Set 7, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Lo scorso 26 agosto, il Parco delle Nazioni di Córdoba (Argentina) è gremito di ragazzi e bambini, come sempre in occasione delle manifestazioni indette per il “Día del Niño”, la Festa del Bambino, ogni terza domenica di agosto. Il Parco è il luogo ideale per organizzare giochi, tornei, passeggiate. Quest’anno, una folla festosa suscita la curiosità dei passanti: l’inaugurazione di un piccolo monumento con un grande significato. Si tratta di un colorato dado girevole, poggiato su un piedestallo: il Dado della Pace. Giochi, una gimcana, musica e una merenda precedono l’atto ufficiale di inaugurazione, alla presenza, tra altri, di rappresentanti del Comitato interreligioso per la Pace (il Comipaz), della Chiesa Armena e di quella evangelica, della comunità ebrea e di quella musulmana. In rappresentanza dei Focolari prendono la parola Fernanda Otero, Francisco Drab e Amelia Milagros López Loforte. Conclude il saluto del vescovo ausiliare, Mons. Ricardo Seirutti, che benedice il monumento. Impossibile resistere alla tentazione di avvicinarsi e farlo girare. Ogni faccia una proposta, che a dispetto dei colori e dell’atmosfera allegra e giocosa richiede di essere messa in pratica con serietà e impegno. E forse anche fatica. Il dado propone infatti sei azioni da vivere nella quotidianità, espressioni della “regola d’oro” presente in tutte le religioni: “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”: “Amo a todos, Soy el primero en amar, Amo al enemigo, Perdono al otro…..” (amare tutti, amare per primi, amare il nemico, perdonare…) sono gesti concreti ispirati a uno stile di vita coraggioso e controcorrente, per costruire una società più empatica e solidale. L’inaugurazione non è un fatto isolato, ma il coronamento di tanti mesi di contatti e di lavoro sul campo, durante i quali i giovani dei Focolari, con il sostegno di molti adulti, hanno portato con entusiasmo il Dado in diversi quartieri della città come strumento di educazione alla pace attraverso il gioco e il teatro. Nei quartieri periferici di Ciudad Evita, San Roque, Cabildo, Müller, Argüello – zone periferiche, dove la gente convive con la violenza e i diritti sono spesso violati – e con i bambini della Fondazione Sierra Dorada a San Marcos Sierras (a 60 km dalla capitale), hanno lavorato fianco a fianco con le comunità e le organizzazioni di quartiere, desiderose di una maggior presa di coscienza sulle problematiche locali e di azioni dirette a un’educazione sociale maggiormente incisiva ed efficace. Il progetto, sostenuto dal Movimento dei Focolari, l’organismo di Difesa dei diritti dei bambini e degli adolescenti della Provincia di Córdoba, il Programma Living Peace e il Comitato Interreligioso per la Pace, insieme ad altre organizzazioni ed enti pubblici e privati, si prefigge di diffondere la pace in tutti gli ambiti della società a partire da una «buona pratica» ideata per i bambini, ma valida anche per gli adulti, in tutti gli ambiti. Iniziative analoghe si moltiplicano in tanti altri Paesi (ad esempio in Italia, Spagna, Egitto, Ungheria e Brasile), in cui l’ormai celebre “cubo” è diventato il protagonista di svariate iniziative pedagogiche e di seminari di studio. In Argentina, oltre a Córdoba, un Dado della Pace si trova in un altro luogo pubblico a Concepción, nella provincia di Tucumán. Nella stessa Córdoba, tre giorni prima, l’iniziativa del Dado era stata dichiarata di interesse culturale dal Consiglio Comunale. Piccolo “monumento” che si trasforma ovunque in vita. (altro…)
Lug 25, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Senza categoria
https://vimeo.com/221708718 (altro…)
Lug 17, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Ho saputo dalla TV… Sto guardando il telegiornale, interrotto di continuo dagli appelli di “pubblica utilità”. Quest’ultimo, per esempio, dice: “Cercasi urgentemente il farmaco….”