Giu 5, 2012 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
“Mi chiamo Jay, sono di origine giamaicana e faccio il contabile. Lei è mia moglie Anna ed è insegnante di sostegno. E questi sono i nostri sei figli, che hanno dai 2 ai 12 anni.” Con queste parole la famiglia Rerrie si è presentata al Papa Benedetto XVI, durante la “Festa delle testimonianze” sabato 2 giugno in diretta TV da Milano, durante il 7° incontro mondiale delle famiglie. Per Jay e Anna Rerrie la spiritualità dell’unità li ha aiutati a mantenere saldi i rapporti fra di loro e unita la loro famiglia anche nei momenti di difficoltà. All’inizio del 2006, infatti, quando il mercato del lavoro è entrato in forte crisi, Jay ha dovuto trovarsi un’altra occupazione. Decisi a mantenere vivo tra loro, nonostante gli ostacoli, l’amore reciproco, affrontano questo momento con coraggio, anche se Anna, in attesa del quarto bambino, si chiede con una certa preoccupazione, come si sarebbero sostenuti quando Jay fosse stato licenziato. Decidono insieme che, nonostante la gravidanza, lei potesse tornare ad insegnare, e si trasferiscono in un’altra città dove una scuola aveva accettato la sua domanda. Qui anche Jay trova lavoro in un ufficio dove passa lunghe ore cercando di smaltire le moltissime pratiche inevase, dato che per quattro mesi nessuno se ne era occupato, riscuotendo per questo grande apprezzamento dal suo nuovo capo. A casa però non avviene la stessa cosa. “I bambini piccoli e la moglie a scuola: una ricetta per il disastro!” spiega Jay “Il tempo per stare insieme senza fretta manca sempre di più“. Anna trova difficile accettare questa situazione, essendo cresciuta in una casa dove la famiglia si è sempre riunita per la cena, mentre Jay spesso torna quando tutti sono addormentati. Nel frattempo, sempre in seguito alla crisi, anche questa ditta comincia ad avere delle difficoltà che si traducono, anche questa volta, nel suo licenziamento. La reazione comprensiva di Anna a questa dolorosa notizia è, per Jay, di conforto. Come conseguenza sperimentano una più profonda unità tra di loro. “I due mesi successivi – ricorda Anna – sono stati divertenti e snervanti insieme. Ma è stato fantastico avere Jay a casa!”.
Col passare dei mesi, i loro risparmi si riducono, ma non per questo smettono di credere e di sperare e alla fine, arriva una telefonata. L’offerta di un lavoro migliore, molto più vicino a casa, dagli orari abbastanza compatibili con la vita della famiglia. “Ciò che è importante è cercare di mantenere l’armonia e il rapporto di unità fra di noi con l’amore reciproco. Anche se la vita non è facile. Perenni corse contro il tempo, affanni e incastri molto complicati…– dicono al Papa Anche da noi, negli Stati Uniti, una delle priorità assolute è mantenere il posto di lavoro, e, per farlo, non bisogna badare agli orari e spesso a rimetterci sono proprio le relazioni famigliari.” «Penso di capire questo dilemma… – risponde loro il Santo Padre – Quindi, vorrei qui invitare i datori di lavoro a pensare alla famiglia, … affinché le due priorità possano essere conciliate. … Mi sembra che si debba naturalmente cercare una certa creatività…ma, almeno ogni giorno, portare qualche elemento di gioia nella famiglia, di attenzione, qualche rinuncia alla propria volontà per essere insieme famiglia…. E finalmente, c’è la domenica, la festa…giorno del Signore… anche “giorno dell’uomo”, perché siamo liberi. Questa era, nel racconto della Creazione, l’intenzione originale del Creatore: che un giorno tutti siano liberi. In questa libertà dell’uno per l’altro, per se stessi, si è liberi per Dio. E così penso che difendiamo la libertà dell’uomo, difendendo la domenica e le feste come giorni di Dio e così giorni per l’uomo. Auguri a voi! Grazie ». (altro…)
