Apr 10, 2011 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Quando si arriva a Chicago dalla East Coast ci si accorge subito di essere in un altro mondo. La città si stende lungo l’immenso lago Michigan per 50 chilometri, e la panoramica – anche la sera quando atterriamo all’aeroporto Midway nel centro della città – è impressionante con i grattacieli che si stagliano sullo sfondo, moderni ed illuminati. Venti superano i 200 metri d’altezza e 240 arrivano ai 100. Anche qui la popolazione è multietnica, ma diversa da New York e Washington. Colpisce, per esempio, sapere che Chicago, la terza città degli USA con quasi tre milioni di abitanti – arriva a 9 con tutti i sobborghi – è la seconda città polacca del mondo (tanti sono gli emigranti dal Paese europeo) ed ha notevoli gruppi di origine greca e italiana. Le diverse comunità per decenni e, a volte per un secolo, hanno mantenuto identità ben stagliate con quartieri tipici della loro provenienza. Negli ultimi decenni con le nuove generazioni si nota una maggiore integrazione. Alcuni quartieri hanno problemi non indifferenti di ordine pubblico. Spesso si consiglia di non attraversare una certa strada se non si vuole incappare in imprevisti spiacevoli. Ma, qui nell’Illinois e in tutto il Mid-West i valori religiosi e tradizionali sono ancora importanti e le famiglie ci tengono a trasmetterli ai figli. I Focolari sono arrivati a Chicago poco dopo l’apertura negli USA, cinquant’anni fa. Nella zona di Hyde Park fin dal 1966 c’è un Centro Mariapoli alloggiato in una grande mansion – casa in tipico stile americano del XIX secolo – che la diocesi ha messo a disposizione dei Focolari. Accanto, in una casa altrettanto bella, ha sede la comunità femminile. La zona, da due anni, è oggetto di controlli stretti e severi. In fondo alla stessa strada, infatti, abitava Obama, che la prossima settimana, ci dicono, sarà qui. Il focolare maschile a venti minuti di auto – traffico permettendo – si trova in uno dei sobborghi, Berwyn. A poca distanza si trova il River Side North, un’altra cittadina con una sua municipalità ed un suo sindaco. Qui Carol, una volontaria che ha conosciuto il Movimento ancora negli anni ’60, ha dato vita ad un’esperienza coinvolgente. Con un figlio portatore di gravi patologie, Carol, resa particolarmente sensibile alle problematiche legate alla sofferenza, si è guardata attorno ed ha costruito ponti con decine di persone che soffrivano per vari motivi nel suo vicinato. Progressivamente si è creato un vero movimento della cura reciproca, che ha scatenato una rivoluzione sociale, animata da quelli che ormai tutti chiamano l’esercito degli angeli, e sostenuta dall’amministrazione locale. Un vero modello sostenibile di cura reciproca soprattutto nell’ambito di persone vulnerabili sia a livello fisico che morale. Dall’esperienza è nata una vera arte della cura e della premura verso chi soffre. Altre amministrazioni hanno contattato quella di River Side North per una collaborazione alla soluzione di problemi che paiono insormontabili. Anche il Presidente delle Bahamas, venuto a conoscenza dell’esperienza, ha chiesto un contributo per applicare la stessa metodologia all’interno del suo Paese.
Sabato pomeriggio, proprio nella palestra all’interno della sede dell’amministrazione municipale di River Side North, i giovani dei Focolari hanno organizzato un incontro per giovani. Hanno invitato amici e non solo, usando contatti personali, internet e face book. Difficile per tutti loro prevedere quanti sarebbero arrivati. Alla fine il palazzetto era pieno, circa trecento giovani provenienti anche da altri stati vicini. Il programma era coraggioso: una presentazione della vita di Chiara Luce Badano, accompagnata da alcune esperienze dei giovani del Movimento vissute oggi, nei contesti dell’università e del lavoro. Una ragazza, ballerina, è venuta dall’Ohio per l’occasione ed ha offerto un delicatissimo pezzo di danza. Un’altra ha composto una canzone su Chiara Luce e la sua santità.
