Movimento dei Focolari

“E la Parola divenne carne”: per una catechesi-vita

  Un decisivo salto di qualità del rinnovamento della catechesi è auspicato da tempo nella Chiesa. Diffusa è l’urgenza di passare da una catechesi “su Gesù”, dove sono prevalenti i contenuti dottrinali ad una catechesi  che conduca all’incontro vivo con lui, attraverso un itinerario di maturazione nella fede, lungo tutti gli stadi della vita. E’ questo l’obiettivo del Convegno internazionale per catechisti, promosso dal Movimento parrocchiale dei Focolari. E’ ben espresso dal titolo: “E la Parola divenne carne” – per una catechesi-vita. Vi partecipano oltre 800 catechisti aderenti al Movimento dei Focolari, laici e sacerdoti, dai 5 continenti.  Il convegno, infatti,  è incentrato sulla Parola vissuta che ha caratterizzato sin dagli inizi la vita del Movimento dei Focolari, in sintonia con il prossimo Sinodo dei Vescovi. Questa esperienza ha influito anche sul modo di fare catechesi in cui sono impegnati numerosi membri e aderenti dei Focolari nelle Chiese locali dei diversi Paesi. Da questa esperienza si prospetta la novità e l’apporto che il carisma dell’unità può offrire alla catechesi per renderla sorgente di vita evangelica. Dopo aver tracciato una  panoramica sulla catechesi nel mondo, con interventi dall’Africa, Corea, Argentina, Germania e Italia, grande spazio è dedicato alle esperienze realizzate in parrocchie di vari paesi.  Come quella raccontata da don Innocent Thibaut, del Burundi: vivendo la Parola i catechisti sono diventati veri animatori delle comunità, aiutandole ad essere “famiglia di Dio”, con un influsso anche sulla società civile. Dagli interventi si sta delineando una catechesi che conduce al passaggio da una catechesi come preparazione ai sacramenti e quindi rivolta soprattutto a fanciulli e ragazzi, ad un itinerario permanente di maturazione nella fede che abbraccia tutta la vita; dalla trasmissione prevalente di contenuti dottrinali alla comunicazione di esperienze di fede vissuta; da una catechesi individuale ad una catechesi comunitaria; da una catechesi di “conservazione” ad una catechesi aperta alla dimensione evangelizzatrice e missionaria.

Parrocchia, testimone dell’amore di Dio

“Dare visibilità al Risorto”

Sono venuti da oltre 40 Paesi dei 5 continenti, in 1500, i membri del Movimento dei Focolari impegnati in vario modo nelle parrocchie: catechisti, ministri dell’Eucaristia, consigli o commissioni pastorali, corsi per fidanzati, accompagnamento delle famiglie, Caritas, oratori.

Domenica 5 giugno erano presenti alla recita dell’Angelus in Piazza san Pietro. Papa Benedetto XVI ha rivolto loro un caloroso saluto, e ha dato una consegna: “Cari amici dei focolarini, siate segno di Cristo Risorto nella vostra comunità e in ogni ambiente di vita”.

E’ lo scopo di quest’ incontro: approfondire la comunione, l’esperienza viva del Risorto da lui promessa a due o più uniti nel suo nome, per “saperlo edificare poi nelle comunità parrocchiali in cui operate”. In questo tempo di profonde trasformazioni in cui “si stanno cercando tante strade per dare alla parrocchia un volto nuovo”, Chiara Lubich nel suo messaggio, letto in apertura, aveva sottolineato la responsabilità del dono ricevuto: la spiritualità dell’unità in così profonda consonanza con quella spiritualità di comunione lanciata da Giovanni Paolo II a tutta la Chiesa. “Può aiutare anche le comunità parrocchiali a rinnovarsi, e diventare sempre più Chiesa viva, dove tutti trovano Dio, Gesù”. “E questo è importante – ha aggiunto la fondatrice dei Focolari – perché la presenza di Gesù costituisce il volto profondo della Chiesa, come di ogni comunità cristiana”. “Gesù è luce, gioia, vita, fuoco… e quando c’è Lui la comunità rifiorisce, diventa il suo Corpo vivo”.

