19 Apr 2017 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
LIVE STREAMING da Loppiano
PULSE – THE EVENT – PRIMO MAGGIO 10:00-12:30 (CET, UTC 1)
PULSE – THE MEETING, 29 Aprile 2017, rivedi lo streaming qui: prima parte – seconda parte
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Il cuore dei giovani, si sa, batte più velocemente. Pulsa a ritmo incalzante, con improvvise accelerate, segno di ottima salute. E riversa sul mondo intorno energia, vitalità, movimento. “Pulse”, il meeting internazionale (“Change your heart, Change the world”) dal 29 aprile al 30 aprile, sarà una “due giorni” a ritmo accelerato. Tenetevi forte. Potrebbe avere forti controindicazioni per chi soffre di: allergie alla contaminazione con altre culture, paura del confronto, inclinazione a risolvere tutti i conflitti con soluzioni drastiche e possibilmente violente. Ottima cura, invece, per chi, allacciate le cinture di sicurezza, desideri viaggiare a tutta velocità alla scoperta di un mondo nuovo in cui la Pace sia legge universale. Loppiano (Firenze), cittadella che, dal lontano 1973, ai primi di maggio si affolla di giovani, quest’anno offrirà a tutti i partecipanti (appartenenti a vari movimenti e gruppi, tra cui Giovani per un mondo unito, Nuovi Orizzonti, Rondine, Centro internazionale La Pira, Non Dalla Guerra, Living Peace, Istituto Universitario Sophia, Dancelab, EcoOne, Economia Disarmata, Barbiana e Sportmeet) uno spazio di incontro e riflessione per imparare, conoscersi e progettare. Tante le testimonianze dal mondo: Siria, Ecuador, Egitto, Giordania, Libano e Iraq. Sei i workshop dedicati a tematiche d’attualità: accoglienza e integrazione, impegno sociale, arte, pace, sport, comunicazione. Quattro i forum di approfondimento: pace e tradizioni religiose, economia e politica, educazione alla pace, natura. Due di questi saranno condotti dal progetto Living Peace International e dal gruppo Economia Disarmata. Il primo viene dall’esperienza di Carlos Palma: uruguaiano, nel 2011 insegnava in Egitto. Dalla sua esperienza con gli studenti, sullo sfondo di uno scenario drammatico di guerre e conflitti, nasce un progetto di educazione alla pace, diffuso in più di 100 paesi, con la partecipazione di quasi mille tra scuole, gruppi e associazioni. Ad oggi, ha coinvolto più di 200 mila bambini, adolescenti e giovani in varie parti del mondo. Il secondo, Economia Disarmata, organizza ormai da qualche anno un percorso di educazione alla pace. In questa occasione proporrà: “Obiezione alla guerra: sulle tracce di don Milani”, una visita al paese di Barbiana, vicino Firenze, guidati dalla lettura degli scritti del sacerdote italiano sulla guerra, la pace e l’obiezione di coscienza.
Insomma, un viaggio ad alta velocità per conoscere – e scegliere – cosa fare per cambiare il corso della storia, diventando un nodo di quella rete mondiale, chiamata “United World Project”, che vede impegnati dal 2012 i Giovani per un Mondo Unito, insieme ad altre associazioni e gruppi. L’idea è quella di collegare i diversi “frammenti di fraternità” e metterli in rete. Il 1° maggio a chiusura del Meeting, ancora una volta, l’atteso appuntamento di Loppiano aprirà le porte a tantissimi giovani in arrivo da oltre 40 Paesi, intenzionati a mostrare a tutti il vero “battito” dell’umanità: le infinite azioni di pace e fraternità che popolano, meno rumorose della guerra, la vita di singoli, gruppi e popoli. Idee in musica, coreografie, parole, testimonianze e spazi di dialogo su politica, economia, arte, religione, cultura, impegno sociale a favore della pace. A seguire e fino al 7 maggio aprirà i battenti la 21esima edizione della Settimana Mondo Unito, l’iniziativa che dal 1996 coinvolge grandi e piccoli in una serie di azioni in tutti i continenti, autentiche “vetrine” di fraternità. Con l’augurio che la Settimana venga un giorno riconosciuta anche dall’ONU. C’è da correre. Ma davvero. Il 7 maggio “Run4unity” chiuderà la Settimana Mondo Unito con un altro evento mondiale: una maratona a staffetta tra i diversi fusi orari unirà, idealmente, il pianeta. È ancora possibile iscriversi sul sito: run4unity Comincia un periodo di battiti accelerati del cuore. Ma di quelli salutari, che fanno bene al mondo. Per poter seguire gli eventi e interagire usa gli hashtag: #UnitedWorldWeek2017 – #4peace – #PULSE – #ChangeYourHeartChangeTheWorld – #MeetingY4UW – #PrimoMaggioLoppiano2017 – #run4unity2017.