. Dio mio! Scrivo rapidamente il numero di telefono e chiamo. Mi rispondono che chi ne ha bisogno è un’anziana, che è davvero urgente e che vive nella mia stessa città. Mi metto in contatto velocemente con la figlia della signora, ma in questo momento la situazione per le strade del centro non mi permette di uscire. Ci accordiamo per trovarci il giorno dopo, di mattina presto, di fronte a un centro sociosanitario. Quando effettivamente ci incontriamo, la signora mi domanda: “Quanto costa la medicina? L’ho richiesta dagli Stati Uniti, ma non me l’hanno potuta mandare”. “Nulla, signora”, le rispondo. “Preghiamo insieme affinché la pace arrivi presto in Venezuela”. Non ci conosciamo, ma ci lasciamo con un abbraccio. C’è più gioia nel dare che nel ricevere Mi telefona un’amica: “Per caso hai questa medicina? Non riesco a trovarla da nessuna parte…”. Si trattava proprio di un farmaco che una persona aveva donato alla mia parrocchia. In quel momento avevo pensato: “Ma servirà a qualcuno? È una medicina molto specifica…”. Era proprio quella di cui aveva bisogno la mia amica, con indicazioni molto precise e, inoltre, in una confezione di 50 pastiglie! Dio sa ciò che ciascuno necessita. La nostra era una gioia condivisa ma, forse, la mia era più grande. Creare ponti con persone di altre Chiese Mi arriva un sms: “Mi servirebbe questa medicina, per caso ce l’hai?”. Sì, ce l’avevo, e così ho chiesto ad Armando di portarglielo, giacché chi me l’aveva chiesta è evangelica come lui. Ho pensato anche di proporle: “Se per caso avessi qualche medicina che non ti serve, puoi donarla a tua volta?”. Lei me ne manda una, difficile da trovare nelle farmacie, fornita di un nebulizzatore. Il mio l’avevo dato a un’altra persona che non riusciva ad espettorare a causa della forte tosse. Per me è stato vivere la frase del Vangelo: “Date e vi sarà dato”. Oltretutto, quello che mi è arrivato è di miglior qualità e con minori effetti secondari di quello che avevo io. È sorprendente: quando si dona, l’amore si trasforma in fraternità.
Domenica, giorno di riposo… È domenica!!! Finalmente riposo! Avevo messo in programma un film molto interessante, quando improvvisamente suonano alla porta. Comincio a temere che il mio relax sia in pericolo. Mio figlio, vista la mia reazione, mi chiede se voglio che dica a chi ha suonato di passare in un altro momento. Quasi quasi gli dico di sì… ma no… apro io. Di fronte mi trovo una mia conoscente, che mi domanda se sono occupata. L’espressione del suo volto indica che la cosa è urgente. La faccio passare. “Devo proprio parlare con lei…”. “D’accordo, avanti. C’è anche mio marito: va bene se parliamo anche con lui?”. Passiamo tre ore ad ascoltarla. Ci dice che vuole divorziare, ma prima di comunicarlo a suo marito e avviare le pratiche ha pensato di parlare con noi. Non è facile ascoltare il suo sfogo, pieno di dolore, incomprensioni, rabbia… Alla fine, le si chiariscono tanti dubbi. Concludiamo con una preghiera e con la sua decisione di mettersi ad amare per prima. Così se ne torna a casa con una nuova forza, disposta a lottare per salvare il suo matrimonio. È stata una domenica vissuta come “il giorno del Signore’, nella quale abbiamo fatto ciò che pensiamo avrebbe fatto Gesù: amare senza giudicare. (altro…)
Lug 7, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Dopo una violenta guerra civile durata ben 12 anni, il Burundi è attualmente attraversato da una crisi politica che ha generato una grande frattura tra le istituzioni e i cittadini. Ci sono state numerose manifestazioni di protesta contro il governo e molti giovani sono stati arrestati. Omicidi e sequestri si susseguono, e tanti fuggono lasciando i propri villaggi o addirittura il Paese. I gen, giovani dei Focolari, si sono impegnati a “vivere per la propria gente”, riconoscendo in ogni difficoltà o persona sofferente un volto di Gesù crocifisso e abbandonato, per amarlo concretamente. «Siamo andati a soccorrere i numerosi feriti – racconta Lewis –. Durante una delle visite a un ospedale della capitale abbiamo lavato i panni dei malati e condiviso i pasti con alcuni di loro. Siamo andati a trovare i bambini di un orfanatrofio. Abbiamo giocato e condiviso il pomeriggio con loro, cercando di farli contenti. Ne abbiamo approfittato per dare anche una mano per la pulizia». I gen, tanti di loro studenti universitari, hanno organizzato una “Conferenza di pace” presso l’Università del Burundi, molto partecipata. «La sala era piena e questo ci ha confermato quanto le persone aspirino davvero alla pace. Si è esibito il nostro gruppo musicale, il “Gen Sorriso”, riscuotendo una buona accoglienza da parte dei presenti. In particolare la canzone “I Believe” (vedi il video) composta da loro, incoraggia i giovani del nostro paese ad andare controcorrente, rendendosi sensibili alla sofferenza altrui, con l’invito a fare la propria parte per cambiare il mondo. Quando abbiamo fatto le riprese di questo videoclip abbiamo dovuto sforzarci per andare oltre le situazioni avverse che ci circondavano e credere che, nonostante tutto, la pace è sempre possibile». Per rendere più visibile ed efficace il loro impegno, insieme alla comunità locale dei Focolari, i giovani hanno dato vita al progetto “TOPA” (Progetto per la pace in Burundi), che include una serie di iniziative in favore della pace e della riconciliazione: «Attraverso conferenze tematiche, programmi radio, attività di beneficenza, concorsi d’arte, di poesia e di canto e una grande festa di chiusura, iniziative sempre diffuse dai social media, cerchiamo di coinvolgere il maggior numero di persone a impegnarsi con noi per costruire la pace nel nostro Paese». https://www.youtube.com/watch?v=Q2fobgsqI7c (altro…)
