Mag 30, 2003 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Presso il monumento simbolo di Berlino, la porta di Brandeburgo, si è aperto, giovedì 28 maggio, il primo Kirchentag
ecumenico nazionale, con una liturgia principale presieduta dall’arcivescovo cattolico, cardinale Georg Sterzinsky, e dal vescovo luterano della città e del Land Brandeburgo, Wolfgang Huber. L’evento è storico. Per il luogo, per le dimensioni, per la spinta ecumenica dal basso che i quasi 200mila partecipanti vogliono dare. Presenti le massime autorità: dal presidente federale Johannes Rau al cancelliere Gerhard Schroeder, al sindaco Klaus Wowereit. Molto significativo quel che accade già un’ ora prima della liturgia. Aprendo il programma il presentatore dice: “Finalmente, finalmente, il momento tanto desiderato …”. Non può continuare, perché dalla folla si alza un grido di giubilo quasi una esplosione dei desideri di tutti, delle attese, delle speranze, dei dolori passati … “Il tempo era maturo”, è il pensiero che passa per la mente, vedendo la gente attorno ed ascoltando questo grido di gioia. Quando poi inizia la liturgia si alternano momenti di gioia, di entusiasmo, con un profondissimo raccoglimento. È ben presente la consapevolezza che il centro di tutto è Cristo stesso.
Johannes Rau, Presidente della Germania sottolinea l’importanza di un tale evento nella terra da dove è partita la riforma: “Ciò che accade qui in questi giorni è importante per tutta la società, molto oltre le Chiese cristiane.” Interrotto da tanti applausi il messaggio del Papa, tenuto in un linguaggio proprio “evangelico”: “Il Kirchentag deve diventare un grande segno ecumenico per il fatto che la comunione nella fede è più forte e più importante di quanto ci divide ancora.” Incoraggia poi ad alzare insieme la voce in difesa dei valori della famiglia e della vita. Poi passa alle sofferenze che ci sono ancora per la mancante unità tra i cristiani. “È necessario ripensare alla base della nostra fede. Sono contento che l’ Ökumenischer Kirchentag riprende ‘l’anno della Bibbia’ (iniziativa ecumenica di quest’anno in Germania). Vi incoraggio a pregare con la Bibbia, a leggere e meditare la parola di Dio ed a interpretare la nostra vita dal messaggio che Dio ci ha rivelato ed che è stato tramandato dalla comunità dei fedeli attraverso i secoli.” Sottolinea la necessità di conversione come condizione all’ecumenismo:“Dio vuole che siamo uno, affinché il mondo creda!”, e incoraggia a continuare tutti gli sforzi sul cammino ecumenico “con sensibilità e rispetto, con pazienza e coraggio, rispettando la verità e con autentico amore.” E conclude: “Se vi mettete insieme sotto la benedizione di Dio, allora potrete diventare ancora di più benedizione: gli uni per gli altri e per il mondo, soprattutto dove esso soffre ed è straziato.” Prende poi la parola Gerhard Schröder, cancelliere della Germania: “Nonostante la secolarizzazione, partirà un segnale da Berlino in questi giorni: la Chiesa è viva, è vitale. Ed è attraente soprattutto per giovani.” La folla passa per il Brandenburger Tor. Tanti esprimono la speranza che questo sia un atto simbolico per far crollare anche quel muro invisibile che divide ancora le nostre Chiese. La sera segue una grandissima festa per le strade del centro di Berlino organizzato dalle parrocchie ed altri gruppi, movimenti ed associazioni.. I cristiani sembra prendano possesso di questa città. E si mostrano in una veste moderna, giovanile, attraente, gioiosa, aperta … Proprio un cristianesimo che può ritornare di moda! Il motto e i 4 campi di interesse Il motto scelto per questi giorni, “Siate una benedizione”, viene approfondito anche nei quattro “campi di interesse” della Giornata Ecumenica delle Chiese: 1. Mostrare la fede – vivere in dialogo 2. Cercare l’unità – incontrarsi nella diversità 3. Rispettare la dignità umana – custodire la libertà 4. Vivere nel mondo – agire con responsabilità Ciascuno di questi “campi di interesse” comprende un grande numero di incontri, preghiere, tavole rotonde, conferenze principali e iniziative varie. Un libretto di 720 pagine illustra il vasto programma di quei giorni. (altro…)
Ott 27, 2002 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Lo spirito che anima il Movimento è in un certo senso lo stesso spirito che anima il nostro Consiglio, nato con l’intento di formare una fraternità di Chiese”: così il Segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, il pastore luterano Konrad Raiser, motiva l’invito alla fondatrice del Movimento dei Focolari alla Plenaria dei membri del Consiglio. E aggiunge: “E’ l’impegno di Chiara Lubich e dei suoi amici di tradurre la spiritualità dell’unità in forme nuove di convivenza, che ci avvicina, specie in un momento in cui il Consiglio ecumenico è alla ricerca di una nuova espressione”.
