17 Ago 2018 | Focolari nel Mondo
La celebrazione della Giornata Mondiale Umanitaria, scelta dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 2009 nell’anniversario del bombardamento, avvenuto il 19 agosto 2003, della sede delle Nazioni Unite a Baghdad, è un’occasione per ricordare gli operatori umanitari che in tutto il mondo, ogni giorno, con spirito di solidarietà, affrontano avversità e gravi pericoli. L’aiuto umanitario, secondo il diritto internazionale, si basa su una serie di principi, tra cui umanità, imparzialità, neutralità e indipendenza. Agli operatori è garantito l’accesso nei paesi colpiti da crisi umanitarie, conflitti o disastri climatici, al fine di fornire un’assistenza immediata, che per molti fa la differenza tra vita e morte, e nel tempo un supporto psico-sociale volto a ricostruire le comunità e mantenere una pace durevole e sostenibile nelle aree di conflitto. (altro…)
8 Ago 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo

Tommaso Carrieri, cofondatore dell’associazione “Non dalla guerra”
«L’esperienza che ha portato alla nascita della nostra associazione, “Non Dalla Guerra”, è iniziata quasi per caso. Eravamo molto giovani, inesperti e impreparati, ma pieni di energia e di desiderio di andare oltre la realtà che ci veniva detto dai media. La nostra attività è principalmente un’educazione alla pace nelle scuole, nei gruppi e per i cittadini. Il nostro intervento consiste nel parlare sulla situazione del Medio Oriente come in Giordania, in Palestina, in Siria e in Iraq… su quelle guerre che non ammazzano solo le persone ma anche i Paesi, la speranza, la libertà e il futuro. Ogni anno coinvolgiamo tanti ragazzi a partecipare nei progetti di volontariato, specialmente in Giordania, grazie alla Caritas, con l’obiettivo di rimanere e stare con le persone, con le famiglie e i ragazzi che scappano dall’incubo della guerra. Siamo arrivati la prima volta in Giordania nel 2014 e da quel momento tutto è cambiato. Attraverso le storie di migliaia di rifugiati dalla Siria e Iraq, che si trovano ancora a vivere in Giordania, siamo venuti a sapere le conseguenze della guerra: devastazione, povertà e perdita di ogni speranza. Abbiamo compreso quanto complessa sia la realtà lì e di quanto sia dura da capirla. Cosa significa la pace? Perché esiste la guerra? Come giovani ci siamo domandati: cosa possiamo fare? Tentando di rispondere a questa domanda abbiamo capito sempre più, e abbiamo compreso che il cambiamento e la pace devono partire da noi, tramite un viaggio lento, interminabile e faticoso verso la coerenza tra chi sei e cosa fai, una grossa sfida. Essere giovani non ci ha impedito di portare avanti i nostri ideali, anzi. Certamente facciamo ancora tanti sbagli, ma questo fa parte del “gioco”. Sentiamo che abbiamo una responsabilità e questa responsabilità per noi ha un volto, una storia e il nome di tutte quelle persone che abbiamo incontrato. Wael Suleiman, il direttore della Caritas in Giordania, una volta ha detto: “la Pace non è una campagna , è vita”, e allora cosa posso fare? Far parte di Non dalla Guerra? Impegnarmi nella mia città, si certamente. La cosa più importante da fare, però, è rispondere con la vita. La mia vita è una risposta a ciò che vivo! Da questa esperienza abbiamo capito che i giovani possono fare tutto quello che vogliono e se è vero, dobbiamo unirci, non per essere uguali, ma uniti, per non ripetere gli errori e i conflitti che stiamo sperimentando ora. Vogliamo puntare al cambiamento e lo possiamo fare insieme». (altro…)
6 Ago 2018 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
