26 Ago 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Mentre da tutto il mondo si levano voci per la pace, e anche il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso invita a prendere posizione, arriva una lettera dei musulmani dei Focolari in Maghreb a sostegno della dichiarazione dei Focolari in Giordania, condivisa dall’intero Movimento. «Noi, musulmani del Focolare dell’Africa del Nord (Marocco, Algeria e Tunisia) vogliamo testimoniare la nostra totale adesione e il nostro pieno sostegno alla dichiarazione dei Focolari in Giordania. Le nostre religioni sono un tesoro a disposizione dell’umanità, esse sono là per magnificare ciò che c’è di meglio nell’essere umano. Ma, come nell’ora attuale, esse sono manipolate per servire disegni di potere e di forza e non di giustizia e di pace. Le religioni sono ‘innocenti’. Le vittime appartengono a tutte le religioni ma, purtroppo, anche i manipolatori. L’ultimo inganno, in ordine di data, si svolge davanti ai nostri occhi inermi in Iraq e Siria, sotto il vessillo dell’ISIS. Che si chiami Califfato, Emirato o Sultanato non cambia il carattere violento, selvaggio e disumano del suo essere. Il suo rifarsi all’Islam è usurpazione, peggio ancora, una falsificazione, tanto più che le sue prime vittime sono stati altri musulmani. Solo considerazioni politiche e geostrategiche irresponsabili hanno guidato questi attori e i loro macchinatori. Uniamo le nostre voci a quelle che in tutto il mondo stanno esortando alla pace e al dialogo tra culture e religioni. Vogliamo gridare forte perché il silenzio uccide. La nostra lontananza dai luoghi delle operazioni militari non ci impedisce di sentire fortemente le sofferenze. Nei nostri ricordi, sono ancora vive. Solo qualche mese fa, persone di tutte le religioni si sono riunite per dialogare e dichiararsi reciprocamente l’amore per ogni fratello, ognuno nella propria fede [Chiara e le religioni. Insieme verso l’unità della famiglia umana – Roma, 20 marzo 2014 – ndr]. I nostri scambi hanno dimostrato che sono di più le cose che ci uniscono di quelle che ci dividono. Esprimiamo la nostra disponibilità a partecipare a qualsiasi azione sia orientata ad una giusta soluzione dei conflitti in corso; ricordando che è nel fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi, che tracceremo il percorso della fratellanza». (altro…)
25 Ago 2014 | Ecumenismo, Focolari nel Mondo

Foto: S. Baldwin/UNHCR
«Ci sono alcuni membri della chiesa evangelica – racconta V. –che lavorano per distribuire i generi di prima necessità alla gente. Abbiamo visto che avevano bisogno di aiuto e ci siamo messi a loro disposizione. Il pastore evangelico era molto grato e noi felici di sentirci più uniti. Per tanti motivi non riesco sempre ad uscire con altri giovani per aiutare le persone in difficoltà. Un giorno, mentre facevo un giro per la scuola dove si trovano le famiglie profughe, ho visto due neonati sdraiati su un materasso per terra. Era buio e faceva caldo. Ho preso uno di loro tra le mie braccia. Quando è arrivata la mamma abbiamo cominciato a parlare e le ho chiesto se avesse bisogno di qualcosa. Lei, ringraziando, mi ha detto quasi con vergogna che aveva bisogno di un pigiama. Era da giorni che dormiva sempre con gli stessi vestiti. Tornando a casa e parlando con la mia famiglia ne abbiamo trovato uno per lei. In un’altra occasione ho incontrato una bambina di una famiglia che conoscevo, da sola, che piangeva. L’ho invitata nella mia stanza e abbiamo giocato insieme per tutta la mattina. Abbiamo anche portato delle matite e quaderni per i numerosi bambini. Si sono divertiti a disegnare e colorare. Abbiamo giocato e pregato insieme. Volevamo far sentire loro che c’è ancora “il Bene” nel mondo e che non devono avere paura. Sento che questo è il nostro ruolo: essere in piedi avendo un forte rapporto con Dio per poter incoraggiare gli altri, dare gioia, amore e pace». «A Qaraqosh, paesino del Nord – dice L. – ho visto un sacerdote insieme ad una suora che pulivano le strade, dopo giorni in cui si era accumulata la sporcizia perché il servizio pubblico non assicurava più la raccolta. Ho coinvolto i miei amici e ci siamo messi ad aiutarli». «Anche a Erbil – aggiunge A. –, dove c’è il maggiore numero di famiglie profughe, ci siamo incontrati con i giovani di Qaraqosh per vedere come organizzarci per aiutare chi ha bisogno. Ci siamo messi in contatto con alcuni sacerdoti ed abbiamo cominciato a distribuire cibo e acqua a tante persone».