L’incontro si è svolto nell’auditorium della moderna costruzione che a Ginevra accoglie questo che è il maggiore organismo ecumenico mondiale. Abbraccia 342 Chiese, di 157 Paesi. Conta più di 50 anni di vita. A Chiara Lubich era stato chiesto di parlare del cuore del suo carisma, della “chiave” che apre all’unità: Gesù crocefisso e abbandonato. Le sue parole fanno penetrare nel mistero di amore di un Dio che giunge a gridare l’abbandono del Padre per ricongiungerci a lui e tra di noi. Un Dio che assume tutti i volti del dolore, dei traumi delle divisioni per ridare “al cieco la luce, al disperato la speranza, al fallito la vittoria, al separato l’unità”. Chiara mostra che in “Gesù abbandonato vi è anche ’la luce per ricomporre la piena comunione visibile dell’unica Chiesa di Cristo’.” “Possiamo vederlo – dice – come ‘il crocefisso ecumenico’. ” “Ho sentito nel suo discorso – ha detto subito dopo il pastore Raiser – l’eco di una intuizione che è stata al fondamento della ricerca dell’unità ed era stata fissata come programma sin dal 1925: ‘più ci avviciniamo alla croce di Cristo e più ci avviciniamo gli uni agli altri. E’ sotto la croce che possiamo stendere le nostre braccia gli uni verso gli altri’.” In un’intervista il vescovo di Basilea, Kurt Koch, vice-presidente della conferenza episcopale svizzera, dà alla crisi del movimento ecumenico un’interpretazione positiva: “Si può parlare di crisi nel senso che è ora di trovare nuove vie. Solo se riconosciamo Gesù abbandonato in questo corpo straziato di Cristo e ci buttiamo in questo dolore, potremo trovare nuove vie per arrivare all’unità”. Servizio della Radio Vaticana (altro…)
Ott 27, 2002 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
La dott.ssa Chiara Lubich, fondatrice e presidente del Movimento dei Focolari per il rinnovamento spirituale e sociale, ha
fatto visita al Consiglio Ecumenico delle Chiese il 28 ottobre per una celebrazione ecumenica e per un dialogo sulla “spiritualità dell’unità” che tocca tutti i campi della vita e della società.
Dopo un ricco scambio, la dott.ssa Lubich e il rev. dott. Konrad Raiser, segretario generale del CEC, hanno formulato un messaggio comune in cui mettono in rilievo una «rinnovata speranza per il comune cammino ecumenico».
