Ott 25, 2007 | Centro internazionale, Cultura
Non posso iniziare senza raccogliere l’emozione che avverto – e avvertiamo in tanti, immagino – ritrovandomi qui, a questo tavolo, a distanza di sette anni dal 15 dicembre 2000, quando i presidenti del Senato e della Camera di allora, Nicola Mancino e Luciano Violante, hanno accolto Chiara Lubich in questa sala. Vorrei riprendere una frase del suo intervento di quel giorno, in cui si rivolgeva ad un pubblico simile a quello di stasera: politici di diversi livelli istituzionali, dirigenti e funzionari delle amministrazioni, studiosi, diplomatici e cittadini. Una frase che ha avuto un seguito: il Movimento politico per l’unità “vorrebbe proporre a tutti quanti agiscono in politica di impegnarsi a vivere formulando quasi un patto di fraternità per l’Italia, che metta il bene del paese al di sopra di ogni interesse parziale: sia esso individuale, di gruppo, di classe o di partito” – “…uno stile di vita che permetta alla politica di raggiungere nel miglior modo il suo fine: il bene comune nell’unità del corpo sociale.“ Il mio compito, introducendo la serata di oggi, è quello di presentare proprio il Movimento politico per l’unità che ha promosso questo incontro. Esso è stato definito da Chiara Lubich: “un laboratorio internazionale di lavoro politico comune, tra cittadini, funzionari, studiosi, politici impegnati a vari livelli, di ispirazioni e partiti diversi, che mettono la fraternità a base della loro vita politica”. E’ diffuso oggi soprattutto in Europa e in altre nazioni in Sud America: in Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Ma non solo. Un mese fa, abbiamo celebrato nel Parlamento di Seoul la costituzione del Movimento politico per l’unità in Corea del Sud, avvenuta tre anni fa. Inoltre, esso si avvia a costituirsi in Colombia e in Cile, negli USA, nelle Filippine e, in Africa, nel Camerun. Quale la sua specifica area di azione? Non si tratta di una generica prossimità alla politica fatta di benevolenza amicale, distaccata o peggio ancora interessata alle sorti di questo o di quel politico… Le nostre radici sono dentro l’ispirazione carismatica di Chiara Lubich: concorrere all’unità della famiglia umana. La politica, dentro questa scelta di vita, diventa l’arte indispensabile per comporre in unità le comunità, le città, le nazioni, i popoli. Conseguenza naturale di questo impegno quotidiano a farsi soggetti e non oggetti della storia, è quello di “riprendersi” la politica riscoprendone la funzione essenziale, irrinunciabile, per coniugare valori comuni nelle risposte che oggi la società attende. Se c’è un tratto che sintetizza le ampie problematiche che attraversano la nostra attualità, e che è possibile ritrovare sia alla base delle fratture della società come delle gravi insufficienze dell’azione politica, è quello della notte, e in particolare ciò che un filosofo francese, Paul Ricoeur, ha genialmente definito la “notte del noi”: l’incapacità di pensarci come partecipi di un disegno comune; le sempre più evidenti relazioni di interdipendenza che ci legano di fatto ad ogni altro – di cui tutti siamo coscienti -, sfumano però rapidamente di fronte all’affermazione di una solitaria e pretesa centralità delle nostre ragioni individuali o di quelle del nostro gruppo particolare. Mi pare di poter affermare che questa “notte del noi” raggiunge forse la sua massima espressione proprio dentro la politica: i partiti, ciascuno singolarmente, si percepisce come detentore della verità, non come parte di un gioco collettivo che includa necessariamente tutti per costruire il bene comune; ogni città, ogni popolo rincorre il suo parziale bene, come un’entità distinta e separata, mentre oggi più che mai lo spazio dei problemi, e quindi delle possibili soluzioni, è la dimensione planetaria. Di fronte a tutto ciò, esistono però dei punti da cui ricominciare. Come non ricordare, il 12 maggio