Mag 12, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Flickr foto galleria: http://www.flickr.com/photos/run4unity Dalle ore 15 alle ore 16 (nei diversi fusi orari) migliaia di ragazzi di etnie, culture e religioni diverse saranno protagonisti di gare sportive unite ad azioni all’insegna della pace e della solidarietà. Numerosi gli incontri dei ragazzi con personalità civili e religiose. Il primo start scatta in Nuova Zelanda. Il testimone passerà, ora dopo ora, attraverso i Paesi dell’Asia e del Medio Oriente, in Europa e Africa. Infine attraverserà il continente americano: gli ultimi a partire saranno i ragazzi di Vancouver in Canada. Alcune staffette sono in luoghi segno di pace e di unità: Sydney (Australia) nel Bicenetennial Park passando vicino alla Campana della Pace; Schengen (Lussemburgo) corsa nella località famosa per gli accordi sul superamento delle barriere alle frontiere in molti Paesi d’Europa; Berlino (Germania) staffetta alla Porta di Brandeburgo, segno di unità della Germania; Belfast (Nord Irlanda) ragazzi dell’Irlanda del Nord e della Repubblica d’Irlanda insieme nel parco di Stormont Estate, sede del Parlamento, con politici cattolici e protestanti e di diversi schieramenti. Numerose staffette vedono la partecipazione di ragazzi cristiani appartenenti a diverse Chiese. In vari Paesi Run4unity sarà realizzata da ragazzi di religioni, culture ed etnie diverse che correranno insieme per testimoniare il loro impegno di pace e unità: New Delhi (India) Run4unity toccherà luoghi sacri sikh, indù, musulmani e cristiani con ragazzi delle quattro religioni; Karachi (Pakistan) insieme ragazzi cristiani, musulmani e indù; Cesarea Marittima (Terra Santa) dove saranno insieme ragazzi di religione ebraica, musulmana e cristiana; New York (USA) insieme ragazzi cristiani e musulmani nella Moschea Malcolm Shabazz di Harlem.
Sul sito www.run4unity.net come sulla pagina Facebook e sul canale YouTube aggiornamenti in tempo reale degli eventi in programma con informazioni, foto e video. Sabato 12 maggio sul sito saranno visibili e scaricabili tre brevi trasmissioni (alle 10 – 14 – 20 ora italiana) con notizie e aggiornamenti da varie città dei 5 continenti, realizzati dagli stessi ragazzi. Le attività in programma il 12 maggio si inseriscono nel più vasto progetto “Coloriamo la città” che i Ragazzi per l’unità portano avanti per “colorare” con azioni di solidarietà i luoghi nei quali prevalgono povertà, conflitti, emarginazione, squilibri economici e sociali (www.teens4unity.net). (altro…)
Mag 10, 2012 | Chiara Lubich, Dialogo Interreligioso, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità

Serenella Silvi accanto a Chiara Lubich all’uscita della moschea il 18 maggio 1997