Testo integrale del messaggio comune rilasciato il 28 ottobre 2002
E’ con un senso di profonda gratitudine che vi scriviamo poiché, considerando il compito del Consiglio Ecumenico delle Chiese e cioè lavorare a favore dell’unità cristiana, oggi qui al CEC a Ginevra, è fiorita nei nostri cuori una nuova fiducia. Si sono tenuti incontri e colloqui che ci fanno guardare al futuro più serenamente e ci aprono nuove prospettive. La conferenza all’Istituto Ecumenico di Bossey, il culto nella cattedrale protestante di S. Pierre a Ginevra e l’incontro di oggi, costituiscono un evento importante durante il quale i partecipanti – Vescovi di varie Chiese riuniti in questi giorni per un convegno ecumenico nei pressi di Ginevra, rappresentanti del Movimento dei Focolari e lo staff del Consiglio Ecumenico delle Chiese – hanno condiviso preghiere ed avuto uno scambio di pensieri ed esperienze che ispirano noi e le nostre Chiese a corrispondere più profondamente alla nostra comune chiamata e al nostro comune scopo. Eravamo bene a conoscenza di come le Chiese membri del CEC da decenni si siano dedicate ad una continua ricerca, con sforzi instancabili, in favore dell’unità e ci erano note pure le conquiste raggiunte. Nello stesso tempo avevamo presenti le difficoltà sorte in quest’ultimo periodo nel quale si parla di stasi, di periodo invernale dell’ecumenismo. Ebbene, con l’una e l’altra cosa in cuore, durante questa giornata, ci sembra che con l’aiuto del Signore, abbiamo rinnovato la speranza per il nostro comune cammino ecumenico attraverso una spiritualità da vivere che potrebbe chiamarsi «spiritualità dell’unità», che è una via alla conversione del cuore. Se le Chiese si riuniscono per rendere visibile l’unità cercata sinceramente, converrebbe cambiare gli atteggiamenti verso Dio e tra di loro. Esse sono chiamate alla metanoia e alla kenosis, nelle quali troviamo il modo di praticare la più genuina penitenza e vivere la più autentica umiltà. L’importante certamente è di non sottovalutare la preghiera. Se ci stacchiamo da sicurezze false, se troviamo in Dio la nostra vera e unica identità, se abbiamo il coraggio di essere aperti e vulnerabili reciprocamente, allora cominceremo a vivere come pellegrini in viaggio. Scopriremo il Dio delle sorprese che ci guiderà su strade mai percorse, e scopriremo l’un l’altro come veri compagni di viaggio. Questa spiritualità richiede di spogliare noi stessi come Cristo (cfr. Fil 2,6). Essa conduce alla conversione del cuore di cristiani singoli che vengono così a trovarsi fianco a fianco e imparano dalle esperienze spirituali, dalla teologia e dalle tradizioni degli altri che pure anelano ad essere fedeli a Cristo. Sarà Lui ad aiutarci ad amare la Chiesa altrui come la propria, premessa questa necessaria all’unità visibile. Tale spiritualità deve penetrare nelle nostre Chiese mentre cercano di testimoniare quell’unità per la quale ha pregato il Signore: “che tutti siano uno”. Ciò è possibile grazie allo Spirito Santo che – perché battezzati in Gesù morto e risorto – ci rende capaci di vivere al di là di noi stessi, entrando nella realtà dell’altro. Con questi pensieri, con questa speranza e queste disposizioni, nei giorni scorsi, abbiamo, potuto sperimentare, noi – laici, pastori, sacerdoti, vescovi, responsabili di Chiese – che cosa significhi essere già, in qualche modo, per la presenza del Risorto fra noi, («Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» – Mt 18,20), un solo popolo cristiano. Abbiamo vissuto un nuovo dialogo, quello della vita, dialogo del popolo che occorre promuovere maggiormente. Dialogo complementare a quello teologico e a altre forme di dialogo tradizionale tra le singole Chiese; le favorisce e le accelera alla piena realizzazione del Testamento di Gesù: «Che tutti siano uno perché il mondo creda» (cf Gv 17,21). Col desiderio di continuare, anche con tutti voi, questo cammino, assicuriamo e chiediamo la vostra preghiera a Colui che tutto può.