scorso, l’assemblea internazionale di Stoccarda intorno alla costruzione dell’Europa e il Family Day in Piazza San Giovanni? E più recentemente, i cinque milioni di lavoratori e pensionati che hanno risposto al quesito referendario riguardo all’accordo sul welfare? Tre milioni e mezzo approfittano della angusta finestra che il palazzo della politica apre per partecipare alla costruzione di un nuovo partito; quasi ogni giorno scende in piazza un numero variabile, ma sempre incredibilmente alto, di persone che chiedono di partecipare alle decisioni politiche. Ma anche dentro il palazzo, quante persone incontriamo ogni giorno che, quando si attiva una rete di relazioni continuative e disinteressate, rivolte alla ricerca dei valori che precedono e danno significato alle appartenenze, sono capaci di novità! Una conferma di quel lavoro più che mai necessario che stiamo conducendo lungo tre direzioni principali. La prima: offrire luoghi in cui si possano consolidare relazioni di reciprocità tra i diversi soggetti delle dinamiche democratiche. Se fondamento della politica è un nuovo concetto di partecipare, prendere parte alla scrittura del destino comune – come sta emergendo con maggiore chiarezza nel dibattito politico internazionale come nelle buone pratiche che nascono tra la gente a partire anzitutto dal livello locale -, condizione indispensabile è anzitutto quella di essere parte, di sentirsi parte laddove ciascuno si trova a vivere e ad operare. Il Mppu lavora perché ciascuno – e qui intendo dai cittadini come me, ai segretari di partito, dagli imprenditori ai giornalisti, dagli educatori alle casalinghe – riscopra fino in fondo la sua responsabilità civica e la coniughi dentro le diverse arene del bene comune. Dove si fonda questa opzione pregiudiziale per il dialogo? E qual è l’identità che è radice e insieme dà prospettiva a questa scelta? La fraternità universale, legame costitutivo che spiega l’umanità, scelto come categoria capace di ispirare dall’interno metodo, contenuto e fine della politica. Scegliere la fraternità universale vuol dire avere il coraggio di andare alla radice. Chi ha riferimenti religiosi la vede come espressione dell’esperienza dello scoprirsi tutti figli di Dio e quindi fratelli fra noi. Molti la trovano nelle radici profonde di ogni essere umano. Oggi le scienze biologiche e mediche del resto ci dicono che non ci sono tante razze, ma un’unica razza, quella umana, legata da caratteristiche appartenenti a tutti. Qualcuno potrebbe chiedersi se non sarebbe più semplice continuare a parlare di solidarietà senza ricorrere al concetto di fraternità, termine molto meno conosciuto ed utilizzato in politica; la solidarietà ha già una sua storia e una sua coniugazione politica specifica. Bruno Mattéi, filosofo francese di Lille, sostiene: “Al contrario della solidarietà (gestionale e umanitaria), la fraternità è attenzione incondizionata all’altro e presuppone che la mia libertà non si possa realizzare senza la libertà dell’altro e che, a questo titolo, io ne sono responsabile.” Mattéi parla della fraternità come principio originario, più “solido” in relazione alla costruzione di una politica adeguata, che affronti la totalità dei problemi. E Gúrutz Jáuregui, docente di Diritto Costituzionale all’Università del Paese Basco, porta il discorso ancora più avanti, sostenendo che solo dalla fraternità possono nascere risposte adeguate alle sfide di oggi, per es. per un diritto che sappia accogliere la diversità che convive ormai dentro i nostri paesi, superando, senza distruggerli, il principio di nazione, di confine, di cittadinanza… Probabilmente la fraternità ci potrà ispirare per scrivere i cosiddetti diritti di quarta generazione oggi all’agenda della politica. In questa prospettiva acquistano nuovi significati anche gli altri capisaldi del progetto politico della modernità, la libertà e l’uguaglianza: perché la libertà sia, per