Nov 22, 2001 | Ecumenismo
L’avvenimento ecumenico al Grossmünster era stato preparato da una settimana di convivenza fraterna tra i 24 vescovi di varie Chiese e Comunità ecclesiali, esperienza che si ripete da 20 anni. Quest’anno si era svolta al Centro “Unità” dei Focolari, a Baar nel cantone di Zugo in Svizzera, dal 13 al 19 novembre. Provenivano da 12 nazioni, dal Brasile alla Svezia, dall’Inghilterra all’India. Si trattava di “fare un’esperienza di quella spiritualità di comunione che secondo Giovanni Paolo II deve caratterizzare tutto il nostro agire e, a maggior ragione, il nostro agire ecumenico”, spiega il moderatore del Convegno, il Card. Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga. E il frutto è stato visibile.
“Nella preghiera in comune e nel dialogo fraterno, durante le meditazioni bibliche e le conversazioni di spiritualità ecumenica, abbiamo potuto sperimentare quasi un presagio della piena comunione visibile fra le Chiese”, affermano i vescovi nei Messaggi che hanno inviato ai Capi delle rispettive Chiese a conclusione della loro riunione. Messaggi nei quali hanno espresso senza mezzi termini la loro risoluzione di testimoniare, in seno alle Chiese e tra i fedeli a loro affidati, “quella fratellanza che ci unisce sin d’ora, e di adoperarci in ogni modo, affinché si affretti il giorno nel quale i cristiani potranno accostarsi insieme alla Mensa del Signore e testimoniare in pienezza Cristo all’umanità, attraverso la nostra visibile unità”.
Mentre nelle edizioni precedenti del Convegno ci si era soffermati di più a sottolineare gli aspetti di convergenza, questa volta si sono toccati anche alcuni punti di divergenza. Continua a spiegare il Card. Miloslav Vlk: “La profonda unità in Cristo che abbiamo cercato di realizzare, permetteva di dialogare su argomenti delicati come l’eucaristia o il ministero petrino in un clima di amicizia e nel vicendevole ascolto”.
Tornando nei loro Paesi, i vescovi vogliono approfondire questi temi e, nel Convegno dell’anno prossimo, si spera di raccogliere le conclusioni. Una prospettiva che ricorda la convinzione, espressa da Giovanni Paolo II nel recente Messaggio alla Plenaria del Pontificio Consiglio per l’unità dei Cristiani, che “nello scambio di doni a cui il movimento ecumenico ci ha abituati, nella ricerca teologica rigorosa e serena, nella costante implorazione della luce dello Spirito, potremo affrontare anche le questioni più difficili ed apparentemente insormontabili nei tanti nostri dialoghi ecumenici come, ad esempio, quella del ministero del vescovo di Roma”.
Nel desiderio di “conoscere di più la tradizione dell’altro per potersi amare di più”, i partecipanti hanno visitato anche diverse comunità cristiane del posto: dall’Abbazia benedettina di Einsiedeln, al Monastero siro-ortodosso di Sant’Augin ad Arth e a Zurigo “sulle orme di Huldrych Zwingli”. Occasioni per dare insieme una testimonianza di quella ritrovata fraternità che è forse il risultato più importante del cammino ecumenico fin qui compiuto. ??
Nov 22, 2001 | Ecumenismo
Il ricco frutto del XX Convegno Ecumenico di Vescovi è confluito nell’ultima giornata, 19 novembre 2001, per la quale altre 32 personalità del mondo ecumenico sono venute a Baar, al Centro “Unità” dei Focolari. Fra queste, rappresentanti delle Chiese riformate svizzere, delle Chiese libere, del Consiglio mondiale delle Chiese a Ginevra, della Federazione luterana mondiale, del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e di altri Patriarcati ortodossi, della Chiesa Armeno-apostolica in Francia, il Nunzio Apostolico di Berna e vescovi cattolici.
A loro Chiara Lubich, in un efficace intervento, ha fatto dono dell’esperienza e della fecondità che si sprigiona dal mistero di “Gesù crocifisso e abbandonato: luce sul cammino verso la piena comunione fra le Chiese”.
