Mag 13, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Vive e lavora in provincia di Genova, città del Nord Ovest, in un territorio ridente, tra il mare e i monti immediatamente retrostanti. Il suo incarico di presidente di uno dei consorzi della rete di imprese sociali, con circa settecento dipendenti nel settore dei servizi sociali, assistenziali e di inserimento lavorativo delle persone svantaggiate, e di referente regionale dell’AIPEC (Associazione Italiana Imprenditori per un’Economia di Comunione) non le hanno tolto nulla della sua immediatezza e semplicità. La sua testimonianza è stata seguita con molta attenzione durante un convegno all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, il 3 maggio scorso, dal titolo “Chiara Lubich e l’economia di comunione”: «Avevo il desiderio di fare un lavoro utile agli altri. Appena laureata, vinsi un concorso pubblico come educatrice per l’integrazione sociale dei bambini disabili. Mi sentivo utile, ma il lavoro era a tempo, con un contratto a termine. In quella situazione c’erano altre ragazze, che avevano lo stesso mio desiderio di crescere nella professione sociale. Una di noi ci parlò di alcune persone che da qualche anno lavoravano in una cooperativa del territorio e si occupavano di persone disagiate. L’incontro con loro è stato determinante: ci hanno messo a disposizione uno spazio, dedicato del tempo e offerto la loro esperienza. La nostra cooperativa nasce così, da un dono, da un gesto di gratuità che abbiamo colto e in seguito replicato a nostra volta. Abbiamo capito dopo che quel gesto affondava le sue radici nei valori dell’Economia di Comunione. Questa esperienza di vita, prima ancora che di lavoro, ha segnato e caratterizzato lo stile della nostra impresa».

© 2018 Il Sentiero di Arianna
Nasce così, nel 1996, “Il Sentiero di Arianna”, una cooperativa formata inizialmente da nove giovani donne, che mettono in comune le risorse guadagnate e le reinvestono in formazione e sviluppo dell’azienda. Da quel nucleo iniziale, oggi l’azienda conta più di 130 soci, l’85 per cento donne. «Più seguivamo i valori dell’economia di comunione, più le nostre cooperative si sviluppavano, diventando un valore per l’intera comunità. Più riempivamo di contenuti parole come lavoro, dignità della persona, reciprocità, formazione, aiuto reciproco, più riuscivamo a superare gli immancabili periodi critici. La forza dell’imprenditorialità femminile è stata determinante. Chiara Lubich ci indicava un percorso concreto, generativo di possibilità di cambiamento. La sua visione di un mondo più equo e la sua idea di economia ci affascinavano». 
© 2018 Il Sentiero di Arianna
“Il Sentiero di Arianna” – spiega – è una organizzazione che dà la possibilità alle donne di essere protagoniste. «Qui la notizia di una gravidanza è sempre una bella notizia. Molte di noi hanno potuto e possono tuttora vivere serenamente la maternità e il rientro al lavoro. Ma anche le donne che non sono madri sono generatrici di cambiamento e di innovazione, perché sanno innescare processi positivi di miglioramento organizzativo per una armonizzazione tra tempi di lavoro e di cura dei propri cari. Perché i bisogni sono tanti. E noi siamo partiti proprio da quelli delle nostre famiglie e della comunità, proponendo soluzioni, intrecciando reti di relazione sociale ed economica con gli enti, le istituzioni e le altre aziende». Con questo spirito il Gruppo Tassano ha contribuito a sostenere lo sviluppo di altre realtà imprenditoriali. «L’impresa più forte è quella che nasce come espressione di un territorio. Attraverso le reti nazionali a cui apparteniamo come cooperatori, ci stiamo impegnando sui temi dello sviluppo economico fondato su valori etici, rispettosi dell’uomo e dell’ambiente. Attraverso l’AIPEC incontriamo aziende e imprenditori che appartengono a settori differenti, ma condividono lo stesso senso di responsabilità sociale. Insieme siamo impegnati nel proporre un modello economico nuovo: inclusivo, solidale, di sviluppo sostenibile». Cosa significa per Simona essere una imprenditrice dell’Economia di Comunione? «Vuol dire essere sempre se stessi. Accoglienti, rispettosi, coerenti, attenti all’uso delle risorse, legati agli altri e allo stesso tempo liberi. Una persona è sempre la stessa, pur in tempi e spazi diversi. Lo stesso vale per un’impresa». Chiara Favotti (altro…)
Mag 10, 2018 | Cultura

Facoltà di Architettura di Aversa. Luca è in ritardo e si siede accanto ad una sconosciuta. “Come ti chiami?” – le sussurra in un orecchio. “Vincenza Cristiano, e tu?”. “Luca Pagano. Che strana coincidenza, i nostri cognomi formano degli ossimori! Io sono pagano e mi vanto di esserlo!”. «E io sono cristiana e mi vanto di esserlo!». Una prima scintilla, apparentemente spenta per sempre, e che divamperà dopo 8 lunghi anni in una
straordinaria storia d’amore. Ma un mese prima del matrimonio,
Vincenza si ammala di un tumore aggressivo, purtroppo comune nella “Terra dei Fuochi” dove lei vive. I medici prevedono un mese di vita. Vivrà? Si sposerà? Potrà avere dei figli? Il calvario, le delusioni, le sorprese. Colpi di scena continui per una vita paradossalmente meravigliosa…»
Maurizio Patriciello, giornalista, scrittore e parroco di Parco Verde in Caivano (NA), è da anni uno dei volti più noti della battaglia intrapresa per la rinascita di un territorio inquinato dai rifiuti tossici.