https://youtu.be/5Bc3pj_p0FY (altro…)
11 Apr 2017 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Il tema “Vangelo e culture” è assai complesso e delicato. Se ne parla da secoli, in ambito teologico, sociologico, pastorale, politico, educativo. Vi sono documenti, come l’Evangelii nuntiandi di Paolo VI (8 dicembre 1975) e l’Evangelii gaudium di papa Francesco (24 novembre 2013), che sono riferimenti imprescindibili. Se a questo binomio si aggiunge poi la parola “carismi”, espressione che oggi si attribuisce anche a figure e realtà non ecclesiali, allora qualsiasi ricerca di accordo diventa una sfida, specialmente se si mettono insieme esperti provenienti da culture diverse. Eppure proprio questa è stata la caratteristica del convegno-confronto “Vangelo – carismi – culture” che si è svolto il 6-7 aprile presso il Centro dei Focolari a Rocca di Papa (Roma). Nel saluto iniziale, Maria Voce ha indicato l’obiettivo di fondo: favorire «una cultura di pace, una cultura della risurrezione» che incida su scala sempre più vasta. Esperti da Asia, Africa, Americhe, Europa (presenti o in collegamento internet) si sono confrontati in tre sessioni tematiche. Carismi ed evangelizzazione della cultura. La prima sessione è partita da due domande – «Come rispondere all’urgenza che il Vangelo si faccia cultura?» (Mons. Zani) e «Come accelerare la comunione tra i carismi di fronte alle sfide del presente?» (Sr Motta) –, e da una provocazione: «Oggi tanti “carismi” nascono in ambito non religioso, mentre nella Chiesa spesso non c’è abbastanza profezia» (Bruni). Nel dialogo successivo gli esperti, presenti e in collegamento, hanno sottolineato, tra l’altro, che «ogni confronto con l’altro è incontro con una storia, familiare sociale e culturale» (Gaudiano); che «i media hanno un loro carisma per il mondo unito, se mantengono la propria autonomia» (Zanzucchi); che «l’evangelizzazione della cultura non passa per l’autorità, ma per la testimonianza» (Mons. Zani). Fino alla sollecitazione: «Ci vuole un nuovo potenziale narrativo; i giovani di oggi non capiscono più il linguaggio del ‘900» (Bruni). Dall’inculturazione all’interculturalità. La seconda sessione è iniziata con la relazione di Jesús Morán: «Le elaborazioni culturali europee non esauriscono quello che c’è da dire su Cristo. Nell’incontro con le altre culture si esprime qualcosa che non era ancora espresso». La meta, ha ricordato il filippino Andrew Recepcion, «non è un cristianesimo non occidentale, ma oltre-occidentale». Maria Magnolfi ha rilevato nel vissuto dell’Africa valori «da prendere in considerazione anche a livello accademico, per uscire da certi empasse». Soni Vargas, dalla Bolivia, ha con passione domandato di passare dal paradigma della “inculturazione”, che non esprime la “reciprocità attiva” chiesta da Chiara Lubich, a quello della “interculturalità”: «Non più “missione” ma inter-dono, in una dinamica trinitaria in cui non c’è superiorità di una cultura sull’altra». Nel dibattito, Vania Cheng, cinese, ha detto: «L’Asia chiede l’ascolto, il rispetto e il silenzio, perché la parte interiore rivela più della parola». Raphael Takougang, camerunense, ha ricordato che «nell’interculturalità il sapere non si comunica, si fa passare facendo esperienza insieme». Roberto Catalano ha sottolineato quanto Chiara avesse visto lontano quando ha invitato a «far nascere Cristo dal cuore delle culture». Ha confermato Lucas Cerviño in collegamento dal Messico: «Devo creare le condizioni perché il seme di Dio che è già dentro una cultura possa fiorire, ma senza imporre il modo». Morán