21 Nov 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Non dimenticherò mai il suo sorriso con cui mi salutava quando la sera tardi tornava stanco a casa… Anche se le sue ore di sonno erano sempre poche, mai mancava alla Messa di mattina presto… Non portava in focolare i problemi della politica, anche se in alcune circostanze chiedeva anche il nostro parere. Infatti, doveva spesso andare controcorrente, però mai ho visto da parte sua odio verso i suoi avversari”. “Partendo la mattina per il lavoro ci salutava dicendo: ‘Sempre, subito, con gioia’. Era un suo modo per dire che era pronto ad accogliere qualunque situazione anche difficile che la giornata gli avrebbe riservato. Questo atteggiamento era il vero segreto della sua vita che gli rendeva possibile il dialogo con tutti, anche in situazioni spesso difficili”. Così lo ricordano due focolarini del focolare al quale apparteneva Josef Lux. Nato il 1° febbraio del ‘56, aveva conosciuto la spiritualità di Chiara Lubich alla fine degli anni ‘70, a Chocen, la sua città natale nella Boemia orientale, dove lavorava come zootecnico in una cooperativa agricola. Nell’86, già sposato con Vera, sente la chiamata a seguire Gesù nel focolare. Chiara gli indica una frase del Vangelo che orienta la sua vita:“Rendete a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio” (Mt 22, 21).

Josef Lux con sua moglie Vera
Gli avvenimenti del novembre dell’89, seguiti dalla caduta del comunismo, cambiano la sua vita in modo decisivo. Dall’inizio del processo dei cambiamenti politici è tra gli organizzatori delle manifestazioni in piazza, e nel gennaio del ‘90 viene eletto al Parlamento nazionale per il Partito popolare. La sua decisione di entrare in politica è frutto di una riflessione profonda. È, infatti, convinto che essa possa essere purificata da persone pronte all’offerta personale. Nel settembre del ‘90, dopo un brillante discorso davanti al congresso del Partito popolare, ne viene eletto presidente. Lavora per la trasformazione di questo raggruppamento politico in un partito moderno d’orientamento cristiano. Nel suo studio, troneggia un grande quadro di Gesù sulla Croce. Vuole averlo sempre davanti, specie durante le intense trattative nel suo impegnativo lavoro. Nel ‘92 viene rieletto come deputato e diventa vice Primo Ministro e Ministro dell’Agricoltura del Governo Ceco fino al ‘98, essendo per molti un “segno di contraddizione”: stimato da tanti che condividono le sue scelte e rifiutato dagli avversari politici. Vera e i sei figli sono per lui di grande sostegno. 
Josef Lux con Vaclav Havel
Nel ‘98 l’annuncio di una grave malattia: leucemia. La notizia suscita una catena di solidarietà: tanti cittadini della Repubblica Ceca e non solo, si offrono come possibili donatori del midollo osseo. Pur essendo molto difficile trovarne uno adatto, Josef è contento, perché in questo modo si arricchisce la banca dati dei possibili donatori che potranno aiutare altri malati. Infine si trova in Italia un donatore idoneo e si decide di fare l’intervento chirurgico a Seattle (USA). L’intervento riesce bene, ma durante la convalescenza prende un’infezione ed il suo stato si aggrava. Arrivano a Seattle i figli, accompagnati da un focolarino sacerdote che celebra la Messa nella sua stanza. Sono momenti vissuti in un clima spirituale speciale. Ripete spesso che offre il suo dolore per la diffusione del Regno di Dio e per i giovani. Chiara Lubich lo segue da vicino e gli assicura la sua preghiera quotidiana. Con Vera e i figli si tengono per mano, cantano e pregano il salmo preferito di Josef: “Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio in cui confido” (Sal 90, 2). Pur cosciente della gravità della sua situazione, è calmo e chiede di pregare per lui. E ancora: “Sorridete, non piangete” – frase che diventerà il suo testamento. Chiara, annunciando la sua “partenza” il 21 novembre 1999, esprime il desiderio che Josef Lux sia, con Igino Giordani, protettore del Movimento politico per l’unità. Il primo “miracolo” suscitato dalla sua partenza è un momento d’unità in tutta la nazione, quasi mai visto dopo la “rivoluzione di velluto”: sui giornali, nella radio e in televisione, tutti – inclusi i suoi avversari politici – esprimono la stima verso di lui e verso i valori che difendeva e diffondeva nella sua funzione pubblica. Sono molti a scoprire la sua figura di “uomo di Stato”, ma anche di un cristiano che ha attinto dalla fede in Dio la forza del suo coraggioso agire in favore del proprio Paese. (altro…)