“Già esistono queste comunità rinnovate dal Risorto” – ha detto don Adolfo Raggio, responsabile centrale del Movimento parrocchiale dei Focolari. “Vogliamo essere ‘lievito di comunione’, come ci ha augurato Giovanni Paolo II, essere fermento nella massa. Non intendiamo cambiare le strutture. Le ravviviamo con l’amore, operando in sintonia con il parroco”.

E le molte testimonianze che si sono alternate hanno spalancato squarci di vita parrocchiale: da episodi di riconciliazione, come è avvenuto nello Zimbabwe, quando le tensioni tra le varie etnie si sono acuite, non risparmiando la comunità parrocchiale, all’azione di giovanissimi in una parrocchia di Roma, che si sono fatti carico di iniziative a favore dei più piccoli. Il Movimento parrocchiale nasce nel 1966, in risposta all’incoraggiamento di Papa Paolo VI ad un gruppo di sacerdoti, a portare lo spirito dell’unità nelle loro diocesi e nelle loro parrocchie.

 

Parrocchia, testimone dell’amore di Dio

La chiesa viva prima delle chiese di pietra

Il parroco e alcuni laici della parrocchia di San Giovanni della Croce, nella città di Roma, ci raccontano come è nata e si è sviluppata la comunità parrocchiale. “Un giorno il Cardinale, allora Vicario della diocesi di Roma – racconta il parroco – mi propone di fondare una nuova comunità parrocchiale in un quartiere che sta sorgendo, all’estrema periferia Nord di Roma, nella località Colle Salario. Mi reco sul posto e trovo palazzi in costruzione, altissime gru in movimento su tutta la zona. Preso in affitto un locale sotto un palazzo di 15 piani, vi ricavo la chiesa, la sala, la cucina, l’ufficio e una piccola camera da letto. Quella chiesetta-negozio è stata la sede della comunità per 13 anni. Soltanto alla fine del 2001 è stata costruita la nuova bellissima Chiesa”. Non basta un luogo per celebrare la Messa, ma occorre prima formare la comunità. Le famiglie provengono dalle più svariate regioni d’Italia, senza legami sociali fra loro. Non sanno neppure che esiste la parrocchia. Così ogni mattina il parroco si reca alle fermate del scuolabus per augurare buona giornata ai bambini che vanno a scuola e alle mamme che li accompagnano. Più volte al giorno va al supermercato per incontrare la gente: nella fila alle casse conosce persone, propone a qualche mamma di fare la catechista, aiuta le anziane a portare a casa la spesa. Prende vita poco a poco una piccola comunità. Una famiglia, appena arrivata nel quartiere, si mette a disposizione per tutto quanto c’è bisogno. Sono del Movimento dei Focolari. Lui fa il fotografo, e viene ingaggiato per il servizio fotografico nelle prime comunioni dei bambini. Dato che la chiesetta è insufficiente a contenere tutti, per l’occasione si prende in affitto una grande chiesa, al centro di Roma. Prima della funzione Pino e il parroco si accordano di  amare tutti, perché Gesù stesso sia presente fra loro, come Lui ha promesso a “due o tre riuniti nel suo nome” (Mt. 18,20). Ed è proprio la presenza del Risorto che coinvolge altri a vivere questa nuova spiritualità, ad amare, pronti a dare la vita l’uno per l’altro, a ricominciare quando si sbaglia, a raccontarsi le esperienze sul Vangelo per crescere insieme. F., ad esempio, comunica come ha cominciato a frequentare la chiesa-negozio. Stava passando un momento difficile nel rapporto con sua moglie. Decidono di andare insieme in quella chiesetta e per la prima volta sentono annunciare che Dio è Amore, che ci vuol bene personalmente, ci accetta come siamo, non è lontano, può essere tra noi, se ci amiamo nel suo nome. Scoprono un volto nuovo della Chiesa, diverso da quello che pensavano. Entrano nel gruppo di coloro che partecipano all’incontro