ha concluso: «È giusto che non ci sia controllo o superiorità di una cultura sull’altra, ma questo non vuol dire che non ci sia un centro: Cristo è il cuore del mondo». Giovani – fede – discernimento vocazionale. La terza sessione, centrata sul tema del prossimo Sinodo dei vescovi, è stata aperta dalla relazione di Italo Fiorin: «Educare significa aiutare l’altro a trovare il senso della propria vita. Educare è l’arte di accompagnare». Sr. Jenny Favarin ha testimoniato come «la scoperta della vocazione all’amore faccia sbocciare fiori bellissimi». Maria Rosa Logozzo ha raccontato del contatto di gruppi di giovani di varie culture (credenti e non) con il focolare a Dublino: «Li attira la possibilità di fare una esperienza di Dio nella comunità». Dopo un ricco dibattito, Fiorin ha concluso sottolineando l’importanza della “pedagogia della realtà”, in particolare del service learning: «apprendere serve, servire insegna». Nel pomeriggio conclusivo è intervenuto il teologo Piero Coda sulla domanda: cosa significa che la Chiesa è nata dall’abbandono di Gesù in croce? «Una vita nell’esodo: la capacità di staccarsi dalle proprie radici per vivere l’altro. Testimoniare la follia dell’amore di Dio». Il dialogo di questi due giorni, ha infine ricordato Francisco Canzani, si trasformerà in articoli per le riviste Gen’s, Unità e Carismi, Nuova Umanità, Città Nuova, oltre ad aiutare a riflettere sull’attualità ecclesiale e culturale. Fonte: Città Nuova online (altro…)
10 Apr 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità

Con Maria Voce e Jesús Morán
Convivenza civile, cittadinanza globale, ecologia, migrazioni e rifugiati, dialogo interreligioso, educazione alla pace: sono queste alcune delle tematiche affrontate durante il seminario promosso a Roma dalla Ong New Humanity, che ha visto, tra gli altri, la presenza dei suoi rappresentanti presso le sedi internazionali delle Nazioni Unite di Parigi, Ginevra e New York.
New Humanity organizzazione non governativa che rappresenta il Movimento dei Focolari presso l’Onu, lavora da trent’anni per promuovere e proporre, attraverso contributi teorici e buone prassi, una cultura del dialogo e percorsi di pace.
In questi giorni i partecipanti hanno avuto l’opportunità di confrontarsi sulle azioni e le proposte che questo osservatorio privilegiato è in grado di portare nel dibattito internazionale.
La presenza dei giovani ai lavori ne ha caratterizzato la vivacità del dialogo e molto interessanti sono state le proposte per sviluppare un percorso di condivisione delle molteplici attività, progetti futuri ed eventi che la Ong promuove. Gli stages che molti giovani realizzano presso le sedi internazionali di New Humanity restano indelebili nel loro cammino di formazione culturale e umana. Essi hanno modo di trovarsi a contatto con le problematiche attuali, specie quelle che riguardano il diritto internazionale, seguendo le riunioni delle Nazioni Unite e dando anche contributi scritti ai documenti che vengono proposti sulle varie tematiche.

Davide Bilardi
Davide Bilardi, rappresentante aggiunto presso la sede di Ginevra, è da sette anni impegnato in New Humanity: «Faccio parte del gruppo di lavoro sul Diritto allo sviluppo a Ginevra e credo che una Ong come questa possa incidere nel contesto di una organizzazione internazionale come l’ONU. Si possono trovare risposte comuni alle sfide globali se, nel contempo, la società civile rafforzi sempre più una sensibilità alle questioni che interessano il Pianeta e possa intervenire nei processi, come ad esempio nelle azioni di solidarietà».
