Ago 13, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Il referendum che si è tenuto in Catalogna (Spagna) il 1° ottobre 2017, in vista di un’eventuale indipendenza dal resto del Paese, ha dato vita ad una stagione politica e sociale di sconvolgimenti politici e di fortissima tensione civile che ha coinvolto in modo diretto tutte le fasce della popolazione, i giovani “in primis”. Martì è catalano e viene da una città vicino a Barcellona, ma si è trasferito a Madrid dove studia. È un Gen, condivide cioè gli ideali di unità dei Focolari con altri ragazzi provenienti da diverse regioni della Spagna. Racconta che “nonostante questo valore comune, anche con loro i primi tre mesi a Madrid non è stato facile. Inoltre, nella residenza in cui vivevo venivo maltrattato perché ero l’unico catalano. Con i Gen discutevamo moltissimo e ci arrabbiavamo di continuo. Un giorno, però, abbiamo deciso di risolvere questa situazione, parlando tra noi ed ascoltandoci per davvero. Era questa la cosa più importante da fare, lo stavamo capendo: al di là delle nostre idee non potevamo perdere il dialogo tra noi; la cosa più importante era capirci e rispettarci. Non posso dire che da allora la strada sia stata più semplice, ma abbiamo capito che quando ci mettiamo nella disposizione di vero ascolto i problemi si risolvono, non quando vogliamo imporci”.
Anche Alba è catalana e racconta che il periodo post referendario è stato per lei e gli altri Gen come una prova del fuoco: “Sui social c’erano commenti molto forti sulle ragioni politiche dell’una o dell’altra parte, scritte da alcuni Gen, che mi ferivano profondamente, ma non mi ero fermata a pensare se anche il mio modo di esprimermi poteva far male a chi non la pensava come me. È stato in quei giorni che ho iniziato a riflettere su cosa significasse per noi quel che spesso ci diciamo, e cioè che siamo disposti persino a morire gli uni per gli altri. Quando avremmo dovuto mettere in pratica questa promessa? Sentivo che il momento era adesso.
Ci siamo così incontrati da tutta la Spagna per chiarirci, anche se non è stato facile perché eravamo tanti ed era impossibile dirci tutto. Con alcuni abbiamo continuato a parlare, come ad esempio con Laura. Ricordo che con lei la situazione era delicata perché non sapevamo come affrontare il problema senza ferirci a vicenda. Quando lei mi ha proposto di fare un patto, cioè mettere l’amore al di sopra di ogni altra cosa, mi ha spiazzata! Nessuno mi aveva mai fatto una proposta del genere, ma ha funzionato perché da quel momento in poi siamo riuscite a dialogare. L’obiettivo non era difendere la nostra idea, ma prenderci cura l’una dell’altra senza ferirci e, allo stesso tempo, lasciare all’altra lo spazio di esprimersi. Questa esperienza mi ha fatto vedere la situazione politica in modo diverso, mi ha fatto capire che l’importante non è avere ragione, ma capire che oltre le idee dell’altro c’è sempre la persona, e questa è la cosa più importante. Ancora oggi le nostre opinioni non sono cambiate, la pensiamo sempre diversamente e questo non è facile. A volte ci dobbiamo chiedere scusa, ma parlando arriviamo alla conclusione che sia le cose positive che quelle negative fanno parte dell’esperienza. L’incomprensione ora si è trasformata in qualcosa di più grande; non è rassegnazione, non è solo rispetto. È quella rosa che vale di più di tutte le spine messe insieme”.