«Un momento luminoso nel rapporto tra cristiani e musulmani». Così titola un giornale newyorkese nel dare la notizia di quanto avverrà proprio a New York il prossimo 20 maggio, nella Moschea di Malcolm Shabazz, con l’evento “Our Journey Towards the Excellence of the Human Family”. È il ricordo di quel patto senza precedenti stretto tra due leader: l’Imam W.D. Mohammed, e Chiara Lubich, di lavorare insieme per la realizzazione della fraternità nella famiglia umana. Approfondiamo quanto è successo allora, nel racconto di Serenella Silvi, testimone diretta di quegli eventi. Quel giorno ad Harlem, accanto a Chiara. «18 maggio 1997. Il ricordo di quel giorno rimarrà per sempre nella mia anima. Ero accanto a Chiara quando insieme abbiamo varcato la soglia della Moschea Malcolm Shabazz, entrambe col capo coperto dallo chador. La folla era tanta. Chiara si era preparata con grande impegno. Sentiva che stavamo per vivere un momento molto importante. Entrando l’atmosfera aveva qualcosa d’incredibile, poi durante il suo discorso era come se stesse parlando ad un gruppo di persone che conosceva da anni. Finito il programma, stavamo uscendo insieme, quando improvvisamente mi ha preso sotto braccio. “Vieni”, ha detto, “ho bisogno che tu traduca per me”. L’ho seguita nell’ufficio dell’Imam Izak-El M. Pasha, dove era appena entrato anche l’Imam W.D. Mohammed. “Imam Mohammed”, ha detto Chiara, “facciamo un patto, nel nome dell’unico Dio, di lavorare assiduamente per la pace e l’unità”. La risposta dell’Imam Mohammed è stata immediata. “Questo patto è suggellato per sempre”, ha detto. “Dio mi sia testimone che tu sei mia sorella. Io sono tuo amico e ti aiuterò sempre”. È stato un momento molto forte. Erano due grandi leaders che stavano rispondendo ad una chiamata di Dio, quella di dar vita ad un mondo di pace e di amore, e avevano compreso che, lavorando insieme, avrebbero contribuito a farlo diventare realtà. L’Imam Mohammed e Chiara Lubich provenivano da due culture e da due religioni molto diverse tra loro. Erano a conoscenza l’uno dell’altra, ma quel giorno si incontravano per la prima volta di persona. Nell’invitare Chiara, l’Imam aveva compiuto un grande atto di fiducia, sicuro che lei sarebbe stata in grado di aiutare la sua gente.
Lasciando la stanza, ho tentato di accompagnare Chiara al piccolo ascensore che poteva portarci all’uscita dal terzo piano della moschea dove ci trovavamo. Ma Chiara ha rifiutato. “Lasciami camminare tra queste persone”, ha detto. Già amava i sostenitori dell’Imam W.D. Alcuni di noi, con lei in macchina, commentavano quell’evento quando, d’un tratto, Chiara ha chiesto carta e penna. Voleva scrivere al Movimento dei Focolari nel mondo, che quel giorno era successo qualcosa di importante. Stava cercando le parole adatte, quando le vennero in mente alcune espressioni dei Gen 3, i giovani del Movimento, usate per descrivere il loro recente congresso: “È stato super… è stato mega!”. Imam Pasha aveva preparato l’ambiente con tanta cura e, in seguito, ha continuato a mantenere viva nella sua comunità la realtà vissuta. Da quel giorno in poi, ogni volta che visitavo la Moschea, avevo l’impressione che chiunque incontrassi per la strada sapesse di Chiara, cosa era successo e ci riconoscesse come suoi seguaci. Ci chiedevano sempre come stava, cosa stava facendo, dove viaggiava. Un momento di Dio! Anzi, un grande momento di Dio! Non capita tutti i giorni, e sento che dobbiamo far di tutto perché continui attraverso la nostra vita, per portare avanti i frutti di unità che questo incontro ha generato». Di Serenella Silvi Già editore della rivista americana Living City, Serenella Silvi nel 1997 era co-responsabile del Movimento dei Focolari della regione della Costa Orientale degli Stati Uniti . (altro…)
Feb 26, 2012 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
L’Unione di 50 Stati, conosciuta come Stati Uniti d’America, si estende su un vasto territorio dall’estremo nordovest dell’Alaska all’estremo sudest della Florida.