tutti, il fondamentale diritto a potersi scoprire unico e irripetibile; perché l’uguaglianza sia davvero riconoscimento e garanzia ad ognuno di pari accesso alle risorse e alle opportunità. Lasciarsi illuminare dalla fraternità è un’esperienza dinamica molto profonda, che si fa ricerca laboriosa di dialogo, mediazione competente, progetto politico che produce azioni ispirate ai valori dell’uomo. Scegliere la fraternità vuol dire sentire la posizione dell’altro come necessaria alla costruzione della comunità, ascoltare l’altro come portatore di una posizione interessante, mettere gli interessi della propria parte dopo l’interesse della comunità. Il risultato aumenta la nostra capacità di capire le domande dei cittadini e di saper dare risposte più vere. E veniamo alla seconda direzione, la dimensione internazionale, la mondialità. Oggi è necessario partire dal dato di fatto che la storia dell’umanità è caratterizzata da un rapporto di interdipendenza reciproca. Le esemplificazioni sono evidenti: la ricerca della pace, la difesa dell’ambiente, lo sviluppo della scienza, le comunicazioni e l’uso dei media… sono sfide a cui è possibile dare una risposta efficace, una parola forte, solo con sforzi creativi proporzionati alle sfide, solo se partiamo dal riconoscimento del legame universale della fraternità. Quindi la sfida è quella di abituarsi a ragionare in politica tenendo conto che la comunità politica fondamentale è l’umanità, e abbandonare così, come chiave di lettura e di progettazione politica, la stretta visuale del proprio angolo di mondo, per riconoscere e assumere che, se ogni uomo è mio fratello, allora il suo progetto di vita è il mio, la sua aspettativa di vita è la mia, gli ostacoli che frenano il suo sviluppo e quello del suo popolo sono miei. Allora il bilancio del mio comune, del mio Stato si struttura e si relativizza sulla sua condizione. La terza direzione: l’individuazione di azioni comuni. Occorre trovare il modo di interagire, di impegnarsi insieme in azioni positive che vedano i soggetti della politica, ognuno forte della sua responsabilità e autonomia, assieme capaci di studio e mobilitazione per il bene comune. Un’esperienza in corso, che si conferma un motore di speranza politica, è la rete internazionale delle scuole di formazione sociale e politica del Mppu che ha preso avvio alcuni anni fa e che oggi sta rivelando, contrariamente a quanto viene divulgato, l’interesse dei giovani quando la politica diventa scelta d’amore per la comunità di cui ci si fa responsabili. Un altro esempio: Il Mppu in Brasile, nelle ultime settimane ha dato avvio ad una importante azione a livello nazionale, come risposta alle crisi sul piano della legalità che si stanno susseguendo e che vedono implicati partiti e istituzioni ad ampio raggio. Un’azione che vede coinvolti parlamentari federali e dei diversi parlamenti statali, organizzazioni della società civile laiche e cattoliche, tanti cittadini, e, tra tutti questi, tanti giovani, e che ha individuato uno dei punti su cui è necessario legiferare per poter sostenere le buone volontà che stanno riprendendo coraggio. Si tratta della proposta di una modifica costituzionale che punta all’introduzione di modifiche intorno alla legge di Bilancio, nella Costituzione del Brasile. La campagna di raccolta dei milioni di firme necessarie all’accoglimento della modifica si sviluppa lungo tre direttrici: consolidamento della regola democratica e delle sue procedure, moltiplicazione dei luoghi del dibattito pubblico dove il bilancio della nazione possa diventare questione di popolo, rafforzamento delle scelte etiche attraverso un rafforzamento della legalità. Altra iniziativa che caratterizza il lavoro del Mppu da circa due anni e che quest’anno, nel prossimo mese di novembre, vedrà un momento congressuale conclusivo, è una ricerca approfondita sul tema della partecipazione, che la scelta della fraternità