9 Ago 2014 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
I giovani dei Focolari si uniscono a quanti in tutto il mondo si mobilitano a favore della pace con un loro appello. “Dialogue to unlock” afferma la necessità di praticare il dialogo come via alla soluzione dei conflitti, incoraggia a iniziare dalla propria dimensione personale e vuole arrivare a governanti e decisori politici.
L’azione, che parte il 15 agosto, punta al coinvolgimento mondiale di quanti vogliono aderire, là dove si trovano, attraverso una pagina su Facebook , dove possono segnalare la propria adesione postando messaggi, foto e clip indossando un capo di vestiario di colore bianco.
L’iniziativa s’inserisce nelle varie campagne a favore della pace indette in questo periodo nei singoli Paesi. “Dialogue to unlock” continuerà nei prossimi mesi, associandosi ad altre iniziative in favore della pace.
“Sollecitiamo in modo particolare i governanti e tutte le parti in conflitto a fermare l’utilizzo di mezzi violenti”, scrivono i giovani nell’appello. E si impegnano là dove sono, invitando tutti ad essere “promotori del dialogo nel quotidiano”.
È stato attivato un conto corrente per chi volesse dare il proprio contributo per le molte situazioni di emergenza provocate dagli attuali conflitti:
C/c bancario n. 120434, intestato a Associazione “Azione per un Mondo Unito – Onlus”
Via Frascati, 342 – 00040 Rocca di Papa (Roma, Italy)
Banca Popolare Etica – Filiale di Roma
codice IBAN: IT16 G050 1803 2000 0000 0120 434 – codice SWIFT/BIC: CCRTIT2184D
Causale: Emergenza Medio Oriente
Per i donatori europei è possibile la deduzione fiscale.
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8 Ago 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
Che l’estate sia la stagione in cui tanti giovani, specialmente studenti, cercano un lavoretto, è cosa nota; ma il Summerjob, letteralmente «lavoro estivo», a cui dal 29 giugno al 6 luglio hanno partecipato 130 giovani di tutta la Repubblica Ceca, non è proprio la stessa cosa. Trattasi infatti di una settimana di attività in zone disagiate – dalle periferie delle città ai villaggi di provincia – che già da cinque anni i giovani del Movimento dei Focolari propongono ai loro coetanei, avviando durante l’inverno la ricerca del luogo e i contatti con sindaci, vescovi, parroci e popolazione, per individuare al meglio come dare il proprio contributo là dove c’è bisogno.
L’edizione 2014 di Summerjob, dal tema “Dove il lavoro riceve una nuova dimensione”, si è svolta vicino a Brumov, nel nordovest del Paese, dove i giovani hanno dato una mano in sei villaggi a circa 90 famiglie. I lavori sono stati dei più vari: tagliare ed accatastare la legna per l’inverno, falciare l’erba, verniciare finestre, pulire stalle, fienili e soffitte, aiutare i contadini nei giardini o nei campi, rafforzando i rapporti in tutta la comunità. Ma Summerjob non è solo lavoro: la sala comunale, di giorno adibita a mensa per i ragazzi alloggiati alla meglio nella scuola, la sera diventava luogo d’incontro. Si sono così alternate iniziative sportive e culturali, spettacoli teatrali, concerti, una serata a tema sugli anni Sessanta ed altro ancora. Non è mancata la dimensione spirituale, dato che nei luoghi che ospitano Summerjob le chiese, spesso abbandonate, si trasformano in “cattedrali” con messe animate dai giovani e l’adorazione della notte conclusiva, coinvolgendo anche la popolazione locale. Proprio per mantenere i contatti avviati l’attività si ripete per tre anni nella stessa regione, dopodiché si cambia zona.
