Movimento dei Focolari
Il significato del Polo imprenditoriale di Loppiano nell’attuale contesto economico

Il significato del Polo imprenditoriale di Loppiano nell’attuale contesto economico

Il dialogo in politica e l’economia di comunione, così come l’economia solidale e la finanza etica, sono elementi essenziali per sviluppare un nuovo modello del "vivere insieme".
In questo senso la Regione Toscana non può non riconoscere che la realizzazione del polo industriale di Loppiano rappresenta una sfida importante per tutto il nostro territorio, un progetto al quale aderire e da inserire nei programmi di sviluppo della Regione medesima al fine di rafforzare ed organizzare una nuova politica di cooperazione allo sviluppo.

Si potrà quindi affermare con la pratica che non è vero che l’unico modello adottabile all’interno del mercato del lavoro è quello classico economico liberista. Si potrà affermare che la competitività delle aziende sussiste, pur destinando parte del ricavato ad azioni di formazione e solidarietà sociale.

E soprattutto che l’economia di comunione è un modello di convivenza per il quale all’interno del mondo economico ogni attore, sia impresa, lavoratore o consumatore, riscopre la libertà di scelta e di azione e la preziosa unitarietà tra valori e comportamento. Un modello in sintesi che, oltre a prestare attenzione al bilancio economico, non dimentica "il bilancio sociale", cioè la valutazione di quanto nell’azienda la risorsa umana sia da valorizzare (pur non dimenticando il profitto) e quindi i rapporti con i dipendenti, fornitori e concorrenti siano da improntare principalmente su una competizione di qualità, sulla trasparenza e sul rispetto dell’ambiente.


Quali sono i punti di riferimento a cui attingere per la sua attività politica?

La più alta sfida per tutti noi è oggi promuovere e diffondere valori importanti quali l’uguaglianza dei popoli, le politiche di coesione economica e sociale, i diritti di cittadinanza, la sussidiarietà, l’unità, rispettando il pluralismo delle diverse identità, tradizioni e religioni.

Chiara Lubich ancora una volta ci indica, con semplicità ma con grande tensione emotiva e ideale, il principio guida a cui far riferimento: "la fratellanza". Anche in politica non si può prescindere da questo concetto, perché Chiara molto lucidamente ci ricorda che "la risposta alla vocazione politica è anzitutto un atto di fraternità: non si scende in campo infatti solo per risolvere un problema, ma si agisce per qualcosa di pubblico, che riguarda gli altri, volendo il loro bene come fosse il proprio".

Un valore semplice da comprendere, ma arduo da praticare quando deve corrispondere una conseguente linearità nell’azione.

D’altra parte sono convinta che quello è il valore da realizzare. Forse inizialmente rappresenterà solo una tensione, ma se vogliamo davvero innalzare e qualificare le azioni di governo e di rappresentanza politica, costruire insieme un comune senso di identità, destino e cittadinanza, dobbiamo partire dal riconoscimento che solo il concetto di "fraternità politica" potrà tracciare un percorso di coesione e partecipazione.

