
Nuovo impegno ecumenico dei Focolari

Maria Voce con il dott. Stefan Kiefer, vice- sindaco di Augsburg. Foto Maria Kny – © CSC Audiovisivi
Maria Voce con il dott. Stefan Kiefer, vice- sindaco di Augsburg. Foto Maria Kny – © CSC Audiovisivi
«Dire Assisi e dire Pace e Fraternità è come dire una parola sola». Con questa frase emblematica contenuta nella motivazione, l’Associazione “Città per la Fraternità” ha assegnato l’ottava edizione del Premio “Chiara Lubich per la fraternità” al Comune di Assisi, che ha «saputo contribuire e declinare i principi della “fraternità universale” in Italia e nel mondo». A ritirare il Premio, il 17 febbraio scorso a Roma, nella Sala Capitolare San Salvatore in Lauro, il sindaco di Assisi Stefania Proietti e Padre Egidio Canil, delegato per lo ‘Spirito di Assisi’ della Basilica di S. Francesco. Presenti anche Ilona Toth e Diego Goller del Movimento dei Focolari, l’europarlamentare Silvia Costa e numerosi primi cittadini e amministratori dei comuni che aderiscono all’associazione, fra cui il sindaco Emanuele Crestini di Rocca di Papa, comune in cui Chiara Lubich ha vissuto gran parte della sua vita terrena.
Due le sottolineature dell’Associazione nel conferire il Premio alla città di Francesco: lo Spirito di Assisi, riconosciuto su scala mondiale da persone delle più diverse religioni e l’intuizione del filosofo Alfio Capitini ispiratore della Marcia per la Pace Perugia-Assisi, iniziativa che rivive ogni anno dal 1961. Il riconoscimento è stato consegnato dalla presidente dell’Associazione Milvia Monachesi che ha anche annunciato tre Menzioni speciali: alla città di Manfredonia (Italia), al Coordinamento nazionale Enti Locali per La Pace e all’organizzazione messicana Promoción de la Persona para una Sociedad Fraterna. La premiazione ha avuto luogo a conclusione del convegno “Europa: Libertà Uguaglianza e … la Fraternità? Quale chance oggi” indetto dall’Associazione promotrice del Premio che ha come obiettivo di riunire comuni che si riconoscono nel principio della fraternità come agire politico. Superare la visione del proprio territorio, acquisire un orizzonte politico, culturale, sociale, amministrativo che sappia porsi in discussione nello spirito del condividere, garantendo governabilità e capacità di coinvolgimento della società civile.
Sono queste le sfide emerse nel citare le diverse attività svolte nel trascorso anno associativo, nella prospettiva, per l’anno a venire, di dare vita ad un progetto in sinergia col Comune di Betlemme. L’analisi delle problematiche e delle potenzialità è stata offerta dai relatori Donato Falmi, già direttore dell’Editrice Città Nuova, Diego Goller e Ilona Toth esponenti di Insieme per l’Europa, dal sindaco di Pisa Marco Filippeschi e dall’on. Silvia Costa, giunti all’unanime conclusione che un’Europa senza la Fraternità sarebbe impensabile. Toccante anche la testimonianza di Alì Ehsani, giovane afghano, che ha vissuto la sua infanzia e adolescenza in una Kabul devastata dalla lotta tra fazioni.
Fonte: Associazione Città per la Fraternità
SIR-Servizio Informazione Religiosa
https://youtu.be/edJSuqMdDaI
«Ci troviamo in questi paesi degli Emirati arabi per motivi di lavoro – racconta Claudia –. I nostri ambienti di lavoro sono spesso caratterizzati da una forte competitività, accompagnata da difficoltà di integrazione e spesso con mancanza di tempo per rapporti interpersonali semplici e autentici. La Chiesa cattolica a Dubai è viva, giovane, gioiosa, e senza complessi. La messa quotidiana, con più di 2000 fedeli – in maggioranza filippini, pakistani e indiani – è molto partecipata e seguita con grande raccoglimento. Anche nella nostra comunità locale siamo tutti stranieri e cerchiamo di dare una testimonianza evangelica nei vari ambienti dove ci muoviamo, portando l’amore e l’unità intorno a noi. Siamo in tanti a conoscere e vivere la Spiritualità dell’unità che abbiamo incontrato nei nostri paesi di origine. E cerchiamo di proporla a chi ci rimane vicino proprio come rimedio alla vita frenetica e individualista che qui si vive. Di fondamentale importanza è per noi l’incontro mensile della Parola di Vita. La leggiamo insieme, cerchiamo di approfondirla e condividiamo le esperienze che nascono dal metterla in pratica. Il passaggio di Maria Voce e Jesús Morán, nel gennaio 2016 mentre si recavano in India, ha dato un nuovo impulso a questa nostra esigenza di portare a tanti l’ideale dell’unità, rimanendo in rete fra tutti». «Così è stato naturale coinvolgere tutte le persone con le quali siamo in contatto a partecipare e vivere l’esperienza della Mariapoli che abbiamo preparato con tanta cura – spiega Amjad –. Il 27 e 28 gennaio scorso, 65 persone provenienti da 12 Paesi (4 del Medio Oriente, Pakistan, Filippine, Brasile, Giappone, Italia e Camerun) ci siamo dati appuntamento a Ras Al Khaimah, un Emirato vicino a Dubai, per vivere la nostra prima Mariapoli in queste terre. L’emozione era grande! Per alcuni sembrava un vero sogno ritrovarsi finalmente insieme dopo tanto tempo, accolti nella parrocchia di Padre Willy, originario dalle Filippine. Il titolo scelto, “Unity in diversity”, rifletteva molto bene le realtà e le sfide che tutti viviamo». «Mi ha tanto colpito – scrive un giovane dell’India – quanto abbiamo sentito da Chiara Lubich sulla “tecnica” per costruire l’unità. Ora voglio metterla in pratica». E una donna filippina: «Scoprire che Gesù, nel momento in cui si sente come abbandonato dal Padre, può diventare “chiave di unita” nella misura in cui cerco di imitarlo, mi ha riempito di speranza». In un clima di grande gioia si sono condivise gioie e difficoltà, sia negli incontri di gruppo che in sala, e l’esigenza di una vita condivisa con altri. Ci sono stati momenti di gioco, di preghiera, una serata “interculturale” con un programma ricreativo: canzoni, video, rappresentazioni, danze … che coinvolgevano tutti. «Una particolare attenzione è stata data anche ad un programma dedicato ai bambini, diversi dei quali non volevano più tornare a casa…», racconta Claudia. «È stata come un “oasi” – spiega Amjad – dove ciascuno ha ritrovato una famiglia con la presenza spirituale di “Gesù vivo”.» «In questi giorni mi si è risvegliata la fiamma di questo ideale che ho conosciuto tanti anni fa – confida un brasiliano –; ora voglio donare questo “fuoco” ad altri». «Ci sembrava alla conclusione – scrivono Mia e Michel – che chi tornava nei loro Paesi o Emirati come Oman, Qatar, Bahrain, portasse con sé un “pezzo di fraternità” vissuta nella Mariapoli. Era evidente il desiderio in ognuno di continuare a vivere così nei propri ambienti, portando a tutti la speranza. Ora, attraverso i social media, ci manteniamo collegati in una rete viva, cercando di aiutarci a vivere gli uni per gli altri, aperti a tutti» (altro…)