Sono seguite testimonianze di vescovi, sacerdoti, pastori e laici che approfondivano la spiritualità di comunione vissuta nel Movimento dei Focolari nell’ambito della pastorale, della teologia e nell’azione per il rinnovamento della società.
“E’ questa una spiritualità che ci incoraggia, che apre nuove porte, che ci fa vedere nuove strade nel linguaggio della fede”, ha commentato il dott. Martin Robra, rappresentante del Consiglio Ecumenico delle Chiese. E il direttore dell’Istituto ecumenico di Bossey, il sacerdote ortodosso Ioan Sauca: “Se non scopriamo una spiritualità di comunione, l’ecumenismo rischia di fermarsi a dichiarazioni vuote. Chiara Lubich ci indica la via per vivere la nostra identità in un contesto di pluralità”.
Apr 21, 2001 | Ecumenismo
L’irreversibile cammino del “dialogo della vita” verso la piena unità
Centro Mariapoli di Castelgandolfo (Roma), 20-21 aprile 2001
“Abbiamo vissuto la realtà dell’unico popolo cristiano” “Oggi per me è una gioia grandissima. Mi sono resa conto che l’unità è possibile” “Si fondeva la molteplicità, variopinta, ricchissima, in una comunione profondissima” Impressioni a caldo del vice-decano luterano d’Italia, Denecke, di una giovane greco-ortodossa di Atene, e di un gruppo di luterani di Lipsia, che ben esprimono quanto il dialogo ha operato all’incontro internazionale ecumenico del Movimento dei Focolari. Come diceva il titolo del Congresso, è stato un “dialogo della vita” per “crescere insieme” nell’unità, dialogo possibile per la “spiritualità di comunione”. E sull’ecumenismo del terzo millennio è apparso “un arcobaleno di speranza” – come ha detto il pastore riformato della Svizzera Peter Detwiller. Tutto esprimeva la ricchezza dei contributi delle varie Chiese: dal coro, composto da 30 elementi di 8 paesi, di 5 Chiese, che ha fatto risuonare canti nuovi e inni tipici, ai 4 presentatori: Liz Taite, anglicana, Anke Husberg, evangelica, Fredy Bitar, ortodosso e Severin Schmid, cattolico. Il congresso si è snodato poi attorno a 4 sessioni che offrivano il dono della specificità delle diverse tradizioni cristiane alla luce di alcuni punti della spiritualità dell’unità vissuti insieme ai cattolici: la Parola degli evangelici-luterani, Gesù tra i suoi dei riformati, l’Amore e la vita degli ortodossi, dei copti e dei siro-ortodossi, l’unità degli anglicani. Membri delle Chiese orientali e occidentali – appartenenti in vario modo al Movimento dei Focolari – hanno fatto dono delle loro esperienze più profonde, dando una testimonianza straordinaria della maturità cresciuta in 40 anni. Come Oleg, ortodosso di Mosca, trombettista d’eccezione:”Già da tanto tempo le parole – per noi che siamo stati perseguitati per la fede – hanno smesso di funzionare! Sì, perché tutti, comunisti e fascisti ci hanno detto le stesse cose. Per 70 anni ci hanno ficcato in testa: ‘Prima pensa alla patria e poi a te stesso’. Per questo noi russi non crediamo più alle parole. Soltanto la vita può dirci qualcosa. E quando ho visto nei focolarini la vita concreta del Vangelo, quando – proprio nel momento di maggior crisi politica ed economica – sono venuti a vivere con noi, non come turisti, ma condividendo con noi tutto, per anni, allora ho capito la spiritualità del Movimento e sono fiero di condividerla”. Un momento “alto, “nuovo”: il tempo dedicato alla teologia: “Gesù abbandonato come unico Mediatore e Riconciliatore”, approfondito da tre focolarini teologi della Scuola Abba: Stefan Tobler, riformato, Joan Patricia Back e Hubertus Blaumeiser, cattolici. “Dalla spiritualità ecumenica ho visto emergere ora la dottrina ecumenica: è di una portata incalcolabile” ha commentato un partecipante. E un pastore evangelico: “un carisma che si esprime in dottrina e in teologia, un carisma incarnato”. Su questo sfondo l’ora tanto attesa con Chiara. 