universale arricchisce di caratteri specifici, dentro l’orizzonte di una democrazia di qualità sempre più radicata su valori umani universali. Le sfide che sono davanti a noi sono ardite e spesso passano proprio da questi Palazzi. Ed è qui che emerge Igino Giordani, che aggiunge a questa strada un contributo creativo e insostituibile. Quest’anno la proposta è quella di entrare nel vivo della vita politica del Paese guardando alla sua figura, una delle grandi voci del XX secolo italiano, membro della Costituente e deputato alla Camera fino al 1953, testimone di dialogo aperto e costruttivo fra forze politiche di culture contrapposte. Affronteremo in ognuno del 4 momenti previsti una caratteristica della sua azione politica e del suo pensiero: il dialogo, la pace, l’Europa, la famiglia. Concludo: i testi di Igino Giordani mi accompagnano da tempo, ma in questi giorni ho avuto modo di rileggere a fondo alcuni scritti, per preparare questi incontri. Una delle espressioni di Igino Giordani che mi ha colpito e che vorrei richiamare qui, descrive, per così dire, la strategia di diffusione adottata dai cristiani entro i confini dell’impero romano: “…Questo principio (quello dell’amore) penetrò nello scheletro della società antica come un’anima nuova e le diede un’altra vita.” (da “La carità, principio sociale” del ’55). Lui parlava dei cristiani, ma ha fotografato se stesso e ciò che lo ha caratterizzato nella sua vita: questo vogliamo anche noi ripetere: non sfasciare gli istituti della vita civile e politica quanto dare ad essi uno spirito nuovo. (altro…)
Ott 19, 2007 | Centro internazionale, Cultura
Entrare nel vivo della vita politica del Paese guardando alla figura di Igino Giordani, una delle grandi voci del XX secolo italiano, membro della Costituente e deputato alla Camera fino al 1953, testimone di dialogo aperto e costruttivo fra forze politiche di culture contrapposte, con scelte e azioni coerenti, con le opere e gli scritti. Questa la proposta del ciclo di incontri promossi, presso il Parlamento italiano a Roma, dal Movimento politico per l’unità, in collaborazione con il Centro Igino Giordani, per il 2007/2008. L’ampiezza e la profondità dell’impegno politico di Giordani, vera anticipazione dei temi culturali della contemporaneità, fanno di lui una figura che può indicare una strada e sostenere lo sforzo di quanti operano per dare spazio in politica a speranze e scelte coraggiose, a profezia e progettualità. Il dialogo e l’anelito di unità vissuti da Igino Giordani rappresentano una testimonianza straordinaria delle virtù che la politica può oggi recuperare per dare risposte adeguate ai dilemmi della contemporaneità. Questo, secondo l’ispirazione del Movimento politico per l’unità, l’obiettivo degli incontri periodici che hanno ripreso il via lo scorso 24 ottobre, e che hanno alle spalle oltre un quinquennio di esperienza. L’iniziativa si inscrive infatti nel solco della proposta rivolta nel 2000 da Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, ai parlamentari italiani proprio nel Palazzo San Macuto. L’incontro si è svolto a Palazzo San Macuto, presso la sala del Refettorio, dalle 18.00 alle 20.00. Prossimi appuntamenti: dicembre 2007 Pace e mondialità fra storia e prospettiva aprile 2008 La costruzione dell’Europa per un mondo più solidale giugno 2008 Famiglia, società, Stato: Giordani e le comunità d’amore Per saperne di più: Movimento politico per l’unità Movimento dei Focolari Via di Frascati, 306 00040 Rocca di Papa Roma – Italia tel. +39.06945407210 – fax +39.069412080 email mppu@focolare.org – www.mppu.org (altro…)
Ott 18, 2007 | Chiara Lubich, Cultura
