20 Lug 2015 | Chiesa, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Ore aguije Papa Francisco pe,
ha peeme avei pe ñembo’ehaguere ore rehe. In guaraní: «Il nostro grazie a papa Francesco e a tutti voi per la vostre preghiere per questi giorni». «Come ci eravamo immaginati, e molto di più, sono state sovrabbondanti le grazie cadute sull’intero popolo paraguayano, durante la presenza di sua Santità tra di noi», scrivono Nelson Benítes e Margarita Ávalos, responsabili dei Focolari in Paraguay, dopo il passaggio del Papa dalla loro terra. «I bambini, i malati, i più poveri e i giovani sono stati i protagonisti principali della visita. Più di 80,000 “servidores”(quasi tutti giovani) di tutto il paese hanno lavorato giorno e notte per tre giorni. Ma i preparativi sono durati almeno tre mesi. Un fatto concreto che dà una speranza vera!». «Sono stato un ‘servidor’ del Papa – racconta Nahuel Espinola – È stato geniale! Ho 15 anni e non so quando tornerò a vivere cosa del genere. Spero che i suoi messaggi arrivino a tutti giovani». «Un feeling immediato con la gente», e alcune immagini che non si cancelleranno dalla memoria: i bambini del coro di Luque che corrono verso Francesco per un abbraccio collettivo, le migliaia di persone si sono riversate per le strade, la sosta di fronte al carcere femminile. «I bambini ammalati di cancro in un ospedale, quando hanno saputo che veniva il Papa, non volevano essere rimandati a casa!». E ancora, la visita al “Bañado Norte”, uno dei quartieri più poveri della capitale, dove il Papa si è intrattenuto in casa di una signora ammalata. «Per l’occasione, lei aveva preparato la “chipa” e la “sopa paraguaya”, piatti tipici che piacciono al Papa. O il fuoriprogramma della visita alla parrocchia di Cristo Re, per visitare il cuore incorrotto del martire e primo santo paraguayano: san Roque González de Santa Cruz». A Caacupé Francesco ha consacrato a Maria tutto il Paraguay. Poi l’incontro con la società civile. Uno dei momenti più forti, dove lancia un magistero sul dialogo, invitando a dialogare perdendo tutto per capire l’altro, entrare nell’altro. «Concetti come: sviluppo con volto umano, mettere la persona al primo posto, non usare i poveri come oggetto, mi hanno colpito molto», afferma Julia Dominguez, del gruppo dell’Economia di Comunione del Paraguay, «adesso non dobbiamo rimanere nel sentimentalismo, ma vivere questo ogni giorno». E César Romero, impegnato nel mondo della famiglia, aggiunge: «Nella freschezza e nel dinamismo del programma ho visto una Chiesa che fa uno sforzo enorme per aggiornarsi nei suoi metodi e messaggi». «In questi tre paesi della “periferia” della “sua America Latina” Francesco si è schierato decisamente per gli “scartati”, vittime dell’ingiustizia e dell’inequità, ma per farlo non ha “attaccato” nessuno se non le miserie umane, uniche fonti dei gravi e drammatici problemi di questi paesi (corruzione, egoismo, democrazia di bassa qualità)», scrive Silvano Malini, giornalista in Paraguay. «Le esortazioni del Pontefice sono cadute nel terreno preparato dalla Chiesa in Paraguay, come si è potuto apprezzare nel meeting con i rappresentanti di ben 1.500 organizzazioni della società civile». «A loro “Francisco” – continua Malini – ha autorevolmente tenuto una lezione di dialogo pratico, di quello che costa ma che permette di avanzare a piccoli ma sicuri passi verso un progetto comune».