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Lug 25, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
1968-2018: qual è l’eredità della contestazione partita dagli Stati Uniti e dalla Francia 50 anni fa e cosa hanno da dire oggi quelle esperienze ad un’Italia che fu protagonista di quella stagione e che oggi si interroga sul suo presente e sul suo futuro? Come ogni anniversario che si rispetti, è l’occasione per una riflessione su un fenomeno che con la sua richiesta di cambiamento ha trasformato la società e la cultura dell’Occidente. Non un ricordo del ‘68, ma l’attualità di una rivoluzione, per passare dal sogno all’impegno in tre ambiti specifici fra i tanti che meriterebbero attenzione: educazione, partecipazione, lavoro. È l’obiettivo della nona edizione di LoppianoLab, il laboratorio nazionale di economia, cultura, comunicazione e formazione promosso dal Polo Lionello Bonfanti, dal Gruppo Editoriale Città Nuova, dall’Istituto Universitario Sophia, dal Movimento dei Focolari in Italia e dal Centro internazionale di Loppiano (FI), dove ancora grande è l’eco della recente visita di Papa Francesco, il 10 maggio scorso. Dalla prima edizione nel 2010, LoppianoLab coinvolge migliaia di cittadini, imprenditori, operatori della comunicazione, studenti e docenti, politici impegnati in vari ambiti, membri dell’associazionismo, giovani, di tutte le regioni italiane. Attraverso la formula laboratoriale che contraddistingue l’evento, LoppianoLab raccoglierà interrogativi e problemi, ma anche risorse ed energie, proponendo piste di riflessione per costruire il presente e progettare il futuro. Ciascuno dei tre temi – educazione, partecipazione, lavoro – sarà al centro di una plenaria, cui farà seguito una serie di laboratori che punteranno al coinvolgimento dei partecipanti. Ø Sabato 29 mattina: la grande questione del lavoro e le straordinarie trasformazioni che lo hanno investito e le domande sul senso del lavoro che innovazione e rivoluzione tecnologica costringono a porsi. Ø Sabato 29 pomeriggio: le eredità del ‘68 in tema di partecipazione, con approfondimenti sul ruolo delle donne negli anni della contestazione. Si discuterà anche di Chiesa e ‘68 e della nascita di una sensibilità nuova ai temi dell’ambiente. Ø Domenica 30 mattina: l’educazione, con un’attenzione alla sfida posta al rapporto intergenerazionale e alle moderne tecnologie coi loro rischi (dal cyberbullismo al sexting), con proposte educative per la famiglia e la scuola. Novità dell’edizione 2018 saranno specifici programmi per bambini e ragazzi. LoppianoLab junior. Per i più piccoli (4 – 10 anni), in collaborazione con la rivista Big: un laboratorio sull’educazione alle emozioni e un percorso formativo tra natura, arte e divertimento. LoppianoLab teens. Per i ragazzi (12 – 17 anni), a cura della redazione della rivista Teens: un laboratorio giornalistico; un workshop sui Social Media e laboratori che intendono sensibilizzare i giovani ai temi della distribuzione delle ricchezze e delle risorse sul pianeta. Programma dettagliato LoppianoLab 2018 Ufficio stampa LoppianoLab: Elena Cardinali – mob: 347.4554043 – 339.7127072– ufficiostampa@cittanuova.it Tamara Pastorelli – mob: 338.5658244 – 335.6165404 –ufficio.comunicazione@loppiano.it Web: www.loppianolab.it Facebook: www.facebook.com/loppianolab – Twitter: @LoppianoLab Gruppo Editoriale Città Nuova – www.cittanuova.it Polo Lionello Bonfanti – www.pololionellobonfanti.it Istituto Universitario Sophia – www.sophiauniversity.org Economia di Comunione: http://www.edc-online.org/it/ Loppiano – www.loppiano.it Movimento dei Focolari in Italia: www.focolaritalia.it
