8 Feb 2014 | Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
«Approdano sulle spiagge italiane in cerca di pace, futuro, di una vita degna di essere chiamata tale: in questi ultimi mesi sono soprattutto le vittime della guerra in Siria, protagoniste di un nuovo “esodo biblico” come tanti lo definiscono». Marigen, racconta così quanto lei e le altre focolarine di Catania (Sicilia) si siano sentite direttamente interpellate dai volti dei profughi e dagli sbarchi sempre più incalzanti: «E io, noi, cosa possiamo fare?», si chiedono. Da Valeria, una giovane del Movimento, vengono a sapere che quotidianamente alla stazione di Catania si affollano siriani per iniziare il viaggio verso i paesi del nord Europa. «Hanno bisogno di tutto – racconta Valeria -: indumenti, scarpe, borsoni, valige, cibo, medicine». Immediatamente le focolarine si mobilitano: «Apriamo i nostri armadi, tiriamo via tutto quanto si è accumulato e può servire ad altri – aggiunge Paola -. C’è chi attacca un bottone, chi stira una camicia, chi prepara buste di indumenti suddivisi per tipo. Abbiamo ben presente l’esperienza di Chiara Lubich e del primo focolare a Trento nei tempi di guerra». Il giorno dopo, si recano alla stazione e consegnano tutto ad una giovane marocchina che coordina gli aiuti. Scoprono allora che c’è bisogno di un luogo in cui depositare tutto ciò che viene donato. Quella stessa sera una famiglia mette a disposizione il proprio garage. Hanno anche l’opportunità di portare aiuto e conoscere i migranti ospiti della moschea, divenuta un dormitorio per profughi musulmani e cristiani. Lina, focolarina proveniente dalla Giordania, traduce le loro storie piene di dolore e di speranza. Nel frattempo, la comunità dei Focolari di Siracusa condivide con l’intera città il dolore per la perdita di Izdihar Mahm Abdulla, la 22 enne siriana morta in mare per non aver potuto assumere in viaggio le consuete medicine. Ancora Marigen racconta: «Ci siamo stretti intorno ai profughi cercando di portare loro aiuto materiale e conforto. Abbiamo partecipato al funerale in rito musulmano sul sagrato del Duomo. Si prega insieme accanto all’Imam di Catania, il Sindaco e l’Arcivescovo di Siracusa. Si respira un’aria sacra. Siamo attorno alla bara uniti tutti da questo grande dolore. L’imam regala al vescovo il Corano come gesto di amicizia e comunione». Anche nell’isola di Lampedusa, con la tragedia dei tanti morti in mare, la comunità del Movimento ha affrontato, insieme a tanti, l’emergenza offrendo: ospitalità, cibo, le proprie case, condividendo con gli immigrati non solo il superfluo, ma anche il necessario.
Nella vicina Malta la comunità dei Focolari si è sentita direttamente interpellata dal sopraggiungere di profughi sulle coste dell’Isola. «Qui la sfida dell’emigrazione e dell’integrazione è molto forte – racconta Vanessa -. Già da due anni abbiamo iniziato a prendere coscienza dei passi da fare ed a chiedere i permessi per entrare nei centri di detenzione dove sono radunati molti profughi». Si organizzano dei gruppi con l’intento di agire su diversi fronti. «Faccio parte del gruppo che va al centro di detenzione – prosegue Vanessa – dove abbiamo conosciuto una cinquantina di donne somale dai 16 ai 50 anni, la maggior parte musulmane e alcune cristiane. Facciamo lezioni di inglese, lavori manuali, danza, ma la cosa più importante è il rapporto con ciascuna: ascoltare e condividere le frustrazioni, le storie di vita… Veniamo a conoscenza di situazioni tanto delicate, da far pensare perfino al suicidio… Costatiamo che la disponibilità all’ascolto è una risorsa importante, e vediamo con gioia che queste visite portano sollievo e speranza. Ed è questo atteggiamento di accoglienza che cerchiamo di vivere e trasmettere, per promuovere una cultura d’integrazione». (altro…)
3 Feb 2014 | Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Ozieri, cittadina sarda nei pressi di Sassari. Un gruppo di persone del Movimento dei Focolari impegnate in parrocchia, si chiedono cosa possono fare per mettere insieme i talenti ricevuti e farne dono ai meno fortunati. Vengono a conoscenza delle attività di AMU (Azione per un mondo unito) – Ong dei Focolari impegnata ad aiutare le persone disagiate del terzo mondo – e decidono di investire tempo e forze per contribuire anche loro ad aiutare queste persone. L’iniziativa è nata 4 anni fa e non sono mancate le vicissitudini: “L’appartamentino che avevamo ricevuto e arredato col contributo di tanti, con armonia e buon gusto per fare nascere un atelier di cucito ed artigianato – racconta Egidia, una delle iniziatrici –, ci viene richiesto dal parroco per un sacerdote ugandese di passaggio. Sembra che tutto si fermi ed invece qualche mese dopo ci viene concessa una bella sala nel complesso parrocchiale”. Ma, nel frattempo, il gruppo si è disgregato e bisogna ricominciare quasi da capo! Dopo parecchio tempo il lavoro si riavvia. Arrivano donne di diverse associazioni e movimenti, anche alcune che non frequentano la Chiesa. Sono piene di entusiasmo e portano di tutto: stoffe, fili, lana, cotone, due macchine da cucire e persino una macchina per confezionare indumenti di maglia.
