11 Set 2018 | Chiara Lubich, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Era il 1975 e frequentavo la V ginnasio della cittadina in cui sono nato. Cicerone e la congiura di Catilina animano una disputa fra noi adolescenti: la libertà. La saggia professoressa apre un dibattito fra i sostenitori di Cicerone, relatore un mio compagno, e Catilina, relatore il sottoscritto. La difesa della libertà mi appassiona a tal punto che un applauso conclude la mia arringa. Da quel momento la libertà diventa il leitmotiv della mia vita. Ma cos’è la libertà? Ed io sono libero?». Francesco, italiano originario della Sicilia, ha 59 anni ed è sposato con Paola. Per il progredire della malattia, non può più muovere il corpo, né parlare. Ma può muovere gli occhi. L’anno scorso ha aperto un blog, su consiglio di un giornalista che l’aveva contattato per una breve intervista. Prima con i pollici, poi, per il progredire della malattia, con un lettore oculare, che richiede più tempo, Francesco comunica ciò che nel suo cuore acquista forza e dinamismo, mentre il corpo si va progressivamente immobilizzando. Titolo del blog: “SLA. Io sono libero”. Libero Di Amare. «Non sono uno scrittore, ma una voce interiore mi suggerisce le parole. Inizio a vedere un film della mia vita che non conoscevo. È la mia forza: comincio a scrivere alcune pagine. Ricevo messaggi che mi emozionano. Ho semplicemente donato alcuni miei pensieri e ricevo tanto amore: mi comunicano emozioni, dolori, gioie, vita!».
«Per tutta la vita ho cercato di ritagliarmi un momento, durante la giornata, per avere un colloquio intimo e personale con Dio. Non sempre ci sono riuscito, ma ogni volta che passavo accanto ad una Chiesa, salutavo, con un ciao, Gesù presente nel tabernacolo. Spesso entravo, per dedicargli un po’ del mio tempo. Rimanevo in silenzio, perché fosse Lui a parlarmi. Prima di andare via gli affidavo le difficoltà della giornata. A volte scherzavo: Gesù questo è un problema tuo, da solo non ci riesco. E non sono mai stato deluso». «Quante volte, pur avendo una vita piena di tutto, avvertiamo un senso di vuoto, di apatia, che vela la nostra vita di un velo di infelicità. Un uomo mi ha aperto uno spiraglio di luce: Agostino d’Ippona. Le sue Confessioni mi hanno preparato ad un incontro, che il primo agosto del 1976 mi avrebbe cambiato la vita: Dio è Amore e ti ama immensamente. Come posso corrispondere a questo amore infinito? Il Vangelo, che avevo letto ma non vissuto, mi diede la risposta: come puoi amare Dio che non vedi, se non ami il fratello che vedi? Fu una rivoluzione copernicana. Eravamo un gruppetto di amici a fare questa esperienza. Leggevamo il Vangelo e cercavamo di metterlo in pratica. Il mio cuore scoppiava di gioia e cominciai a sperimentare che il dolore è vita!».
