Movimento dei Focolari

Un posto per Gesù a Natale

Riportare Gesù al cuore del Natale non è un paradosso. In questo periodo, specialmente nei paesi ricchi, il consumismo e un certo sentimentalismo offuscano, se non addirittura escludono, la centralità della nascita di Gesù. Anche duemila anni fa non fu molto diverso: mentre erano in viaggio verso Betlemme, non trovando un alloggio, Giuseppe e Maria cercarono un rifugio di fortuna dove far nascere il Bambino. “Hanno sloggiato Gesù” ripetono i gen4, bambini del Movimento dei Focolari, in tutto il mondo. «Che almeno in tutte le nostre case si gridi Chi è nato! Fate nascere Gesù in mezzo a voi col vostro amore» era stato l’invito di Chiara Lubich. Da qui l’idea, nata nel 1996 e ripresa ogni anno, di realizzare delle statuine in gesso raffiguranti il Bambino e di offrirle per la strada o nelle piazze alle persone frettolose che forse non sanno, o non si ricordano, che Natale è prima di tutto la festa di Gesù. «Diciamo loro: vuoi portarlo a casa tua? Qualcuno risponde di no, qualcuno passa e non si ferma neppure. Ma altri si fermano e noi diamo loro queste statuine, o i presepi che abbiamo preparato. Nelle piazze delle grandi città, nei centri commerciali, nelle case di riposo per anziani, attiriamo l’attenzione con le nostre bancarelle, o con le feste che organizziamo per i bambini. È come un’onda di felicità che coinvolge tutti e riporta al centro del Natale il vero festeggiato». Per donare Gesù agli altri, cercano prima di conoscerlo meglio. Nella cittadella dei FocolariPace”, nei pressi di Tagaytay, nelle Filippine, si è svolto recentemente, per i gen4, un incontro di due giorni. Alla fine tutti i partecipanti hanno indirizzato a Gesù una letterina. Sam scrive: «Gesù ѐ il mio eroe. Quando ho paura, mi protegge. Quando sono buono, sono come lui». Kenneth: «Ti prego che la mia famiglia non si divida». Gioia scrive di aver imparato ad amare tutti, «anche i nemici, per primi, condividendo le sofferenze e le gioie degli altri». Ed April: «Grazie perché mi hai dato i genitori e una buona sorella».  In varie parti del mondo, sfidando il freddo o le difficoltà o l’indifferenza con un sorriso disarmante e il candore tipico dell’età, i gen4 aprono una finestra inedita sul Natale, riportando all’attenzione il suo vero significato. Dal Centro America, dove il Natale è molto sentito anche sotto l’aspetto religioso, ad esempio con la tradizione delle “Posadas”, che ricorda la difficile ricerca di un alloggio di Maria e Giuseppe, hanno scritto i gen4 di El Salvador e della Repubblica Dominicana. Walter Francisco, 8 anni, è impegnato con gli altri gen4. «Offrire i nostri Gesù a tutti quelli che ci passavano vicino è stata una esperienza molto bella!». Adriana e Juan Pablo sono due fratelli di 9 e 6 anni. «Prima siamo andati in una casa per bambini orfani e abbiamo condiviso con loro il cibo. Poi siamo andati a offrire i nostri Gesù Bambino, e le offerte che abbiamo raccolto le abbiamo donate ai poveri». La comunità di Santa Tecla per l’occasione aveva fatto una raccolta di cibo e giocattoli. «Li abbiamo portati anche ai bambini che puliscono i vetri delle macchine ai semafori». Nella città di Santo Domingo, più di quaranta bambini hanno lavorato alla realizzazione di 270 statuine del “Niñito”, che hanno confezionato con cura e offerto nelle strade dello shopping, in alcune parrocchie e in una scuola materna: «Gesù può nascere anche oggi, nei cuori di tutti», raccontano. Le offerte raccolte sono state inviate ai bambini di Porto Rico. (altro…)

Festival do Movimento Juvenil pela Unidade

Festival do Movimento Juvenil pela Unidade

IMG-20170901-WA0039“Sempre há tempo para amar”! É com este título desafiador que os adolescentes do Movimento dos Focolares da Região Sudeste convidam a todos os amigos e amigos dos amigos para o Festival do Movimento Juvenil pela Unidade, que será realizado de 30/09 a 01/10, na Mariápolis Ginetta. Muita alegria e muito aprendizado devem se revezar nesses dois dias, com músicas, gincanas, esportes, experiências e, acima de tudo, um amor fraterno circulando por todos os cantos. Participe e convide os adolescentes da sua cidade!