Alcuni vorrebbero lasciare il Paese per stare con le loro famiglie che hanno deciso di partire. «Il dolore è grande – dice Aziz –, però nel cuore c’è un grande desiderio di continuare ad amare dovunque ci troveremo a vivere». «Era commovente – racconta R. – vedere alcune famiglie del Movimento che, nonostante avessero perso le loro case e tutto ciò che possedevano, volevano partecipare insieme a tutti i membri dei Focolari nel mondo all’iniziativa dei Giovani per un mondo unito “Sbloccare il dialogo”. Anche loro hanno postato la loro foto nell’apposito profilo social, come un impegno a vivere per la pace, pur in mezzo alla tragedia». «A Baghdad a Bassra non hanno sofferto dell’attuale situazione – conclude R. –, anche se si teme che tocchi anche a loro la stessa sorte se non ci saranno sviluppi nella politica a livello mondiale. In questa situazione, molto dolorosa, ci affidiamo insieme a Dio perché dia speranza e conforto alle migliaia di persone che hanno perso letteralmente tutto, compresa la speranza di un futuro sicuro e sereno». Per chi volesse aiutare per i cristiani dell’Iraq: IBAN JO09 ARAB 1110 0000 0011 1210 9985 98 Account: 0111 210998 0 598 Swiftcode: ARABJOAX100 Causale: Aiuto cristiani in Iraq ARAB Bank – Amman branch Amman – Jordan (altro…)
23 Ago 2014 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Dopo le elezioni avvenute quest’anno – scrive R. – la situazione nel Paese è peggiorata, perché fino a pochi giorni fa non era stato formato un governo. I gruppi estremisti hanno approfittato di questa situazione e hanno cominciato ad avanzare al Nord. Tante famiglie sono scappate per rifugiarsi in posti più sicuri. Alcune famiglie del Movimento che abitano in posti più protetti le hanno accolte nelle loro case. Mentre i mass media trasmettono notizie tragiche, noi cerchiamo di testimoniare con gesti concreti l’amore e misericordia verso tutti».
«Prima del peggioramento della situazione – racconta V. – pensavo insieme ad un amico di dare coraggio e speranza agli abitanti della nostra città. Infatti tanti emigravano. Abbiamo parlato con alcune autorità cittadine per chiedere di affiggere sui muri della città delle frasi incoraggianti, cercando di evidenziare il positivo, dato che girano solo notizie negative. Un giorno abbiamo aiutato una famiglia del Movimento che si era rifugiata nella nostra città. Aveva bisogno di acqua. Uno dei nostri vicini, pur non conoscendoci molto, ci ha fornito dell’acqua destinata alla sua famiglia vedendo che ne avevano più bisogno. Altre famiglie ci hanno chiesto di trovar loro un posto dove alloggiare. Abbiamo pregato Dio che ci aiutasse. Ci è venuta in mente una casa chiusa che appartiene a dei nostri parenti emigrati all’Estero. Li abbiamo contattati. Ci hanno dato subito la loro disponibilità».
L’esperienza di V. si riferisce ai giorni in cui le persone erano incerte sul loro futuro perché a 20km i gruppi estremisti avevano cacciato via i cristiani di quella regione. Purtroppo in seguito hanno attaccato anche i piccoli villaggi, prevalentemente di cristiani, costringendoli a lasciare le loro case – durante la notte –, insieme a tutto ciò che possedevano.