Ne è convinta anche Esther Salamanca, docente di Diritto internazionale presso l’università di Valladolid (Spagna): «Lavoro a Ginevra con un gruppo di esperti per una dichiarazione sui diritti umani e, in particolare sulla solidarietà internazionale, documento che sarà prossimamente presentato all’Assemblea generale dell’ONU. Si lavora insieme ad altre associazioni, esperti, Ong, in un clima di collaborazione e di fraternità».

Marco Desalvo, Presidente e Cecilia Landucci Vicepresidente di New Humanity
Marco Desalvo, Presidente della Ong, sottolinea come la presenza di New Humanity presso l’ONU sia quella di rappresentare il Movimento dei Focolari e le sue varie espressioni offrendo la possibilità di portare alle Istituzioni Internazionali la ricchezza di valori, attività spesso poco conosciute, idee e proposte in grado di influenzare i comportamenti degli Stati verso la fraternità e l’unità della famiglia umana. Si ricorda l’evento dello scorso novembre “Reinventare la pace” tenutosi presso la sede dell’Unesco a Parigi e promosso da New Humanity. Personalità del mondo della cultura, insieme a quanti operano quotidianamente per la pace hanno testimoniato come questa sia frutto di scelte coraggiose, condivise e perseveranti.
Un importante momento di condivisione e confronto è stato l’incontro con Maria Voce e Jesús Morán, presidente e copresidente del Movimento dei Focolari. Hanno incoraggiato il compito di quanti sono impegnati in New Humanity, evidenziando come il loro lavoro contribuisca a portare avanti una rete che mette in sinergia le opportunità che si presentano e le diverse azioni che i Focolari promuovono a vari livelli, anche di riflessione ed elaborazione culturale. Un progetto che si vuole rafforzare per contribuire alla costruzione di un mondo più unito.
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6 Apr 2017 | Focolari nel Mondo, Sociale
254 morti (di cui 62 minori), oltre 400 feriti e altrettanti dispersi: questo il bilancio drammatico delle forti inondazioni che nei giorni scorsi hanno causato una vera e propria catastrofe nella città di Mocoa, 500 chilometri a sud di Bogotà, nel sud della Colombia. Il presidente colombiano, Juan Manuel Santos si è recato sul luogo del disastro, ridotto a un cumulo di fango, e ha dichiarato che non si conosce ancora il numero dei dispersi. L’esercito è al lavoro senza sosta alla ricerca di superstiti e persone rimaste isolate, per far arrivare gli aiuti umanitari. È stato dichiarato lo stato di emergenza in tutta la zona colpita, anche per accelerare le operazioni di recupero delle vittime. «È difficile riuscire a descrivere non solo la gravità di quanto è successo, ma anche ciò che stanno vivendo le persone, comprese quelle delle nostre comunità sul posto», ci scrive Alejandra del focolare di Bogotà. «Sono stati distrutti 17 quartieri della città di Mocoa (36.000 abitanti). La stazione dei pullman è stata cancellata.
Abbiamo cercato di riprendere i contatti con ognuno, ma la situazione è molto difficile per tutti. Nella zona, già provata dalla povertà e dalla guerriglia, ci sono molti sacerdoti del Movimento. Don Luis Fernando ha officiato uno dei funerali collettivi, don Oscar Geovanny sta ancora cercando i suoi familiari. Don Jorge ci ha mandato alcune foto dei suoi parrocchiani mentre aiutano e danno appoggio a chi ha perso tutto. Don Oscar Claros ha riferito che, dei 17 quartieri scomparsi, 5 erano parte della sua parrocchia: intere famiglie che ricevevano la Parola di vita sono scomparse. Lui personalmente sta lavorando alla distribuzione degli aiuti, dando sostegno ai suoi parrocchiani». «In tutto il Paese, le comunità dei Focolari si stanno mobilitando per una raccolta di fondi da far arrivare al più presto sul luogo del disastro, attraverso i sacerdoti del Movimento. I focolarini di Bogotà hanno attivato un canale veloce di comunicazione con le persone del posto, e cercano di sostenerli e dare loro speranza in questi momenti difficili. Questa mattina abbiamo parlato con don Oscar Claros: la situazione è ancora molto caotica, la zona senza acqua e luce, con un reale pericolo di epidemie». (altro…)