«Al campo Ñu Guasú, lo hanno atteso almeno un milione di fedeli. Il sole brilla sulla folla che stava aspettando anche da 15 ore nel fango, a causa della pioggia degli ultimi giorni. Ma nulla ferma la festa». «Né il fango né la stanchezza ci hanno fatto perdere la gioia immensa che sentivamo», racconta Esteban Echagüe, «mi ha impressionato l’affermazione del Papa che le parrocchie siano veramente punti di incontro con il fratello, di accoglienza, di fraternità. Perché se non è così, non siamo veri cristiani». «Dopo un momento breve ma intenso con i vescovi paraguaiani, il Papa si riprende come per “miracolo” da un viaggio pastorale intensissimo! Si sentiva la normale stanchezza di una persona di 78 anni!… ma tutti erano convinti che con i giovani Francesco si sarebbe trasformato». In più di 200.000, infatti, lo aspettano sul lungofiume del fiume Paraguay! L’invito ad avere sempre un cuore libero e poi, «continuate a fare “chiasso”», «ma un chiasso organizzato». «Il Papa ha risvegliato nei giovani e in tutti il desiderio di essere migliori… perché ci ha visto nel nostro dover essere – confida Leonor Navarro – e attraverso i suoi occhi il mondo ci ha scoperti. Ora tutti desideriamo rispecchiare ciò che i suoi occhi hanno visto!». Sulla strada di ritorno verso l’aeroporto, si commuove nella benedizione di un luogo che ricorda tanto dolore nel paese. Sono i ruderi di un ipermercato nel quale dieci anni fa sono morte 400 persone in un incendio. «Attraverso il vescovo mons. Adalberto Martínez, segretario generale della Conferenza Episcopale Paraguayana, abbiamo fatto sapere al Papa che il Movimento dei Focolari prega per lui. Come regalo abbiamo mandato un libro sulla cultura guaraní e sullo sviluppo dell’Economia di Comunione nel Paese», spiegano Nelson e Margarita. «Questa visita – concludono – come quella di San Giovanni Paolo II, 27 anni fa, porterà importanti frutti positivi, spirituali e anche nella vita civile del paese. Francesco ci ha parlato chiaro ma con la tenerezza di un Padre! Sta a noi fare di questi momenti di grazia, “un prima e un dopo” “della visita del primo Papa latinoamericano in Paraguay». (altro…)
14 Lug 2015 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Poca comunicazione, incapacità ad accogliere l’altro, a vedere il positivo della sua diversità, a stabilire la giusta distanza con le famiglie d’origine, spesso sono causa di crisi coniugali, in una società individualista che non crede nel matrimonio e nell’impegno di una relazione per sempre. L’esperienza del corso di Loppiano organizzato da Famiglie Nuove, volto a rafforzare l’unità di coppia (20-27 Giugno), quest’anno alla settima edizione, dimostra che la volontà di rimettersi in discussione, unita alla condivisione profonda con gli animatori e con le altre famiglie, e all’aiuto di esperti, possono far ripartire un rapporto che si è inceppato. Se c’è questo, anche le difficoltà più grandi si possono superare, come dimostra una coppia che si è ricongiunta dopo nove anni di separazione, offrendo una commovente testimonianza sul perdono incondizionato. Il cammino per “ritrovarsi” è però faticoso. «All’arrivo, i volti tesi e l’espressione triste delle coppie, più di ogni parola, descrivevano una profonda sofferenza», raccontano Marina e Gianni Vegliach, animatori di Famiglie Nuove. «Chi parlava di bisogno di ricerca di senso, chi di un coniuge sconosciuto, chi del dubbio se continuare il futuro insieme, altri dell’impossibilità di dialogo e chi confidava: ‘non riuscirò mai a perdonarmi’». «Man mano che ci addentravamo nel programma del corso dal titolo (Per)corso di luce nella coppia – continuano i Vegliach – la spiritualità dell’unità dei Focolari, unita al percorso psicologico, alle esperienze, alle esercitazioni pratiche, ai colloqui e ai momenti di relax, ha favorito la trasformazione dei cuori e delle anime. E questo traspariva