Proprio da questo ha preso spunto Maria Voce che, salita sul palco per salutare i giovani, ha sottolineato che Dio ancora oggi si rivolge a ciascuno invitando alla santità, e lo fa attraverso persone come Chiara Luce che sottolineano come ci si possa far santi con l’aiuto di altri: la famiglia e gli amici che vivono per gli stessi ideali. La presidente dei Focolari ha concluso con un appello senza mezzi termini: «Vuoi farti santo? Se vuoi perché non lo fai?». La risposta è stata un’ovazione, segno che ha colpito nel segno. Anche oggi c’è voglia di santità nel Mid-West degli USA, come in tutto il mondo.
Roberto Catalano
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Apr 8, 2011 | Centro internazionale, Focolari nel Mondo
«Gli Americani vedono davanti a loro sempre una nuova frontiera da superare. Per questo sono arrivati fin sulla Luna. Non volete arrivare all’unità?» Così Maria Voce ha concluso il suo saluto alla comunità dei Focolari di Washinghton, presso la Catholic University of America dove si sono radunati, nella serata del 7 aprile, circa trecento persone per salutare la Presidente dei Focolari, fermatasi nella capitale statunitense per due giorni arricchiti, soprattutto, dall’incontro con la storia del Paese.

©CSC
La serata ha presentato uno spaccato fantasmagorico di razze, culture, gruppi etnici e colori, vera immagine di questa città, capitale degli USA, ma, soprattutto, sede di momenti che hanno fatto la storia dell’America e del mondo. Basta pensare alla Dichiarazione d’Indipendenza, ai discorsi di Abramo Lincoln e a quelli più vicini a noi, che molti ricordano, di Martin Luther King e John F.Kennedy: ‘I have a dream’ e ‘la nuova frontiera’. Maria Voce con Giancarlo Faletti aveva visitato in mattinata i punti storici della capitale, cogliendo i valori che hanno costruito questo popolo fatto di popoli: la semplicità, la concretezza, l’umiltà, la capacità di perdonare, l’apertura alla novità, l’ottimismo, la possibilità di fare sempre qualcosa anche quando le porte si chiudono. «Sono tutti doni straordinari – ha sottolineato Maria Voce – contributi dei molti popoli, venuti in queste terre a cercare un benessere che non avevano nei loro Paesi, magari a cercare l’oro in Colorado, ma soprattutto in cerca della libertà.» E la libertà in America si vive nell’aria che si respira e nel profondo del cuore di ognuno che ha scelto di vivere nel ‘nuovo mondo’. «Avete raggiunto il sogno della libertà. Forse però si può fare qualcosa per l’unità che pure avete raggiunto, in un certo senso, perché siete molti popoli uniti» – ha continuato la presidente del Movimento. Dai contatti avuti in questi giorni, però, confessa di aver percepito il rammarico di tanti per vivere in un ambiente troppo individualista. Maria Voce dice di aver colto nella musica – e la cosa sorprende molti in sala – l’anima americana. Gli spirituals, il jazz, il rock e il rap esprimono, con una sincerità più forte delle parole, l’anelito profondo di unità di questo popolo. «Qui la spiritualità dell’unità può fare qualcosa per realizzare il vostro sogno. […] Dio ha mandato anche qui il carisma dell’unità. E’ un dono che non può lasciarmi indifferente se l’ho ricevuto». 