Konrad Raiser Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese Chiara Lubich Presidente e Fondatrice del Movimento dei Focolari Ulteriori informazioni sulla visita di Chiara Lubich al CEC (altro…)
Ott 26, 2002 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Una testimonianza ecumenica sorprendente e carica di speranza nella città di Calvino: così il più importante quotidiano di
Ginevra presentava ieri la celebrazione ecumenica di questa mattina, svolta nella cornice solenne ed austera dell’antica cattedrale di St. Pierre di Ginevra, centro di irradiazione della Riforma protestante.
E così è stato. La cattedrale era gremita da oltre 1500 persone; al centro del Tavolo della Santa Cena, accanto al presidente della Chiesa protestante di Ginevra, una donna cattolica: Chiara Lubich. “Noi, oggi – ha detto il pastore protestante Joel Stroudinsky davanti a vescovi di varie Chiese e di diversi Paesi, rappresentanti di organismi ecumenici, tra cui il cardinale Miloslav Vlk – dobbiamo essere testimoni della passione del Vangelo, della forza della Parola che trasforma il mondo nei suoi molteplici aspetti: sociale, economico e politico”. E qui, presentando Chiara Lubich, ha parlato della sua testimonianza potente, dell’azione dello Spirito di Dio nel mondo. “L’accogliamo oggi – ha detto – in questa comunione particolare, che nasce dalla comune passione del Vangelo”. La parola di Chiara si è inserita nel culto domenicale, in un clima di intensa preghiera. Era il ministero dell’amore, tipico della vocazione della donna, che risaltava dal suo forte messaggio. Chiara ha preso spunto da un’importante festività di questa Chiesa: cade il 3 novembre, la festa stessa della Riforma. “Ricorda a tutte le Chiese – ha detto – l’urgenza di quella continua riforma auspicata dal Concilio”. E qui ha parlato dell’azione dello Spirito che lungo la storia ha suscitato sempre nuove correnti spirituali per far rinascere una vita evangelica radicale, sino ad oggi, con il fiorire di nuovi carismi. Toccando temi di bruciante attualità proprio in queste ore, come l’oppressione dei popoli, la povertà e il terrorismo, ha lanciato un forte richiamo alla radicalità di quell’amore che sa dare la vita e suscita la reciprocità. “Solo questa testimonianza tra le Chiese ci rende visibili – ha detto – e portatori di quell’amore di cui il mondo ha bisogno. E’ questa – ha concluso con forza – la riforma delle riforme che il Cielo ci chiede; lo ripete e lo grida con le presenti circostanze che permette”. (dalla Radio Vaticana, 27.10.2002) (altro…)
Ott 25, 2002 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Nel mondo ecumenico sta emergendo con forza una domanda di spiritualità. Ne ha fatto cenno sabato mattina, 26 ottobre, il teologo ortodosso rumeno Ioan Sauca, direttore dell’Istituto ecumenico di Bossey, presentando Chiara Lubich e motivando così l’invito ad esporre la sua tipica “spiritualità di comunione”, davanti al corpo docente e agli studenti, futuri teologi e ministri, che da tutto il mondo sono inviati dalle loro Chiese per specializzarsi in questo che è definito “laboratorio ecumenico”. “Senza una spiritualità ecumenica – ha detto il prof. Sauca – avremo solo un ecumenismo di slogan. Se non viviamo la carità, l’ecumenismo non fiorirà”.
Chiara Lubich, prendendo la parola, testimonia l’azione dello Spirito Santo che, col dono di un carisma per l’unità, ha suscitato una nuova spiritualità. Viene in luce il cuore di questo carisma che ha provocato sin dagli inizi “un balzo di qualità della vita”: la presenza vitale di Gesù, con i doni di “gioia, pace, abbondanza di luce”, da lui promessa “a due o più riuniti nel suo nome”, cioè nel suo amore, quell’amore vicendevole esigente che richiede la misura della vita.