dal cambiamento dei volti e degli sguardi, adesso più sereni». «Siamo arrivati vuoti, ossessionati dalla parola fine, torniamo con la parola inizio», diceva una coppia. Tra le famiglie animatrici, due coppie che, avendo fatto il percorso negli anni passati, ora desiderano mettersi al servizio e con impegno, serietà e competenza hanno saputo entrare nel tunnel con chi era nel buio, incoraggiare e sostenere le coppie con la propria testimonianza. Durante il corso si affrontano i temi della conoscenza di sé, della diversità, del conflitto, dell’accoglienza. Si cerca di individuare proprio quella ferita particolare che richiede di essere affrontata, anche con un eventuale adeguato supporto psicologico. La condivisione con altre coppie aiuta a guardare la situazione personale da diversi punti di vista e trovare la forza e il coraggio necessari a ricostruire una relazione di qualità, uscendo da quella solitudine che fa apparire la crisi irreversibile. L’appuntamento quotidiano al Santuario della “Theotokos” e il clima speciale che si respira a Loppiano, la cittadella internazionale dei Focolari, a Incisa Valdarno (FI) – dove si apprende spontaneamente a mettersi nei panni dell’altro vivendo nella fratellanza – hanno contribuito positivamente alla riuscita del percorso, che ha aperto nuove possibilità per “vedere il domani insieme, condividendo alti e bassi”, “riscoprire il dialogo, la speranza e per ricominciare ad occuparsi l’uno dell’altro.” Come diceva qualcuno: «Ora abbiamo i mezzi per uscire dal riccio chiuso che eravamo e speriamo di continuare a usarli al momento giusto». Per consolidare i risultati, è previsto un week-end di verifica e valutazione invernale. Inoltre dal 24 al 27 settembre 2015 è in programma un incontro internazionale a Castelgandolfo aperto a non più di 60 tra animatori ed esperti, per avviare la possibilità di moltiplicare i (per)corsi di luce anche localmente. (altro…)
13 Lug 2015 | Focolari nel Mondo

Emilio Bruzzone (a destra), con Domenico Salmaso, sull’Himalaya
«Sono passati 10 anni dalla “partenza” di Emilio, ma lui resta semplicemente nei nostri cuori. Ancora». A ricordarlo così è Giuseppe Ferraro, Tesan, trentino, uno degli amici toccati profondamente e personalmente dal suo amore semplice e concreto. «Quanti di noi di Loppiano – ma non solo – ha accompagnato in gite ed escursioni tra monti e ghiacciai! Per tutti – credo – l’aver conosciuto Emilio (e magari condiviso con lui un tratto di vita in Focolare o in vacanza) è stato l’incontro con un amico ed un fratello che ha segnato profondamente l’anima. Così è stato per me…». Emilio – che aveva fatto la sua scelta di vita donandosi a Dio nel Movimento dei Focolari – faceva l’idraulico e fino a 30 anni aveva vissuto a Genova. Antonella Ferrucci, un’amica, ricorda un episodio particolare: «Lui, amante della montagna ad un certo punto si è ammalato di artrite reumatoide; ogni giorno aveva febbre, debolezza…. La cosa che più gli pesava era non poter più salire le sue montagne, ma accettava tutto. Un giorno scrive a Chiara Lubich raccontandogli della sua situazione; dopo qualche tempo riceve la sua risposta: Chiara pregava con forza per la sua guarigione e lo invitava a fare lo stesso… immediatamente dopo Vincenzo parte per qualche giorno di riposo in montagna e –sulla parola di Chiara, contro ogni ragionevolezza – decide di portare con sé gli scarponi. Il giorno stesso… da un momento all’altro, la febbre è sparita, era guarito… i medici increduli». «Ho rischiato due volte la vita in montagna, in entrambi i casi su sentieri facili facili: è proprio vero che Dio ci chiama quando siamo pronti». Vincenzo Bruzzone (da tutti conosciuto come Emilio) lo ripeteva sempre agli amici. Il 13 luglio del 2005, a 68 anni, è morto precipitando dal ghiacciaio della Tribolazione (una delle vie che portano alla cima del Gran Paradiso), in Val d’Aosta.