Lug 2, 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Insistere sul dialogo non è un cedimento al relativismo di fatto, per cui bastano le buone maniere senza badare ai valori fondamentali dell’agire politico? «Il Movimento Politico per l’Unità (MPPU) non è un partito, ma uno spazio di dialogo in Parlamento e nelle città, tra tutti gli schieramenti. Propone una riflessione sull’anima della rappresentanza per uscire dalla crisi attraverso forme di democrazia partecipativa e deliberativa. Lo strumento è il “patto eletti-elettori”. Non si tratta di buone maniere. Un metodo sperimentato, quello della fraternità, ci rende liberi ed uguali nelle nostre diversità. È possibile riscoprire un’anima della politica, oltre il pragmatismo senza ideali, per servire il bene comune con “l’amore degli amori”, come ci ha insegnato la fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich. Vogliamo avviare un ciclo di dialoghi su temi alti e concreti mediante argomentazioni e non certo con le tendenze attuali, ormai insopportabili, all’insulto ed allo scontro frontale». Dove rischia, non solo in Italia, di perdere l’anima oggi la democrazia? «La democrazia rappresentativa è in crisi a causa del predominio della finanza globalizzata sull’economia reale e sulla stessa politica. Partiti deboli sono facilmente condizionabili dalle lobby. La fine delle ideologie coincide spesso con la povertà degli ideali. È necessaria una robusta iniezione di partecipazione popolare in grado di impegnare i cittadini e i partiti sui temi del lavoro, della giustizia sociale, della pace e del disarmo, della lotta all’azzardo, del contrasto alle mafie ed alla corruzione, della valorizzazione dei beni comuni e delle grandi risorse culturali ed ambientali del Paese. Il Patto eletti-elettori, che noi sperimentiamo con diversi parlamentari e sindaci, può avvicinare i cittadini alle istituzioni e dare un’anima alla democrazia rappresentativa arricchita da quella partecipativa e deliberativa». Il MPPU è stato attento alla realtà, non disertando temi anche conflittuali. Quali sono le urgenze che volete affrontare oggi? «Il Movimento politico per l’unità è uno spazio fraterno d’incontro tra persone prima di tutto, impegnate in quasi tutti i partiti. E questo non è un problema, ma una ricchezza unica. Nella passata legislatura abbiamo dato priorità ai diritti sociali e civili. Ora riteniamo urgente affrontare il tema del lavoro per i giovani, della lotta alla povertà, all’economia disarmata con la riconversione al civile (di fabbriche che producono armi), in un Paese che nella sua Costituzione «ripudia la guerra», l’integrazione, oltre l’accoglienza degli immigrati regolari e dei loro figli, senza dimenticare l’importanza della sicurezza e della legalità». Esistono alcune proposte concrete che pensate di poter avanzare? «Il MPPU deve facilitare, accanto al lavoro d’aula e delle commissioni, le proposte concrete dei laboratori parlamentari di incontro di culture politiche diverse, con studiosi e rappresentanti della società civile competenti. Possiamo animare un ciclo di dialoghi nella legislatura su un piano ideale e concreto allo stesso tempo». Fonte: MPPU online (altro…)
Lug 1, 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
«Sguardi di luce. Fanno sempre bene, specie in un mondo dove ce ne sono pochi». Sono le prime battute che raccolgo da Anna, che si dichiara non credente, all’uscita dalla sala che quest’anno ha ospitato la prima Mariapoli del Piemonte. Sguardi di luce era il titolo della tre giorni vissuti da oltre 200 persone di ogni età e categoria sociale, provenienti da diverse città di questa regione. Luce scaturita da momenti di spiritualità e di condivisione, che ha illuminato temi caldi di attualità, come Europa, immigrazione, Medio Oriente, fine vita e cure palliative, alternati a programmi di relax, escursioni. Per rigenerare anima e corpo. Non solo. Sullo sfondo alquanto scuro delle sfide della vita pubblica e delle incertezze economiche e politiche, in un clima che fa apparire la fraternità un lusso per pochi, uno sguardo di luce ha illuminato anche la vita di Bra, città dalla storia antichissima, ma proiettata al futuro. Qui la fraternità, elevata a categoria politica, è iscritta da anni nello Statuto della città. E non è rimasta lettera morta. Due adolescenti, col supporto di un power point, la mostrano in atto, con uno slogan, “ColoriAmo” la città. Tante le iniziative, come dipingere le pareti della scuola o i muretti bistrattati della città, la raccolta delle “cicche” da terra, la ripulitura dalle erbacce, la visita agli anziani nei ricoveri. Per lasciare ovunque un segno di amore e contagiare gli altri della felicità che si sperimenta quando si mette in atto la rivoluzione del Vangelo. La stessa appresa da una cittadina onoraria di Bra, Chiara Lubich.
