Giu 16, 2023 | Nuove Generazioni, Sociale, Testimonianze di Vita
È stato pubblicato oggi il primo episodio del nuovo podcast prodotto dallo United World Project. Racconta storie di changemakers che hanno deciso di avviare una nuova attività, ispirati da una scintilla che li ha spinti ad agire per migliorare la loro società.
Una scintilla può ispirare il cambiamento
Oggi, 16 giugno 2023, United World Project è felice di presentarvi il suo nuovo podcast in inglese: Sparks (Scintille). In ogni episodio vi racconteremo storie di changemakers provenienti da varie parti del mondo che hanno dato vita a un progetto, un’azienda o un’attività, dopo essere stati ispirati da una “scintilla”: una piccola luce che ha contagiato tante altre persone. Ognuno di loro ci porterà nel suo Paese, per immergerci nella sua cultura e raccontarci come è iniziato il suo progetto. Non bisogna essere Greta Thumberg o Ghandi per poter dare avvio a un cambiamento. Crediamo che ognuno di noi possa fare la differenza. Forse basta solo una scintilla.
Il primo episodio: Giving back to society one jar at a time
Restituire alla società, un barattolo alla volta. Tutti noi abbiamo grandi sogni. Quello di Mabih era lavorare alle Nazioni Unite e per anni ha fatto di tutto perché questo potesse realizzarsi. Ma non è andata come sperava. Nel 2019 si è resa conto che il sogno che stava inseguendo per poter aiutare gli altri, forse era un suo personale desiderio per potersi affermare in società. E così, lasciando che quel sogno potesse trasformarsi, la sua vita è cambiata in modi che non aveva mai immaginato prima. Oggi Nji Mabih è una piccola imprenditrice, ha 38 anni e vive in Camerun. Per continuare a leggere l’articolo, clicca qui. Per ascoltare subito la puntata su Spotify, clicca qui! Se invece preferisci ascoltare il podcast su altre piattaforme, trovi “Sparks” anche su Apple Podcast, Google Podcast, Amazon Music e Audible. Buon ascolto!
Laura Salerno
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Giu 16, 2023 | Sociale, Testimonianze di Vita, Vite vissute
Lasciare che Dio abiti in noi: è questo il punto di partenza per custodire e testimoniare nella gioia il valore inestimabile dell’unità e della pace, nella carità e nella verità; per arricchirsi ed essere semi di bene e di fratellanza per il mondo. Senza misurare l’odio Vivo in una cittadina dell’Ucraina al confine con la Slovacchia. Da noi non arrivano bombe, ma le loro tremende conseguenze: sfollati con i loro bisogni, necessità di torce e candele, medicine, coperte… Un grande buio è calato nella nostra terra. Le notizie di chi tradisce, di chi si arricchisce in queste drammatiche situazioni, di chi sfrutta gli altri, degli sciacalli… sono all’ordine del giorno: il male quando trionfa non ha regole, non ha limiti. Ma nonostante tutto, accade qualcos’altro: la gente di qui si sente partecipe del dolore altrui e cerca soluzioni. Nelle famiglie è tornato il bisogno del calore, della protezione, della solidarietà. Assisto a questo paradosso di una guerra del male e del trionfo del bene. Ci raccontiamo la storia di Chiara Lubich e delle sue prime seguaci: anche loro hanno cominciato durante una guerra e non hanno misurato l’odio, ma acceso il bene, poi dilagato dappertutto. Veramente le forze del male non prevarranno. La nostra gratitudine è una vera preghiera che si alza fino al cielo come un canto di lode al Dio che è Amore. (S.P. – Ucraina) Una catena d’amore Nella sala d’attesa del mio negozio, tra le clienti lo scambio di notizie è consuetudine e poiché da tempo non vedevo un’anziana, la signora Adele, che periodicamente veniva da noi, ho chiesto sue notizie a una di loro. Così sono venuta a sapere che Adele era gravemente malata e, spinta dal desiderio di rivederla un giorno ho deciso di farle visita. Ho ritrovato la signora Adele, sola e senza parenti, in uno stato di completo abbandono e subito ho messo in circolo una richiesta di aiuto, ricercando qualcuno che potesse farle compagnia subito tre clienti hanno risposto impegnandosi positivamente. È nata una bella gara finché il figlio di una di loro si è dato da fare per farla ricoverare in una casa che assicurava assistenza e cure. Anch’io mi sono offerta per prestare il mio servizio come parrucchiera non solo per Adele ma per tutte coloro che avessero voluto. La storia di Adele mi ha dimostrato che basta cominciare con atti concreti di carità; la catena dell’amore si snoda poi velocemente ed efficacemente. (F.d.R. – Italia) Una scuola di solidarietà Nel deserto, fuori dalla città dell’Egitto nella quale mi trovo, vivono 1000 persone malate di lebbra. Fino a qualche anno fa nessuno sapeva di questa colonia. Siamo andati a verificare la situazione e abbiamo scoperto che mancavano di tutto. Neanche i medici andavano a trovarli. Presi accordi con la Caritas, abbiamo aperto il nostro gruppo ad altri giovani cristiani e musulmani con i quali andiamo lì nei giorni liberi dal lavoro. Due di noi, studenti di medicina, si occupano dell’assistenza medica, per cui si sono aggiornati sui metodi di cura della lebbra. Altri hanno messo a disposizione il loro tempo per dipingere le case e renderle più abitabili. Un giovane giornalista ha pubblicato alcuni articoli su vari giornali e riviste in modo da informare e sensibilizzare al problema quante più persone possibile. Soprattutto ci siamo accorti che i malati di questa colonia hanno bisogno di qualcuno che li ascolti, ciò che per loro è quasi più importante delle medicine. Questa esperienza è diventata per noi una vera scuola: ci fa capire come ciascuno di noi può dare il suo contributo per gli altri. (H.F.S.- Egitto)
A cura di Maria Grazia Berretta
(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno IX – n.1° maggio-giugno 2023) (altro…)