Movimento dei Focolari
Un patto di misericordia

Un patto di misericordia

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Foto di gruppo delle prime focolarine

«C’è un’esperienza di vita nel primo focolare che è stata un’applicazione di questo “amare per primi”. Specie in un primo tempo non era sempre facile per un gruppo di ragazze vivere la radicalità dell’amore. Eravamo persone come le altre, anche se sostenute da un dono speciale di Dio, e anche fra noi, sui nostri rapporti, poteva posarsi della polvere, e l’unità poteva illanguidire. Ciò accadeva, ad esempio, quando ci si accorgeva dei difetti, delle imperfezioni degli altri e li si giudicava, per cui la corrente d’amore scambievole si raffreddava. Per reagire a questa situazione abbiamo pensato un giorno di stringere fra di noi un patto che abbiamo chiamato “patto di misericordia”. Si decise di vedere ogni mattina il prossimo che incontravamo – in focolare, a scuola, al lavoro, ecc. -, di vederlo nuovo, nuovissimo, non ricordandoci affatto dei suoi nei, dei suoi difetti, ma tutto coprendo con l’amore. Era avvicinare tutti con questa amnistia completa del nostro cuore, con questo perdono universale. Era un impegno forte, preso da tutte noi insieme, che aiutava ad essere sempre primi nell’amare a imitazione di Dio misericordioso, il quale perdona e dimentica. Ora siamo certi che se non ci fosse stato questo patto di perdono quotidiano, il Movimento non avrebbe camminato neanche da Trento a Rovereto; in pratica, non avrebbe avuto l’energia necessaria per diffondersi». Chiara Lubich, L’amore al prossimo, all’incontro degli amici musulmani, Castel Gandolfo, 1 novembre 2002 (stralcio). (altro…)

Anche da un monastero si raggiungono le periferie

Anche da un monastero si raggiungono le periferie

monastero_janua_coeli«Incontro in parlatorio una persona, non più giovane, mandata da un amico comune. È stata operata di un tumore che per il momento non dà particolari problemi. Però non è tranquilla, non accetta la malattia, vive un momento di grande incertezza. Vorrebbe farsi aiutare da uno psicologo o da uno psichiatra, ma intanto viene da noi. Certo, dico, l’aiuto medico e farmacologico in certi momenti possono essere utili, ma solo la fede può donarle la pace che cerca, la forza per accettare la malattia, la speranza e la gioia di continuare a vivere fidandosi e affidandosi al Signore Gesù e a Maria, nostra madre. Quando ci salutiamo penso: chissà se la rivedrò ancora? Forse sono stata troppo precipitosa nel proporre un cammino di fede. La porto comunque con me nella preghiera. Dopo alcuni giorni mi telefona: “La settimana prossima parto per Lourdes”. È l’occasione per riaccostarsi ai sacramenti e iniziare un cammino di fede sotto la protezione della Madonna». «Un’altra esperienza, molto forte, la vivo con un ragazzo giovane malato di leucemia. Viene a trovarmi con la ragazza, con cui convive, e chiede preghiere per riuscire ad accettare questa grande prova. Ci sentiamo al telefono e ogni tanto viene in monastero per, come dice lui:, “ricaricarsi e fare buona scorta di serenità e di pace”. Vorrebbe sposarsi, ma il momento è difficile e rimandano. Dopo il trapianto di midollo osseo torna a casa e perfino al lavoro, ma per poco tempo. Nuova ricaduta, ancora chemioterapia … È sempre speranzoso, non si arrende. Mi racconta di persone conosciute in ospedale con la sua stessa malattia che a un certo punto non riescono più a camminare, arrivano in ospedale prima con le stampelle, poi in carrozzella e poi … non si vedono più. Lui sta facendo lo stesso percorso, ma sembra non rendersene conto. Intanto anche il rapporto con la sua ragazza si fa difficile, per cui doppia sofferenza. Faccio il possibile per stargli vicino, lo ascolto, cerco di amarlo “fino in fondo” e prego soprattutto perché lui ritrovi la preghiera e ravvivi la fede. Gli regaliamo una medaglia della Madonna miracolosa appartenuta a Madre Teresa di Calcutta davanti alla quale inizia a pregare con fervore. Trova serenità, pace e la forza di interrompere la convivenza e tornare a casa dai genitori. Si accosta al sacramento delle Riconciliazione, riceve l’Eucaristia ogni settimana e anche l’Unzione degli infermi. Dopo 2 mesi dal ritorno a casa parte per il cielo a 29 anni, ma con Gesù nel cuore».   «Molti sono i contatti con persone che vivono difficoltà familiari. Con una giovane sposa e mamma è iniziato da anni un cammino di ascolto e di sostegno orante. Ora la cosa più importante è aiutarla a rafforzare il suo rapporto personale con Gesù perché dia senso a ogni cosa, ogni gesto, anche il più piccolo. L’ideale dell’unità di Chiara Lubich mi aiuta molto in questo, così, con questa giovane donna, facciamo il patto di dire sempre “per te Gesù” prima di ogni azione e di chiedere il suo aiuto in ogni momento della giornata cercando di vivere bene l’attimo presente. Penso alle difficoltà della vita fraterna e che io per prima devo vivere quello che dico a lei. Con questo patto camminiamo insieme e ci sosteniamo a vicenda».

La stella e il cuore

La stella e il cuore

Epiphany2016 La stella non si è ingannata, quando ha chiamato chi era più lontano, perché s’incamminasse verso il Dio a lui vicino. La stella non si è ingannata, indicando la via del deserto, la più umile, la più dura. La stella non si è ingannata, fermandosi sopra la casa di gente umile: è nato là il grande futuro. Il tuo cuore non si è ingannato, mettendosi in cammino in cerca dell’ignoto. Il tuo cuore non si è ingannato, non cedendo alla vana impazienza. Il tuo cuore non si è ingannato, inginocchiandosi dinanzi al Bambino.   Klaus Hemmerle – DIO SI È FATTO BAMBINO – pag.11 – Città Nuova 2007 (altro…)