©CSC
Tutta la serata aveva mostrato come i presenti, nelle loro diversità etniche e religiose, provenissero da tutti gli angoli del mondo: Europa, Asia, Medio Oriente, Africa. Coloratissima la presenza di una trentina di camerunesi Bangwa, con la Mafua Cristina, in questi giorni negli USA. Preziosa quella di un gruppo di musulmani afro-americani, guidati dall’imam Talib Sharif che ricorda come, nel 2000, quando Chiara Lubich lanciò l’operazione Washington fra i Focolari e gli afro-americani di religione musulmana, prestava servizio militare. L’incontro lo coinvolse profondamente al punto che, uscendo per andare alla stazione e tornare in caserma, si trovò a cercare con lo sguardo la gente del Focolare. Non la trovava, ma sapeva di aver costruito qualcosa che sarebbe continuato nel rapporto che Chiara e l’Imam W.D.Mohammed avevano stabilito e coltivato. Stasera ha testimoniato con altri fratelli e sorelle musulmani afro-americani che quel rapporto si è rafforzato ed è cresciuto nel tempo. Uno sguardo alla sala, alla conclusione delle due ore d’incontro, fa capire come qui alla Catholic University of America si sia sperimentato quanto può essere vero il sogno espresso dal sigillo dei documenti del governo degli USA: E pluribus unum, da molti uno. «Non significa essere tutti uguali, ma uniti» ha precisato Maria Voce. Dall’inviato Roberto Catalano
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Apr 2, 2011 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Da vicino è un’altra faccenda. Infatti, li avevano visti più volte in videoregistrazioni, conoscevano il timbro della loro voce, sapevano della loro semplicità, ma erano pur sempre la presidente e il co-presidente di uno dei movimenti ecclesiali mondiali più numerosi e certamente il più diffuso geograficamente. Dunque era comprensibile – come ha rivelato a metà programma una giovane coordinatrice – che tra i 130 gen statunitensi (i giovani più impegnati della compagine focolarina) l’ansia fosse ai livelli di guardia. Ma poi tutto è scomparso poco dopo l’inizio dell’atteso appuntamento, svoltosi nella cittadella Luminosa (imbiancata da una leggera nevicata), a due ore di auto a nord di New York. «Con la vostra immediatezza ci avete messi a nostro agio e stiamo davvero bene con voi», ha spiegato la ragazza rivolgendosi a Maria Voce e Giancarlo Faletti. Si trattava della prima volta per gli uni e per gli altri e la sintonia è scoccata sin dal primo momento. Tanto che i due ospiti speciali hanno detto all’unisono che immaginavano dal Cielo la fondatrice Chiara Lubich guardare con gioia quei volti giovanili.
Due ore effervescenti, con musica e immagini, confidenze e domande. Due ore lievi ed intense, in cui i giovani hanno messo al corrente della condizione (e dei disagi) della loro età nell’attuale società Usa e delle difficoltà a parlare di Dio e della Chiesa ai coetanei. Particolarmente condizionanti le elevate tasse universitarie (da 10 a 60 mila dollari annui) e la polarizzazione della politica tra democratici e repubblicani. Allo stesso tempo desideravano ricevere pareri e indicazioni, frutto del carisma dell’unità.
«Siete figli di Chiara, ricchi della sua eredità e consapevoli di portarla a tutti: più la si divide, più aumenta. Siete giovani e forti, e la gente, anche se non lo sa, sta aspettando di essere coinvolta nel progetto di unità del mondo», ha detto Maria Voce. «Non perdete il tesoro di Gesù – ha successivamente indicato –. Lui vivo, vero e risorto, vuole essere tra voi e con voi camminare nelle strade della vostre città per annunciare, sanare, consolare». E proprio in questa prospettiva Giancarlo Faletti ha sottolineato il legame vitale con la Parola e l’Eucaristia: «Gesù è di una potenza incredibile ed è vicino alle vostre speranze».