20 Nov 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Kheit Abdelhafid non trova le parole per concludere la giornata: «Credetemi, non ho parole, io non ho parole alla fine di questa bellissima giornata. Perché lo scorso anno prima dell’incontro sul tema della famiglia ci chiedevamo se saremmo stati capaci di fare insieme un convegno. E ora che stiamo concludendo il secondo, mi rendo conto che ci siamo riusciti, la giornata di oggi lo dimostra. Il futuro, lo vedo dai nostri figli insieme, sarà migliore di quello che vediamo oggi nel mondo». Non è stato facile nemmeno per l’Imam – abituato alle grandi folle – trovare un modo per concludere il secondo convegno promosso dal Movimento dei Focolari e la Comunità islamica di Sicilia, il 16 novembre a Catania, sul tema “Cultura del dono e bene comune”. Circa 450 persone provenienti da varie città della Sicilia orientale hanno affollato la sala del convegno in uno strano intreccio di lingue e dialetti. Di grande spessore i relatori che hanno dato il loro contributo alla tavola rotonda moderata da Michele Zanzucchi, direttore di Città Nuova. Mons. Gaetano Zito, Vicario episcopale per la cultura dell’Arcidiocesi di Catania, ha sottolineato il valore della cultura dello stare insieme e della convivialità. Samia Chouchane, delegata al dialogo interreligioso dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (U.CO.I.I.) in Sicilia, nel suo intervento ha posto l’accento sulle motivazioni dell’agire: «Le motivazioni sono al cuore di tutto: figuriamoci se la motivazione è l’amore per Dio. Questo ci porta a non essere indifferenti a quanto accade accanto a noi e nel mondo».
Kamel Layachi del Comitato Scientifico del dipartimento del dialogo interreligioso dell’U.CO.I.I. ha lanciato una grande sfida ad entrambe le comunità ad aprirsi non solo al dialogo interreligioso ma anche intra-religioso per avviare riflessioni all’interno delle singole esperienze religiose. Margaret Karram del Movimento dei Focolari in Terra Santa ha condiviso la sua particolare esperienza: cristiana, palestinese, cresciuta in un contesto a prevalente presenza giudaica, è nata – di fatto – in un mondo di dialogo, anche se faticoso e costellato da numerose battute d’arresto. E tuttavia occorre sempre cercare di conoscere l’altro, le sue diversità, la sua storia, la sua cultura: «Occorre conoscersi a fondo, non basta l’amicizia, ci vuole una conoscenza approfondita: è l’ignoranza che porta la paura». Giusy Brogna incaricata del dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari in Sicilia, esprime grande soddisfazione per il convegno: «Il percorso che abbiamo avviato alcuni anni fa sta portando i suoi frutti, sento una grande speranza e sono certa che le due comunità, quella focolarina e quella musulmana, porteranno avanti il dialogo non solo a Catania ma anche in altre città siciliane». Al termine dei lavori è stato assunto l’impegno di contribuire economicamente al completamento dello scavo di un pozzo in Cameroun promosso da un progetto dell’Azione per un mondo unito (AMU). «L’acqua è vita – ha concluso Kheit Abdelhafid – e il pozzo che costruiremo insieme sarà il segno della vita che c’è tra noi». (altro…)
18 Nov 2014 | Chiesa, Spiritualità
«Ringrazio anzitutto Sua Eminenza, il Card. Stanisław Ryłko, per avermi invitata a prendere parte a questa conferenza stampa. Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente il Pontificio Consiglio per i Laici di aver promosso questo 3º Congresso mondiale e in ciò penso di interpretare il sentire anche dei tanti Movimenti Ecclesiali e nuove Comunità che arricchiscono la Chiesa e la società oggi. Cosa si aspetta il Movimento dei Focolari – e forse anche gli altri Movimenti – da questo Congresso? Prima di tutto, ritengo che esso è stato convocato in un momento propizio e per più motivi: Siamo nel pieno del 50° del Concilio Vaticano II. E la Chiesa tutta, quindi tutti noi, ci troviamo a confrontarci con le sue grandi intuizioni e il suo insegnamento. Il Vaticano II continua ad essere, e oggi più che mai, in modo particolare per noi laici, sprone e specchio della nostra funzione, vocazione e responsabilità nei confronti della Chiesa e del mondo contemporaneo. Un altro motivo di sprone è la persona di Paolo VI, venuta alla ribalta in occasione della sua beatificazione, con il suo lucido e spesso profetico magistero, come Papa del dialogo e come Papa dei laici. Altro grande motivo sono le domande che Papa Francesco continua a porre a tutta la Chiesa, come istituzione e come popolo di Dio. Per questo anche quanti facciamo parte del Movimento dei Focolari sentiamo il dovere di lasciarci interrogare dalle sue parole e dalle sue scelte. Non basta ammirare, ma stiamo lavorando perché possano interpellarci in profondità, in fatto di radicalità, di apertura e concretezza. Il programma del prossimo 3º Congresso, per quello che sappiamo al momento, ripercorre le grandi sollecitazioni della Evangelii gaudium. Con esse Papa Francesco sprona e accompagna la Chiesa verso la massima dilatazione: ci fa penetrare in tutte le “periferie”, per le quali esistiamo, con il dovere di offrire – con il nostro essere e con il nostro operare – la luce che viene dalla certezza che “Dio ci ama immensamente”. Vorrei accennare brevemente alla nostra Assemblea generale, avvenuta due mesi fa con la partecipazione di circa 500 rappresentanti di 137 nazioni, di tutte le diramazioni, generazioni e dialoghi che costituiscono il Movimento, e che si è conclusa in pratica il 26 settembre scorso con l’udienza privata con Papa Francesco.
