ma non voglio essere una delle tante. In cuor mio decido che un tipo così è meglio lasciarlo perdere ma poi, in discoteca, mi ritrovo tra le sue braccia». Andrea: «Fiorella era davvero una delle tante. Prima di dirle, stupito di me stesso, che forse io avrei anche potuto considerare che stavo con lei perché le volevo bene, sono passati due anni». Fiorella:« Ero consapevole che quel rapporto non portava da nessuna parte. Non c’era dialogo, né facevamo progetti. Ero diventata l’ombra di Andrea, senza più personalità e sogni. Delusa decido di lasciarlo. Per evadere cambio lavoro e città ma dopo un po’ mi sento sola e piena di tristezza. Una mattina, quasi disperata, mi trovo sulla porta di una chiesetta a ‘gridare’ il mio perché a quel Dio che avevo lasciato da tempo. Terminato il contratto lavorativo torno a casa dai miei. Qualche giorno dopo, un’amica che non vedevo da tempo mi parla di Dio e mi invita ad una convivenza di alcuni giorni con persone che s’impegnano a vivere il Vangelo. Entrando in sala mi colpisce una scritta: Dio è amore. Mi chiedo come Dio possa amare una come me: trucco pesante, tacco 12, capelli rosso fuoco. Ma fin dal primo giorno avverto la sua presenza. Scopro di aver trovato quello che da sempre cercavo e corro a svuotare le mie miserie nel confessionale col proposito di mettere in pratica il Vangelo. Dopo quella mia prima “Mariapoli”, l’Eucaristia diventa la mia forza vitale». Andrea: «Fiorella è cambiata. Ora parla, ma quel che è peggio – secondo il mio punto di vista di allora – è che parla di Dio. Per voler essere tollerante decido di non piantarla, ma sono geloso di questo Dio che me la sta rubando. Mi stupisce la sua serenità, la sua gioia di vivere, il suo nuovo volermi bene che mi riempie il cuore. Adesso ci scambiamo opinioni, valorizzando le esigenze interiori dell’uno e dell’altro. E se l’amassi per davvero? Stupito di me stesso arrivo a chiederle di sposarmi, accettando di farlo in chiesa. Dopo il matrimonio, un infortunio sul lavoro mi obbliga all’immobilità. L’unico diversivo sono le visite di quelle famiglie che Fiorella ha iniziato a frequentare. Appena ne sono capace decido di recarmi da una di esse per capire le ragioni di questo interesse per me. Parliamo di tutto, anche della fede, fino alle tre del mattino. Ne sono affascinato. «Questi fanno sul serio! mi dico, voglio vivere anch’io come loro, voglio anch’io amare per primo». Un sabato vedo il lavello pieno di piatti. Fiorella è fuori per lavoro. Per non farmi vedere dai vicini chiudo le persiane e comincio a rigovernare, per dirle coi fatti tutto il mio amore. Provo pure a stirare, anche se impiego due ore per una sola camicia. E mentre sto facendo tutto questo, avverto affiorare in me una certezza: Dio c’è, Dio è Amore. Con la fede nasce in me anche il bisogno di pregare. Lo dico a Fiorella proponendole di farlo insieme. Con un po’ di vergogna, a luci spente, ciascuno ai due lati del letto, quella stessa sera preghiamo insieme per la prima volta».
Fiorella:« Dopo dodici anni di traguardi, passi indietro, nuovi inizi e tanta gioia per l’amore nuovo che andava crescendo tra di noi, e per la nascita dei nostri due figli Maria Giovanna e Ivan, riceviamo la proposta di trasferirci in Honduras per sostenere la nascente comunità dei Focolari. Gesù chiedeva alla nostra famiglia di seguire Lui solo, lasciando concretamente casa, lavoro, parenti. A Tegucigalpa ci attende un mondo a noi sconosciuto, con costumi, lingua e cultura differenti, con la difficile realtà del popolo honduregno che bussa ogni giorno alla nostra porta». Andrea: «Impariamo il ‘farsi uno’ più profondo, immergendoci nelle loro vite in una forte esperienza di inculturazione. I frutti di evangelizzazione sono innumerevoli: vocazioni, matrimoni regolarizzati, famiglie ricomposte, ritorni a Dio, passi di fraternità fra persone di diverso ceto sociale. Dopo otto anni lasciamo una comunità costruita pezzo dopo pezzo sull’amore concreto che abbiamo cercato di donare, coinvolgendo anche i nostri figli che, nel frattempo, sono diventati tre. Mentre siamo in Honduras nasce, infatti, Juan Diego che abbiamo chiamato con questo nome in onore del santo a cui è apparsa la Vergine di Guadalupe, alla quale continuiamo ad affidare questo popolo così generoso che ci ha cambiato la vita». (altro…)
20 Gen 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