12 risposte di luce. Hanno illuminato tutti con la potente realtà del carisma. “Sembrava – come ha detto un ortodosso russo di Mosca – che tutti fossimo diventati un cuore solo, nel quale batteva la certezza che l’unità è possibile”. Forte infatti è stato sperimentare il “già” dell’unità in Cristo, pur nel “non ancora” della piena comunione fra le nostre Chiese. Battesimo comune e santità, tra i molti punti approfonditi. Momenti culmine sono state le risposte su Gesù abbandonato, chiave dell’unità, e su Maria. Le sue parole rivelavano la profondità del mistero di Gesù che in croce grida l’abbandono del Padre: “Succede che invece di vedere i traumi, noi vediamo Lui, il suo volto, è Lui che grida… Invece di vedere le divisioni, invece di vedere persone che si sentono abbandonate, tradite, noi sentiamo che è Lui, è la sua voce, è il suo volto […]. E allora noi lo incontriamo e incontrandolo lo amiamo e vogliamo con Lui superare [le divisioni], come ha fatto Lui ‘In manus tuas, Domine’ […]. La stella del cammino dell’ecumenismo è Gesù abbandonato”. Con un’unica voce è risuonato l’Alleluja pasquale “Jubilate Deo”: esprimeva gratitudine, speranza e decisione di “diffondere ampiamente questo carisma nelle nostre Chiese e Comunità ecclesiali” (così i partecipanti coreani). Solenne e molto sentito il servizio ecumenico in varie lingue. Si lodava Dio e si chiedeva a Lui il dono dell’unità, con il vigore di un cuore solo. Coincidenza programmata: proprio in quei giorni 100 capi di Chiese firmavano a Strasburgo (Francia) la Charta ecumenica come linea-guida per l’ecumenismo in Europa. C’è stato uno scambio di messaggi: erano all’unisono. Comune l’impegno di portare avanti il dialogo del popolo. Durante il post-congresso, con ottanta persone provenienti soprattutto dai Continenti, per tre giorni si è andati in profondità nella conoscenza vicendevole, in uno scambio di doni meraviglioso, che non avrebbe voluto finire mai. Il patto dell’amore reciproco alla conclusione ne è stato l’impegnativo suggello. Risultava evidente più che mai quanto Gabri Fallacara e Angelo Rodante, del “Centro Uno”, di cui ricorreva il quarantesimo, avevano detto aprendo il Convegno: la spiritualità dell’unità è quella spiritualità di comunione che l’oggi, anche quello ecumenico, sta cercando. (22-04-01) (altro…)
Dic 9, 2000 | Ecumenismo
25 Vescovi di 3 continenti, ortodossi, siro-ortodossi, anglicani, evangelici-luterani, oltre che cattolici, si sono riuniti a Castel Gandolfo (Roma) per il 19° Convegno Ecumenico di Vescovi amici del Movimento dei Focolari. “La via ecumenica è la via della Chiesa”, ha detto il Papa nel suo discorso ai Vescovi, riconfermando l’ “irrevocabile impegno” della Chiesa cattolica a lavorare per il raggiungimento della piena unità dei cristiani. “L’intenso desiderio di obbedire al comando del Signore che ‘tutti siano una cosa sola’ (Gv 17, 11) – ha ancora detto Giovanni Paolo II – è stato al centro dello spirito giubilare”. “Sono state parole forti – ha commentato in un’intervista il metropolita rumeno ortodosso Serafim – che hanno suscitato una grande gioia”, proprio perché cadevano su dubbi e ombre che recentemente si erano addensati sui rapporti ecumenici. Toccante per questi Vescovi – che con tenacia hanno sposato la causa dell’ecumenismo – l’invito del Papa a “rileggere la complessa e a volte travagliata storia delle nostre Comunità nella prospettiva dell’unica Chiesa