Globalizzazione. Una sfida non solo per i G8

Post G8. Globalizzazione, divario tra ricchi e poveri. Una sfida non solo per i G 8. “Il pianeta al bivio” Il primo a lanciare la globalizzazione è stato Gesù quando ha detto: “Che tutti siano uno”. Non solo: ci ha fatto capaci di quell’amore che ha la forza di ricomporre la famiglia umana nell’unità e nella diversità. Sono disseminati nel mondo molti ‘laboratori’ di questa ‘umanità nuova’. Che sia giunta l’ora di proiettarli su scala mondiale? Una cultura alternativa: “La cultura del dare”. Un progetto in atto: L’economia di Comunione. “Conosciamo i gravissimi dislivelli che pesano sull’umanità: ci sono nazioni che puntano sul consumismo, su’avere anziché sull’essere, con tutte le sue conseguenze ed altre, popolatissime, attanagliate da bisogni angoscianti. Bisogna diffondere la cultura del dare. E’ la cultura del Vangelo: “Date e vi sarà dato. Vi sarà versata in grembo una misura piena, pigiata e traboccante”(Lc 6,38). Questa la parola che potrebbe offrire un rimedio, ridare un equilibrio al nostro pianeta. Se tutti vivessero il Vangelo i grandi problemi nel mondo non ci sarebbero, perché l’eterno Padre interviene e le promesse di Gesù si realizzano: “Date e vi sarà dato”. E’ quanto sperimentiamo quotidianamente. (Chiara Lubich) Da dove nasce la cultura del dare  Sin dagli inizi del Movimento dei Focolari, nel 1943, a Trento la scoperta evangelica del comandamento nuovo “amatevi come io ho amato voi” (cf. Gv 13,34) ha fatto scaturire la comunione dei beni spirituali e materiali.    Da allora la comunione dei beni è diventata prassi vigente nel Movimento, sull’esempio delle prime comunità cristiane.    E’ questo un fatto di enorme importanza e gravido di conseguenze. Quella comunione dei cuori e dei beni, gioiello delle prime comunità cristiane, eco degli insegnamenti di Gesù lungo la vita della Chiesa aveva perso di forza, ma era stata “custodita” nei monasteri e nei conventi e in qualche comunità di laici. Ora in quella piccola comunità nascente a Trento riesplodeva come inizio di un suo recupero per la “massa”, per il popolo cristiano, con tutti i frutti e le conseguenze che matureranno più tardi. Chiara e le sue prime compagne sin d’allora ne avevano coscienza: “Noi – dice Chiara – avevamo la mira di attuare la comunione dei beni nel massimo raggio possibile per risolvere il problema sociale di Trento”. “Pensavo: ‘vi sono due, tre località dove ci sono i poveri… andiamo lì, portiamo il nostro, lo dividiamo con loro…’ Un ragionamento tanto semplice, e cioè: noi abbiamo di più, loro hanno di meno; alzeremo il loro livello di vita in modo tale da arrivare tutti ad una certa uguaglianza.” Ed è da allora che ha inizio l’esperienza, “sorprendente” , “del date e vi sarà dato” evangelico: “in piena guerra, viveri, vestiario, medicinali arrivano con insolita abbondanza”. Nasce la convinzione che nel Vangelo vissuto vi è la risposta “in nuce” ad ogni problema individuale e sociale. La cultura del dare e l’economia di comunione I soggetti produttivi dell’Economia di Comunione – imprenditori e lavoratori e altre figure aziendali – sono ispirati a principi radicati in una cultura diversa da quella prevalente oggi nella pratica e nella teoria economica. Questa “cultura” possiamo definirla “cultura del dare” proprio in antitesi con la “cultura dell’avere”. Il dare economico è espressione del “darsi” sul piano dell’ “essere”. In altre parole, rivela una concezione antropologica non individualista né collettivista, ma di comunione. Una cultura del dare, che quindi non va considerata come una forma di filantropia o di assistenzialismo, virtù entrambe individualistiche.  L’essenza stessa della persona è essere “comunione”. Di conseguenza, non ogni dare, non ogni atto di dare crea la cultura del dare. C’è un “dare” che è contaminato dalla voglia di potere sull’altro, che cerca il dominio e addirittura l’oppressione di singoli e popoli. E’ un “dare” solo apparente. C’è un “dare” che cerca soddisfazione e compiacimento nell’atto stesso di dare. In fondo è espressione egoistica di sé e in genere viene percepito, da chi riceve, come un’offesa, un’umiliazione. C’è anche un “dare” interessato, utilitaristico, presente in certe tendenze attuali del neo-liberalismo che, in fondo, cerca sempre il proprio tornaconto… E infine c’è un “dare” che noi cristiani chiamiamo “evangelico”. Questo “dare” si apre all’altro nel rispetto della sua dignità e suscita anche a livello di gestione delle aziende l’esperienza del “date e vi sarà dato” evangelico. Si manifesta a volte come un introito inatteso o nella genialità di una soluzione tecnica innovativa o nell’idea di un nuovo prodotto vincente. (Vera Araujo – sociologa) (altro…)

"Chi beve l'acqua pensa alla sorgente"/2

Dalla sorgente del carisma sgorgato in questa città, fiotti di vita nuova nel mondo. Testimonianze e momenti artistici da Asia, America Latina, Stati Uniti, Africa, da Europa dell’Est e dell'Ovest. Per due ore da Trento una proiezione mondiale anche grazie al collegamento satellitare e via Internet con i 5 continenti.

Dalla Corea del Sud: “La diretta ci ha fatto sperimentare un mondo più unito e fraterno”. Dalla Colombia: “Qui siamo in guerra. Ma vogliamo ripetere la stessa avventura dell’unità”.

Una consegna alla città: Incominciate a incendiare Trento”.

E’ un patto che Chiara Lubich fa con la sua città, a conclusione di questo incontro, l’ultimo del denso programma di appuntamenti civili e religiosi: “Incominciate a incendiare Trento ed io tornerò”. Era stato l’arcivescovo Luigi Bressan che in apertura dell’incontro l’aveva invitata a tornare spesso nella sua città. E il sindaco Alberto Pacher, dopo l’incontro al Consiglio comunale e ad altri appuntamenti civili al Palasport dice: “Servirà molto tempo per riflettere sui molti piani che Chiara Lubich ha toccato in questi giorni. Messaggi importanti, per dare 'acqua ai semi del dialogo' e affrontare in modo positivo 'gli intrecci di popoli diversi che avvengono sul palcoscenico delle nostre città' “.