Quando un’esperienza autenticamente evangelica muove i suoi primi passi è in un certo senso lo Spirito Santo stesso che nuovamente prende la parola. Di questa acuta osservazione, che fece l’allora cardinale Joseph Ratzinger in apertura del Convegno mondiale dei movimenti e delle nuove comunità ecclesiali del 1998, il Movimento dei Focolari è una chiara testimonianza. Le pagine di questo libro ci riportano, come a ritroso, ai suoi albori per farci gustare le primizie di un nuovo carisma dello Spirito. Del Movimento dei Focolari conosciamo la diffusione nel mondo e l’impegno profuso nel dialogo della vita con persone di ogni età, lingua, cultura e religione. A chi si avvicina ad esso, specie i giovani, converrà porsi in ascolto di coloro che, come dice la Lettera agli Ebrei «furono una volta illuminati, gustarono il dono celeste, diventarono partecipi dello Spirito Santo e gustarono la buona parola di Dio e le meraviglie del mondo futuro» (Eb 6, 4); coloro che, alla luce della prima scintilla ispiratrice, hanno contribuito a edificare un’opera di Dio. Chiara Lubich è fra le personalità più stimate e ascoltate del nostro tempo, eppure, lei stessa racconta con disarmante semplicità che né lei né le sue prime compagne avevano in mente di fondare una comunità e meno ancora un movimento: «Ci sentivamo tutti abbandonati ad una divina avventura di cui non conoscevamo nulla se non che Chi ce la proponeva e preparava era Dio… e che tutte le circostanze… erano voci del suo amore» 1. Si sente nelle pagine da lei scritte l’afflato dello Spirito, la freschezza del Vangelo che sgorgava limpido in mezzo a questo gruppo di ragazze decise a viverlo. Grazie ad una più intensa comprensione del comandamento nuovo di Gesù: «Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati» (Gv 15, 12), alla consapevolezza del supremo valore del Testamento di Gesù: «Padre, che tutti siano una cosa sola» (Gv 17, 21) e all’amore per il Cristo crocifisso e abbandonato, visto come “chiave” per ricomporre ogni frantumazione dell’unità, sono nate le linee di una nuova spiritualità rispondente alle esigenze più profonde di comunione della Chiesa e dell’umanità. È sintomatico rilevare come all’alba del terzo millennio papa Giovanni Paolo II abbia indicato alla Chiesa la necessità di vivere “la spiritualità di comunione”: una spiritualità fondata sul comandamento nuovo di Gesù e volta a incrementare i legami di fraternità che uniscono le membra del Corpo mistico di Cristo (Novo millennio ineunte 43-45). Benedetto XVI non cessa di approfondire la realtà della comunione evidenziando il dono che rappresenta per l’umanità e, d’altra parte, a quale minaccia siamo sottoposti quando essa viene a mancare: «Dove si distrugge la comunione con Dio, che è comunione col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo, si distrugge anche la radice e la sorgente della comunione fra di noi. E dove non viene vissuta la comunione fra di noi, anche la comunione col Dio Trinitario non è viva e vera. (…) Questa rete di unità che abbraccia il mondo è un’anticipazione del mondo futuro in questo nostro tempo. (…) È facile comprendere quanto grande sia questo dono, se solo pensiamo alle frammentazioni e ai conflitti che affliggono le relazioni fra i singoli, i gruppi e i popoli interi. E se non c’è il dono dell’unità nello Spirito Santo, la frammentazione dell’umanità è inevitabile» 2. Alla testimonianza di Chiara Lubich sui primi tempi del suo movimento segue la narrazione di Igino Giordani, che la conobbe nel 1948. Prima ancora di incontrarla, egli era già un laico cattolico molto stimato, impegnato in politica, e uno scrittore rinomato nella Chiesa italiana. Con la sua abbondante produzione letteraria, aveva contribuito alla formazione di una generazione di cristiani. Io stesso ne fui affascinato da studente attraverso i suoi scritti. Era il tempo in cui l’umanità cercava faticosamente di risollevarsi dalle macerie della Seconda Guerra mondiale e alcuni parlavano addirittura di “inverno” nella Chiesa; situazioni queste che di certo non lasciavano indifferente un laico impegnato come Igino Giordani. Questi dati rendono ancor più degno di nota il suo farsi discepolo