Aurelio Molè, caporedattore della rivista “Città Nuova” e autore TV.
La collana – Città Nuova – narratori. Quando la vita vera è anche meglio di un romanzo. Rigorosamente ispirate a storie vere, alcune tra le voci più originali e interessanti della scena nazionale – scrittori, giornalisti, personaggi del mondo televisivo e della comunicazione in genere – ci raccontano il mondo di oggi, celebrando le infinite sfaccettature delle vicende umane. Racconti che fanno sorridere, commuovere o pensare… ma soprattutto riconciliano con il piacere di leggere.
L’11 maggio 2018 17:30 In occasione della presentazione dei libri: G.Bianco e G.Gatti “Alle mafie diciamo NOI” e A.Molè e M.Patriciello “Meraviglioso” presso il Salone Off Salone Internazionale del Libro di Torino 2018, c/o Binaria Book, Centro Commensale del Gruppo Abele, via Sestriere, 34, Serena Cerchiè dialoga con Gianni Bianco, giornalista TG3 Rai, e don Maurizio Patriciello, parroco a Parco Verde in Caivano (NA), difensore della gente della Terra dei Fuochi.
Finito il tempo degli eroi solitari e dei grandi maestri, è giunto il tempo del noi, quell’energia vitale che attiva processi di riscatto e di emancipazione prima impensabili. La carta da giocare per sperare – anche in questi tempi di crisi – di costruire un Paese migliore, senza più mafie. Insieme.
Mag 7, 2018 | Cultura
El castillo exterior Lo nuevo en la espiritualidad de Chiara Lubich Jesús Castellano reflexionó largamente sobre el «castillo interior» de Teresa de Jesús como imagen de la relación entre Jesús y el alma, y la utilizó para describir la experiencia de la espiritualidad de Chiara Lubich y el Movimiento de los Focolares, que él mismo vivió. El «castillo exterior» es, para él, la comunidad que camina unida hacia la santidad, o sea, la unidad en Jesús. Los escritos e intervenciones reunidos en estas páginas son ejemplos emblemáticos de la reflexión de Jesús Castellano, un estímulo para crecer en la vida personal y comunitaria. Ciudad Nueva
Mag 7, 2018 | Cultura

Alberto Calabrese è un uomo di quarant’anni che vive di espedienti, insieme ai figli Luca e Matilde. La moglie se n’è andata anni prima, abbandonandoli all’improvviso. Un giorno, pur di farsi pagare per alcuni lavoretti da un certo Attilio Furnari, proprietario di una tipografia, si mette d’accordo con questi per farsi stampare 1000 copie di un romanzo scritto tempo prima. Aiutato dal figlio Luca, carica le copie sul cassone di un’Ape, e comincia a venderle porta a porta. Per Luca, è più di un’avventura, ed è in quell’estate del 1983 che matura l’idea di diventare scrittore. Sennonché, il ragazzo scopre che la piccola Matilde ha dato vita a un’amica immaginaria di nome Signora Aria, che viene a trovarla soprattutto di notte o quando lei rimane da sola in casa. Un breve romanzo di formazione, che parla della scrittura e dell’importanza della fantasia; dei valori e dei sentimenti inerenti la famiglia che devono unire le persone; dell’importanza di andare sempre incontro alla vita. Collana Narratori – Città Nuova
Città Nuova Ed.