Giu 14, 2017 | Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo
«Non esiste una ricetta per il successo, ma c’è una ricetta per il fallimento. La ricetta per il fallimento è la violenza “nel nome di Allah”». Così comincia il forte appello ai musulmani europei, vergato l’indomani degli attacchi sanguinosi di Londra e Manchester, del Gran Mufti emerito di Bosnia Erzegovina Mustafa Ceric, presidente onorario, come Chiara Lubich in passato e attualmente anche Maria Voce, della RpP, la Conferenza delle Religioni per la Pace. «Questa non è la mia fede. Questo non è l’Allah in cui credo. La mia fede non è un coltello, non è terrore. Il mio Allah è Amorevole e Misericordioso». «Confesso – afferma il Gran Mufti, insignito tra l’altro, nel 2003, del Premio Unesco per la Pace Felix Houphouet-Boigny e del premio Sternberg del Consiglio Internazionale dei Cristiani e degli Ebrei “per il suo contributo eccezionale alla comprensione tra le fedi”, nel 2007 del Premio Theodor-Heuss-Stiftung per il suo contributo alla diffusione e al rafforzamento della democrazia e, nel 2008, del premio Eugen Biser Foundation per il suo sforzo nel promuovere la comprensione e la pace tra il pensiero cristiano e quello islamico – non mi sono mai sentito così confuso e così inerme nel tentare di spiegare cosa sta accadendo dentro e fuori la mia comunità di fede. Mi consolo pensando che si tratti di atti di minoranze estreme, solo un gioco politico di grandi potenze per guadagnare la ricchezza musulmana». Mustafa Ceric usa parole forti: «La mia comunità di fede ha molti problemi. Il più grande è delegare ad altri la risoluzione dei propri problemi. Invece, la mia Comunità di Fede (la mia Ummah) deve risolvere il problema in sé, prima di poter risolvere i problemi intorno». C’è chi afferma, sostiene Ceric, che gli attacchi contro innocenti civili a Manchester o a Londra siano più importanti di quelli in Palestina, a Kabul, Mosul, Sa’an e Misurata. «Non sono più importanti, ma certamente più pericolosi per i musulmani in Europa, la maggioranza dei quali sono fuggiti dai Paesi musulmani per cercare in Europa pace e sicurezza per i loro figli. La pace e sicurezza che finora hanno sperimentato ora sono minacciate». Dopo Manchester, Londra, ma prima ancora Berlino e Zurigo «i musulmani europei devono essere forti e chiari non solo nel condannare la violenza “in nome di Allah”, ma anche nell’adottare misure concrete contro l’abuso dell’Islam in ogni forma. Devono avere una voce chiara, unica e inequivocabile nella lotta contro la violenza sostenuta “in nome di Allah”. Non è più una questione di buona volontà di individui o gruppi che lavorano per il dialogo interreligioso. È una questione esistenziale dell’Islam e dei musulmani in Europa». Il Gran Mufti lancia quindi un appello ai musulmani d’Europa a «raccogliersi immediatamente intorno a una “parola comune” tra noi e i nostri vicini, indipendentemente dalla loro fede, razza o nazionalità, per fare un giuramento davanti a Dio, a se stessi e ai propri vicini in Europa, quello di amare e promuovere la pace, la sicurezza e la cooperazione cui siamo obbligati dalla nostra cultura e fede Islamica. Dobbiamo giurare che faremo tutto ciò che è necessario per combattere insieme la violenza contro persone innocenti. Noi, attuale generazione di musulmani europei, dobbiamo questo ai nostri discendenti. Non dobbiamo lasciare i nostri debiti ai discendenti che non ne hanno colpa». «Non è più tempo di esitare!» – il gran Mufti, al termine del suo appello, esprime con veemenza tutta la speranza e il desiderio di cambiamento. «Non c’è spazio per il calcolo! Non ci sono più scuse per rimandare, o giustificazioni per aspettare! Non c’è salvezza nel silenzio! Non c’è futuro per l’islam o per i musulmani in Europa se non nella coesistenza e nella tolleranza con i nostri vicini europei!» Leggi l’appello integrale (altro…)