della giovane trentina, e dicono la grandezza del carisma che egli aveva riconosciuto in lei; carisma che faceva presagire una rinnovata primavera, confermata poi dalle istanze emerse dal Concilio Vaticano II, che voleva la Chiesa «segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» affinché – auspicava – «gli uomini oggi più stabilmente congiunti dai vari vincoli sociali, tecnici e culturali possano anche conseguire la piena unità in Cristo» (Lumen gentium 1). Nelle pagine di questo libro, il racconto del suo incontro con il carisma dell’unità di Chiara Lubich è ricco di particolari interessanti e avvincenti. Vi emerge quella forma di santità ecclesiale che scaturisce dalla presenza di Gesù in mezzo ai discepoli uniti nel suo nome; santità verso la quale Giordani si è incamminato. Recentemente è stato dichiarato Servo di Dio ed è in corso il processo di beatificazione. Nel taglio decisamente comunitario della spiritualità dell’unità vi è una reale possibilità di rendere accessibile a tutti la «misura alta della vita cristiana ordinaria» (Novo millennio ineunte 31) cui siamo chiamati e che è la vera chiave del rinnovamento auspicato dal Concilio Vaticano II. Formulo dunque l’auspicio che questa rievocazione faccia sì che «risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5, 16). Card. TARCISIO BERTONE Segretario di Stato Dal Vaticano, 3 giugno 2007, Festa della SS.ma Trinità
Ott 18, 2007 | Cultura, Focolari nel Mondo
Il titolo “polarizziamoci” è stato scelto per esprimere il desiderio di incontro, di dialogo, di condivisione tra diverse realtà imprenditoriali. Le potenzialità – i bisogni effettivi – la crescita – Queste le tre tematiche al centro dell’Expo, con l’obiettivo di aiutare a recuperare un giusto equilibrio di relazione tra domanda e l’offerta nell’ottica di una crescita delle persone, delle comunità e del territorio.
Tra gli obiettivi dell’Expo 2007 : – dare alle aziende la possibilità di proporsi sul mercato per fare business incontrando e conoscendo altre realtà aziendali, attivando un dialogo ed uno scambio costruttivo per mettere in comune best practises, realizzazioni, idee e progetti che contribuiscano a favorire la crescita e lo sviluppo delle capacità e delle potenzialità aziendali; – favorire un processo culturale che promuova la conoscenza e lo sviluppo del progetto Economia di Comunione, un nuovo agire economico che unisce mercato e solidarietà offrendo un contributo a sanare il divario tra ricchezza e povertà nella ricerca di un vero bene comune.
Numerosi gli eventi in programma: convegni e tavole rotonde, workshop e laboratori. Sfide, proposte e progetti che coinvolgono numerosi settori: dall’imprenditoria alla comunicazione, dalla sicurezza sul lavoro all’ambito energetico, dalla sanità all’educazione, dalla consulenza aziendale alla produzione alimentare. Attesi 3000 visitatori tra imprenditori, manager, operatori economici, sociali e culturali. Le realtà imprenditoriali presenti appartengono al settore tessile, della comunicazione, della produzione artigianale, impiantistica e alimentare. Vi sono studi professionali che offrono consulenza fiscale e amministrativa, servizi assicurativi, informatici e formazione aziendale. Ufficio stampa: cell. 335.1427215 – e-mail: stampa@polarizziamoci.it
Ott 18, 2007 | Cultura
Programma
Sabato 27 ottobre 2007 Nuovi progetti di impresa verso i mercati emergenti in un confronto con culture diverse. Si approfondiscono tematiche su formazione continua come strumento di supporto al cambiamento e ruolo del Middle Management. L’energia, le sue fonti e gli sviluppi ad essa legati saranno al centro di una tavola rotonda. Evoluzione dell’impresa, aumento della produttività e crescita umana si intrecciano nelle pagine del libro di Andrea De Rosa “Dalla T-shirt all’eccellenza. Una storia di uomini ed aziende” presentato all’Expo 2007. Interverrà Benedetto Gui, professore di