I primi focolarini arrivano dall’Italia nel 1961. In quegli anni si aprono i primi centri del Movimento a Manhattan, Chicago e Boston; verso la fine del ’70, a San Antonio e Los Angeles, seguiti dai centri di Washington, D.C., Columbus e Atlanta. La “Mariapoli Luminosa”, situata a Hyde Park (NewYork) e inaugurata nel 1986, è il cuore del Movimento in Nord America. “Sono stata profondamente colpita da questo Paese, ho avuto una bella impressione – ebbe a scrivere Chiara Lubich nel 1964 durante il suo primo viaggio a New York – (…) Mi sembra particolarmente adatto allo spirito del Focolare. Non c’è aria di superiorità etnica, ma un chiaro senso di internazionalità. Vi è la semplicità. Alla Messa ho pregato per il Movimento in questo continente e spero che Dio ascolti la mia preghiera perché sto pregando per la diffusione del Suo regno”.
La sua preghiera viene ascoltata. Infatti, nel corso degli anni fioriscono comunità in tutto il Paese. Con la crescita del Movimento dei focolari si sviluppano i dialoghi con altre religioni. Con gli ebrei che vengono a contatto con la Spiritualità dell’unità, il dialogo si esprime nella vita quotidiana, nella collaborazione professionale e nello studio teologico. Un fraterno “dialogo della vita” si sviluppa con i musulmani seguaci dell’Imam W.D Mohammed in ogni angolo del Paese. Chiara visita gli Stati Uniti per ben sette volte. Nel 1990 evidenzia di aver “colto i vari segni d’un mondo unito” in questa terra. Nel maggio 1997, ospite dell’Imam W. Deen Mohammed, parla della spiritualità dell’unità a circa 3000 musulmani riuniti alla Moschea Malcolm Shabazz, di Harlem. Al Palazzo di vetro delle Nazioni Unite, poi, in un simposio organizzato in suo onore dalla WCRP (Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace), parla dell’unità dei popoli. Infine, le viene conferita una laurea h.c. dalla Sacred Heart University di Fairfield (Connecticut).
Nel 2000, l’Imam Mohammed la invita a tornare negli Stati Uniti: “L’America ha bisogno del tuo messaggio”– dice. Il 2 novembre di quell’anno, 5000 tra cristiani e musulmani si radunano a Washington D.C. per un incontro promosso dalle due comunità intitolato “Faith Communities Together” (Comunità di fede insieme). Incontri di questo tipo si moltiplicano in varie città, con eventi annuali che somigliano di più a riunioni di famiglia che ad incontri di dialogo. In quello che è il suo ultimo viaggio negli USA, Chiara riceve una laurea honoris causa in pedagogia all’Università Cattolica di Washington D.C., con una sala gremita da oltre 3.000 persone tra cui ebrei, buddisti, indù e numerosi musulmani afro americani, a sottolineare il contributo dei Focolari al dialogo tra le religioni. Intanto, mette radici il progetto dell’Economia di Comunione con 19 aziende che operano in campi diversi: come l’ingegneria ambientale, l’arte, l’istruzione, l’agricoltura, il tempo libero e la consulenza aziendale.
La recente visita, nel 2011, dell’attuale presidente dei Focolari Maria Voce e del co-presidente Giancarlo Faletti, in occasione del 50° anniversario dell’arrivo del Movimento in Nord America, raduna 1.300 persone rappresentanti delle molte comunità del Canada, Stati Uniti e Caraibi, compresi ebrei e musulmani afroamericani. E sempre per il 50° anniversario, esce il volume “Focolare – Living a Spirituality of Unity in the United States”. Il libro cerca di rispondere alle domande sul Movimento oggi, attraverso storie avvincenti di una varietà di Americani (bambini, giovani, coppie di sposi, anziani, single, suore, sacerdoti e vescovi che fanno parte dei Focolari), le cui vite sono state trasformate dall’incontro con Gesù. I lettori vi possono scoprire i valori spirituali e pratici essenziali del Focolare, i vari ‘sentieri vocazionali’ dei suoi membri e la sua efficacia nell’impegno per sostenere i valori della cultura americana come la felicità, la libertà, la comunità e l’impegno per il bene comune nella vita pubblica.