«Le iniziative di questi ragazzi – ha sottolineato Bruna Sibille, sindaca di Bra – hanno contaminato quelli che hanno qualche anno in più, altre comunità, come quella albanese, lavoratori del settore edile, gruppi di ortodossi, insieme al loro pope, un gruppo di rumeni e altre realtà dei quartieri. Nel prossimo mese di settembre – ha annunciato – prima dell’inizio delle scuole, ci ritroveremo per continuare a lavorare insieme». Uno dei punti programmatici alla base del suo mandato, che si sta per concludere, è stato “l’accrescimento della coesione sociale passando dall’idea di città all’idea di comunità inclusiva”. «I ragazzi sono stati un collante molto importante in questa direzione. Così – ha aggiunto – si mettono le basi per dare un segnale importante su come amministrare una città e formare le future generazioni di amministratori, in un momento in cui ci sono molti esempi negativi. Se si cura la propria città e il bene comune – ha concluso – si ha una città più sicura e si superano molti mali, che non sempre sono reali, ma virtuali, e ancor più difficili da vincere».
Carla Cotignoli
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Giu 25, 2018 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
I ragazzi e i giovani di oggi possono diventare la prima generazione che riesce a sradicare la fame nel mondo. Lo dicono i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che il 25 settembre del 2015 i 193 Stati Membri delle Nazioni Unite hanno approvato impegnandosi ad attuarli entro quindici anni (2015-2030). Il secondo, l’“Obiettivo Fame Zero”, è al cuore del programma. E per poter quindi raggiungere questi obiettivi, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha accolto oggi, 22 giugno 2018, nella sede in Roma, 630 giovani ragazze (dai 9 ai 14 anni) del Movimento dei Focolari. Seguivano l’evento in collegamento live streaming, tante e tanti altri loro coetanei sparsi nei cinque continenti, in particolare 400 ragazzi riuniti in congresso a Loppiano in Toscana, la Cittadella internazionale dei Focolari. È la prima volta che le giovani generazioni del Movimento ideato da Chiara Lubich varcano i tornelli della FAO. Una grande emozione non solo per queste ragazze che hanno preso posto nella prestigiosa sala Plenaria, ma anche da parte della FAO. “Sono davvero felice di vedere questa sala piena di donne, di donne giovani” ha commentato Marcela Villareal, direttrice FAO per la divisione partenariati e cooperazione Sud-Sud. “Lavoro qui alla FAO da più di 20 anni, parlando infinite volte in questa sala Plenaria, ma non l’ho mai vista così bella, così piena di giovani donne. Grazie di questi vostri sforzi per contribuire a raggiungere l’obiettivo Fame Zero”. Oggi 800 milioni di persone al mondo soffrono la fame. Negli ultimi 10 anni questo dato era diminuito, mentre lo scorso anno a causa di guerre e cambiamenti climatici è ritornato a salire. “Per noi qui alla FAO è lo scandalo più grande che esiste – ha affermato Villareal –. E per questo noi ogni giorno lottiamo affinché queste persone abbiano il cibo necessario ma anche una vita bella, buona, dove i bambini possono avere una vita piena. Siamo convinti che con il nostro lavoro possiamo arrivare ad un mondo senza fame”. Nel settembre del 2015 le Nazioni Unite hanno firmato l’agenda dello sviluppo sostenibile, che comprende 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030. “Mai prima d’ora i leader mondiali avevano promesso di impegnarsi tutti insieme in un’agenda così ampia e così universale – ha affermato Sabina Zaccaro dell’ufficio FAO per la comunicazione istituzionale – . Per sconfiggere la fame del mondo (obiettivo n°2) abbiamo bisogno di sconfiggere la povertà (obiettivo n°1). Ma per fare questo dobbiamo vivere tutti in maniera sostenibile (obiettivo n°12), cercando di risolvere in concreto la lotta ai cambiamenti climatici (obiettivo n°13)”.