Sin dal primo incontro con i suoi concittadini nel duomo di Trento, Chiara aveva confidato il suo sogno: far di Trento una città ardente, la città dell’unità, proprio qui dove è stata sancita, con un Concilio, la divisione dei cristiani. E più volte aveva parlato di un nuovo impegno che si assumeva in prima persona per estenderlo a più persone possibile: immettere nella sua città “un supplemento d’anima”, perché sia “tutta accesa d’amore vero, di quello che lega fratello a fratello”.

Prendendo la parola al Palasport, parla proprio delle origini della scoperta di questo amore, in modo inedito. Chiara prende spunto dal titolo dell'incontro. Di che acqua si tratta? Dove è posta la sorgente?

“Si tratta di quell'acqua, che sta a significare luce, amore e forza dello Spirito, presenti in uno di quei doni definiti “carismi” che lo Spirito Santo manda alla sua Chiesa per venir incontro ad attese dell'umanità. Ebbene, 58 anni fa, uno di questi doni è stato elargito proprio qui, in questa terra benedetta, per cui l'acqua, di cui metaforicamente si parla, ha la sua sorgente nella nostra città, Trento”.
 
Chiara racconta, rivivendoli, molti episodi, e richiama i luoghi dove, in quei primi tempi, sullo sfondo della guerra, dal cuore del Vangelo – il comandamento dell'amore scambievole – è sgorgata l'acqua viva di una vita nuova: “Avendo messo in atto l’amore vicendevole, la nostra vita spirituale ha però un balzo di qualità: avvertiamo una nuova sicurezza, una gioia e una pace mai sperimentate, una pienezza di vita, un'abbondanza maggiore di luce. Come mai? E’ stato subito evidente: per questo amore si realizzavano fra noi le parole di Gesù: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome (cioè nel mio amore, come eravamo noi), io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Gesù silenziosamente si era introdotto spiritualmente come Fratello invisibile, nel nostro gruppo. Ed ora Lui, che è la fonte dell’amore e della luce, era lì presente in mezzo a noi. Non lo si vuole più perdere”. “Una storia pur ripetuta migliaia, migliaia e migliaia di volte in tutte le parti del mondo, ma che in questa città ha la concretezza ed il fascino delle storie vere”.

Poi Roma, l’Italia, l’Europa, i continenti extraeuropei. “E, poiché chi beve l'acqua non può non pensare alla sorgente – ha continuato -, la nostra città Trento, per la piccola storia or ora narrata, è nota ormai in tutte le parti del mondo”. Una diffusione che ha avuto sviluppi non solo all’interno della Chiesa cattolica, ma che ha assunto una dimensione ecumenica. Pure il dialogo con fedeli di altre religioni è via via cresciuto, e così quello con persone di convinzioni non religiose. Un'Acqua di vita nuova che ha iniziato a inondare anche i campi dell’impegno umano, dalla politica, all’economia, all’arte, alla comunicazione… Chiara conclude confidando un ricordo che ora si fa programma di vita:

Trento, nella città del Concilio, il 30 aprile 1995: in Piazza Fiera, quella volta, bene informato del nostro decennale lavoro ecumenico per riannodare, con vincoli d'unità, la nostra Chiesa con quelle della Riforma, il Papa espresse un augurio: che un giorno si scrivesse un trattato che, partendo dal Concilio di Trento, che sancì la divisione fra le Chiese, arrivasse a quell'irruzione del carisma dell'unità che, attraverso il Movimento dei Focolari, nato in questa città, arriva alla Chiesa.

Una coreografia multicolore dei giovani della cittadella internazionale di Loppiano con le bandiere dei loro Paesi, sottolinea il progetto di unità mondiale in costruzione. In finale si inchinano al vessillo di Trento per esprimere gratitudine alla città da cui è sgorgata tanta novità di vita. Iniziano le testimonianze dall’America Latina, Asia, Africa, Europa dell’Est e dell' Ovest. Sui vari fronti: dialogo tra le religioni, risposta alle disparità tra ricchi e poveri, ecumenismo.

