29 Ott 2011 | Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
È passato un anno dalla sua beatificazione, vissuta da più di ventimila giovani presenti a Roma per l’occasione, e da molti altri che l’hanno seguita in diretta da tutte le parti del mondo. Oggi sono tanti che vogliono conoscerla e imitarla. La forte testimonianza di Chiara Luce Badano, la gen di Genova (Italia) che la Chiesa ha riconosciuto beata, sembra aver fatto tornare di moda la santità. I suoi “diciannove anni pieni di vita, di amore, di fede”[2 ( Papa Benedetto XVI), risveglia in tanti giovani – e non solo – il desiderio di spendere la vita per cose grandi. Scoprono che la santità può essere vissuta nel quotidiano. “Chiara Luce ci ha insegnato che anche noi possiamo amare sempre e incondizionatamente”. Questa è una delle impressioni raccolta in Brasile, in una delle tante serate che, anche attraverso il Musical “Life Love Light”, si sono moltiplicate nel mondo: dall’Italia alla Spagna – durante la GMG – e ad altri paesi europei; dal medio Oriente all’Asia; arrivando poi, alle Americhe, all’Australia e a diverse nazioni dell’Africa. Innumerevoli le richieste ai genitori, Maria Teresa e Ruggero Badano, di raccontarne la storia. Ognuno la sente viva, una persona con la quale si può stabilire un rapporto. Ma, come bene si esprime una giovane: “Chiara Luce mi ha insegnato una cosa molto forte: non posso farmi santa da sola, dobbiamo essere santi insieme.” E Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari così si esprimeva presentando la splendida figura di questa giovane beata: “Il fine del Movimento dei focolari è quello di cooperare con la Chiesa a realizzare il testamento di Gesù ‘che tutti siano uno’. Chiara Luce aveva scoperto già da piccolina che i dolori erano perle preziose che andavano colte con predilezione lungo le giornate…. Per cui con Gesù ha vissuto, con Lui ha trasformato la sua passione in un canto nuziale. Sì, Chiara Luce è una gen realizzata, testimone coerente del nostro ideale già maturo in lei a 18 anni.” La sua storia viaggia usando tutti i mezzi: oltre 30.000 copie del libro “Io ho tutto” e oltre 15.000 di “Dai tetti in giù” editi in varie lingue. Sono migliaia, poi, le copie di DVD e CD musicali sulla sua vita e sulla festa di beatificazione. Ma è soprattutto su internet che si manifestano quanti la conoscono, oppure la scoprono nelle circostanze più impensate, e vogliono vivere come lei. La sua pagina su Facebook conta numerosi fans che interagiscono, inserendo posts, commenti, foto, condivisioni. Il sito “Life Love Light” è diventato un punto di riferimento per tanti che vogliono comunicare la propria scoperta del perché della vita di Chiara Luce e della sua felicità come lei stessa lo ha espresso nelle ultime parole: “Mamma, ciao. Sii felice perché io lo sono”.
Ulteriori informazioni e foto gallery: Area Stampa Canale ufficiale su You Tube: http://www.youtube.com/user/ChannelChiaraLuce
[2] Benedetto XVI, Discorso all’Incontro con i giovani, Palermo, 3 ottobre 2010.
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23 Ott 2011 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
L’Eucaristia ha sempre avuto un ruolo importante nella vita di Chiara Lubich, sin dall’infanzia. La sua vita personale e quella delle sue prime compagne – così come poi di tutto il movimento che si costituirà nei decenni – è stata marcata dall’Eucaristia. E non potrebbe essere che così, se si pensa che Gesù Eucarestia è l’anima, il cuore della vita stessa della Chiesa. L’azione dello Spirito Santo provocava in Chiara per il carisma dell’unità che le è proprio, e nelle sue prime compagne una forte attrazione a Gesù nell’Eucaristia, al punto che non vedevano l’ora di recarsi a Messa, per condividere con Lui tutta la loro vita. E più tardi, quando cominciarono a viaggiare per l’Italia, dal finestrino del treno cercavano nel paesaggio i campanili delle Chiese e si voltavano verso di essi: lì c’era l’Eucaristia, lì c’era il loro amore. Esiste un intreccio meraviglioso fra Eucaristia e spiritualità dell’unità. Così si esprime Chiara su questo grandioso mistero: «Il fatto che il Signore, per dare inizio a questo vasto movimento, ci abbia concentrato sulla preghiera di Gesù per l’unità, significa che Egli ci doveva spingere con forza verso Colui che solo la poteva attuare: Gesù nell’Eucaristia. Infatti, come i bambini appena nati si nutrono al seno materno istintivamente, senza sapere quello che fanno, così, sin dall’inizio del movimento, si è notato un fenomeno: chi ci avvicinava incominciava a frequentare la comunione ogni giorno. Come spiegarlo? Quello che è l’istinto per il bambino neonato è lo Spirito Santo per l’adulto, neonato alla nuova vita che il Vangelo dell’unità porta. Egli è spinto al “cuore” della Madre Chiesa e si ciba del nettare più prezioso che essa abbia, nel quale sente di trovare il segreto della vita d’unità, e della propria divinizzazione. Infatti il compito dell’Eucaristia è di farci Dio per partecipazione. Mescolando le carni vivificate dallo Spirito Santo e vivificanti del Cristo con