«Praticamente – continua R. – tutti i giovani che conosciamo hanno dovuto lasciare tutto: le loro case, scuola, lavori… Alcuni si son rifugiati a Duhok, una città più al nord del Paese, dove sono stati accolti da una famiglia del Movimento. Si sono trovati così a vivere insieme, in una situazione simile a quella dei primi tempi del Movimento durante la Seconda Guerra Mondiale, dove nonostante l’infuriare delle bombe si continuava ad aiutare tutti. Spontaneamente, famiglie e giovani si sono ritrovati spesso per recitare il Rosario insieme. Ogni giorno se ne sono aggiunti altri e ora sono una sessantina circa di persone che si trovano quotidianamente a pregare, ogni volta in una casa diversa. Le famiglie profughe hanno trovato rifugio alcune nella chiesa, altre in una scuola, altre ancora in un edificio in costruzione. La maggioranza sono cristiane ed ultimamente sono arrivate altre famiglie yazedite. La raccolta di fondi per iniziativa dei giovani e del Movimento nel mondo ci sta dando la possibilità di aiutarle poiché non hanno niente. A Dohok abbiamo potuto acquistare generi alimentari, materassi, lenzuola e ventilatori!».
«Insieme ad un amico – continua V. – avevano già acquistato una buona quantità di materassi, ma ancora ne mancavano parecchi e così siamo andati in un altro villaggio. Dopo aver spiegato il motivo per cui li acquistavamo, il proprietario del negozio ha voluto aderire alla nostra iniziativa e ci ha regalato tutti i materassi! Così abbiamo potuto comperare altre generi di prima necessità» (continua)
Per chi volesse aiutare per i cristiani dell’Iraq: IBAN JO09 ARAB 1110 0000 0011 1210 9985 98 Account: 0111 210998 0 598 Swiftcode: ARABJOAX100 Causale: Aiuto cristiani in Iraq ARAB Bank – Amman branch Amman – Jordan (altro…)
21 Ago 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
«Learning fraternity», «Imparare la fraternità»: è questo il titolo dell’articolato progetto che l’AMU-Azione per un Mondo Unito, in qualità di ente accreditato presso il ministero dell’Istruzione in Italia, porterà avanti nell’anno scolastico 2014-2015 in collaborazione con il Movimento Umanità Nuova dei Focolari. L’obiettivo della lunga serie di azioni, per dirla con l’AMU stessa, è quello di «sollecitare la presa di coscienza e la crescita di responsabilità rispetto alle sfide che investono il mondo contemporaneo e per le quali ciascuno è chiamato ad impegnarsi in maniera personale», attraverso l’educazione alla cittadinanza attiva, alla multiculturalità, alla pace, alla condivisione e solidarietà e agli stili di vita sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Potendo contare sulla solida base dei percorsi già avviati negli scorsi anni, AMU e Umanità Nuova propongono quindi attività di formazione su queste tematiche per insegnanti ed educatori – dando continuità in particolare ai corsi di formazione ed aggiornamento “Cambia…menti” -, il Campus di cittadinanza planetaria a Loppiano (a cui dedichiamo un articolo specifico), e laboratori tematici per gli studenti: percorsi di cittadinanza attiva strutturati su quattro livelli, dalla globalizzazione e fraternità, all’intercultura, all’economia e cultura del dare, all’ambiente e stili di vita responsabili. E poi una rete di progetti a livello mondiale: tra quelli avviati in Italia ricordiamo «Costruiamo insieme un mondo di fraternità e pace», attivo già da qualche anno in molte scuole della Sicilia e della Calabria, che ha come obiettivo l’educazione all’ascolto, all’incontro, al dialogo e alla convivenza tra diverse etnie e culture – come ad esempio quelle Rom, indiana e nordafricana, presenti in questi territori.