Mag 6, 2018 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni

Simone Barlaam
«Come vedete dal colore dei capelli ho qualche anno più di voi. Ma faccio anche io parte della famiglia del Genfest. I Genfest ai quali ho partecipato da ragazzo sono rimasti impressi dentro di me. Che cosa mi è rimasto di quelle esperienze? Due cose. La prima. Per me che arrivavo da un piccolo paese dell’Abruzzo (Italia) ogni volta era immergermi in un’esperienza di mondialità. La seconda: al Genfest ho capito che ognuno è protagonista del proprio destino: il mio futuro dipendeva da me. Quello che da allora ho cercato ogni giorno di seguire nella vita per realizzare le mie aspirazioni. Anche quelle più complicate e apparentemente impossibili. È la stessa cosa che oggi, con mia moglie Claudia, stiamo cercando di trasmettere ai nostri figli. Mi piace pensare che ci sia un disegno più grande per ognuno di noi. Come pezzetti di un puzzle le vicende della vita si mischiano, si intrecciano, sembra difficile trovare la loro giusta posizione, ma poi improvvisamente i pezzetti iniziano a incastrarsi. A gennaio 2000 io e Claudia eravamo in Australia, a Sydney, in viaggio di nozze e passeggiavamo nel nuovissimo parco Olimpico. Facevamo programmi e mettevamo le basi per costruire la nostra famiglia. Simone era in arrivo e noi eravamo felici e pieni di amore. Ci sentivamo invincibili. Poi l’arrivo di Simone è stato subito travagliato. Il giorno in cui è nato abbiamo scoperto che aveva una ipoplasia del femore e una coxa vara. Una disabilità permanente aggravata da una frattura del femore. In pratica aveva un femore più corto dell’altro di una quindicina di centimetri. Fragile come un pezzo di vetro. Nel corso degli anni, Simone ha subito dodici interventi chirurgici: allungamenti dell’arto, interventi correttivi all’anca, trapianti ossei per consolidare il collo del femore che non teneva. Dodici operazioni seguite da lunghissimi mesi con il gesso che lo bloccava dal petto in giù. Nei lunghi periodi a letto, Simone ha imparato a disegnare, l’unica cosa che riusciva a fare da sdraiato. Amava disegnare i pesci, gli squali soprattutto per la loro forza e la loro velocità. Tant’è che un nostro caro amico lo ha soprannominato “lo squalo Simone”. Quand’era con il gesso fino al petto, guardavamo spesso il film Nemo, che è ambientato in Australia. Simone, come Nemo, aveva (e ha) una pinna più corta dell’altra. Io mi sentivo come Marlin, il padre di Nemo. Ansioso per il suo futuro. E pieno di paure per quello che poteva capitargli. Ma come Marlin, a un certo punto ho capito che Simone poteva affrontare da solo il suo “oceano”. Senza paura. Anche con la pinna più piccola. A un certo punto Simone ha cominciato a fare sport. Il nuoto era l’unico sport che poteva fare, per muovere i muscoli senza rischiare di rompere il suo osso di cristallo. Dopo un po’ ha cominciato a gareggiare. Qualche anno dopo ha preso ad allenarsi con i ragazzi della nazionale italiana di nuoto, tutti i giorni, dopo la scuola, per due ore e mezza, che diventano cinque prima delle gare più importanti. Tanto che a 17 anni, agli ultimi mondiali di nuoto paralimpico che si sono svolti a Città del Messico, nel dicembre scorso, Simone ha vinto due medaglie d’oro, nei 50 e nei 100 stile libero, un argento e un bronzo. Sono le gare più veloci nel nuoto. Adesso, esattamente 16 anni dopo il nostro viaggio di nozze, Simone è in Australia come “exchange student” per fare il quarto anno di liceo e continuare i suoi allenamenti ad alti livelli. Continua ad allenarsi, a studiare e gareggia con i più forti nuotatori australiani all’Olimpic Aquatic Centre di Sydney, proprio dove io e Claudia lo avevamo portato quando era ancora in grembo. Ebbene, se qualche anno fa qualcuno mi avesse detto che un giorno avrei avuto un figlio con due titoli di campione del mondo, gli avrei detto che era un pazzo. Simone ha una pinna più piccola, ma è più forte di quanto tutti credevamo. Ha avuto il coraggio di aprirla e di volare. Vi auguro, vi invito, ad aprire anche voi le vostre ali. Ad avere coraggio. E a imparare a volare. Seguite le vostre passioni. Non vi accontentate.» Riccardo Barlaam (altro…)