«142 secondi e sparisce il paese della tua infanzia, 142 interminabili secondi e tutto ciò che in secoli è stato costruito viene raso al suolo come un castello di carte, 142 maledetti secondi e 299 vite vengono portate via dall’affetto dei cari. “Tutto crolla, tutto è vanità delle vanità”, questa frase fa eco nella mia testa mentre scrivo». Inizia così il racconto di Lorenzo, 18 anni, marchigiano, che nel sisma del 24 agosto è rimasto sotto le macerie della sua casa per alcune ore. «Erano le 3.36, così hanno detto, quando un boato, una scossa e un inferno di polvere e calcinacci hanno rotto il mio sonno. Poi quella che qualche poeta non troppo originale avrebbe definito “la quiete dopo la tempesta”. Tutto immobile, profondo silenzio, buio pesto. Ero, tutto a un tratto, intrappolato in uno spazio grande come il mio corpo. Ad ogni minima scossa, attorno a me, si alzava polvere. La mia vita era appesa a un filo. Poi all’alba, con i paesani-soccorritori fuori da quella che un tempo chiamavamo casa e che ora non è che un cumulo di pietre, di nuovo riprende a chiamarmi. Vorrei rendervi partecipi della mia gioia in quel momento, ma davvero le parole non basterebbero. Uscito dopo tre ore da quell’inferno, c’erano distruzione e morte intorno a me, ma in tutto ciò solo una cosa ero in grado di vedere: l’amore. Tutti facevano di tutto per l’altro, mettevano persino a repentaglio la propria vita incuranti del pericolo, erano davvero pronti a dare la vita. Purtroppo o per fortuna l’umanità dà il meglio di sé nella sofferenza. Proprio la sofferenza è la chiave di questa mia esperienza. Sentivo che nonostante ci fossero tante persone fuori da casa, nessuno di loro poteva aiutarmi, poteva capirmi. Ho chiesto, nella preghiera: “Perché a me?”. Ho pensato: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Non mi aveva abbandonato, in verità, e uscendo l’ho scoperto perché questa esperienza mi ha dato come una lente attraverso cui vedere il mondo in modo diverso, mi ha dato più forza per vivere la mia vita al meglio». Dalla notte del 24 agosto, e dopo le scosse dei mesi successivi, sono ancora tantissimi gli sfollati del terremoto del Centro Italia. Persone che hanno dovuto abbandonare la propria casa, i propri beni e alcuni anche il proprio paese. Viene veramente da chiedersi cosa si sono portati appresso da quella tragica e lunga nottata, cosa sta dando loro la spinta di andare avanti e ricominciare. Abbiamo scelto proprio il racconto di Lorenzo perché ci racconta la paura di ciò che è stato vissuto quel giorno, ma anche la scoperta di qualcosa di più grande.
L’Italia è forte, e sta dimostrando grande unità. Sono tantissime le associazioni che stanno aiutando i terremotati, come ci raccontano gli amici del Movimento dei Focolari, da subito impegnati con AMU, AFN e altri a dare risposta alle più diverse necessità. Ci raccontano come stanno agendo nelle zone del Centro Italia. «Stiamo portando avanti delle attività di animazione, costruendo un piccolo centro di aggregazione per consentire ai residenti di mantenere lo spirito di comunità e poi le nostre forze si stanno concentrando molto sul supporto delle piccole aziende agroalimentari del territorio, per consentire loro di continuare ad operare in questa fase di emergenza e non perdere posti di lavoro». Per sostenere le piccole aziende hanno pensato a un vero e proprio progetto: «Il progetto RimPRESA è costituito da due filoni: fornire materia prima, macchinari, piccole infrastrutture e sostenere la vendita dei prodotti. Alla base di tutto questo naturalmente ci devono essere i rapporti umani con le persone colpite dal terremoto». Fonte: Teens, work in progress 4 unity, CN gruppo editoriale, Roma 2016, n.6, pag 4-5 Info Progetto: www.focolaritalia.it rimpresa@focolare.org Per chi vuole collaborare:
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10 Gen 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Piotr, cosa ti ha condotto a scegliere di iscriverti a Sophia? «Mi hanno guidato verso Sophia molti fattori. Negli anni del liceo ho avuto la fortuna di incontrare un filosofo torinese che si chiamava Costanzo Preve, che mi ha avvicinato agli studi della filosofia a partire dalla mia preesistente curiosità per la politica. La sua impostazione filosofica hegelo-marxiana mi ha aperto uno sguardo sulla totalità sociale che al contempo ha reso ardua la scelta dell’università; ero indeciso tra economia, politica e filosofia, e un professore, al termine del liceo, mi aveva parlato di Sophia, anche se offriva solo corsi di laurea magistrale. Alla fine, anche per avere un “pezzo di carta” più “spendibile”, ho optato per la laurea triennale in economia a Genova». Scelta che però non ti ha lasciato soddisfatto… «L’insoddisfazione nei confronti dell’impostazione “mainstream” di molti corsi mi ha portato ad aderire alla rete internazionale di Rethinking Economics per promuovere il pluralismo economico, metodologico e interdisciplinare nell’insegnamento universitario dell’economia, fondandone una sede locale. In modo autonomo, parallelamente, ho continuato i miei studi musicali e filosofici. Inoltre sono diventato giornalista: faccio parte della redazione della testata Termometro Politico e da qualche mese dirigo la rivista di dibattito ecclesiale Nipoti di Maritain. Venendo più precisamente al punto, in questi anni ho letto alcuni saggi del preside Piero Coda e gli chiesi di visitare Sophia. Venni due volte, prima di iscrivermi. Ogni volta, la conferma della mia vocazione “sophiana” ne è uscita sempre più rafforzata». Quale percorso hai deciso di seguire e cosa ti stanno dando i primi mesi di frequenza? «Ho scelto il percorso di ontologia trinitaria, anche per la possibilità di usufruire dell’accordo con l’università di Perugia per il doppio titolo, così da ottenere, oltre a quello vaticano, anche una laurea magistrale italiana in filosofia con indirizzo didattico, che eventualmente mi aprirebbe anche la strada dell’insegnamento liceale. In questi primi mesi quasi tutti abbiamo frequentato gli stessi corsi filosofici, teologici, politici ed economici, il che consente di partire da una base comune. Questa interdisciplinarietà, nel mio caso, non è stata affatto una sorpresa, ma una scelta consapevole, deliberata. Dal punto di vista accademico, il livello di Sophia è molto elevato e mi ha dato la possibilità di approfondire argomenti di interesse personale durante i corsi. Da fine agosto vivo nella residenza, esattamente due piani sopra le aule universitarie, assieme a 9 ragazzi di ogni continente, dall’Argentina alla Cina, dalla Germania alla Tanzania, passando per il Libano. Ottima convivenza, ben organizzata anche nei lavori domestici: sin da subito ci siamo sentiti davvero fratelli, nelle piccole premure quotidiane». I tuoi progetti? Cosa intravedi? «Difficile dirlo, perché al momento non faccio altro che aprirmi nuove strade; l’obiettivo di medio termine è conseguire la laurea, ma per la tesi ho molte idee differenti e, come spesso accade, probabilmente nessuna di esse sarà quella definitiva. Dopo potrei pensare ad un dottorato, ma si vedrà. Vorrei comunque portare avanti l’attività giornalistica e, dal punto di vista lavorativo, non mi dispiacerebbe insegnare oppure trovare una posizione nel mondo dell’editoria. Ma non vorrei mai porre ostacoli allo Spirito che potrebbe spingermi anche altrove». Fonte: IUS online (altro…)
30 Dic 2016 | Chiara Lubich, Cultura, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Scarica brochure con il programma Diretta streaming 11 Marzo 2017, 16:00-18:30 (CET, UTC+1)
Un
percorso di vita e pensiero da condividere lungo tutto l’arco dell’anno alle diverse latitudini. A 50 anni dalla fondazione, durante tutto il 2017, si realizzeranno vari eventi e iniziative locali in diversi Paesi del mondo. Un percorso di vita e pensiero in più tappe per mettere in luce il valore antropologico e universale della famiglia nella prospettiva della “fratellanza universale”, testimoniare la ricchezza delle diversità culturali e sociali insieme all’ideale dell’unità incarnato nella vita di famiglia. L’evento centrale si terrà a Loppiano dal 10 al 12 marzo 2017. Previste circa 800 persone in rappresentanza da tutto il mondo. Le famiglie potranno immergersi pienamente nella realtà della cittadella internazionale dei Focolari e testimoniare il sogno di Chiara che attraversa tutti i continenti. Al mattino, workshop per adulti, giovani ragazzi e bambini, realizzati in collaborazione con il movimento parrocchiale, i centri gen3 e gen4, AfnOnlus e AMU. Nel pomeriggio l’incontro presso l’Auditorium in diretta streaming accoglierà anche gli esperti di tematiche familiari partecipanti al Seminario Culturale che si terrà presso l’Università Sophia (10 -11 marzo 2017). Da questo seminario di respiro universale prenderà inoltre il via il futuro Centro Studi sulla famiglia, con l’obiettivo di approfondire il contributo della spiritualità dell’unità per la famiglia nelle sfide di oggi. Per informazione www.famiglienuove.org famiglienuove@focolare.org https://www.youtube.com/watch?v=DFZW86NLhaA (altro…)