Significative le impressioni di alcuni giovani: «Sono qui per la prima volta – racconta Pavel -, e ammetto che ero perplesso per il gran numero di partecipanti e per il lavoro stesso. La sorpresa per me è stato scoprire che questo lavoro può essere un arricchimento più che quello retribuito, soprattutto per i rapporti fra i giovani e fra loro e gli abitanti». «Sono venuta qua per imparare qualcosa di nuovo – riferisce Kristina -, e fare una sorta di scuola dell’arte di amare tutti. Volevo provare ad aiutare a qualcuno. Alla fine chi riceve sei proprio tu. Si impara a dare». Martin, che ha partecipato a tutte e cinque le edizioni, afferma addirittura di essere venuto «per riposarmi dall’ufficio dove lavoro. Questo riposo è meglio che stare sulla spiaggia: conosco tanti giovani e aiuto la gente». Summerjob ha suscitato anche l’attenzione dei media: la tv nazionale ceca vi ha dedicato un breve servizio nel telegiornale e una fotogallery sul suo sito, e alcuni articoli sono comparsi anche nei quotidiani. (altro…)
6 Ago 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Nel pressoché totale silenzio dei media, un passo avanti è stato compiuto verso la risoluzione della crisi politico-militare nella Repubblica Centrafricana. Il 24 luglio scorso, con la firma «in extremis» di un accordo di cessazione delle ostilità, si è infatti chiuso il Forum per la riconciliazione nazionale e il dialogo politico in corso dal 21 luglio a Brazzaville, capitale della Repubblica del Congo. L’intesa, che prevede «la fine immediata degli scontri su tutto il territorio della Repubblica Centrafricana», è stata siglata da una quarantina di partecipanti centrafricani e stranieri. Cominciata nel dicembre 2012, la crisi ha provocato migliaia di vittime e più di 4,5 milioni di sfollati e rifugiati, nonostante il dispiegamento di soldati francesi della forza Sangaris e africani delle truppe Misca per fermare le ostilità. Fortunatamente negli ultimi mesi la situazione è migliorata, per quanto permanga la divisione tra le zone nord-orientali a maggioranza musulmana e quelle sud-occidentali a maggioranza cristiana e animista. Di conseguenza la popolazione musulmana rimasta nelle zone sud-occidentali vive spesso in campi profughi ed è discriminata così come i cristiani di nordest, tanto che all’inizio di luglio è stata attaccata una chiesa a Bambari con la morte di molti rifugiati cristiani. Per questo l’accordo di Brazzaville è stato accolto con speranza, ma si attende di vederne i risvolti concreti.
«Con la comunità del Movimento dei Focolari, di fronte alle mille necessità ci si è attivati con fantasia, e grazie alla comunione di molti si sono distribuiti aiuti in varie forme», spiega Monica, da Bangui. In marzo, ad esempio, con i Giovani per un mondo Unito di Bangui, continua Monica, «ci si è chiesti cosa fare concretamente per dare un contributo alla pace nel nostro Paese. Pensando al nostro ideale di fraternità, si è visto che l’arte di amare vissuta su larga scala potrebbe essere una risposta ed una soluzione a tante situazioni difficili che le persone stanno vivendo. Un’altra domanda che ci si è posti è stata, dove trovare in questo momento le persone? La risposta: nei campi profughi», una ventina solo nella capitale. Si è cominciato dal Seminario Maggiore, che ospita tutt’oggi più di 4.500 persone. Domenica 24 marzo, tra canzoni, musica e testimonianze, i giovani hanno lanciato un messaggio forte in favore della pace non solo ai rifugiati presenti, ma anche a tanti altri che si sono uniti. Purtroppo però la situazione è precipitosamente peggiorata con nuovi scontri nei quartieri. Nei mesi scorsi una «cellula di crisi» composta da membri del Movimento è nata per rispondere alle necessità di molti a Bangui.
Diverse le attività svolte: dalla distribuzione di semolino ai bambini di una scuola materna e elementare che non avevano accesso ad un’alimentazione adeguata, a quella di materiale scolastico a bambini che hanno interrotto la scuola all’inizio dell’offensiva militare perché era pericoloso recarvisi, con la nascita di un’associazione di insegnanti che svolgono attività di educazione alla pace. Da notare che il materiale scolastico è stato distribuito in cambio di giochi di armi da guerra, consegnati dai bambini. Sono poi stati erogati aiuti economici a giovani studenti in cambio di lavori di interesse comune, così come a persone nella necessità di coprire spese sanitarie per bambini e anziani o per l’affitto. Si sono inoltre realizzati programmi radiofonici su Radio Notre Dame per la sensibilizzazione alla pace, in cui far conoscere la Parola di Vita con testimonianze ed altri interventi sulla spiritualità dell’unità. (altro…)
31 Lug 2014 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Gerusalemme, 30 luglio 2014 – «La situazione a Gaza si sta deteriorando drammaticamente. Dopo la distruzione totale della centrale elettrica, che funzionava già solo parzialmente, la gente non ha più elettricità. Ieri G., una donna cristiana, ci ha detto che anche l’acqua comincia a scarseggiare. Due ore fa ci ha chiamato dicendo che nel giro di breve non ci sarebbe stata più linea telefonica e voleva assicurarci che sono ancora tutti vivi. Da lei si sono rifugiate tre famiglie che hanno le case distrutte o in pericolo. Hanno detto che l’amore tra loro li unisce fortemente e desiderano restare insieme, anche nel caso dovessero morire. La casa di H., già gravemente danneggiata una settimana fa, stanotte è stata fatta saltare del tutto da quattro missili. Ringraziano Dio di essere riusciti a salvare la vita perché si trovavano ancora per le scale quando è arrivato il primo missile. Nell’ultima telefonata ci hanno chiesto: “Pregate per noi, non poco ma tanto!”
