Ott 9, 2012 | Cultura
Questa raccolta di testi di Chiara Lubich ci fa scoprire come l’amore cristiano ai fratelli – rivolto nel corso dei secoli soprattutto ai poveri e i derelitti – si spalanca e può essere indirizzato ad ogni uomo, di qualsiasi situazione sociale. E la sua pratica viene offerta a tutti, di ogni appartenenza politica, culturale o religiosa, come via di piena realizzazione di sé e di trasformazione del mondo. Questo stile di vita, oltre ad essere una via di “nuova evangelizzazione”, sviluppa una vera cultura, con conseguenze economiche, sociali, politiche e internazionali. Testi tratti da meditazioni, scritti, lettere e discorsi sul tema. (altro…)
Ott 7, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
«Mi chiamo Nacho, sono argentino ed ho 25 anni. Ho giocato per tanti anni, a calcio, in una squadra importante dell’Argentina e la mia vita s’incamminava verso quel mondo anche dal punto di vista professionale. Ero fidanzato con una ragazza che viveva, sin da piccola, il mio stesso ideale basato sui valori evangelici. Sognavamo di sposarci e di avere tanti figli. Avevo molti piani in mente di come sarebbe stata la mia vita accanto a lei. Insomma, ero un ragazzo felice della mia vita cristiana e dell’ideale di un mondo unito per il quale avevo scelto di vivere! Ma proprio mentre ringraziavo Dio per avermi accompagnato sempre nella mia vita e per quello che stavo vivendo insieme a Lucia, ho sentito dentro di me come se Lui mi dicesse: “Nacho, tu sei disposto a seguirmi, lasciando tutto e consacrare la tua vita solo a me?” E subito mi è venuto da risponderGli: “Certo che lo sono”. Mi sono chiesto cosa volesse dire “il mio tutto” e ho capito che Dio mi chiedeva di seguirlo lasciando la mia famiglia presente, papà, mamma, fratelli ma, soprattutto, lasciando la mia possibile famiglia futura. Ne ho parlato con Lucia. Non è stato facile per nessuno dei due ma, ancora con le lacrime agli occhi, ho avuto quel giorno la conferma della decisione che stavo per prendere: quella di seguire Gesù come focolarino, nella strada tracciata da Chiara Lubich. Non è semplice spiegare quello che sperimento vivendo ciò che Gesù ci ha promesso e cioè che non c’è nessuno che abbia lasciato casa, padre, madre, figli e che non riceva cento volte tanto in questa vita. Questo lo vivo giorno dopo giorno, ad esempio nel dare un po’ del mio tempo per qualcuno che ha bisogno e sentirlo veramente come mio fratello…e soffrire oppure gioire con lui. Qualche giorno fa sono arrivato a casa stanco morto dopo il lavoro e l’unica cosa che desideravo era riposarmi un po’. Un altro focolarino stava preparando la cena e mi ha chiesto una mano perché era in ritardo. Ho cominciato ad aiutarlo, così, dimenticandomi della mia stanchezza, ho sentito la gioia di poter vivere per lui. Facendo queste piccole esperienze, riesco a scoprire me stesso ancora di più. Vedo che i miei limiti diventano una pedana di lancio e che i miei orizzonti si allargano soprattutto nei confronti delle altre culture. Nella convivenza con persone di altri paesi sento che le uniche barriere che possono esserci sono quelle dentro noi stessi. E questo mi fa anche superare la paura di andare incontro allo sconosciuto, a quello che è diverso da me, perché ho capito che la diversità non crea tanto la divisione ma serve al complemento di noi stessi. Ora sto completando la mia formazione nella Scuola dei focolarini in Svizzera. Poi ancora non so in quale focolare del mondo andrò, con chi abiterò, ma sento che Dio mi ha chiamato personalmente per contribuire a realizzare la fraternità nel mondo, abbracciando la famiglia dell’umanità intera con un cuore libero, e per questo ideale voglio dare la mia vita». Da Genfest 2012
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Ott 6, 2012 | Cultura, Focolari nel Mondo

Papa GIOVANNI XXIII firma l’indizione del Concilio Vaticano II 11 Ottobre 1962