Mariapolis Luminosa
NY Incontro Giovani
NY celebrazione 50esimo
Fordham Uni – St Patrick’s Cathedral
St Patrick’s Cathedral
Focolarini
Washington DC
Chicago – Giovani
Chicago – Incontro Interreligioso
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Feb 26, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Nel 1979, la nostra famiglia si è trasferita a North Riverside, un sobborgo di circa 6.000 abitanti, vicino a Chicago. Durante quel periodo venimmo a sapere che nostro figlio David, gravemente handicappato, aveva bisogno di terapia intensiva. I nostri vicini, compresi anche i vigili del fuoco, ci hanno aiutato, ogni giorno, per sei anni, per far sì che David potesse un giorno riuscire a camminare e a parlare. Mi ricordo di aver chiesto a Dio che ci mostrasse il modo di fare anche noi qualcosa per la nostra città e la sua gente. Non molto tempo dopo, il nostro ex-sindaco scrisse una lettera chiedendo idee per un programma di servizi di quartiere per cui vi sarebbero stati dei responsabili per ogni isolato. Risposi alla sua lettera raccontandogli la mia esperienza. Qualche tempo dopo, mi chiese se potevo essere io a coordinare il programma. C’erano 72 responsabili, uno per ogni isolato di North Riverside. Pensai di proporre loro di mirare a far diventare il loro isolato una famiglia, in cui nessuno si sentisse più solo. Abbiamo adattato “i punti dell’arte di amare”, di Chiara Lubich, e ne son venuti fuori quattro che ho chiamato “L’Arte del Prendersi Cura”. In ogni incontro dei responsabili prendevo uno dei punti e lo illustravo con un’ esperienza concreta su uno di questi punti. All’inizio utilizzavo esperienze mie e della mia famiglia , oppure storie di persone famose. Dopo un paio d’anni, però, loro stessi cominciarono a comunicare agli altri ciò che avevano fatto per vivere i punti del “prendersi cura”.
Una delle prime esperienze riguardava una nuova arrivata che aveva l’abitudine di lasciare i suoi cani fuori ad abbaiare, dalla mattina presto fino alla sera tardi. Invece di lamentarsi e chiamare la polizia, il responsabile e i vicini si misero ad “amare i loro nemici” cercando di stabilire un rapporto con la proprietaria, preparando dei biscotti per lei ed aiutandola perfino a prendere i cani quando scappavano dal cortile. Solo allora le fecero presente la loro preoccupazione che il continuo abbaiare potesse disturbare un bambino appena nato loro vicino. Il sindaco non solo incoraggiava queste azioni individuali, ma cercò anche, attraverso i responsabili degli isolati, di coinvolgere tutto il villaggio nel “prendersi cura degli altri”. Ad esempio, quando arriva un nuovo residente, i responsabili gli danno il benvenuto con pacco regalo. Si interessano delle persone, specialmente di quelle che soffrono. Mandano loro un biglietto, portano viveri, ascoltano i loro problemi… “Ci serviamo del mail per comunicarci queste necessità, come in una famiglia, e così tutti sappiamo chi ha bisogno di aiuto” – raccontano.
Alcuni responsabili spesso si offrono di portare qualcuno dal medico o far la spesa per chi è confinato in casa. “Proprio di recente abbiamo pubblicato un libretto con le esperienze fatte nell’arco di vent’anni; ed anche con delle idee per aiutare chiunque voglia vivere la ‘Regola d’Oro’ di fare agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te” – continuano. Il libretto è stato distribuito a medici, assistenti sociali, insegnanti e politici; e a tutti quelli che vogliono fare la differenza nel loro angolo di mondo. “L’Arte del Prendersi Cura” si è anche estesa da North Riverside ad altre città. In uno degli incontri tra delegazioni di varie città, il redattore del bollettino d’informazione ha detto: “Quando parlo di North Riverside ai miei concittadini, mi dicono che una città del genere non può esistere. Ed io rispondo: Venite e vedrete!” Leggi più: http://www.northriverside-il.org/departments/recreation/neighborhoodservices.html (altro…)