le nostre, ci divinizza nell’anima e nel corpo. La Chiesa stessa si potrebbe definire: l’uno provocato dall’Eucaristia, perché composta da uomini e donne divinizzati, fatti Dio, uniti al Cristo che è Dio e fra loro. Questo Dio con noi è presente in tutti i tabernacoli della terra e ha raccolto tutte le nostre confidenze, le nostre gioie, i nostri timori. Quanto conforto Gesù Eucaristia ci ha portato nelle nostre prove, quando nessuno ci dava udienza perché il movimento doveva essere studiato! Egli era sempre lì, a tutte le ore, ad attenderci, a dirci: in fondo, il capo della Chiesa sono Io. E nelle lotte e nelle sofferenze d’ogni genere chi ci ha dato forza, tanto da pensare che saremmo morti molte volte se Gesù Eucaristia e Gesù in mezzo, che egli alimentava, non ci avessero sorretto?». (altro…)
9 Ott 2011 | Chiara Lubich, Spiritualità
L’avventura delle ragazze di Trento riunite attorno a Chiara non poteva lasciare indifferente la popolazione della città, allora di poche decine di migliaia di abitanti, né tanto meno la Chiesa tridentina. Il comportamento delle ragazze della “casetta” di Piazza Cappuccini, sede del primo “focolare”, sbalordiva grandi e piccoli. In quel modesto appartamento i poveri erano di casa. Addirittura il problema sociale della città, dissanguata dalla guerra, era un problema che le ragazze sentivano loro. Credevano addirittura di riuscirlo a risolvere, semplicemente credendo alla verità delle parole del Vangelo. Amando il fratello, uno dopo l’altro. Scriveva Chiara: «Fra tutte le Parole, ci furono subito sottolineate dal nostro carisma quelle riguardanti specificamente l’amore evangelico verso ogni prossimo, e non solo verso i poveri, quando abbiamo letto nel Vangelo che Gesù aveva detto: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli (e s’intende tutti), l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Allora il nostro vecchio modo di concepire il prossimo e di amarlo è crollato. Se Cristo era in qualche modo in tutti, non si potevano fare discriminazioni, non si potevano avere preferenze. Sono saltati all’aria i concetti umani che classificano gli uomini: connazionale o straniero, vecchio o giovane, bello o brutto, antipatico o simpatico, ricco o povero, Cristo era dietro ciascuno, Cristo era in ciascuno. E un “altro Cristo” era realmente ogni fratello – se la grazia arricchiva la sua anima –, o un “altro Cristo”, un Cristo in fieri – se ancora lontano da lui. Vivendo così, ci siamo accorti che il prossimo era per noi la strada per arrivare a Dio. Anzi, il fratello ci è parso come un arco sotto il quale era necessario passare per incontrare Dio. E lo si è sperimentato fin dai primi giorni. Quale unione con Dio la sera, alla preghiera, o nel raccoglimento, dopo averlo amato tutto il giorno nei fratelli! Chi ci dava quella consolazione, quell’unzione interiore così nuova, così celeste, se non Cristo che viveva il “date e vi darà dato” (Lc 6,38) del suo Vangelo? Lo avevamo amato tutto il giorno nei fratelli ed ecco che ora lui amava noi. E di quale utilità ci è stato questo dono interiore! Erano le prime esperienze della vita spirituale, della realtà d’un regno che non è di questa terra. Così, nel meraviglioso cammino che lo Spirito ci mostrava, l’amore al fratello fu un nuovo cardine della nostra spiritualità». (altro…)
25 Set 2011 | Chiara Lubich, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Spiritualità
Quale doveva essere l’atteggiamento da avere per dimostrare a Dio che era proprio Lui il centro di ogni loro interesse? Chiara Lubich e le sue prime compagne si domandavano in effetti come mettere in pratica il loro nuovo ideale di vita, Dio Amore. Apparve ben presto quasi ovvio: dovevano a loro volta amare Dio. Non avrebbero avuto alcun senso le loro vite se non fossero state ‘una piccola fiamma di questo infinito braciere: amore che risponde all’Amore’. E parve loro un grande e sublime dono quello di avere la possibilità di amare Dio, al punto che ripetevano spesso: «Non è tanto che si debba dire: “Dobbiamo amare Dio”, ma: “Oh! PoterTi amare, Signore! PoterTi amare con questo piccolo cuore”». Si ricordarono allora che nel Vangelo una frase non lasciava e non lascia scampo a chi voglia condurre una coerente vita cristiana: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli» (Mt 7,21). Fare la volontà di Dio, dunque, era la grande possibilità che tutte loro avevano di amare Dio. E così Dio e la sua volontà coincidevano. Scriverà Chiara: «Dio era come il sole. E a ciascuno di noi arrivava di esso un raggio: la divina volontà su di me, sulla mia compagna, sull’altra. Unico il sole, vari i raggi, anche se sempre “raggi di sole”. Unico Dio, unica volontà, varia per ciascuno, anche se sempre volontà di Dio. Bisognava camminare nel proprio raggio senza scostarsene mai. E camminarvi nel tempo che ci era dato. Non era il caso di divagare sul passato o fantasticare sul futuro. Occorreva abbandonare il passato alla misericordia di Dio, giacché non era più in nostro possesso; e il futuro sarebbe stato vissuto con pienezza allorché divenuto presente.