Insomma, il cuore del sogno americano (chiunque ce la può fare) trova una sua alta prospettiva nel mandato spirituale appena ricevuto. Un compito impegnativo, che stimola ed esalta questi giovani dai tratti somatici molto differenziati. Provare a diventare il numero uno è esaltante, ma quante responsabilità vi sono collegate! Cosicché una ragazza di San Antonio dice diretta, rivolgendosi a Maria Voce: «Grazie di aver accettato di essere presidente». Dall’inviato Paolo Lòriga [nggallery id=24]
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Mar 30, 2011 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Qui,
alla “Luminosa”, cittadella dei Focolari per il Nord America, in fatto di accoglienza non sono secondi a nessuno. Per la venuta di Maria Voce e Giancarlo Faletti viene da supporre che abbiano predisposto uno dei più lunghi inverni dell’ultimo periodo in modo che un po’ di neve potesse ancora corredare e rendere più suggestiva la scenografia di boschi e prati lungo le strade e attorno alle abitazioni. Quando poi i due illustri ospiti si sono recati in visita all’edificio ad un piano che accoglie la redazione della rivista Living City e l’editrice New City Press, ecco che un gruppetto di agili cervi è passato a una decina di metri dai visitatori tra lo stupore generale. «Mai successo prima», notavano i residenti. «Potenza dei media», il parere di altri. Lasciata Montréal, la presidente dei Focolari ha raggiunto “Luminosa”, come prima tappa della sua “scoperta” degli Stati Uniti, dopo una giornata di viaggio in auto, comprensiva degli adempimenti alla frontiera, con tanto di foto digitale del volto e di impronte elettroniche delle dieci dita. È la prima volta che la presidente e il co-presidente giungono negli Stati Uniti. Un tripudio di gioia è stata l’accoglienza al loro arrivo nella cittadella, che si trova nella zona di Hyde Park – famosa per aver dato i natali al presidente Roosvelt –, a due ore di auto da New York. Uno striscione colorato di benvenuto con annessi palloncini ha anticipato, all’inizio della strada verso la cittadella, la festa tributata dagli abitanti sotto lo sventolio della bandiera a stelle e strisce degli Usa e il vessillo dei Focolari, grande stella oro in campo azzurro, disegnata proprio qui da Chiara Lubich nel 1990.
La fondatrice dei Focolari ha fatto visita alla cittadella nel 1990 e nel 1997. Segni di vicinanza e di partecipazione ad un progetto che le stava a cuore per questa immensa ed influente nazione. La prima idea fu manifestata da Chiara nell’ottobre 1984. Da allora fu iniziata la ricerca della località più adatta e prese avvio una raccolta di denaro, sostenuta dalla generosità di tanti e da interventi della Provvidenza. Fu inaugurata il 14 settembre ’86, anche se Chiara, all’ultimo momento, non poté intervenire per ragioni di salute. Ma questa assenza assegnò valore profetico al contenuto del messaggio che indirizzò per la solenne occasione. «Avrà una sua bellezza e una sua vocazione», indicava, pur domandandosi: «Sarà ecumenica e vi parteciperanno persone di altre religioni?». E confidava: «Tutto fa capire di sì, perché prima di tutto deve esprimere questo popolo, e come il popolo americano ha saputo comporre in uno persone, gruppi etnici, provenienti da stati e da continenti diversi, così la cittadella degli Usa sarà un bozzetto esemplare anche di quell’unità dei popoli, aspetto sociale della preghiera di Gesù “che tutti siano uno”.
Venticinque anni dopo, su quei 33 ettari sorgono 22 edifici, una piscina all’aperto e un campo sportivo. Gli abitanti sono una cinquantina, da vari Paesi del mondo, e nel periodo estivo sono numerose le presenze prolungate per condividere l’esperienza di una fraternità cosmopolita. Abitazioni per famiglie e per giovani, per sacerdoti e per religiose si alternano alle sedi dei focolari. Al centro della cittadella sorge la chiesa dedicata alla Madonna della Luce. Le diverse sale ospitano incontri sino a 500 persone, dai ragazzi ai vescovi, alle famiglie. Un laghetto e un piccolo corso d’acqua completano il paesaggio, frequentato da una simpatica varietà di animali, tra cui i socievoli scoiattoli. In questa cornice, Maria Voce e Giancarlo Faletti hanno incontrato per due giorni i responsabili del Movimento di Canada, Usa e Caraibi, e Oceania. Da martedì 29 è iniziato un ritiro spirituale per 260 focolarine e focolarini nel Nord America.