Economia Politica dell’Università di Padova. Sarà presente l’autore. Nel pomeriggio il Polo Lionello ospiterà la presentazione dei volumi “L’economia del bene comune” di Stefano Zamagni (professore ordinario di Economia politica all’Università di Bologna) e “Il prezzo della gratuità” di Luigino Bruni (professore associato di Economia politica dell’Università di Milano-Bicocca). Saranno presenti gli autori. La cultura della condivisione in ambito medico analizzata a partire dall’esperienza del Polimabulatorio inserito nel Polo Lionello. Presenti Maurizio Bellini, presidente dell’Associazione “Salve! Health to Schate. Onlus” e Antonio Acquaviva, professore associato di Pediatria presso l’Università di Siena. Domenica 28 ottobre 2007 La cultura della relazione per lo sviluppo fisico e psichico del bambino Saranno il fulcro della conferenza-dialogo che riunirà al Polo Lionello Bonfanti esperti in neuropsichiatria infantile, pediatria ed educazione in asili nido. Tra i temi trattati: educazione nella prima infanzia, valore di un ambiente non inquinante, costruzione dell’intersoggettività primaria. In contemporanea un pomeriggio dedicato ai bambini presso lo spazio polifunzionale del Philocafè. Lunedì 29 ottobre 2007 Un approfondito confronto su etica, economia ed innovazione nell’imprenditorialità artigiana Sarà il contributo che porterà all’Expo 2007 la Confartigianato Imprese Toscana. Aprirà i lavori il presidente, Fabio Banti. La sicurezza nel mondo del lavoro analizzata con atteggiamento propositivo: al Polo Lionello esperti di sicurezza illustrano buone pratiche ed esperienze con risultati positivi. In collegamento video-conferenza da Bari, Cosenza, Milano e Roma un convegno sul futuro del Project Management. Tessere: intrecciare fili, intrecciare relazioni. Un originale appuntamento al Philocafè. Martedì 30 ottobre 2007 Strategie della sicurezza, tra strumenti tecnologici e adempimenti normativi Al centro di una tavola rotonda. Analisi, casi di studio e spazio per il dialogo caratterizzeranno l’evento dedicato all’analisi strategica dei dati aziendali: come utilizzarli in modo “intelligente” per aumentare il volume di affari e ridurre i costi. Testimonianze di attivazione di nuove imprese sociali realizzate grazie al Fondo sociale Europeo Piccoli Sussidi, faranno da cassa di risonanza al Convegno dal titolo “La soddisfazione del Bisogno: dall’idea alla sua realizzazione” Durante l’Expo saranno offerte “Pillole di consulenza”, incontro gratuiti su problematiche di vita aziendale. Degustazioni di prodotti saranno proposte da imprese del settore alimentare.
Ott 17, 2007 | Cultura
Un laboratorio di dialogo, creatività ed innovazione verso un’Economia di comunione. E’ questo lo scopo di “Polarizziamoci: Expo 2007” in programma dal 25 al 30 ottobre 2007, al Polo imprenditoriale “Lionello Bonfanti” in località Burchio di Incisa in Val d’Arno (Firenze). Si tratta della prima expo di aziende che hanno raccolto la sfida del progetto di “Economia di comunione”. Ovvero: coniugare mercato e solidarietà. La manifestazione, che ha il Patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Firenze, del Comune di Incisa in Val d’Arno, ha richiamato al Polo “Lionello Bonfanti” numerose imprese appartenenti a diversi settori. L’iniziativa, prima nel suo genere in Italia, sarà presentata nel corso di una conferenza stampa che si terrà venerdì 19 ottobre 2007 alle ore 12.00, nella nuova sala stampa “Oriana Fallaci” di Palazzo Medici Riccardi, in via dei Ginori 8, a Firenze. Alla conferenza stampa interverranno: Matteo Renzi, Presidente della Provincia di Firenze; Giorgio Del Signore, Amministratore Delegato di Unilab Consulting Srl; Giorgio Balduzzi, Presidente del Consorzio Terre di Loppiano; Cecilia Mannucci, Amministratore Delegato di E. di C. SpA. All’Expo 2007 sono attesi oltre 3000 visitatori tra imprenditori, manager, operatori economici, sociali e culturali.