L’appartamento di N. è stato bombardato 5 giorni fa. Vivono sulle scale, che credono il posto più protetto. Vorrebbero aggiustare il generatore per avere almeno qualche ora di elettricità, ma non ci riescono. Nadia ha detto che le sembra di vivere in un terremoto continuo e ne soffre tanto. Però, nel momento in cui ci siamo sentiti per telefono, era tanto grata perché dalle 15:00 avevano dichiarato 4 ore di cessate il fuoco. A Gaza ci sono una 50ina di persone che vivono la spiritualità dell’unità. Tutti contano anche sulle preghiere della famiglia dei Focolari nel mondo. Intanto, a Gerusalemme siamo andati a visitare una quindicina di feriti di Gaza trasferiti in un ospedale della città. Così abbiamo potuto conoscere una bambina di 4 anni che ha perso tutta la famiglia, Yazan di 5 anni, Abdul Karim 13 anni, Musleh 20 anni: uno ha perso un rene, ad un’altro è stata amputata una gamba ed un braccio… Ci veniva da inginocchiarci davanti ad ognuno e chiedere perdono. Continuiamo a pregare perché si sciolgano odio, sfiducia, paura e ritorni la Pace». Corres Kwak e Claudio Maina – Movimento dei Focolari in Terra Santa (altro…)
25 Lug 2014 | Chiara Lubich, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Tra la gente di Gaza prevale lo sconforto. Unico aiuto sono le parole del Papa e il sostegno delle tante preghiere nel mondo, come racconta una giovane donna del Movimento dei Focolari che vive nella Striscia e che per ragioni di sicurezza mantiene l’anonimato: «R. – Non esiste tregua al conflitto, vediamo solo morte, distruzione e rifugiati per le strade. È una cosa che non si può concepire, non si può credere. Vicino a noi c’è una scuola del servizio Onu per i Rifugiati, ci sono una settantina di persone che vivono in 50 metri quadrati, rifugiati sotto gli alberi. Come si fa a trovare pace in questa situazione? D. – Come è cambiata la vostra vita da quando è iniziato il conflitto? R. – Sinceramente, siamo un popolo già morto. Prima e dopo questa guerra nulla è cambiato. Siamo senza elettricità, senz’acqua, senza lavoro. I giovani stanno morendo psicologicamente: parli con loro e sembra di parlare con una persona di 70 anni senza aspettative nella vita e speranze. L’unica ambizione è avere almeno l’elettricità per due ore durante il giorno e trovare un po’ di carburante D. – Sia Hamas che le autorità di Israele finora hanno detto che non ci si può fermare, bisogna finire quanto iniziato. Lo pensa anche lei? R. – Noi non abbiamo nessuna aspettativa. Tutto quello che abbiamo è la preghiera. Rivolgerci a Dio e affidarci a Lui, perché non c’è nessun governo che ci possa aiutare né arabo né straniero, neanche l’Onu può fare niente. D. – E come può cambiare questa situazione? R. – Se le cose dovessero cambiare sarebbe solo perché chi ha responsabilità e potere si ferma al cospetto di Dio. Solo Dio può fare la differenza, può cambiare i cuori pieni di odio, può cambiare questa realtà di morte e sofferenza D. – Vi giunge notizia delle preghiere e degli appelli del Papa per voi? Servono a sostenervi? R. – Abbiamo ricevuto tutti i messaggi e gli appelli del Papa. Sappiamo che lui ci è vicino e chiede a Dio la nostra protezione con l’intercessione di Maria. E poi tutte le comunità cristiane intorno a noi ci chiamano ogni giorno per non farci sentire soli e ci sostengono con la preghiera. Tutto questo ci aiuta. D. – Lei appartiene al Movimento dei Focolari e quindi alla spiritualità dell’unità che si costruisce con l’amore scambievole, come dice il Vangelo. Come fa a metterla in pratica ora ? R. – Cerco ogni giorno al mattino e alla sera di tenere i contatti con famigliari e amici, sapere come stanno. Molti non hanno più una casa perché distrutta dalle bombe e noi stiamo accogliendo due famiglie rifugiate. Proprio ieri, parlando con loro dicevo: non pensate alla casa, alle cose materiali, l’importante è che siamo vivi e che stiamo insieme. L’importante è che ci siamo l’uno per l’altro. Poi, ogni giorno rendo lode a Dio per la grazia di un nuovo giorno di vita. Questo è già tanto: ancora esistiamo e ancora possiamo darci da fare. D. – Se potesse lanciare un appello cosa direbbe? R. – Vorrei rivolgermi a tutto il mondo, a nome del mio popolo, affinché torni a Dio, e si ricordi che a Gaza cristiani e musulmani siamo una sola famiglia, un unico popolo e un’unica vita, e stiamo subendo tutti la stessa sofferenza. Grazie». Fonte: Radio vaticana online
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