Dall’inviato Paolo Lòriga
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Mar 25, 2011 | Centro internazionale, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Nemmeno quelli della città di Québec avevano fretta di andarsene. Eppure dovevano percorrere 250 chilometri per rientrare a casa, non era più così presto nel dopo cena e per di più il termometro era già sceso sotto lo zero. Figurarsi quelli di Ottawa, distanti solo 150 chilometri. E cosa dire dei tanti di Montreal, che giocavano in casa. Anzi, più che dire c’era solo da costatare volti soddisfatti, sorrisi sino alle orecchie, parole entusiaste, piccoli capannelli di persone, dove qui regnava la confidenza, là scoppiava una risata, mentre i lampi dei flash segnalavano il desiderio di immortalare una serata indimenticabile. Oltre trecento persone avevano colto l’unicità dell’appuntamento con Maria Voce e Giancarlo Faletti. Non mancava chi, conosciuti i primi focolarini che arrivarono a Montreal 40 anni fa, aveva inteso tornare per conoscere la donna che aveva sostituito la fondatrice Chiara Lubich e riallacciare un legame mai intimamente reciso. Qua, nella provincia del Québec, la gente è particolarmente aperta ed espansiva, ma la sera del 23 marzo ha dato il meglio di sé. Stéfanie Lamothe, 10 anni, capelli neri lunghi e dolci tratti somatici asiatici, ha il compito di aprire le danze, ovvero di iniziare la sequenza di una decina di quesiti preparati per il dialogo con Maria Voce e Giancarlo Faletti. La domanda è candida e birichina, e la sala sorride. «Chiara è stata la prima a vivere la spiritualità dell’unità e ha fatto nascere tutto nel Movimento. È normale che sia stata presidente. Tu che cosa hai fatto per essere presidente dopo di lei?». L’interpellata ne è divertita e risponde in francese per restare in dialogo diretto con l’adolescente. Alla domanda successiva, Maria Voce spiega che, per esigenze di traduzione e poi per la diffusione del video nel mondo, è necessario che parli in italiano. L’assenso del pubblico le dà il via, ma lei riprende a parlare in francese senza accorgersene. Ilarità tra la gente. Lei si ferma, sorride e decide di non saltare continuamente da una lingua all’altra. Dunque, solo francese, per la gioia dei presenti. Una gioia che trova il culmine alla fine della serata, quando la presidente riferisce la sua valutazione sul Paese. «Sono riconoscente a Dio che mi ha fatto fare questo viaggio in Canada. È Lui che mi ha suggerito l’idea». Poi spiega: «In questa terra c’è apertura, generosità, accoglienza verso le persone più diverse che arrivano qua in condizioni di bisogno. Immagino le difficoltà, ma voi mostrate che si possono superare». Rivolgendosi ai presenti, Maria Voce aggiunge: «È una grande testimonianza, la vostra. Fate vedere legami di famiglia tra persone di culture e popoli diversi. È il dono più bello che fate al Movimento. Il Canada è un trampolino dove si sperimenta l’unità e poi ci si lancia verso gli altri». È una costatazione e, allo stesso tempo, una consegna: «Continuate a fare come già state facendo, con la gioia di avere ricevuto un tale dono da Dio e offrirlo agli altri». L’intenso applauso manifesta la soddisfazione generale e nasconde la commozione di tanti. Nessuno partirà subito, e varie persone si faranno interpreti di una proposta: «Bisogna suggerire a Maria e a Giancarlo di tornare più spesso». Dall’inviato Paolo Lòriga [viaggio nord america] (altro…)