“Il fatto è – dice Chiara – che lo Spirito Santo, in questo tempo di transizione, offre così ai dialoghi ecumenici a tutti i livelli, una possibilità d’essere già più ’uno’ in Gesù, di sentirci già come una sola famiglia cristiana, perché è Cristo che ci lega”. E’ l’esperienza di quel dialogo “del popolo” che dà origine ad una “vita nuova per la piena e visibile comunione cui desideriamo contribuire”. La presenza, nella sala di Bossey, dei vescovi di varie Chiese amici dei Focolari, riuniti nei pressi di Ginevra per il loro convegno annuale, promosso dal card. Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga, ne era una testimonianza visibile.
L’avventura ecumenica dei Focolari, era iniziata proprio da questa testimonianza di vita evangelica che aveva colpito alcuni pastori luterani in Germania, ancora nel 1960. Ed è per questa testimonianza data lo scorso anno ad un incontro ecumenico nella Svizzera tedesca che si devono gli appuntamenti di questi giorni. (altro…)
Ott 25, 2002 | Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Carissimi fratelli e sorelle, che Gesù sia in mezzo a noi!
E può esserlo avendolo promesso Lui stesso: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome – che per alcuni Padri della Chiesa vuol dire uniti nel mio amore -, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). E noi siamo più di due o tre… Il 3 novembre prossimo si celebrerà qui a Ginevra l’anniversario della Riforma, una festa religiosa che auguro ricca dei migliori doni spirituali a tutti i cristiani delle Chiese Riformate, miei amatissimi fratelli e sorelle. In quel giorno risuonerà quindi forte una parola: “riforma”, appunto. Riforma, espressione che dice desiderio di rinnovamento, cambiamento, rinascita quasi. Parola speciale, attraente, che significa vita, più vita. Parola che può suscitare anche una domanda: il sostantivo “riforma”, l’aggettivo “riformata”, valgono unicamente per la Chiesa che ha a Ginevra il suo centro? O non sono parole applicabili in qualche modo a tutte le Chiese? Anzi non erano forse tipiche della Chiesa da sempre? Dice il decreto sull’ecumenismo del Concilio Vaticano II: “La Chiesa peregrinante è chiamata da Cristo a questa continua riforma di cui, in quanto istituzione umana e terrena, ha sempre bisogno” . E, se osserviamo bene la storia della Chiesa, e in particolare gli anni in cui noi cristiani eravamo ancora uniti, vediamo che Gesù, con lo Spirito Santo, ha sempre pensato, voluto, orientato la sua Sposa verso una continua riforma, sollecitandone un costante rinnovamento. Per questo ha mandato sulla terra, di tempo in tempo, doni, carismi dello Spirito Santo che hanno suscitato correnti spirituali nuove o nuove Famiglie religiose. E con esse ha riofferto lo spettacolo, in uomini e donne, d’una vita evangelica totalitaria e radicale. Così è anche nei nostri tempi, cari fratelli e sorelle, per decine e decine di carismi diffusi nelle Chiese, atti a rinnovarle. Di essi, a mo’ d’esempio, vi dirò qualcosa di quello chiamato “carisma dell’unità” che ha suscitato il Movimento dei Focolari. Questa realtà ecclesiale, infatti, pur nata in una Chiesa, quella cattolica romana, è formata ora da persone appartenenti a oltre 350 Chiese e Comunità ecclesiali. I suoi frutti abbondanti, la sua espansione nel mondo in 182 Nazioni e la sua consistenza, fatta di 7 milioni di persone circa, di 91 lingue, dicono che fino ad oggi, ringraziando Dio, è andato veramente bene. Il suo fine è quello di collaborare proprio all’unità fra tutti i cristiani ed alla fraternità universale fra tutti gli uomini e le donne della terra. Non solo. Questo Movimento è di una straordinaria attualità. E lo possiamo capire analizzando un po’ insieme la presente situazione del nostro pianeta. Tutti