di Cristo, dove le legittime differenze contribuiscono a rendere più splendente il volto della Sposa del gran Re”. La ricchezza delle diversità è emersa al Convegno pure attraverso meditazioni bibliche, tenute ogni giorno da un Vescovo di diversa denominazione, temi di spiritualità e riflessioni teologiche, ma anche testimonianze di laici impegnati nelle diverse Comunità. “Il grido del Cristo abbandonato: luce sul cammino verso la piena comunione tra le Chiese” – questo il Leitmotiv dell’intero Convegno. Nella sua relazione-base, Chiara Lubich ha evidenziato che “per un proficuo ecumenismo occorrono cuori toccati da Lui, che sanno vedere il suo volto divino in ogni disunità e trovano in lui la forza per non fermarsi nel trauma della divisione, ma andare sempre al di là e trovarvi rimedio”. Sabato 2 dicembre il gruppo si è recato alle Catacombe di S. Callisto, quasi a voler riannodare il contatto con il tempo delle origini, quando la Comunità cristiana era ancor indivisa. Sulle tombe dei martiri i Vescovi si sono promessi di amarsi a vicenda secondo il comando di Cristo, prima di essere poi ricevuti, assieme a Chiara Lubich, in Vaticano, per l’udienza speciale con Giovanni Paolo II. Particolare attenzione si è dedicata a recenti esperienze ecumeniche nell‘ambito dei Focolari, fra cui il promettente contatto con comunità e movimenti evangelici in varie parti della Germania. Una dimensione fondamentale è stata lo scambio di esperienze ed il dialogo tra i Vescovi, in un’atmosfera di profonda comunione. “Qui non ci sentiamo rappresentanti di Chiese diverse, ma piuttosto come una famiglia”, ha constatato un Vescovo siro-ortodosso del Medio Oriente. E un suo confratello anglicano: “Qui si vedono quasi i primi frutti di quello che speriamo si manifesterà nell’unità futura della Chiesa”. Intervenendo al Convegno, il Card. Edward I. Cassidy, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha offerto ai Vescovi una panoramica sull‘attuale situazione dell‘ecumenismo, ed ha risposto ad alcune domande sulla Dominus Jesus. Interrogato su come contribuire a sanare le ferite del passato più o meno vicino, ha risposto sottolineando l’importanza di simili convegni spirituali ed ha aggiunto: “Il dialogo teologico da solo non può ottenere questo. Occorre una maggiore pratica del comandamento nuovo di Gesù, dell’amore reciproco e fraterno. Se non abbiamo l‘unità dei cuori, non raggiungeremo l‘unità di mente”. Attraverso messaggi di saluto, si sono resi presenti anche il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, e il Primate della Chiesa d’Inghilterra, Arcivescovo George Carey. “Ammiriamo il meraviglioso lavoro del Movimento dei Focolari per incarnare gli ideali cristiani e mettere nei cuori e nelle menti di migliaia di fedeli speranza, amore e fede”, ha scritto il Patriarca Bartolomeo. E l’Arcivescovo Carey: “Il Movimento dei Focolari è una viva testimonianza dell’importanza della preghiera e della spiritualità in tutte le nostre Chiese in questo tempo”. Questi Convegni ecumenici di Vescovi amici del Movimento dei Focolari sono nati da un suggerimento di Giovanni Paolo II. Dal 1982, si sono svolti ogni anno in un luogo diverso: Roma, Istanbul, Londra, Trento, Augsburg, Gerusalemme. Attualmente sono coordinati dal Card. Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga. (altro…)
Gen 17, 2000 | Ecumenismo
Poco prima delle 11:30 quelle sei mani, del metropolita Athanasios, del primate inglese Carey e del papa, che hanno spinto insieme, con forza, la Porta Santa di San Paolo, hanno dato inizio al rito ecumenico probabilmente di maggior peso dell’ intero Giubileo.