«Ricordo ancora l’odore del mare, seppure la malattia mi abbia tolto l’olfatto, (…) sento l’acqua che mi sfiora la pelle, anche se non nuoto da tre anni. Eppure non ho nostalgia, né dolore, per quello che ero e per quello che sono. Chiudo gli occhi, e il mio corpo galleggia, non è un sogno, o mera follia, è il mio Signore, che mi ripete: non temere». «La SLA era impressa nel mio cuore, da quando ero nato, ma non ne ero consapevole, fino a qualche anno fa. Il mio codice fiscale inizia con SLA, e non è una coincidenza. Non credo nel fato, ma nella Fata che mi ha scelto come figlio suo e non mi ha mai abbandonato. Maria, la madre di Gesù, è la mia rete, come quella del trapezista. (…) È un’esperienza che si ripete, ogni qualvolta il dubbio mi assale e la speranza diventa una zavorra. Maria è sempre lì, e non posso più aver paura! (…) Maria mi aveva tracciato la via e Chiara Lubich mi ha insegnato a orientare, ogni mattina, la bussola su Gesù Abbandonato in Croce. È Lui il segreto per cercare la Verità». «Vivi l’attimo presente perfettamente e sarai in Dio eternamente, mi ha insegnato Chiara. E nell’attimo presente posso gridare, non con la voce, ma con il cuore: Sono Libero di Amare». Fonte: Il blog di Francesco (altro…)
7 Set 2018 | Chiara Lubich, Spiritualità
«L’Antico e il Nuovo Testamento formano un solo albero. La fioritura avvenne nella pienezza dei tempi. E l’unico fiore era Maria. Il frutto che ne seguì fu Gesù. Anche l’albero dell’umanità era stato creato ad immagine di Dio. Nella pienezza dei tempi, alla fioritura, avvenne l’unità fra Cielo e terra e lo Spirito Santo sposò Maria. Abbiamo dunque un solo fiore: Maria. Ed un solo frutto: Gesù. Ma Maria, seppure una, è la sintesi della creazio¬ne intera al culmine della sua bellezza, quando si presenta come sposa al suo Creatore. […] Maria è il fiore fiorito sull’albero dell’umanità nato da Dio che creò il primo seme in Adamo. È Figlia di Dio suo Figlio. Guardando una piantina di geranio, che s’apriva in un fiore rosso, mi domandavo e le domandavo: «Perché fiorisci in rosso? Perché dal verde cambi in rosso?» Mi sembrava una cosa così strana! Oggi ho capito che tutta l’umanità fiorisce in Maria. Maria è il Fiore dell’umanità. Ella, l’Immacolata, è il Fiore della Maculata. L’umanità peccatrice è fiorita in Maria, la tutta bella! E, come il fiore rosso è grato alla piantina verde con le radici e il concime che la fece fiorire, così Maria è, perché vi fummo noi peccatori, che costringemmo Dio a pensare a Maria. Noi dobbiamo a Lei la salvezza, Ella la vita sua a noi». Chiara Lubich, Maria trasparenza di Dio, pp. 85-87 (altro…)
5 Set 2018 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Mi sono ricordato della frase pronunciata da un amico: “L’idea di Dio deve crescere insieme a noi”. Era molto tempo che non cercavo più di capire qualcosa di Dio. Avevo bisogno di saperne da altri che ne sapevano più di me». Andrea, giovane universitario, tre anni fa ha lasciato il suo paese di origine, dove aveva un gruppo di riferimento in parrocchia, e si è trasferito in una grande città. Ma qui non ha trovato subito dei punti di riferimento precisi per la sua scelta di fede. Al Congresso ne ha conosciuti tanti. «Sono ancora in cammino e sto scoprendo aspetti nuovi di questa avventura, però ho delle certezze, dei punti di forza. Uno di questi è sicuramente la consapevolezza che la strada che mi si è aperta davanti è una strada comunitaria, da vivere con gli altri e per gli altri. Alle volte capita che me lo dimentichi e quindi necessito di una raddrizzata, ma dentro di me so che è così», conferma Nicholas. “Impegnati nel Noi” è stata una iniziativa svoltasi a Castel Gandolfo (31 agosto al 2 settembre), promossa dai Movimenti Diocesano e Parrocchiale, diramazioni del Movimento dei Focolari, e rivolta ai giovani impegnati nella Chiesa locale. Questi movimenti si propongono di irradiare il carisma dell’unità nelle parrocchie e nelle diocesi in cui prestano il loro servizio e di concorrere, assieme alle altre realtà ecclesiali, alla realizzazione di una “Chiesa comunione”, come auspicato nella Novo Millennio Ineunte, la Lettera apostolica indirizzata da Giovanni Paolo II ai sacerdoti e a tutti i laici, al termine del grande giubileo del Duemila. A questo scopo promuove e alimenta una unità sempre più profonda dei fedeli attorno ai parroci e ai vescovi, collaborando nelle diverse diocesi e proponendo una nuova evangelizzazione nelle parrocchie, secondo uno stile comunitario.