sappiamo che recentemente a Johannesburg c’è stato il summit delle Nazioni Unite (ONU) sullo sviluppo sostenibile definito come “una presa di coscienza” . Per esso le terribili cifre sulla povertà, in cui versa una grande parte dell’umanità, sono state davanti agli occhi del mondo. E si è capito che non è più possibile rimanere inerti. Occorre che impariamo e il mondo impari a vivere tenendo conto del disegno di Dio sull’umanità: siamo tutti sorelle e fratelli, siamo una sola famiglia. Inoltre oggi è vivo più che mai un pericolo di enorme reale gravità: il terrorismo diffuso. Non, quindi, soltanto 34 guerre, frutto dell’odio alimentato da motivi i più vari, che tuttora colpiscono e insanguinano decine di Nazioni, ma qualcosa di assai più grave, se eminenti personalità vi vedono implicate addirittura “forze del Male” con la M maiuscola. Per cui pensano che non basti rispondere umanamente per ristabilire l’equilibrio e la giustizia, ma occorra mobilitare forze del Bene con la B maiuscola, forze d’un mondo superiore, forze religiose. Occorre, come prima cosa, dare il via ad un’era nuova sostenuta da una preghiera comune per la pace e l’unità. Ma non basta. Sappiamo infatti qual è il perché più profondo di tanto male. E’ il risentimento, l’odio compresso, la ruggine, la voglia di vendetta covati da popoli oppressi da tempo, per questa divisione del nostro pianeta in due parti: quella ricca e quella povera e miserabile a volte. Ciò che manca, quindi, sulla nostra terra è trattarsi da fratelli, è la comunione, la solidarietà, manca la condivisione. I beni vanno suddivisi, ma si sa: essi non si muovono da soli. Occorre muovere i cuori. Occorre quindi vedere sorgere nel mondo una larga fraternità e – dato che il problema è universale – una fraternità universale. E’ questa una visione non assolutamente nuova. Testimoni della storia recente, come il Mahatma Gandhi, Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama e Giovanni Paolo II, l’hanno pensata e fortemente agognata. Ma è soprattutto Gesù che vuole la fraternità universale se ha pregato così: “Padre, che tutti siano uno” (cf Gv 17,21). Egli parlando di unità, parla di fraternità; fraternità che, per noi cristiani, può e deve essere addirittura sul modello della Trinità, alla cui vita noi possiamo partecipare, per il comune battesimo. L’unità. L’unità, dunque. La fraternità. Unità e fraternità che, per il carisma dell’unità, il Movimento dei Focolari è particolarmente impegnato a realizzare. Esso testimonia e insegna che, per vivere l’unità, occorre partire dall’amore annunciato nel Vangelo, quell’amore radicale tipicamente cristiano. Quell’amore che, se si accoglie con attenzione e diligenza e lo si pratica, può far sperare molto per il momento presente della storia. Anzi: può diventare un’ulteriore espressione, assieme alla preghiera, di quel bene con la B maiuscola invocato. Non è esso un amore limitato come quello umano, rivolto spesso solo ai parenti ed amici. Si indirizza a tutti: al simpatico e all’antipatico, al bello e al brutto, a quello della mia patria e allo straniero, della mia e di un’altra religione, della mia e di un’altra cultura, amico o nemico che sia. Un amore, quindi, ad imitazione di quello del Padre celeste, che manda sole e pioggia sui buoni e sui cattivi. E’ un amore ancora che spinge ad amare per primi, ad aver sempre l’iniziativa, senza attendere – come sarebbe umano – d’essere amati. Un amore come quello di Gesù il quale, quando eravamo ancora peccatori, e quindi non amanti, ci ha amato, dando la vita per noi. E’ un amore che considera l’altro come se stesso, che vede nell’altro un altro se stesso. Un amore non fatto solo di parole o di sentimento, ma concreto come quello mostratoci da Gesù con la lavanda dei piedi ed