8 Lug 2015 | Chiesa, Focolari nel Mondo
Una grande esplosione di entusiasmo attraversa il popolo boliviano per l’arrivo del Papa. Per una generazione di giovani si tratta di una vera novità, perché dopo 27 anni è la seconda volta che un Papa raggiunge questa terra andina e amazzonica. La Chiesa ha preparato i fedeli in modi diversi: molti si sono organizzati come volontari per aiutare i pellegrini che da tutto il paese giungeranno a La Paz, ma soprattutto a Santa Cruz de la Sierra, per ascoltare il messaggio di Francesco. A La Paz, dove il Papa sosterà alcune ore, alla gente viene chiesto di vestirsi di bianco. Si preparano regali di ogni tipo, come l’ostia fatta di quinoa, un cereale andino, oppure tessuti con figure andine preparati per l’occasione. A Santa Cruz, dove Francesco rimane più a lungo, le delegazioni stanno arrivando da anche dai paesi limitrofi. In questa città nell’Amazzonia boliviana, che ospiterà anche il 2° incontro mondiale dei Movimenti popolari, si è preparato un grande altare in legno scolpito con figure raffiguranti gli edifici delle missioni dei Gesuiti arrivati in Bolivia durante la colonizzazione spagnola. «Siamo in partenza per Santa Cruz, per la messa e per l’incontro con tutti della vita consacrata» – scrivono dal focolare di Cochabamba, sede del Movimento dei Focolari in Bolivia. Anche i membri dell’opere sociali che il Movimento porta avanti nel Paese – l’asilo “Clara Luz” a La Guardia che accoglie a 150 bambini e il Centro “Rincón de Luz” per la promozione integrale di 60 ragazzi e le loro famiglie – sono in attesa dell’incontro di papa Francesco con i movimenti sociali e del discorso che indirizzerà loro.
Il popolo boliviano è profondamente religioso, ricco di quella pietà popolare che tanto piace recuperare e mettere in luce a Francesco. Lì c’è la radice dell’identità cattolica del paese che aspetta con entusiasmo la visita de vescovo di Roma. A questo riguardo spiega Alfonso Alarcon, giornalista boliviano, «il Paese mantiene una forte predominanza di questa fede in tutta la sua geografia e settori sociali».«Sebbene negli ultimi anni sia incrementata la presenza di chiese evangeliche, soprattutto pentecostali, e le riforme dello Stato abbiano permesso che emergessero alcune pratiche rituali andine, è altrettanto certo che nelle principali feste religiose permangano le ferventi e numerose devozioni cattoliche». Queste realtà del Paese non sono estranee a papa Bergoglio, che a Buenos Aires ha avuto molte opportunità di incontrare le comunità di boliviani che vivono, commerciano e si sono stabiliti da generazioni nei barrios della capitale. Secondo Alarcon due “miracoli politici”, inimmaginabili un po’ di tempo fa, hanno preceduto l’arrivo di Francesco in Bolivia: «uno sforzo manifesto e ampio da parte del governo di riconquistare la fiducia dei fedeli e delle istituzioni cattoliche. Il secondo miracolo è vedere insieme leader politici che fino a qualche anno fa non potevano stare uno accanto all’altro, compreso il presidente».

Una veduta di La Paz
Nella generale dimostrazione di affetto per il Papa, non sono mancate alcune critiche per il rilievo che nel Paese si dà alla visita di un leader religioso, ma – continua Alarcon – bisogna dire che esistono molti altri, indifferenti, atei vari, che hanno applaudito alla visita, con argomenti che vanno dalla simpatia per l’enciclica “Laudato si’”, all’importanza che sarà data alla figura di Luis Espinal, sacerdote gesuita spagnolo, intellettuale, regista, giornalista e attivista della teologia della liberazione, assassinato durante la dittatura militare in Bolivia». Anche il pastore Gustavo Loza, rappresentante della Chiesa Metodista di Cochabamba, ha manifestato la vicinanza verso la figura di papa Francesco e lo definisce come un fratello che viene da uno stesso popolo: la sua presenza in Bolivia è piena di segnali di vita e di buone notizie. Loza riconosce inoltre l’importanza sul piano ecumenico dell’impegno per la giustizia e con i poveri, e dà grande valore al gesto che Papa Francisco farà in memoria di Luis Espinal a La Paz, un atto di riconoscenza verso qualcuno che ha dato la propria vita e che rappresenta tanto i cattolici come i non cattolici. «In ogni caso – conclude Alarcon – la visita di Francesco non passa inosservata e sicuramente porterà molta speranza ad una chiesa boliviana che ha bisogno di una parola di incoraggiamento dal suo pastore romano per continuare la sua missione in un Paese che sta subendo profondi cambiamenti».