L’anno 2012 porta con sé un anniversario del tutto particolare: il giorno 11 ottobre 1962 fu aperto da Giovanni XXIII il Concilio Vaticano II. La stessa data fu scelta, trent’anni più tardi, per la pubblicazione, da parte di Giovanni Paolo II, del Catechismo della Chiesa cattolica (11 ottobre 1992) . E sempre l’11 ottobre avrà inizio l’Anno della Fede, indetto da Benedetto XVI con la Lettera apostolica Porta fidei: «Quest’anno – spiega la Congregazione per la dottrina della fede – sarà un’occasione propizia perché tutti i fedeli comprendano più profondamente che il fondamento della fede cristiana è “l’incontro con un avvenimento, con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”. Fondata sull’incontro con Gesù Cristo risorto, la fede potrà essere riscoperta nella sua integrità e in tutto il suo splendore. “Anche ai nostri giorni la fede è un dono da riscoprire, da coltivare e da testimoniare”, perché il Signore “conceda a ciascuno di noi di vivere la bellezza e la gioia dell’essere cristiani”». Per la Chiesa cattolica questo tema ha un’importanza centrale, come testimonia la decisione da parte di Benedetto XVI di erigere, il 20 settembre 2010, un nuovo Dicastero: il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Si tratta di un intreccio di avvenimenti e di tematiche che si incontrano nel primo rilevante avvenimento dell’Anno della Fede, costituito dalla XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che avrà luogo dal 7 al 28 ottobre 2012 sul tema La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Abbiamo chiesto a tre teologi una riflessione sulla tematica del Sinodo. Piero Coda, nel suo testo Vaticano II e nuova evangelizzazione – Un unico Kairós, riporta il tema della nuova evangelizzazione alle sue radici, nelle scelte operate dal Concilio Vaticano II. La riflessione di Julie Tremblay, La qualità della nostra fede, sottolinea la condizione essenziale della nuova evangelizzazione posta a tema del Sinodo: vivere il Vangelo in modo nuovo. Il teologo anglicano Callan Slipper, nel suo intervento La “nuova evangelizzazione” in una prospettiva anglicana, sottolinea come l’impegno intrapreso dalla Chiesa cattolica costituisca uno sguardo convincente ed utile anche alle altre Chiese, che condividono il medesimo orizzonte problematico. In questo contesto, appare molto opportuno uno “scambio dei doni” tra le Chiese. Per approfondimenti continua su: Nuova Umanità online Editoriale a cura di Antonio Maria Baggio, tratto dal trimestrale di cultura Nuova Umanità (altro…)
Ott 5, 2012 | Cultura, Famiglie, Focolari nel Mondo
«Abitiamo da quindici anni in un condominio. Quattro scale, centoventi appartamenti. Appena sposati, desideravamo impostare rapporti di buon vicinato e magari anche trasmettere con gioia il nostro stile di vita, improntato sul Vangelo vissuto. Ma, lavorando tutto il giorno, non riuscivamo nemmeno a vederli, i nostri vicini. Dopo la nascita dei bambini, abbiamo conosciuto altri genitori con i loro figli al parco o nel cortile condominiale. È nata l’idea di invitare qualcuno di loro a cena, cui sono seguite altre occasioni di festa e scampagnate. L’atmosfera condominiale finalmente cominciava ad acquistare un certo calore. Alle volte i rapporti decollano quando, superato il naturale riserbo, non solo si cerca di dare, ma si trova anche il coraggio di chiedere. Marco un giorno stava passando dei cavi nel nostro appartamento, ma si accorge che da solo non ce l’avrebbe fatta. Con un po’ di umiltà chiede aiuto al dirimpettaio, che accorre con gentilezza inaspettata. Un sabato di agosto particolarmente torrido e afoso rientriamo a mezzanotte. I bambini addormentati sono a peso morto tra le nostre braccia. Davanti alla luce rossa dell’ascensore due coppie sono già in attesa. Non sembrano avere la minima intenzione di lasciar salire prima noi, nonostante il “carico”. Con loro c’erano state discussioni, circa l’inopportunità – a detta loro – di far giocare i bambini – i nostri – nel cortile condominiale. Entrano