Movimento dei Focolari
Francesco nei Paesi Baltici

Francesco nei Paesi Baltici

Il viaggio apostolico in Lituania, Lettonia ed Estonia sarà, dal 22 al 25 settembre, la prossima tappa internazionale di Papa Francesco, in occasione del centenario della prima dichiarazione di indipendenza dei tre Paesi Baltici dalla Russia. Tra gli eventi più significativi, la preghiera al Museo dell’Occupazione e dei Diritti di Libertà, conosciuto come il Museo delle Vittime del Genocidio, a Vilnius (Lituania), l’incontro ecumenico a Riga (Lettonia) e la visita agli assistiti dalle Opere di Carità di Tallin (Estonia). Particolarmente simbolica la tappa al Museo del Genocidio, così chiamato perché utilizzato dall’organo di polizia segreta dell’Unione Sovietica dal 1944 fino al 1991, quando la Lituania riconquistò l’indipendenza. Oltre a ospitare i funzionari del Comitato per la Sicurezza di Stato, l’edificio fungeva da luogo per gli interrogatori e da prigione per gli oppositori politici del regime comunista. Ma la storia di orrore di questo palazzo parte ancora prima, nel 1941, quando i nazisti invasero la Lituania e l’edificio fu adibito a quartier generale della Gestapo. In tre anni, tra il 1941 e il 1944, solo a Vilnius furono uccise circa 100 mila persone, un terzo degli abitanti della città, perlopiù ebrei. Proprio per ricordare questi orrori dell’occupazione, il Governo ha voluto convertire il palazzo in un luogo della memoria. Nelle diverse tappe del suo viaggio, il Papa renderà omaggio alla storia dolorosa di un popolo che, nonostante le persecuzioni, è rimasto profondamente ancorato alle proprie radici cristiane. (altro…)

Maria e il Dio che appare assente

«Nel 1984 mi recai con un gruppo di vescovi di diverse confessioni nella basilica di Santa Sofia a Istanbul. Restammo colpiti da questo edificio imponente, poiché vi potevamo percepire in maniera tangibile una presenza enorme della storia della Chiesa e dell’umanità. Ci trovavamo in un edificio dell’antica tradizione cristiana, dell’epoca in cui la cristianità era unita, in cui l’Asia Minore era centro del mondo cristiano; ma eravamo anche nel luogo in cui si consumò la rottura tra Oriente e Occidente e si spezzo l’unità. Nei grandi cunei della cupola vedevamo, enormi, le scritte tratte dal Corano, il sopravvento di un’altra religione sulla cristianità lacerata. Proprio davanti a noi erano posti alcuni cartelli che dicevano “Vietato pregare”. Un museo in cui la gente si aggirava con macchine fotografiche e binocoli, gironzolando di qua e di là guardando le bellezze artistiche lì conservate. Questa assenza di religione in quello che una volta era un luogo sacro era terribile. Fummo sopraffatti da questa cascata di eventi: unità originaria, unità lacerata, diverse religioni, niente più religione. I nostri sguardi vagavano disorientati in cerca di aiuto, quando all’improvviso – là! Sopra la cupola scintillava, dolcemente e senza farsi notare, un antico mosaico: Maria che offre suo Figlio. Lì ho capito chiaramente: sì, questa è la Chiesa: esserci, semplicemente, e a partire da se stessi generare Dio, quel Dio che appare assente. La parola Theotokos – madre di Dio, colei che genera Dio – acquistò per me improvvisamente un suono completamente nuovo. Capii che non possiamo organizzare la fede nel mondo; se nessuno vuole più sentir parlare di Dio, non possiamo batterci con la forza e dire “Guai a voi!”. Anche noi possiamo esserci semplicemente e portare alla luce, partendo da noi stessi, quel Dio che appare assente. Non possiamo fabbricare questo Dio, ma soltanto darlo alla luce; non possiamo affermarlo con argomentazioni, ma possiamo essere la coppa che lo contiene, il suo cielo nel quale, pur nella scarsa appariscenza, Egli rifulge. Ho così compreso non solo il nostro compito odierno come Chiesa, ma anche come la Chiesa sussista nella figura di Maria e come Maria sussista nella figura della Chiesa, come entrambe la figura e la realtà siano una cosa sola». Klaus Hemmerle, Partire dall’unità. La Trinità e Maria, pp. 124, 125. (altro…)

Témoin de l’espérance : Le testament du cardinal Van Thuân

Témoin de l’espérance : Le testament du cardinal Van Thuân

Le 15 décembre 1999, Jean-Paul II fit appeler Mgr Nguyên van Thuân et lui dit :”Pour la première année du troisième millénaire, c’est un Vietnamien qui prêchera les Exercices spirituels à la Curie Romaine.” Et le Pape conclut par ces mots :”Donnez-nous votre témoignage !”. Imprégné de l’Evangile de l’espérance, l’auteur procède par anecdotes et paraboles, en référence à sa dure et lumineuse expérience. A sa manière originale, il nous fait respirer les parfums de l’Asie à travers les grands thèmes de la spiritualité chrétienne, avec des méditations aux titres suggestifs : les défauts de Jésus, le monde d’aujourd’hui, Dieu et non les oeuvres de Dieu, l’art d’aimer… C’est le Pape lui-même qui conclut cette retraite accessible à tous. A lire également le récit de sa captivité : Van Thuan, libre au-delà des verrous de Teresa Gutierrez. Nouvelle Cité