«Abbiamo scelto questo titolo – precisano gli organizzatori – per contribuire a realizzare quello che Papa Francesco spesso ci invita a fare: passare dall’“io” al “noi”, attraverso un discernimento comunitario che ci aiuti a crescere e a prendere delle decisioni condivise. Durante le giornate trascorse insieme i partecipanti si sono confrontati sulla propria fede, ma soprattutto sulla missione a cui si sentono chiamati, quella di portare la “buona novella” del Vangelo. L’esperienza di vita basata sulla spiritualità di Chiara Lubich ha fatto da sfondo, perché ogni carisma di Dio è per tutta la Chiesa e per l’umanità. La metodologia è stata la cultura dell’incontro: prendersi del tempo per conoscersi e per stare insieme. Per sentirsi comunità, “popolo di Dio”, in cui si può crescere, aiutati da quelli con cui si cammina insieme». L’esperienza del congresso si inserisce pienamente nel cammino verso il Sinodo dei vescovi sui giovani, che si svolgerà il prossimo mese di ottobre. «Sono risuonate in maniera molto forte le parole rivolte da Papa Francesco ai giovani italiani, radunati l’11 agosto scorso a Roma: “Non accontentatevi del passo prudente di chi si accomoda in fondo alla fila. Ci vuole il coraggio di rischiare un salto in avanti, un balzo audace e temerario per sognare e realizzare, come Gesù, il Regno di Dio, e impegnarvi per un’umanità più fraterna. Abbiamo bisogno di fraternità: rischiate, andate avanti!”». (altro…)
31 Ago 2018 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Nel 1984 mi recai con un gruppo di vescovi di diverse confessioni nella basilica di Santa Sofia a Istanbul. Restammo colpiti da questo edificio imponente, poiché vi potevamo percepire in maniera tangibile una presenza enorme della storia della Chiesa e dell’umanità. Ci trovavamo in un edificio dell’antica tradizione cristiana, dell’epoca in cui la cristianità era unita, in cui l’Asia Minore era centro del mondo cristiano; ma eravamo anche nel luogo in cui si consumò la rottura tra Oriente e Occidente e si spezzo l’unità. Nei grandi cunei della cupola vedevamo, enormi, le scritte tratte dal Corano, il sopravvento di un’altra religione sulla cristianità lacerata. Proprio davanti a noi erano posti alcuni cartelli che dicevano “Vietato pregare”. Un museo in cui la gente si aggirava con macchine fotografiche e binocoli, gironzolando di qua e di là guardando le bellezze artistiche lì conservate. Questa assenza di religione in quello che una volta era un luogo sacro era terribile. Fummo sopraffatti da questa cascata di eventi: unità originaria, unità lacerata, diverse religioni, niente più religione. I nostri sguardi vagavano disorientati in cerca di aiuto, quando all’improvviso – là! Sopra la cupola scintillava, dolcemente e senza farsi notare, un antico mosaico: Maria che offre suo Figlio. Lì ho capito chiaramente: sì, questa è la Chiesa: esserci, semplicemente, e a partire da se stessi generare Dio, quel Dio che appare assente. La parola Theotokos – madre di Dio, colei che genera Dio – acquistò per me improvvisamente un suono completamente nuovo. Capii che non possiamo organizzare la fede nel mondo; se nessuno vuole più sentir parlare di Dio, non possiamo batterci con la forza e dire “Guai a voi!”. Anche noi possiamo esserci semplicemente e portare alla luce, partendo da noi stessi, quel Dio che appare assente. Non possiamo fabbricare questo Dio, ma soltanto darlo alla luce; non possiamo affermarlo con argomentazioni, ma possiamo essere la coppa che lo contiene, il suo cielo nel quale, pur nella scarsa appariscenza, Egli rifulge. Ho così compreso non solo il nostro compito odierno come Chiesa, ma anche come la Chiesa sussista nella figura di Maria e come Maria sussista nella figura della Chiesa, come entrambe la figura e la realtà siano una cosa sola». Klaus Hemmerle, Partire dall’unità. La Trinità e Maria, pp. 124, 125. (altro…)