“L’amore di Cristo” aveva detto poco prima Giovanni Paolo II’ ‘ci chiama alla comunione e alla carità perfetta, al di la’ dei nostri peccati e delle nostre divisioni”. L’ apertura della quarta ed ultima Porta Santa delle basiliche romane è stata preceduta da un lungo rito, cominciato sotto il grande chiostro che precede l’atrio della chiesa, alle 11.
ll Papa con Athanasios e Carey
Preghiere in inglese, francese, greco; cardinali e metropoliti ortodossi insieme con esponenti luterani ed anglicani. Vesti violette e rosse cattoliche, strascichi degli stessi colori, bastoni d’ebano e avorio, gli anglicani in rosso, il papa con un grande mantello color oro. Un insieme, che vede riuniti esponenti di 22 chiese cristiane, quale non si era mai visto dopo il Concilio, un insieme di grande impatto, sottolineato dallo straordinario applauso che ha accolto, dall’ interno della basilica, l’apertura della Porta. ”Ascolta o Padre – ha detto ancora il papa, prima dell’apertura della Porta – la nostra preghiera e unisce i cuori dei fedeli nella lode del tuo nome e nel comune impegno di conversione, perché, superata ogni divisione fra i cristiani, la tua Chiesa si ricomponga in comunione perfetta, e nella gioia del Cristo cammini verso il tuo Regno”. Il rito, che non è una Messa, perché la celebrazione comune dell’ Eucarestia non è ancora possibile nella attuale situazione dei rapporti tra cristiani, è presieduto dal papa. Ma fin dall’inizio rappresentanti delle altre chiese e comunioni presenti intervengono nei vari momenti della celebrazione. Almeno 15 di loro partecipano attivamente alla proclamazione dei testi o nel compiere alcuni gesti rituali. Così, prima dell’ apertura della Porta, le preghiere del papa si sono inframmezzate con quelle di anglicani, ortodossi e luterani. Così la processione che ha percorso il colonnato di fronte alla Porta Santa aveva un ordine di precedenze che vedeva insieme tutti i rappresentanti delle diverse chiese. Così in tre hanno spinto la Porta (per tre volte, per riuscire ad aprirla). E se il primo ad entrare è stato Giovanni Paolo II, a porgergli il Vangelo è stato un diacono ortodosso; e se a mostrare il Vangelo all’ esterno della chiesa è stato il papa, a mostrarlo all’interno è stato Athanasios e a benedire ad ovest e ad est sono stati Carey ed un altro metropolita ortodosso. (ANSA). 18-01-2000 11:50
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Dic 29, 1999 | Ecumenismo
Nuovo apporto al dialogo ecumenico in Terra Santa
a conclusione del Convegno dei Vescovi Incontro personalità di varie Chiese a Gerusalemme – 9 dicembre 1999 “Ogni Chiesa, nella comunione con le altre, non solo non perde, ma può donare le proprie ricchezze”: così ha affermato il Metropolita rumeno ortodosso Serafim durante l’incontro di personalità del mondo ecumenico di Gerusalemme che si è svolto nel pomeriggio del 9 dicembre nell’Istituto Ecumenico di Tantur, per invito del Movimento dei Focolari. Presente in sala un uditorio d’eccezione: Patriarchi e loro vicari, Vescovi, sacerdoti e personalità laiche di 10 Chiese, fra cui numerosi rappresentanti delle Chiese orientali. In tutto 150. Presente anche il gruppo di Vescovi di varie Chiese amici dei Focolari, riuniti in Convegno ad Amman e giunti in pellegrinaggio in Terra Santa. Profondo l’ascolto della breve presentazione dei Focolari, delle testimonianze sui riflessi della spiritualità dell’unità in campo ecumenico di Vescovi di cinque Chiese e della videoregistrazione di Chiara Lubich – impossibilitata da una banale indisposizione ad essere presente di persona – dell’intervento nella chiesa evangelica di s. Anna ad Augsburg, dove lo scorso anno aveva parlato dei cardini di una spiritualità ecumenica. Un intenso momento di preghiera, animato da rappresentanti di varie Chiese ed incentrato nella lettura del testamento di Gesù “Che siano uno… affinché il mondo creda”, ha concluso questo incontro che, per la grande rappresentatività e l’inedita apertura reciproca è stato – come affermato da personalità del posto – “una vera benedizione del Cielo”, “un apporto originale nel progressivo cammino dei rapporti ecumenici in Terra Santa”. (altro…)