Mag 4, 2018 | Chiara Lubich, Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
«La mia è una famiglia cristiana e rifiuta l’idea di uccidere o di portare le armi». A parlare così è George, giovane siriano di Homs. Siamo a Loppiano, la cittadella dei Focolari vicino Firenze, dove da decenni il 1° maggio giovani da tutta Italia e non solo, si ritrovano per un meeting che è insieme un’occasione di testimonianza, di condivisione e di festa. Quest’anno il consueto appuntamento si collega idealmente ad un grande evento internazionale che avrà luogo a Manila il prossimo mese di luglio, il Genfest. Quella svoltasi martedì scorso, 1° maggio, ne è stata la tappa italiana. 3700 i giovani partecipanti per una giornata in cui è andata in scena la fraternità che passa dalla condivisione di progetti, di azioni di impegno sociale, di esperienze personali a tu per tu con il dolore personale e i drammi dell’umanità. Come nel caso di George e Michael che lasciano senza fiato i presenti, con il racconto crudo di quello che si vive da anni nella loro bella e martoriata Siria. «Abbiamo visto tanti morire – continua George –. Per un periodo anche io ho cominciato a portare un coltello per sicurezza, per difendermi in caso di pericolo. Anni di odio, di morte, senza dignità, hanno svuotato il mio cuore e ho cominciato a credere che l’amore non esiste. Quest’idea me l’ha potuta togliere solo la Mariapoli (alcuni giorni vissuti alla luce dei valori del Vangelo, esperienza tipica dei Focolari ndr). Dopo quell’incontro non ho più portato un coltello e ho deciso di cominciare a rispondere all’odio con l’amore». L’invito finale rivolto a tutti i giovani trova un’accoglienza sentita: «Non lamentatevi per la vostra vita. È bella, ma non ve ne accorgete».
Il filo conduttore della manifestazione, da cui il titolo “Beyond me”, era la voglia di andare oltre i propri limiti e confini per operare un cambiamento personale e soprattutto sociale, e trasformare l’ambiente attorno a sé. Lo testimoniano Roberto Spuri ed Elena Sofia Ferri, raccontando l’esperienza del terremoto del centro Italia; Alessio Lanfaloni e Maria Chiara Cefaloni, con l’impegno per un’economia disarmata; Alessandra Leanza, con un’esperienza di volontariato con i bambini Rom in Sardegna. E ancora Marco Voleri, tenore di fama internazionale e fondatore di “Sintomi di Felicità” che sensibilizza il pubblico sul tema della sclerosi multipla; Simone Barlaam, campione paraolimpico di nuoto ai mondiali del Messico. Michele Tranquilli, autore del libro Una buona idea e promotore del ponte con l’Africa YouAid; Sara Fabris, pittrice.
Progetti adottabili. Ogni storia raccontata al Genfest Italia è portavoce di un’esperienza concreta, un’associazione, un’azione sociale, che ciascuno dei partecipanti potrà poi “adottare” durante l’anno. È la call to action lanciata alla fine dell’evento, con l’invito a scegliere ciascuno un’azione da replicare in tutta Italia. Per agevolare i ragazzi, sul sito di United world project, sono presenti, suddivise per regione, le associazioni attivamente impegnate nelle diverse città italiane, da conoscere e contattare. A chiudere il Genfest Italia è la scenografia di una città che “vola”, una città composta nella coreografia finale sulle parole del testo di Chiara Lubich “Una città non basta”: «Con Dio, una città è troppo poco. Egli è colui che ha fatto le stelle, che guida i destini dei secoli e con Lui si può mirare più lontano, alla patria di tutti, al mondo. Alla fine della vita facciamo in modo di non doverci pentire di aver amato troppo poco». La cittadella dei Focolari si prepara ora ad accogliere il prossimo 10 maggio papa Francesco. Non a caso sono presenti al Genfest e portano il loro saluto alcuni giovani di Nomadelfia, comunità che il papa visiterà nello stesso giorno e con la quale, in questo periodo di preparazione, si sono intensificati i rapporti di amicizia. Fonte: www.cittanuova.it Foto su Flickr (altro…)