nell’ascensore. Mentre aspettiamo di salire a nostra volta, l’ascensore si blocca e suona l’allarme. La scala è praticamente deserta, con questo caldo sono tutti fuori città. Che fare? Chiamare i vigili del fuoco o l’assistenza, e poi portare a letto i bambini e stare tranquilli? In fondo non ci hanno trattato molto bene. Però l’aria starà diventando infuocata dentro la cabina dell’ascensore… Marco corre nel locale del motore e con molta fatica riporta l’ascensore al piano, liberando i malcapitati. Una sera siamo a cena fuori con dei nostri vicini. A un certo punto i loro genitori, pure nostri condomini, li chiamano per avvertirli che dal loro appartamento sta uscendo acqua. Ci precipitiamo tutti a casa. Lo sportello della lavatrice si era aperto e l’acqua continuava a caricare all’infinito. Risultato: due centimetri di acqua dappertutto, senza contare quella che stava defluendo giù per le scale dalla porta d’ingresso. La situazione appariva tragica pensando ai possibili danni per i vicini del piano di sotto, che avevano appena messo il parquet. Ci offriamo di far dormire da noi i bambini. Gli uomini cominciano a spingere l’acqua fuori dalbalcone, le donne a raccoglierla nei secchi con gli stracci. Il peggio è evitato, per fortuna. Una sera, mentre riordino il salone, sentiamo urla terribili provenire dal piano di sotto. Sulle prime pensiamo di non immischiarci. Ma poi Marco scende. La porta dell’appartamento è spalancata. Marco con trepidazione entra. Il figlio di 18 anni è trattenuto a terra da due condomini. Il padre barcolla, con lo sguardo perso nel vuoto. La madre si dispera e tra i singhiozzi dice che il ragazzo voleva gettarsi dal balcone. Un altro vicino si tampona la faccia perché aveva ricevuto un pugno dal ragazzo, che nel frattempo continua a sussultare e a imprecare con gli occhi sbarrati e la bava alla bocca. Aiutiamo come possiamo, soprattutto consolando i genitori e aspettando insieme l’ambulanza che avrebbe portato il ragazzo all’ospedale, in overdose di cannabis. Anche questo può accadere in un condominio». (Anna Maria e Marco, Italia) Tratto da Una buona notizia. Gente che crede gente che muove – Città Nuova Editrice, 2012
E nel tuo condominio come va?
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Ott 3, 2012 | Cultura, Focolari nel Mondo

© Maria Cristina Criscola
“Per me dipingere è andare incontro al mistero”, afferma Maria Cristina Criscola in una recente intervista. E continua: “Non mi sono mai posta un modello come stile… cerco di essere rigorosa con le tecniche; nello stesso tempo, cerco di approfondire lo ‘spogliamento’ per arrivare all’intimità più profonda di ciascuno”. Parole che esprimono la ricerca dell’artista argentina, che non è solo umano-artistica, ma spirituale. E le sue opere accompagnano questo processo nella ricerca della luce. Lo afferma anche il Dott. Claudio Villareal, curatore di una mostra che riunisce le opere di Criscola dal 1978 al 2012, dal titolo “Incontrare l’eterno nella marea del futile”: “È, nel contempo, presenza e spogliamento. È lo spirito della materia. Davanti alle sue opere, “tacere è abbastanza azzeccato”, come diceva Rothko. Le grandi dimensioni delle sue tele ci mettono in contatto con questo TUTTO che abita in tutto. Con questo spirito che prevale, che è il contenuto della materia alla quale dà forma, liberandola nella luce. I colori sono più che dei mezzi, più che dei simboli”. Qualche linea biografica: Maria Cristina Criscola è nata nel 1943 a Buenos Aires. Negli anni ’70 frequenta diverse accademie di Belle Arti (Manuel Belgrano, Prilidiano Pueyrredón, Ernesto de la Cárcova) e ne esce come docente di Dipinto, con specializzazione in dipinto murale. Fino al 2007 è docente, e per 10 anni anche direttrice, dell’Accademia di Belle Arti Manuel Belgrano. Nel 1989 presso la Facoltà delle Belle Arti dell’Università Complutense di Madrid, presenta un corso di dottorato dal titolo Colore, Forma e Contenuto. 