Cantieri estivi per costruire “uomini-mondo”

Cantieri estivi per costruire “uomini-mondo”

PolandDal Centro e Sud America all’Europa, dall’Africa al Medio Oriente: 50 cantieri per costruire “con la testa, le mani e il cuore” uomini aperti, inclusivi, uomini-mondo desiderosi di fare dono agli altri delle proprie ricchezze aprendosi al contempo a quelle degli altri. Ogni tre anni, i Ragazzi per l’Unità del Movimento dei Focolari promuovono una serie di workshop internazionali per formarsi alla cultura della fraternità in una dimensione mondiale, come antidoto alla divisione, all’intolleranza, alla deriva della divisione e dell’odio. Due le fasi di ogni cantiere: la prima per imparare a conoscere e rispettare la patria altrui come la propria. La seconda per realizzare concrete azioni solidali, specialmente nelle periferie più disagiate e con le persone più “scartate”: immigrati, senza tetto, orfani, ammalati, dei Rom. In Lituania i ragazzi del cantiere, di cui fa parte anche un gruppo proveniente dalla Svizzera, si recano in un ospedale per disabili e malati psichici, riuscendo a coinvolgere anche un giovane solitamente restio a ogni stimolo. A Škofia Loka, in Slovenia (piccolo Stato nel cuore dell’Europa), l’obiettivo è quello di coinvolgere i senza tetto. A Bratislava, ragazzi tedeschi e slovacchi si dedicano alla pulizia delle rive del Danubio, raccogliendo sei quintali di spazzatura. Ma ci sono anche concerti, “flash mob”, “Fiere dei popoli” in varie piazze dell’Est Europa, che suscitano l’interesse e la curiosità dei media. A Faro, alcuni ragazzi vengono intervistati dalla televisione nazionale. Nella cittadella croata il cantiere è un microcosmo internazionale: 280 ragazzi di 22 nazioni (con 12 traduzioni), tra cui Palestina, Israele, Libano, Giordania, Siria e Venezuela. «Quando ho parlato con i ragazzi del Venezuela – dice una ragazza della Terra Santa – ho capito che in tutti i Paesi ci sono problemi. Noi siamo in guerra, ma almeno abbiamo da mangiare. In Venezuela neppure quello. Così ho portato un cesto proponendo di mettere in comune quello che avevamo». Un’altra: «D’ora in poi, quando mi chiederanno quanti fratelli ho, dirò 280!». Un gruppo di ragazze, arrivando in volo dagli USA, aveva perso le valige, ritrovate dopo qualche giorno. Nel frattempo, abituate ad avere tutto, sperimentano cosa significhi dipendere dall’amore (e dai vestiti) degli altri. Anche questo è un dono. In Serbia, il cantiere apre a Cardak, un’ora di macchina da Belgrado. I ragazzi sono ospiti di una struttura statale in una zona boschiva, dove in precedenza erano passati centinaia di profughi sfollati dai Balcani: un simbolo di bellezza e dolore nel tormentato percorso di unità tra popoli, chiese, religioni. Anche loro sperimentano la diversità di religione (sono cristiani e musulmani) e di confessione (tra loro cattolici, ortodossi, luterani, riformati, anglicani), e alcuni non si riconoscono in nessun credo, ma tutti si sentono profondamente integrati. MexicoA Paztún, nella zona Maya Kaqchikel, in Guatemala, il cantiere del Centro America coinvolge 160 ragazzi di Panamá, Costa Rica, Honduras, El Salvador e Guatemala e un gruppo dell’etnia Quiché di santa Lucia Utatlán. Il taglio indiscriminato dei boschi, vera piaga del Paese, li spinge a piantare mille abeti (donati dal Comune) in un ettaro di territorio pubblico. Nel Cono Sud, Hombre Mundo assume i colori dell’interscambio solidale, con azioni che favoriscono la conoscenza reciproca e valorizzano la ricchezza del popolo sudamericano. Nel cantiere di Cunaco, in Cile, laboratori didattici e ricreativi e azioni di solidarietà. In Paraguay seminari, visite alla comunità guaraní di Ita e una giornata insieme ai ragazzi del Barrio San Miguel per realizzare murales e laboratori d’arte. In Uruguay i ragazzi si ritrovano a Nuova Vida, il centro sociale animato dai Focolari in una zona periferica di Montevideo, con attività per bambini, laboratori, tornei di sport e giochi. In Argentina condividono la vita dei loro coetanei dell’isola Margherita, nei pressi del Tigre, località a nord di Buenos Aires, sul delta del Rio de la Plata. In Italia, il caldo e l’afa non smorzano l’entusiasmo in molte città. Nella capitale il cantiere si svolge a Corviale, immenso quartiere dormitorio dove il degrado e la fatiscenza sono lo sfondo di storie di violenza e disagio. Qui si dedicano alla pulizia di un’area verde adibita a discarica, da far rinascere come area giochi per bambini. Sono solo alcuni esempi dei 50 cantieri che hanno coinvolto in diversi Paesi migliaia di ragazzi, tutti ingegneri e operai specializzati nella progettazione e costruzione più importante: quella di un mondo unito. (altro…)