Il laboratorio si compone: “Ci troviamo in una trentina che lavora con fervore e con amore – continua Anna Maria –, cercando di costruire rapporti positivi tra tutti. Decidiamo che i proventi vengano destinati in Uganda, sempre attraverso i progetti dell’AMU”. Anche il parroco viene coinvolto e la popolazione viene informata attraverso il giornale diocesano. Il gruppo partecipa alle fiere per vendere i manufatti. “L’anno scorso – ricorda Egidia –, mentre pensavamo di realizzare una vendita per Natale veniamo a sapere che l’organizzazione per la Fiera del dolce (tradizionale festa del Paese il cui ricavato va devoluto alle Missioni), ha delle difficoltà. Di comune accordo offriamo la nostra collaborazione. Il laboratorio diventa un luogo espositivo. Un successo. Ma la cosa interessante è che questa iniziativa ci ha permesso di incontrare altri che, venuti per una visita, sono rimasti coinvolti dall’atmosfera felice e armoniosa che regna tra di noi”.
“Decidiamo così – aggiunge Anna Maria – di chiamare il laboratorio ‘Laboramor’ che esprime il nostro desiderio di vivere ‘l’arte di amare’. L’obiettivo non è, infatti, solo la solidarietà con i lontani ugandesi. Cominciamo prima da noi stessi, creando rapporti nuovi. Ci comunichiamo le nostre difficoltà, i passi fatti per cercare di superare situazioni difficili in famiglia, al lavoro. Sentiamo che siamo una famiglia che ci si aiuta in tante piccole o grandi cose. Noi affidiamo tutto a Dio, convinte che continuerà ad aiutarci a portare avanti questa bella avventura nella quale ci ha fatto entrare”. (altro…)
27 Gen 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale
Sono arrivati con grandi sogni, alla Mariápolis Lia (Argentina), i 71 studenti provenienti da Messico, Honduras, Guatemala, El Salvador, Costa Rica, Cuba, Colombia, Ecuador, Venezuela, Perù, Bolivia, Paraguay, Cile, Italia e Argentina. Dal 6 al 14 gennaio: giorni per approfondire e trovare risposte alle loro inquietudini. Il percorso accademico della Summer School 2014 (in spagnolo “Escuela de Verano”), promosso dall’ Istituto Universitario Sophia insieme ad un gruppo di professori latinoamericani, ha affrontato varie discipline con uno sguardo nuovo. Teologia Biblica. La ricerca dell’autenticità del testo evangelico ha messo in rilievo il messaggio rivoluzionario e trasformante delle parole di Gesù. Scienze economiche. Fiducia, reciprocità e gratuità nei rapporti interpersonali hanno dimostrato la loro efficace importanza nella performance economica. Sociologia. Persona e società, nella prospettiva storica, sociologica e nei documenti del magistero della Chiesa latinoamericana, hanno aperto nuovi orizzonti a partire dalla categoria del dono e della interculturalità. L’America latina r
eclama cambiamenti profondi: il ritorno alle proprie radici, il riconoscimento delle sue ricchezze e delle culture dei popoli originari, la sfida delle disuguaglianze sociali, riuscire a trasformare in dono la sua contrastante diversità. L’arte, valida via d’interculturalità, si é presentata attraverso una mostra con opere di diversi paesi ed il concerto “Musica della Speranza”:prima mondiale dell’opera “Hablata Oblata Opus 265” del compositore Mario Alfagüel (Costa Rica). Un brano di musica contemporanea con testi di grandi pensatori latinoamericani, con due direttori in scena, che ha fatto le delizie del pubblico. Gli studenti della prima edizione (2013) hanno presentato 29 saggi in sette discipline e 12 progetti, evidenziando, attraverso diversi metodi consoni alle loro scienze, che è possibile pensare a partire da un nuovo paradigma: la cultura della fraternità. Daniela del Cile ha presentato il progetto: “Un nuovo sguardo del sapere in salute: cosa è uguale e differente nella medicina mapuche (popolo originario del sud del Cile-Argentina) e la medicina tradizionale? Confronto della medicina tradizionale ed i popoli originari”.