© CSC – Maria Cristina Criscola
In seguito si succedono molteplici esposizioni e mostre in Argentina e in altri Paesi. Momenti importanti sono i lunghi periodi al Centro Ave Arte, a Loppiano (Firenze), durante i quali realizza diversi progetti di vetrate e porte per chiese. Ma soprattutto approfondisce, insieme ad altre artisti, l’arte illuminata dalla spiritualità dell’unità. A coronamento di questa esperienza il bozzetto e la realizzazione, nel 2004, della porta principale del santuario della Diocesi di Fiesole intitolata a Maria Thèotokos (madre di Dio) sempre a Loppiano. Criscola ha anche un suo atelier, “Il Bello”, nella Mariapoli Lia (O’Higgins, Buenos Aires), un luogo dove sperimentare, come afferma l’artista che si crea “da un punto di quiete, da un posto assoluto dove tutto abita”. L’arte concepita come forma di conoscenza e di comunicazione, o meglio, di comunione. La mostra che ripercorre tutta la sua produzione artistica rimarrà aperta fino al 7 ottobre a Berazategui (Buenos Aires). (altro…)
Ott 2, 2012 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Brulica la vita alla Fattoria Loppiano, sulle colline del Chianti toscano, in questo periodo di vendemmia. Anche nei territori circostanti storicamente caratterizzati dalla presenza di altre importanti fattorie, che hanno reso nel tempo quest’area fiorente sotto l’aspetto della produzione agricola e per lo sviluppo della comunità locale. L’arrivo dei Focolari, a metà degli anni sessanta, a Loppiano, aveva dato già un notevole impulso allo sviluppo del territorio, anche con la costituzione della Cooperativa Loppiano Prima, nel 1973, che in quasi quarant’anni di vita ha conosciuto uno sviluppo sorprendente. “La Fattoria Loppiano è invece nata alla fine del 2004, per adeguare l’assetto della ben nota Cooperativa Loppiano Prima alla nuova legislazione italiana sulle cooperative agricole”, racconta Giorgio Balduzzi, direttore generale della Fattoria. “La Cooperativa ha ceduto l’attività strettamente agricola ad una nuova azienda formata dai soci lavoratori. È nata così la Fattoria Loppiano di cui la Cooperativa è socio sostenitore di maggioranza”. Partiamo dai numeri: la Fattoria lavora 200 ettari di terreno, distribuiti tra vigneto, oliveto e terreni ad uso seminativo tutti certificati biologici. Tra i suoi prodotti annovera quelli tipici delle colline toscane: vino Chianti, vinsanto, grappa, cereali tra i quali farro, orzo e pasta di grano duro. Inoltre, ci sono 5.000 piante di olivo delle diverse varietà, che fruttano l’olio extra vergine ottenuto tramite spremitura a freddo.
Negli ultimi anni alcuni appartamenti sono stati ristrutturati per l’uso agrituristico, nel più totale rispetto dei volumi e dei materiali originali toscani, rendendo gli alloggi accoglienti e armoniosi. L’agriturismo, oltre ad appartamenti arredati e indipendenti, offre vari servizi: piscina, mountain bike, lezioni private di tennis e visita in azienda con degustazione dei vari prodotti. Il pernottamento in azienda permetterà di poter svolgere attività di più giorni nella “fattoria didattica”, ospitando scolaresche di istituti primari, secondari, università, famiglie o gruppi di altre nazioni europee. Produzione, vendita, profitto, ma anche “prodromo di Economia di Comunione”, fraternità, reciprocità. Come si conciliano queste parole, in riferimento all’esperienza sia della Cooperativa che della Fattoria? “Alla base c’è la volontà di attuare una nuova conduzione aziendale basata sull’ascolto reciproco – continua Giorgio Balduzzi – accogliendo l’idea altrui anche se diversa dalla propria; nel rispetto dell’altro e accogliendo la diversità come ricchezza di pensiero, mirando cosi collegialmente ad un bene aziendale”. E questa sfida non è scontata, ci sono momenti difficili, “momenti in cui ci dobbiamo ricordare lo scopo del nostro lavorare insieme, rispettando e coordinando i vari ruoli, anche gerarchici; adottando ogni mattina come target la fraternità che è alla base della nostra scelta di vita”. Nonostante il momento attuale di crisi, la serenità per andare avanti è frutto di esperienze importanti, che puntano alla valorizzazione dei talenti, dei rapporti personali e dei beni aziendali. Grazie a questa aperta condivisione dei problemi, subentra una forza vitale e propulsiva che rende ogni lavoratore parte di un corpo solidale, capace di soluzioni innovative che guardano avanti, fedeli al Vangelo, nella concretezza di ogni giorno. (fine seconda parte… continua). A cura di Paolo Balduzzi
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