In quell’occasione Papa Bergoglio, ripercorrendo il cammino della Chiesa chiamata a una nuova evangelizzazione a 50 anni dal Concilio Vaticano II, ha voluto consegnare al Movimento tre “verbi”. In essi riscontro una prospettiva che – mi sembra – può ispirare, sollecitare e interessare anche altre realtà associative della Chiesa Primo: contemplare. Contemplare Dio e vivere in compagnia degli uomini; perseverare nell’amore vicendevole, ha detto il Papa citando uno scritto della nostra fondatrice Chiara Lubich, la quale «ispirata da Dio in risposta ai segni dei tempi» – diceva – ha scritto: “Ecco la grande attrattiva del tempo moderno: penetrare nella più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo”. Secondo: uscire. Cito: «Uscire (…) per comunicare a tutti generosamente l’amore di Dio» con rispetto, gratuità e creatività. «Per fare questo occorre diventare esperti in quell’arte che si chiama ‘dialogo’ e che non s’impara a buon mercato. Non possiamo accontentarci di mezze misure», ma «con l’aiuto di Dio, puntare in alto e allargare lo sguardo». Uscire con coraggio dove ci sono i «gemiti dei nostri fratelli, le piaghe della società e gli interrogativi della cultura del nostro tempo». Terzo: fare scuola. Papa Francesco ha ricordato l’espressione di Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte, con cui invitava tutta la Chiesa a diventare “casa e scuola della comunione” (cfr n. 43). E ha aggiunto: «Voi avete preso sul serio questa consegna. Occorre formare, come esige il Vangelo, uomini e donne nuovi e a tal fine è necessaria una scuola di umanità sulla misura dell’umanità di Gesù. (…) Senza una adeguata opera di formazione delle nuove generazioni, è illusorio pensare di poter realizzare un progetto serio e duraturo a servizio di una nuova umanità». Bisogna formare “uomini-mondo”, ha detto citando un’espressione «che Chiara Lubich aveva a suo tempo coniato e che rimane di grande attualità… Uomini e donne con l’anima, il cuore, la mente di Gesù e per questo capaci di riconoscere e di interpretare i bisogni, le preoccupazioni e le speranze che albergano nel cuore di ogni uomo». Questi tre verbi si fondono poi con le tre parole che erano emerse dall’Assemblea generale dei Focolari, cercando di cogliere l’essenziale dalle 3.650 istanze pervenute nei mesi preparatori dalle comunità dei Focolari di tutto il mondo ed offrire piste e orientamenti per il futuro. Tre parole che stanno ad indicare in estrema sintesi impegno e prospettive del Movimento nei prossimi anni: “in uscita, insieme, opportunamente preparati“. Questo prossimo 3° Congresso dei Movimenti ecclesiali e delle nuove Comunità si colloca in una storia comune e feconda, che ha visto Movimenti nascere, svilupparsi e dare il proprio contributo alla Chiesa e all’umanità, secondo lo specifico carisma di cui ognuno era portatore. Ma non solo. Molto spesso, in particolare a partire dal momento fondante della Pentecoste ’98, ha visto anche vari Movimenti e/o comunità insieme collaborare in alcuni progetti e in diverse occasioni. In questo lavoro comune il Pontificio Consiglio per i Laici ci è stato sempre accanto, dandoci così la garanzia che quanto ogni Movimento portava serviva alla realizzazione di un progetto a beneficio di tutto il corpo ecclesiale, vigilando sempre con amore e discernimento per valorizzare il buono e far cadere quanto di accessorio poteva esserci. Quante volte il Movimento dei Focolari si è sentito sostenuto nel favorire con il suo carisma dell’unità incontri i più vari e a volte complessi, come ad esempio le giornate della gioventù o i Congressi dei Laici, come quello in Corea… Ci auguriamo che il prossimo Convegno, dando seguito a questa storia, segni un passo di maturità, cioè, che riflessioni e confronto, comunione di successi e di sconfitte, di esperienze e di progetti, pongano le condizioni perché Dio, Signore della storia, possa trarre da esso non solo frutti di comunione e di arricchimento reciproco, ma il frutto di orientare maggiormente tutti, e tutti insieme, a guardare e a vivere sempre e con gioia rinnovata, per l’unico grande scopo della Chiesa di Cristo: “Padre che siano una sola cosa… che tutti siano uno” (Gv 17,21). Questo è il “sogno di Dio”. Speriamo di saper rispondere alle attese più profonde degli uomini e delle donne di oggi e contribuire a fare dell’umanità una sola grande famiglia. Con questa disposizione ci prepariamo ad andare incontro a tutti i partecipanti al Congresso». Dall’intervento di Maria Voce alla conferenza stampa di presentazione del 3° congresso di Movimenti ecclesiali e nuove comunità (altro…)