26 Ago 2018 | Chiara Lubich, Chiesa, Cultura, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Sposati da 31 anni, con cinque figli e la prima nipotina in arrivo, Gianni e Maria Salerno ne avrebbero tante di storie da raccontare e anche di suggerimenti pratici da offrire, specie alle coppie più giovani, sul tema dell’educazione dei figli. Ma per il loro contributo al Panel sulla “gioia e le sfide dei genitori nell’educare oggi”, tema centrale all’incontro di Dublino, che sta affrontando in un clima di festa e di preghiera argomenti importanti – quali il ruolo della tecnologia nella famiglia, il rapporto con la fede, le molteplici connessioni con il lavoro, l’economia, l’ambiente – hanno scelto di farsi portavoce del patrimonio di vita e di esperienza maturata in tanti anni dalle Famiglie Nuove dei Focolari, di cui da due anni sono i responsabili. Una “famiglia di famiglie”, che attinge alla spiritualità dell’unità di Chiara Lubich come una bussola che segna il nord nel cammino a volte faticoso della vita. Intervistati dal quotidiano cattolico “Avvenire”, Gianni e Maria hanno sintetizzato il loro intervento a Dublino: «Vorremmo sottolineare alcune “parole chiave” che ci sembrano molto utili nel rapporto con i figli e che possono essere vissute ovunque, in tutti i Paesi del mondo, indipendentemente dalla cultura cui apparteniamo. La prima è distacco. I figli non sono nostri, sono prima di tutto figli di Dio. È un atteggiamento che spinge a cercare il loro bene, nel rispetto della libertà di ciascuno, aiutandoli a scoprire il disegno di Dio per la loro felicità. Un’altra parola centrale è accompagnamento: facendo sentire la nostra vicinanza, i figli possono affrontare le difficoltà senza sentirsi soli, e si formano in questo modo alla responsabilità, all’impegno, all’allenamento costante della volontà. Vi è poi un verbo che è sempre stato fondamentale, nell’esperienza nostra e in quella di tante famiglie in tutto il mondo con cui siamo in contatto. Ed è ricominciare. Quando si sbaglia, quando vi è una difficoltà o l’amore viene a mancare, possiamo sempre mettere un punto e andare a capo, chiedendo scusa se magari abbiamo esagerato in un rimprovero, che spesso per i genitori è più un’occasione di sfogo che un intervento educativo.
Dovremmo cercare sempre di calarci in quello che i figli stanno vivendo. Solitamente usiamo un’espressione, camminare nelle loro scarpe, che esprime il desiderio dei genitori di sentire sulla propria pelle le loro emozioni, paure e difficoltà, esercitando un ascolto profondo e accogliente, prima di dare risposte affrettate. L’esempio, la condivisione e il dialogo sono fondamentali: in una famiglia si dovrebbe poter parlare di qualsiasi argomento e i genitori dovrebbero darne prova, captando con le loro antenne i messaggi anche non verbali lanciati dai figli che a volte, specie in età adolescenziale, suonano come delle vere e proprie provocazioni. Ancora: dedicare loro del tempo. Quanta fatica richiede, magari la sera, al termine di una giornata di lavoro, specie quando le idee non coincidono. Dovremmo lasciarci interpellare senza paura da loro e dal loro “mondo”, anche quando incalzano preoccupazioni di vario genere sulla salute, le compagnie che frequentano, la scuola o il futuro. Quando ciò avviene noi cerchiamo di fare tesoro di un consiglio prezioso: quello di occuparsi e non preoccuparsi, per evitare che la nostra ansia li renda più insicuri e meno liberi. Ciò che possiamo fare sempre, alla fine, è pregare per loro, affidandoli all’amore di Dio. Ci sono casi in cui i figli diventano ribelli, rifiutano il rapporto con i genitori, mettendo in atto comportamenti violenti, scelte discutibili, a volte gravi. Questo fa soffrire e destabilizza. La ferita dell’insuccesso educativo brucia e ci si chiede, come genitori: dove abbiamo sbagliato? Anche in questi casi dobbiamo ricordarci che si è genitori per sempre, e che la porta del nostro cuore va mantenuta sempre aperta. Non è facile, ma possiamo prendere come esempio da imitare Gesù crocifisso e abbandonato, che ha offerto il Suo dolore, trasformandolo in Amore. Come Lui, anche noi possiamo consumare la nostra sofferenza continuando ad amare concretamente i nostri figli e ogni prossimo che ci passa accanto, nella certezza che alla fine sarà l’Amore a vincere». (altro…)