Vera Araujo, sociologa brasiliana, parla dell’impatto del carisma dell’unità portato alla fine degli anni ’50 da tre trentini e una romana in una terra di grandi disparità sociali. “Ci hanno insegnato ad amare ogni prossimo: familiare, sconosciuto, amico e nemico. Fu una rivoluzione”. E poi negli anni ’90 quello scatto da una comunione dei beni personale a quella che coinvolge il sistema produttivo con l’economia di comunione nata proprio in Brasile.
Gli Stati Uniti sono rappresentati da Joe Sopala, cantante del Gen Rosso. Toccante la sua esperienza: dal clima di odio e razzismo del quartiere di Chicago in cui è cresciuto, alla scelta radicale di Dio. Poi l'Asia: una danza coreana si compone in un bellissimo fiore che ben esprime questo continente, culla delle religioni: Christina Lee, coreana, spalanca l'orizzonte del dialogo interreligioso intessuto da Chiara e dal Movimento in questa terra, con buddisti giapponesi e tailandesi, con indù e musulmani.

Martin Nkafu, notabile del popolo Bangwa del Camerun, parla delle ferite lasciate da un cristianesimo macchiato dalla tratta degli schiavi e dal colonialismo. Pregiudizi saltati all’aria per la testimonianza di chi è giunto nella loro terra a lavorare con il loro popolo alla crescita spirituale e sociale.
Europa dell'Ovest: l'attrice di teatro, Sarah Finch, anglicana, intreccia la sua esperienza personale con quella degli sviluppi del dialogo ecumenico che si apre sin dagli anni '60. La carrellata di testimonianze si chiude con l'Europa dell'Est: Anna Fratta apre squarci inediti di vita al di là del muro, durante il tempo dei regimi comunisti.

Come osserva l’articolista del quotidiano Alto Adige, quanto Chiara e gli altri hanno raccontato da quel palco “non è per compiacersi”, ma “per dare motivi di speranza, per aiutare la gente a credere che un amore gratuito e reciproco si può vivere in tutte le epoche e in tutti i contesti”.

 

"Chi beve l'acqua pensa alla sorgente"

Quest'anno dichiarato dall'ONU “anno internazionale del dialogo fra le civiltà”, è di particolare attualità, in una società sempre più multiculturale e multireligiosa, il messaggio che verrà lanciato da Trento.

Chiara Lubich presenterà l' “ideale” che l'ha portata a lasciare Trento per irradiare nel mondo, con il Movimento dei Focolari che ha visto gli albori in questa città, un nuovo stile di vita basato sui valori della spiritualità, della reciprocità e della solidarietà, per contribuire all'unità della famiglia umana.

L'incontro vuole essere anche un “grazie” a Trento, con momenti artistici e testimonianze dai 5 continenti sulle nuove vie aperte dal dialogo tra cristiani delle diverse Chiese e fedeli di varie religioni e sulle risposte che il carisma dell'unità dà alle problematiche dei diversi popoli.

La diffusione del Movimento ha fatto conoscere a tutto il mondo questa città – già nota per il Concilio tridentino – sottolineando quella vocazione all'universalità che le è data dalla sua cultura-ponte tra Mediterraneo e Mitteleuropa.

 

Chiara Lubich a Trento

Chiara Lubich a Trento

«Con i suoi 81 anni portati con sprint, Chiara Lubich torna a casa. Invitata dal Consiglio comunale, dal 2 al 10 giugno s'immerge nei suoi ricordi. E nei suoi ambienti, come quel primo focolare in piazza Cappuccini da dove partì la scintilla del Movimento. Troverà “una città infiammata dall'amore di Dio ?»

(da “Vita Trentina”, 3 giugno 2001)

Il programma della visita

2 giugno, ore 16 in Duomo. Invitata dall'Arcivescovo a incontrare la Chiesa trentina, parlerà su “Il laico nella Chiesa comunione”, alla vigilia di Pentecoste (diretta Telepace, per il Trentino-Alto-Adige)
Dalla stampa:
– ALTO ADIGE: “La missione dei Movimenti” di Franco de Battaglia
– OSSERVATORE ROMANO: “Essere laici oggi” di Armando Costa

6 giugno, ore 17  al Teatro Sociale, Premio Rotary.
Balletto della compagnia Cosi-Stefanescu.
Dalla Stampa:
– L'ADIGE: “L'accoglienza di festa al Sociale” di Luca Franceschi
“Intervista”

8 giugno, ore 17  a Palazzo Geremia, incontro con il Consiglio Comunale. “La fraternità nell'orizzonte della città” (diretta TV RTTR, locale)
Ore 21 al Palasport Ghiaie, Spettacolo del complesso internazionale Gen Rosso: “Streetlight” (Ingresso libero)
Dalla Stampa:
– L'ADIGE: Lubich:”Più fraternità in politica” di F.G.

9 giugno, ore 10  a Palazzo Trentini, premio U.C.T. “Trentino dell'anno”

10 giugno, ore 16-19 al Palasport Ghiaie, incontro con la città, aperto a tutti (diretta TV via satellite)
Intervento di Chiara e testimonianze di persone di vari continenti con momenti artistici