della “Parola di Vita” perché comprendono che da lì nasce quella vita nuova che li attrae. Si sforzano di mettere alla base di tutto l’amore, come la propone il Vangelo. E’ una scuola di vita, una nuova evangelizzazione, che  richiede una conversione di mentalità. C. e M. sono sposati da 22 anni e hanno due figli di 20 e 17 anni. Fanno parte anch’essi dei gruppi della parrocchia che vivono la spiritualità del Movimento dei Focolari: “I nostri gruppi – spiegano – non hanno attività a se stanti in parrocchia, ma partecipano alla vita della comunità parrocchiale: c’è chi fa il catechismo, chi tiene la segreteria, chi è animatore dell’oratorio, chi affianca il parroco nel corso di preparazione al matrimonio, chi si dedica ai lavori artigianali per la manutenzione della casa parrocchiale, chi si dedica alle pulizie, chi alla cucina dei sacerdoti”. Vogliono essere un po’ come il sale che si scioglie nei vari settori della vita comunitaria e donare quel tocco in più di amore umano e soprannaturale, che pian piano genera un clima di famiglia e spesso attira anche chi non crede. D. spiega – e lo dicono anche altri – che questa spiritualità di comunione si sta diffondendo in tutta la comunità e sta diventando la sua prima caratteristica. Soprattutto dopo che il Papa, nella “Novo millennio ineunte, l’ha lanciata per tutta la Chiesa. Bellezza e armonia della varietà dei vari movimenti – Nella parrocchia di S. Giovanni della Croce – racconta il parroco – sono presenti altri movimenti: la Comunità di S. Egidio, il Cammino neocatecumenale, ed altre espressioni di vita associata, di più piccole dimensioni, ma sempre importanti. E’ una gioia veder fiorire vari carismi che contribuiscono a portare  avanti la nuova evangelizzazione e rendono più bella la comunità. I fedeli si sentono liberi di seguire questo o quel cammino, di formarsi nella spiritualità e con i modi ed i tempi del Movimento cui aderiscono. La loro stessa presenza nella comunità è segno di vitalità e stimolo per tutti. Dal canto loro i membri del Movimento dei focolari si sforzano di comprendere e vivere sempre meglio il proprio specifico nella parrocchia: essere costruttori di comunione. Come Maria: amare ed accogliere tutti, mettere amore dove non c’è amore, creare l’unità. Ed essere apostoli del dialogo, così come li vede il S. Padre. Arrivano i visitatori – Anche se il quartiere è situato all’estrema periferia della città, ogni tanto arriva qualche gruppo parrocchiale. Sono arrivati dalla Svizzera, da Stoccolma, Belluno, Napoli, dal Brasile, dal Messico, dalla Francia. Vengono per visitare le bellezze di Roma, per vedere soprattutto il Papa; ma c’è chi desidera anche incontrare  una comunità viva della Chiesa di Roma. Si passa un pomeriggio insieme, ci si raccontano le esperienze, si mangia insieme una pizza. Nasce un rapporto di fraternità nonostante, a volte, la difficoltà della lingua. Le persone della comunità di Colle Salario raccontano come vivono la Parola e l’amore scambievole che considerano fondamento di ogni azione pastorale. Questo, spesso, lascia meravigliati. In diretta TV – Qualche tempo fa, la Messa domenicale della comunità di S. Giovanni della Croce è stata trasmessa in diretta da una rete televisiva nazionale. E’ stata preparata insieme, distribuendo letture, preghiere e testimonianze fra i membri dei vari gruppi parrocchiali e dei vari movimenti. Da più parti d’Italia sono pervenute telefonate con espressioni di gratitudine e incoraggiamento: “Grazie della vostra Messa, è stata bellissima, “Si vede che siete una comunità viva e che vi volete bene”, “Quanto desidero che i giovani del mio paese possano incontrare una  comunità come la vostra!”.   (altro…)