Le prime cittadine Fame Zero I giovani dei Focolari, sparse in tutto il mondo, possono dare un forte contributo personale e quotidiano per raggiungere l’obiettivo entro il 2030. La FAO il prossimo 16 ottobre compie 73 anni dalla sua nascita e sarà l’occasione per rilanciare quest’obiettivo. “Noi questo compleanno lo utilizziamo per comunicare dei temi che vadano sui giornali, in tv, nelle scuole, in strada”, ha ribadito Clara Vélez Capo ufficio FAO della diffusione delle attività di promozione. “Ogni anno parliamo di un tema (immigrazione, cambio climatico…) e quest’anno parleremo di fame zero. E sapere che voi oggi siete qui è bellissimo. Qui il prossimo 16 ottobre al posto vostro ci saranno i rappresentanti di tutti i paesi. E avranno il libro che voi avete avuto oggi, che spiega come in tante azioni quotidiane possiamo fare qualcosa per combattere la fame. Nell’ultima pagina del libro c’è un passaporto. Oggi diventerete le prime cittadine Fame Zero. Con dei diritti e dei doveri da rispettare”. Ma quali sono i doveri dei cittadini fame zero? “Un terzo del cibo al mondo si spreca e va nella spazzatura. Sono sicura che voi non volete essere parte di questo scandalo”, ha affermato Laura Hernández dell’ufficio FAO per la diffusione e attività di promozione. “Ci sono cose che potete fare a casa. Ad esempio quando vi avanza del cibo, potete congelarlo o mangiarlo il giorno dopo. Così al ristorante quando avanza del cibo potete portarlo a casa. Poi controllate le etichette dei cibi e non fatevi fregare. L’indicazione “scade il”, indica quando l’alimento non è più buono. Ma se c’è scritto “da consumarsi preferibilmente entro”, vuol dire che possiamo usarlo anche qualche giorno dopo quella data. Altra cosa importante è l’acqua, un bene preziosissimo e non va sprecato. E così quando laviamo i denti chiudiamo il rubinetto. Oppure ricordiamo a mamma e papà di usare la lavastoviglie a pieno regime, o la asciugatrice solo quando è necessaria”.
La carta d’Impegno delle Ragazze Infine la parola alle ragazze, rappresentate da Elena e Agnese: “Siamo molto onorate e felici di essere qui. Siamo sicure che da adesso ci impegneremo con tanto più entusiasmo per questo obiettivo. Ci sentiamo ormai parte della generazione fame zero. È un grande sogno immaginare che anche grazie al nostro contributo tra pochi anni non ci sarà più la fame nel mondo. Siamo molto contente di collaborare con la FAO perché solo unendo le forze, potremmo raggiungere un obiettivo così alto, come Fame Zero entro il 2030”. Alcuni ragazzi del Movimento dei Focolari di 11 nazioni hanno raccolto idee per capire come risolvere il problema della fame nel mondo. “Abbiamo riassunto queste idee con il motto delle tre H: head, heart and hands, (testa, cuore, mani) ed è nata la nostra Carta d’Impegno. Testa per noi significa informarsi e studiare la problematica sia a livello mondiale sia nella nostra città. Cuore, ovvero sensibilizzare noi stessi e tanti altri. Coinvolgere più persone possibili per raggiungere il nostro obiettivo. Infine metterci in azioni concretamente utilizzando le nostre mani. Al termine le ragazze hanno consegnato alla FAO la loro Carta d’Impegno. Poi il gesto simbolico del passaporto: le ragazze hanno scritto i loro impegni su questo piccolo documento e firmato. Sono diventate le prime cittadine #FameZero. Lorenzo Russo Video sintesi Rivedi la diretta streaming (altro…)