17 Nov 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Questa esperienza è stata fantasmagorica, potrei buttare i miei occhi perché avrei già visto tutto. Se tra venti anni sarò un professore, dirò ai miei alunni: “Quella l’ho fatta io con i miei ex compagni” e gli dirò pure che tutto questo non sarei riuscito a farlo senza di loro e il grande artista Antonino». 4.700 tessere di vetro sono state la materia prima per dare vita al laboratorio creativo che si è svolto in 12 classi. Un’esperienza definita, da tutti i ragazzi, “indimenticabile”, e che ha aiutato a sprigionare la fantasia e – nel lavoro insieme – il rispetto dell’altro. Il laboratorio, ideato dall’associazione Alessandro Mammucari – ispirata alla spiritualità dei Focolari – partner nel progetto “Sbulloniamoci” promosso dal comune di Latina, ha usato l’arte come veicolo principale. Un artista del vetro, Antonino Casarin, il suo braccio destro, Patrizia Sarallo, e la coordinatrice, insegnante di storia dell’arte, Tatiana Falsini, hanno coinvolto i 120 ragazzi in quest’avventura creativa durata 2 giorni. Gioia, tristezza, rabbia, paura: sono le quattro emozioni fondamentali per la nostra sopravvivenza, scelte come tema base per il laboratorio. Si parte con un’introduzione all’arte astratta, sottolineando il suo stretto legame con il mondo delle emozioni. Come funziona? La coordinatrice, Tatiana, spiega: «I ragazzi sono invitati ad osservare le opere d’arte in vetro dell’artista Casarin, per coglierne il significato profondo, attraverso due sensi: la vista e il tatto. Passiamo banco per banco in quest’ascolto denso di stupore dopodiché invitiamo i ragazzi a scrivere in forma anonima su un foglietto le emozioni che ognuno ha provato, invitandoli nuovamente a un ascolto ma questa volta interiore, per riconoscere le proprie emozioni». Si propone quindi ai ragazzi di sperimentare l’arte del vetro in un laboratorio creativo durante il quale realizzare un pannello per ogni classe, due per scuola, in cui rappresentare un albero in quattro sue fasi, simbolo delle quattro emozioni. «A questo punto a ognuno è consegnata una formella di vetro trasparente – spiega Antonino Casarin – i ragazzi devono coprirne la superficie incastrando le varie tessere e incollandole, dopodiché le formelle verranno cotte in un forno specifico per il vetro. Invitiamo i ragazzi a fare un lavoro di squadra perché si tratta di un’opera collettiva, facendo sì che ognuno possa lavorare al meglio, condividendo le tessere e le capacità». Si parte: «Quando abbiamo iniziato a fare le formelle avevo il terrore di sbagliare oppure di non trovare il pezzo mancante. Ma quando le hanno riportate dopo averle messe nel forno ho provato una sensazione di felicità», scrive uno dei ragazzi. I ragazzi sono entusiasti, molto concentrati. Lavorano senza fermarsi nonostante la ricreazione e una volta ultimata la formella ne chiedono subito un’altra e, una volta finite tutte, rispondono immediatamente all’invito di alzarsi ad aiutare i compagni che devono ultimare. Una volta cotte le formelle ci ritroviamo con i ragazzi e ricomponiamo il disegno degli alberi: alziamo il pannello e scoppia un applauso. Tutti sono concordi nel vedere la bellezza di un lavoro collettivo che porta in sé la caratteristica e la diversità di ognuno che lo rende più unico. Gli esperti chiedono ai ragazzi, infine, di scrivere, sempre in forma anonima, cosa ha significato per loro questo laboratorio e insieme realizzano anche una filastrocca anti-bullismo: SBULLONIAMOCI Io non voglio essere bullo/I bulli non sanno quello che fanno/noi li aiutiamo a non fare danno Se sei un bullo/Esprimi la rabbia/Disegnando e colorando Se sei un bullo/Non fare male agli altri/Esprimi i sentimenti con l’arte L’arte è bella e interessante/Divertente e emozionante L’arte è magica e può sbullonare/È bello giocare e anche imparare Corri vatti a sbullonare! (altro…)