Gemellaggi e partenariati con scuole estere, tra cui quest’anno occupa un posto particolare il progetto «Una scuola sulle Ande» (si veda articolo dedicato). Prosegue inoltre il progetto internazionale “Schoolmates” (www.school-mates.org), in collaborazione con i Ragazzi per l’Unità: una rete mondiale tra le classi per scambiarsi esperienze, condividendo culture, lingue, tradizioni e iniziative già in atto, e che permette ogni anno il sostegno di circa 600 borse di studio per studenti in Paesi in via di sviluppo e altri microprogetti di solidarietà in varie parti del mondo grazie ad iniziative di raccolta fondi realizzate dai ragazzi stessi. Gli insegnanti e le scuole che aderiscono a questi progetti possono contare su una rete ben consolidata, che si concretizza anche attraverso un’altra rete, quella internet: sul sito dell’AMU (www.amu-it.eu) è disponibile la documentazione prodotta a corsi e seminari all’area «Formazione insegnanti», ed è in via di ripresa la pubblicazione della newsletter per docenti sospesa nell’anno scolastico 2013-14. La rete AMU educatori ha inoltre dei referenti regionali, a cui insegnanti e scuole possono rivolgersi: per conoscere i loro nominativi e avere i loro contatti, basta rivolgersi all’AMU agli indirizzi indicati nel sito. (altro…)
20 Ago 2014 | Cultura, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Un progetto che, nella periferia di Kinshasa – capitale della Repubblica Deocratica del Congo – vuole dare ai ragazzi un’istruzione e un’alimentazione adeguata, cure mediche e vestiario: è «Petite Flamme», piccola fiamma, che segue 1650 bambini inseriti in 9 scuole. «Sono ormai 17 anni che accompagno questo progetto – raconta Edi, co-referente del Movimento dei Focolari – che da 19 anni portiamo avanti grazie al Sostegno a Distanza con Famiglie Nuove. Oltre ai bambini ne beneficiano anche gli insegnanti e le loro famiglie, avendo trovato un lavoro pur con un salario modesto in un Paese con oltre l’80 % di disoccupazione».
Innumerevoli gli esempi di sostegno concreto che il progetto riesce a dare. «Ad esempio – prosegue Edi – una ragazza madre in difficoltà è riuscita ad ottenere un diploma di cucito, potendo ora sfamare il bambino e sé stessa. O ancora, un ragazzo orfano sarà il primo laureato in matematica e informatica all’Università di Kinshasa». A «Petite Flamme» vengono inoltre accolti bambini non vedenti che seguono un apposito percorso formativo. Anche una volta finiti gli studi, i ragazzi non vengono lasciati senza mezzi: le ragazze che hanno conseguito il diploma di sarta, ad esempio, hanno potuto portare a casa una macchina a cucire per dare avvio alla propria attività professionale. «I bambini non vedenti, ricevono una formazione particolare per la musica – spiega Edi – e ricevono in regalo una chitarra classica. Durante la festa di saluto un ragazzo non vedente ha fatto il dono di cantare per tutti una canzone composta da loro, in cui ringraziano i genitori d’averli cresciuti nonostante tutte le difficoltà che questo comporta, in un Paese povero».

Jonathan (sinistra) insieme ad altri alunni
Commoventi, poi, alcune testimonianze: «A Kinshasa, città di quasi 12 milioni di abitanti, c’è un unico centro per portatori di handicap – racconta Edi -. Una delle nostre collaboratrici, recandovisi per alcune sedute di fisioterapia, ha incontrato un ragazzo in uniforme scolastica, con un forte handicap. “Chi sarà mai”, si era chiesta. “Nonostante l’handicap, si distingueva fra tutti gli ammalati, sembrava felice”. La T-shirt del Genfest di Budapest che la collaboratrice indossava ha offerto l’occasione per fare amicizia, in quanto il ragazzo conosceva il Movimento dei Focolari. E la collaboratrice commentava: «Finalmente ho conosciuto di persona Jonathan – così si chiama il giovane – che adesso va alla scuola di recupero “Petite Flamme”. Il ragazzo, tempo fa, viveva nella miseria più nera, per cui avevamo cercato un materasso perché potesse essere accolto in casa di uno zio. Il rendimento scolastico è migliorato, così come le sue condizioni fisiche, grazie alla fisioterapia. Jonathan alla fine di quest’anno scolastico ha potuto sostenere un esame che gli permette di passare alla scuola secondaria». Molto forti anche le testimonianze di alcune ragazze che frequentano la scuola: «La sofferenza mi aveva costretto a cercarmi soldi in modo disonesto – racconta una di loro -, e mi sono trovata molto presto incinta. La nascita di mia figlia Jordan ha aumentato il mio dolore, perché ora eravamo in due ad avere bisogno di aiuto. Ma un giorno il responsabile del gruppo di base della Chiesa cattolica della Marina “Baramato” mi ha introdotta a “Petite Flamme”. Mi vergognavo di vestire ancora l’uniforme della scuola, ma sono rimasta toccata dall’amore dei nostri insegnanti. Si sono fatte uno con me, nonostante il mio basso livello scolastico. Così ho fatto anch’io con la mia piccola Jordan. Ora ho un grande interesse per tutte le lezioni: vorrei continuare la mia formazione fino alla fine, e il mio sogno è diventare una brava sarta». (altro…)