73 anni fa, l’orrore di Hiroshima, il 6 agosto 1945, e di Nagasaki, tre giorni dopo, si presentò sotto forma di un immenso bagliore, come di un sole accecante, che portò alla morte immediata centinaia di migliaia di persone, quasi tutti civili, e moltissime altre negli anni successivi, per le conseguenze delle radiazioni. Da quelle due esplosioni non solo il Giappone, ma l’intera umanità rimasero devastati, consegnando al mondo la consapevolezza che nulla sarebbe stato più come prima. “Mai più” è non solo un imperativo morale, ma anche una necessità assoluta, se vogliamo che il pianeta abbia un futuro di pace e si realizzi un mondo in cui il sole sia solo simbolo di vita. (altro…)
25 Lug 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
«Mio Dio, ricordo quei momenti, quando ero più giovane, in cui ti scrivevo delle lettere. Erano lettere piene di domande, per le quali volevo risposte immediate. Avevo 12 anni quando ho iniziato a vedere il mondo in un modo diverso. Ero nata in una bella famiglia, come quelle che si vedono nei film. Avevo una mamma premurosa che si svegliava presto per preparare la colazione, un papà amorevole e due adorabili sorelline più giovani, sempre felici delle piccole gioie della vita. Ma proprio come nei film, un giorno tutto questo è crollato. Appena sveglia, vidi che mia madre non c’era. Ricordo chiaramente, la domenica era il giorno del pancake, mio padre avrebbe preparato i pancake e mia mamma avrebbe cucinato uova e pancetta. Ma quel giorno vidi che mio padre beveva il caffè, da solo. Nessun pancake. Niente uova e pancetta. E mamma non c’era. Papà mi spiegò che lei ci aveva lasciato. Le mie sorelle avevano 8 e 6 anni. Me le sono abbracciate, promettendo al cielo che avrei fatto del mio meglio per prendermi cura di loro. In città, eravamo sulla bocca di tutti. I genitori, gli insegnanti, i bambini, tutti spettegolavano di noi. In tanti momenti avrei voluto solo andare al contrattacco, per proteggere le mie sorelle, o semplicemente piangere e lamentarmi con te. “Perché? Perché è capitato proprio a noi? Sono troppo giovane per affrontare tutto questo. Dio, dove sei?” Mio padre, la persona migliore del mondo, non se lo meritava. Ci trasferimmo dai nonni. Un giorno, mentre ero a scuola, in procinto di mangiare con i compagni, le mie sorelle si precipitarono da me per dirmi che la mamma era lì. Impossibile, pensai. La vidi venire verso di noi. Aveva una borsa piena di regali per me e le mie sorelle. Non sapevo cosa provare. La ignorai. “Perché ora? Perché sei tornata? Dopo aver lasciato la tua famiglia? Pensi di poter tornare indietro così? E che ti perdoniamo e accogliamo a braccia aperte? Pensando che i regali possano sostituire tutti i momenti in cui non c’eri? No”. Così ti chiesi, o Dio, di mandarmi i tuoi angeli come messaggeri. Non so come e quando, ma sentivo nel mio cuore che mi stavi ascoltando. Ricordo di aver scritto anche a Maria. Le dissi che avevo bisogno di una madre. E tu mi hai risposto davvero. Avvenne quel giorno, quando parlai con la nonna. Lei mi aiutò a capire che dovevo andare oltre il dolore che la mamma ci aveva causato. C’era Gesù dentro di lei. E nonostante tutte le cose brutte che possiamo fare nella vita, il Suo amore per noi non cambierà mai. Anche se cadiamo e facciamo degli errori, Lui ci amerà sempre, immensamente. Non è stato facile, ho dovuto liberare il mio cuore, e lasciarla entrare, poco a poco. Abbiamo iniziato a ricostruire un rapporto, e ora mia madre è di nuovo parte della mia vita. L’amore che ho per la mia famiglia è così grande che ci sarà sempre spazio per gli errori e l’accettazione. Posso non avere una famiglia come quella dei film, ma ho una storia che è reale, ed è migliore grazie a te, mio Dio, che l’hai guidata. E l’hai scritta. La vita non si ferma qui, ho ancora molte battaglie da superare, ci sono ancora tante sfide, ma una cosa è certa, ho fiducia nei tuoi piani per me. Potrei non capire subito, ma ho questa fede nel mio cuore: ci sarai sempre per me, non importa come». (altro…)