14 Nov 2014 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
In altre parti d’Italia e del mondo è già accaduto, ma è stata una novità per la città di Udine (nel nordest italiano), che ha avuto ampia eco sulla stampa locale: domenica 19 ottobre si sono incontrati al Centro Culturale Balducci 150 tra appartenenti al Movimento dei Focolari e fedeli musulmani, per un pomeriggio di incontro, dialogo, preghiera, e – perché no – festa insieme. Nel momento della preghiera i fedeli musulmani si sono recati in un’altra stanza a pregare secondo la loro consuetudine. Prima, l’Imam aveva recitato una loro preghiera in arabo e il sacerdote cattolico il Padre Nostro, nel più assoluto rispetto e silenzio da parte di tutti i presenti. Due mondi non così distanti: oltre a condividere la «regola d’oro» comune a tutte le grandi religioni, «Non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te», «Cristiani e musulmani credono in un unico Dio – ha sottolineato uno dei responsabili udinesi del Movimento, Franco Vasta – , entrambi sono figli di Abramo, hanno un amore disinteressato per il prossimo e uno spiccato senso della famiglia». Musulmani e cristiani hanno molte cose in comune – ha confermato il presidente dell’associazione «Misericordia e solidarietà» del centro islamico udinese, Errachidi Abderrazak – ed è importante che riescano ad unire le forze. Pensiamo ai giovani. Riuscire a raggiungerli, a trasmetter loro dei valori è un impegno comune, per evitare che percorrano strade sbagliate. I giovani sono la nostra principale missione. Anche per questo dobbiamo lavorare insieme». Un’amicizia, quella tra Focolari e comunità musulmana, nata a Trieste grazie all’imam Abdel Aziz El Barikhi, e che ha messo radici anche a Udine. Nel pomeriggio insieme è stato proiettato il discorso della fondatrice del Movimento Chiara Lubich nella moschea di Malcom Shabazz ad Harlem, New York nel 1997, considerato l’inizio di questo percorso di dialogo; seguito da storie, testimonianze, preghiere e musica, unendo in un’unica voce cristiani e musulmani anche in una fase delicata come quella attuale: «I mezzi di informazione danno segnali sbagliati accostando immagini dell’Isis con, ad esempio, quelle di moschee – ha affermato don Pierluigi Di Piazza del Centro Balducci -, un’equiparazione sbagliatissima perché crea il pericolo che la gente usi la religione per giustificare la violenza». La volontà di incontrarsi però a Udine è forte, tanto da portare Abderrazak a dichiarare alla stampa che «Se un italiano entrasse nella nostra moschea, sarebbe il benvenuto. La moschea non deve far paura. È un luogo di educazione. Insegna a fare del bene al prossimo. Educa i giovani a seguire la retta via. Che non è la via della durezza e dell’intransigenza». Questo incontro, che ha coinvolto così tanto i partecipanti, non sarà l’ultimo: ad un giornalista che gli chiedeva se ce ne saranno altri, Abderrazak ha risposto «Certamente. Sono incontri che aprono al dialogo, ci fanno conoscere l’un l’altro. La strada, lo ammetto, non è semplice. Ma vale la pena proseguire, perché quando c’è conoscenza e integrazione non c’è paura». Il 16 novembre è, invece, la volta della città di Catania: al Centro Fieristico Le ciminiere, in dialogo sul bene comune in prospettiva cristiana e islamica. “Cultura del dono e bene comune”: insieme per una crescita umana e spirituale nella vita personale, familiare e sociale, è infatti l’evento promosso dal Movimento dei Focolari e dalla Comunità Islamica di Sicilia. (altro…)