Quelli del braccialetto bianco

Quelli del braccialetto bianco

teens 2Chi, come me, pur volendo dare sempre il meglio di sé, si è trovato in difficoltà? Volevamo trattare bene chi avevamo intorno ma abbiamo risposto male, volevamo aiutare ma siamo stati di intralcio, volevamo dare ma è prevalso l’egoismo. È per questo che io e alcuni miei amici abbiamo pensato a una possibile soluzione. Tutto è iniziato da due di noi che avevano riscontrato delle difficoltà a dare sempre il meglio di sé, allora hanno capito che il modo migliore per applicarsi era un supporto reciproco: è più facile voler bene e rispettare gli altri sapendo che qualcuno da qualche parte sta cercando di fare lo stesso. Stava iniziando a nascere una prima forma di “patto” per cui ognuno si impegnava nella sua realtà ad essere costante nella sua sfida a dare il meglio di sé nei rapporti con gli altri. Questa promessa però non si è fermata a loro, infatti ce l’hanno raccontata poco tempo dopo e, confrontandoci, ci siamo ritrovati nei loro panni. teens 3A quel punto abbiamo preso parte alla promessa anche noi mettendoci del nostro. Abbiamo, infatti, trovato un simbolo che ci aiutasse a ricordare il “patto” quotidianamente e che, di conseguenza, ci fosse di sostegno: un braccialetto di spago bianco. Abbiamo interiorizzato questo “patto” e lo abbiamo inserito nella nostra vita. Dato che ci è stato di grande aiuto, abbiamo deciso di diffonderlo nella nostra città raccontando l’esperienza a tutti quelli che conoscevamo. Da qui si è innescata una reazione a catena e la notizia di questo “patto” ha iniziato a diffondersi in tutta Italia. Nell’ultimo mese abbiamo ricevuto molte foto e racconti di esperienze di persone che hanno aderito; perciò adesso vogliamo invitare chiunque sia interessato ad attaccarsi al polso il braccialetto bianco e incominciare con noi questa sfida. Se volete altre informazioni oppure condividere con noi ciò che vivete, quello che di bello vi è successo a vivere così dando il meglio di voi ogni momento, scriveteci a: ilpattobraccialetto@gmail.com Le più belle testimonianze troveranno spazio anche sul nostro giornale “Teens”. Da Teens online (altro…)