12 Lug 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
«Vengo da un paese dell’America centrale, El Salvador. Un paese piccolo, ricco di risorse naturali e di storia, ma afflitto, da molti anni, da una grande instabilità politica, da ingiustizie e povertà, che hanno generato diverse forme di violenza e sconvolgimenti sociali. Negli ultimi anni, la violenza si è così intensificata da creare una mancanza di fiducia reciproca tra gli abitanti, perché ogni persona rappresenta una minaccia per gli altri. Una situazione che fa sentire impotenti. Nel 2014, ho vissuto per un po’ di tempo con altri Giovani per un Mondo Unito in una cittadella dei Focolari in Argentina, la “Mariapoli Lia”. Lì abbiamo cercato di mettere in pratica la cosiddetta “regola d’oro”, che dice: “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”. Mi sono reso conto di quanto sarebbe bello costruire una società in cui tutti ci prendiamo cura gli uni degli altri. Tuttavia, quando sono tornato in El Salvador, mi sono trovato di nuovo di fronte alla lotta interna del mio Paese. La situazione era davvero difficile, se possibile ancora più violenta. In qualsiasi momento, anche di giorno, era rischioso uscire di casa. Io ero solito recarmi in autobus al campo sportivo, ma anche questo era diventato pericoloso. Non sai mai se la sera tornerai a casa intero. Data la situazione, i miei genitori, mia sorella ed io abbiamo pensato di andarcene. Ma, dopo aver riflettuto ancora sul da farsi, abbiamo deciso di restare, per essere una luce in questo posto buio, in tempi così bui. I
n quel periodo ho letto un articolo dei Giovani per un Mondo Unito del Medio Oriente, che raccontavano di aver deciso di rimanere lì, nonostante la guerra, per essere pronti ad aiutare i feriti dopo gli attacchi. La loro esperienza mi ha fatto riflettere, rafforzando la determinazione a restare nel Salvador, per venire incontrare alle sofferenze della mia gente. È stato così che, insieme ad altri miei coetanei, abbiamo deciso di lanciare una campagna, che abbiamo chiamato “Cambia il tuo metro quadro”, con l’obiettivo di cercare di costruire la pace nel nostro ambiente. Sappiamo che il problema del nostro Paese è complesso, ma noi possiamo fare la differenza se cominciamo dalla nostra vita, con le persone che incontriamo ogni giorno, con le attività che svolgiamo quotidianamente. A livello personale, ad esempio, cerco di aiutare i miei compagni di classe ad affrontare un difficile esame di matematica, o a creare relazioni positive con i vicini di casa. Tutto questo ha avuto un impatto anche nella nostra società. Abbiamo coinvolto altri a lavorare insieme per costruire, in un parco locale, un ambiente più bello, ridipingendo i muri, pulendo le strade, raccogliendo la spazzatura e installando dei bidoni per l’immondizia. Abbiamo lanciato una campagna per la raccolta di libri da inviare in quelle città che hanno un alto tasso di abbandono scolastico. È nata poi una collaborazione con altri movimenti che si occupano di visitare le persone anziane negli istituti, e con istituzioni che forniscono pasti e riparo alle persone senzatetto. Gli adulti ci aiutano raccogliendo il cibo e aprendo le loro case per farci cucinare. È incredibile come il cibo sia sempre sufficiente per tutti quelli che non ne hanno! Forse non saremo in grado di cambiare il nostro paese tutto in una volta, ma “metro quadro per metro quadro” un cambiamento lo possiamo fare!». (altro…)