Christopher del Messico un suo lavoro dal titolo: “Fraternità fra le righe: un approccio al suo uso nel discorso politico messicano” “Questo progetto – spiega – ha, come fine, sviluppare un’analisi del concetto di fraternità come elemento del discorso nell’attuale sistema politico messicano”. “Siamo in tanti ma siamo uno. Oggi sento l’America latina come una via senza frontiere che unisce il nord ed il sud in un unico sogno: la fraternità”,afferma Carlos dell’Argentina. Si parte con una grande sfida: portare avanti dei progetti di trasformazione sociale nelle singole regioni del Continente, che saranno presentati nella prossima edizione 2015. (altro…)
25 Gen 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Sono insegnante in una scuola primaria cattolica», scrive Eliane della Repubblica Centrafricana, «e, da quando conosco la spiritualità dell’unità, ho sentito di dover mettere in pratica il Vangelo, anche quando ciò comporta andare contro corrente rispetto ai comuni e diffusi modi di fare».
«Quando sul nostro Paese si è profilata la minaccia della guerriglia – prosegue – ho proposto ai miei alunni di fare insieme il “Time Out”, un momento di preghiera in cui, uniti a tanti altri in tutto il mondo, chiediamo il dono della pace, lì dove si combatte e nel cuore di ogni uomo. Così ogni giorno, anche noi ci fermiamo e preghiamo”». I bambini della sua scuola hanno l’abitudine di acquistare dall’insegnante creta o gesso per i lavori da svolgere. Eliane dà a ciascuno quanto deve, mentre un altro insegnante invece di dare un bastoncino di gesso a testa al costo di 25 franchi, lo divide a metà così da avere un guadagno che poi usa per comprare il proprio pranzo. Notando il comportamento di Eliane, il collega gliene chiede il motivo: «Gli ho fatto capire che questo modo di agire non era corretto perché i bambini meritano la giustizia ed anche perché Gesù ha detto: “Tutto quello che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”(Mt. 25,40)». Anche il prefetto agli studi viene a conoscenza dello stile di vita di Eliane, ed è per lei una nuova occasione di esprimere le sue convinzioni. «Dopo un po’ di tempo – racconta – lui e sua moglie mi hanno chiesto di fare da madrina alla loro figlia più piccola. Ho accettato con gioia ed ora sento di far realmente parte della loro famiglia».
Successivamente, i colleghi propongono il nome di Eliane come candidata per l’elezione della delegazione del personale, sotto la supervisione dell’Ispettore del Lavoro. Oggi svolge questo ruolo che consiste nel mediare e vigilare sul buon andamento della scuola e mantenere il rispetto dei diritti e dei doveri da parte di tutti. Ad Eliane viene anche affidato il segretariato di una associazione di solidarietà che raggruppa le donne che gravitano attorno alla scuola, con lo scopo di formare le giovani in materia di prevenzione di malattie ed igiene personale. Anche questo gruppo di Solidarietà delle Donne decide di aderire al “Time Out”. «Oggi, – conclude Eliane – molte voci si innalzano per chiedere la Pace non solo per l’Africa Centrale ma per il mondo intero». (altro…)
20 Gen 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo
“Music Made To Be Played – racconta Nancy, dall’USA –, ha iniziato a prender forma durante le serate trascorse con le migliaia di persone, soprattutto giovani, che in questi ultimi 2 anni sono passati nella nostra sala prove presso il centro internazionale di Loppiano (Italia), dove abitiamo”. “Ogni pezzo – aggiunge Alessandra, italiana – parla di noi della voglia di rialzarsi e sollevare il mondo, delle domande e della forza dell’amore che c’è in ciascuno, capace di cambiare l’oggi della nostra vita come di quella dei popoli e della storia”. “Il nuovo album – spiega Colomba, della Corea – raccoglie l’esperienza del concerto che stiamo portando in tour, assieme alla ricchezza degli incontri e dei volti che sono la materia prima dei nuovi pezzi che presenta, come pure dei successi già noti ma interamente ri-arrangiati”. “Fa da protagonista la contemporaneità – incalza Adriana, brasiliana –e le sue grandi sfide, descritte e raccolte con uno sguardo lucido e positivo. Al centro rapporti umani, integrazione, dolore e paura del diverso, speranza in un futuro di dignità e pace. In poche parole: la nostra quotidianità”.
Il complesso Gen Verde: 21 artiste e professioniste provenienti da 13 Paesi del mondo, ognuna portatrice di una diversità culturale che sostanzia e rende unico il messaggio della band. In 47 anni di attività hanno al loro attivo oltre 1400 spettacoli tra concerti, eventi, workshop didattici realizzati in centinaia di tour in Europa, Asia, Sud e Nord America. Qual è il vostro scopo? Lo sintetizza Raiveth, del Panama, in una frase: “Contribuire alla diffusione di una cultura globale di pace, dialogo e unità, attraverso l’arte”. (altro…)