i molti miracoli. E, anche se diretto all’uomo, alla donna, quest’amore ti porta ad amare Gesù stesso nella persona amata. Quel Gesù che ritiene fatto a Sé quanto di bene e di male si fa ai prossimi. Lo ha detto parlando del giudizio universale: “L’hai fatto a me” (cf Mt 25,40) o “Non l’hai fatto a me” (cf Mt 25,45). E’ un amore finalmente che, vissuto da più persone, diventa reciproco, quel vicendevole amore che è la perla del Vangelo ed ha per misura la vita: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,12-13). Chi lo pratica nel Movimento dei Focolari, ad esempio, ha sperimentato che l’amore è la più potente forza del mondo: scatena, attorno a chi lo vive, la pacifica rivoluzione cristiana, sì da far ripetere ai cristiani d’oggi quello che, secoli fa, dicevano i primi cristiani: “Siamo di ieri e già siamo diffusi in tutto il mondo” . Questa rivoluzione cristiana tocca non solo l’ambito spirituale, ma anche quello umano, rinnovandone ogni espressione: culturale, filosofica, politica, economica, educativa, scientifica, ecc. L’amore! Quanto bisogno d’amore nel mondo! Ed in noi, cristiani! Tutti noi insieme delle varie Chiese siamo più d’un miliardo. Molti, dunque, e dovremmo essere ben visibili. Ma siamo così divisi che tanti non ci vedono, né vedono Gesù attraverso di noi. Egli ha detto che il mondo ci avrebbe riconosciuti come suoi e, attraverso noi, avrebbe riconosciuto Lui, dall’amore reciproco, dall’unità: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). L’amore reciproco, l’unità doveva essere, dunque, la nostra divisa, il nostro distintivo. E il distintivo della sua Chiesa. Ma la piena comunione visibile non l’abbiamo mantenuta e non c’è ancora. Per cui è nostra convinzione che anche le Chiese in quanto tali debbano amarsi con questo amore. E ci sforziamo di lavorare in questo senso. Quante volte le Chiese sembrano aver obliato il testamento di Gesù, hanno scandalizzato, con le loro divisioni, il mondo, che dovevano conquistarGli! Infatti, se diamo uno sguardo alla nostra storia di 2000 anni ed in particolare a quella del secondo millennio, non possiamo non costatare come essa sia stata spesso un susseguirsi di incomprensioni, di liti, di lotte che hanno spezzato in molti punti la tunica inconsùtile di Cristo, che è la sua Chiesa. Colpa certamente anche di circostanze storiche, culturali, politiche, geografiche, sociali… Ma pure del venir meno fra noi di quest’elemento unificatore, nostro tipico: l’amore. E’ per questo che ora, per poter tentare di rimediare a così tanto male, per attingere nuova forza per ricominciare, dobbiamo porre tutta la nostra fiducia in quest’amore evangelico. Se diffonderemo amore e amore reciproco fra le Chiese, quest’amore le porterà, pur diverse, a divenire ognuna dono alle altre, come auspica Giovanni Paolo II nel suo libro Varcare la soglia della speranza: “Bisogna – scrive – che il genere umano raggiunga l’unità mediante la pluralità, che impari a raccogliersi nell’unica Chiesa, pur nel pluralismo delle forme del pensare e dell’agire, delle culture e delle civiltà.” Carissimi fratelli e sorelle, l’abbiamo capito: il tempo presente domanda a ciascuno di noi amore, domanda unità, comunione, solidarietà. E chiama anche le Chiese a ricomporre l’unità lacerata da secoli. E’ questa la riforma delle riforme che il Cielo ci chiede. E’ il primo e necessario passo verso la fraternità universale con tutti gli uomini e donne del mondo. Il mondo infatti crederà se noi saremo uniti. Lo ha detto Gesù: “Che tutti siano uno (…) affinché il mondo creda” (cf Gv 17,21). Dio questo vuole! Credetemi! E lo ripete e lo grida con le presenti circostanze che permette. Che Egli ci dia la grazia, se non di veder realizzato tutto ciò, almeno di prepararlo. Chiara Lubich