Chiara Lubich (al centro) a Tonadico con le sue prime compagnie
Solo il presente era in mano nostra. In quello, affinché Dio regnasse nella nostra vita, avremmo dovuto concentrare mente, cuore, forze, nell’adempimento della sua volontà. Come un viaggiatore in treno non pensa di passeggiare per la vettura, onde arrivare prima alla meta, ma, seduto, si lascia portare, così l’anima nostra, per arrivare a Dio, avrebbe dovuto compiere la sua volontà, con interezza, nel momento presente, perché il tempo cammina da sé. E non sarebbe stato estremamente difficile capire ciò che Dio avrebbe voluto da noi. Egli manifestava i suoi voleri attraverso i superiori, la Sacra Scrittura, i doveri del proprio stato, le circostanze, le ispirazioni… Minuto per minuto illuminate e aiutate dalla grazia attuale, avremmo costruito l’edificio della nostra santità; o meglio, facendo la volontà di un Altro – di Dio stesso – egli avrebbe edificato sé in noi. Dunque fare la volontà di Dio non significa solo “rassegnazione”, come spesso s’intende, ma la più grande avventura divina che possa toccare a una persona: quella di seguire non la propria meschina volontà, non i propri limitati progetti, bensì Dio, e realizzare il disegno che egli ha per ogni suo figlio; disegno divino, impensabile, ricchissimo. E il far la volontà di Dio è stata per noi la scoperta d’una via di santità fatta per tutti. La volontà di Dio, infatti, giacché la può vivere ognuno, in qualsiasi luogo, situazione o vocazione si trovi, può essere la carta d’accesso delle folle alla santità. Fare la volontà di Dio per amarLo è divenuto il secondo cardine della nostra spiritualità dell’unità». Nell’anno che si sta concludendo, proprio la volontà di Dio è stata al centro dell’attenzione di tutto il Movimento dei focolari che ha cercato di approfondirla in tutti i suoi aspetti, ma soprattutto di tradurla in vita. (altro…)
24 Set 2011 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale
Campus anziani (29 luglio/7 agosto). Ad unirci, un obiettivo semplice, ma preciso: amare. Questo il desiderio nel cuore con cui, insieme, ci siamo messi all’opera. Nel torrido caldo estivo, è stato un duro lavoro di servizio: pulire le stanze degli anziani, servire a tavola, animare le loro serate… ma l’Amore circolava, si sentiva nell’aria. C’era un’attenzione particolare nel fare le cose insieme, nel non lasciare nessuno in disparte e anche nel perdere la propria idea quando insieme si vedeva che non era adatta. Tutto è stato fatto all’insegna del sorriso… e questo ha reso straordinaria ogni cosa. Gli anziani si fidavano di noi e ci incoraggiavano. Se un fiore di carta pesta che abbelliva la sala non era proprio perfetto, o il cartellone della tombola preparata all’ultimo minuto soffriva per il mancato rodaggio, sapevano sempre chiudere un occhio. Da parte nostra, così scrive Salim, originario del Kenia: «Sono contento di essere al campus, la giornata mi è piaciuta di brutto. Mi sono sentito a casa perché questo tipo di attività mi ha fatto venire voglia di essere felice. Non esiste tristezza se amiamo così!» Caritas (1/14 agosto). Per permettere ai volontari dell’associazione di avere qualche giorno di vacanza, ci siamo proposti di mandare avanti noi, nel periodo ferragostano, le molteplici attività che essi svolgono con dedizione nel nostro territorio. Questa volta, il lavoro consisteva nella preparazione del menù, l’imbustamento dei pasti e infine il nostro donarci ai tanti emarginati della nostra città, scoprendo il loro mondo. Sorprendente anche per noi scoprire come, giorno dopo giorno, non vi sia stato un solo attimo, nonostante i problemi non siamo mancati, in cui il sorriso si sia spento sui nostri volti. Un regalo in più, oltre ai pasti che distribuivamo, ai tanti che venivano quotidianamente.
I volontari, al loro ritorno, si sono complimentati per il lavoro svolto e noi, abbiamo sperimentato che si sistemano anche le idee divergenti, se si vive la regola d’oro e si ha il sorriso sulle labbra. Adesso, dopo questa estate così attiva e avventurosa, ancora più carichi, eccoci ora pronti ad iniziare questo nuovo anno. Insieme, puntiamo a far vedere al mondo la bellezza di questa nuova corrente di vita e corriamo decisi verso il grande appuntamento del prossimo settembre: il Genfest 2012. A cura dei Giovani per un Mondo Unito di Sassari . (altro…)