5 Apr 2017 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
«L’anno scorso – racconta Jaime – ho avuto l’opportunità di vivere per un intero anno in una cittadella dei Focolari, la Mariapoli Lia che sorge in Argentina nei pressi di Buenos Aires. È stata un’esperienza molto forte e coinvolgente, proprio perché la legge della cittadella è il Vangelo, a partire dal comandamento nuovo di Gesù: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”». Al suo ritorno in El Salvador però, Jaime si trova catapultato in un clima di pericolosa violenza: le strade, anche in pieno giorno, non sono sicure. C’è rischio anche a prendere l’autobus o giocare a calcio nel campo municipale. «La situazione era diventata così difficile e rischiosa – continua Jaime – da pensare all’espatrio. Dapprincipio tutti in casa eravamo d’accordo ma quando ci ripensavo fra me e me, avvertivo che Dio mi chiedeva di restare per essere una piccola luce nell’ambiente dove vivo, accanto ai miei amici gen che, partendo, avrei lasciati soli in quella situazione. A convincermi definitivamente sono state le notizie sulla vita dei giovani del Movimento in Medio Oriente, tanti dei quali sono rimasti nella loro terra in situazioni certamente peggiori della mia. A casa ne abbiamo riparlato e tutti abbiamo deciso di restare in El Salvador e di continuare a fidarci di Dio. Quando ho comunicato ai gen che restavo, è venuta l’idea di lanciare una campagna dal titolo: “Cambia il tuo mq (metro quadrato)”, convinti che se tutti ci impegniamo a cambiare il nostro mq, cambierà l’intero Paese».
A raccontarsi ora è Tuong, una giovane maestra vietnamita di 13 bambini che confida: «Ognuno di loro mi ricorda Gesù nel suo abbandono in croce. Perché dico così? Due di loro sono stati rifiutati dalla scuola pubblica dopo tre anni che hanno ripetuto la stessa classe. Altri due sono portatori di handicap, per cui la scuola normale non li accetta e la scuola specifica è molto lontana dalla loro casa. Gli altri hanno difficoltà ad apprendere e i loro genitori sono separati e poveri. Tutti vivono nella totale mancanza di amore, di interesse ed empatia, di decoro, in uno stato di abbandono oltre che della famiglia anche della società». Che cosa ti spinge, Tuong, a continuare ad insegnare in una classe così, tutti i giorni, senza l’aiuto delle istituzioni? Non deve essere facile… «Effettivamente non lo è. Un giorno cercavo di insegnare ad un alunno una lettera della scrittura vietnamita. Gliel’ho ripetuta una, due, tre volte, ma non capiva e non riusciva a pronunciarla. Ho ritentato ad insegnargliela di nuovo ripetendola molte volte, ma lui non riusciva a seguirmi. Stavo per arrabbiarmi, volevo lasciarlo perdere e andare da un altro bambino. In quel momento, dai suoi occhi che si riempivano di lacrime, ho avvertito la sua richiesta di aiuto. Allora ho pensato: se Gesù fosse qui con questo bambino che non capisce, non lo avrebbe lasciato dicendo: “Non mi importa di te!”, e mi sono detta: “Partiamo di nuovo”. Dopo un respiro profondo mi sono calmata e con la mente fresca ed il cuore calmo ho detto una piccola cosa divertente per suscitare il suo sorriso, poi ho cercato di trovare un altro modo per insegnargli quella lettera. Un giorno mi sono sentita male. Allora una ragazza ha detto agli altri alunni: “State tutti buoni! Fate silenzio! L’insegnante oggi non sta bene!”. Un piccolino di 5 anni è venuto a portarmi un bicchiere d’acqua dicendomi di riposare un po’. WOW! Queste piccole attenzioni mi hanno fatto così felice, confermandomi che quell’arte di amare evangelica che cerco di vivere comincia ad entrare anche nel loro stile di vita. Ogni giorno essi fanno del loro meglio per imparare, essere nell’amore e ridere. Siamo diventati una piccola famiglia. Ora loro riempiono le mie giornate e la mia vita è diventata colorata e sorprendente». (altro…)