Movimento dei Focolari
"Come, se non insieme?"

"Come, se non insieme?"

Incontro di movimenti  cattolici e evangelici nel duomo di Monaco di Baviera

Monaco – Chiara Lubich, presidente e fondatrice del Movimento internazionale dei Focolari, ha invitato i 5000 partecipanti all’incontro – primo nella storia – nel duomo di Monaco, ad una nuova passione per portare il messaggio cristiano.
Questa nuova passione può crescere solo da un nuovo amore a Dio e agli uomini. L’amore cristiano è molto esigente e va oltre i confini di un amore puramente naturale che si ferma alla cerchia dei propri amici. L’amore cristiano deve rivolgersi a tutti, ai simpatici e agli antipatici, ai belli e a brutti, a quelli della mia patria e agli stranieri, a quelli che appartengono alla mia religione e a quelli di altre religioni – diceva la Lubich. E proprio per questo è importante per i cristiani il dialogo interreligioso, senza tacere il messaggio dell’amore cristiano dell’amore di Dio in Gesù Cristo.

A diffondere il Vangelo, non sono chiamati solo i ministri nelle Chiese. E’ compito di tutto il popolo di Dio – diceva Chiara Lubich. Qui c’entra la grande forza dei Movimenti che si sono formati nelle varie Chiese.

L’arcivescovo di Monaco, card. Friedrich Wetter, e il vescovo evangelico-luterano della Baviera, Johannes Friedrich sottolineavano il legame dei Movimenti con le Chiese. “La Chiesa e i Movimenti non sono alternative – diceva Friedrich – Le Chiese hanno bisogno di voi e voi avete bisogno della Chiesa per non chiudervi in voi stessi”.
Il card. Wetter diceva che solo insieme possiamo costruire la civiltà dell’amore.

Il vescovo Friedrich ricordava anche la firma sulla Dichiarazione congiunta sulla Giustificazione tra le Chiese evangelico-luterana e cattolica; l’incontro dei Movimenti in duomo è un segno visibile che la Dichiarazione comune non è rimasta senza seguito.
La pluralità e la vivacità dei nuovi movimenti spirituali sono inoltre una dimostrazione che lo spirito di pentecoste è ancora molto forte.

Il pastore Friedrich Aschoff, presidente del Rinnovamento nello Spirito della Chiesa evangelica in Germania diceva: “Già il fatto che sono nati questi movimenti è un segno dell’agire dello Spirito Santo. Il secolo passato non è stato solo un secolo di guerre mondiali terribili e di crolli diversi, ma anche un secolo di risveglio spirituale.

In questo contesto, Aschoff nominava anche la nascita del movimento pentecostale, la fondazione di nuove comunità, come Taizè e anche il Concilio Vaticano II, a cui erano invitati anche osservatori evangelici. Adesso si tratta di cercare di più l’unità tra queste nuove forme associative, e diceva: “Il nostro mondo così frammentato, così in ricerca, ha bisogno di una Chiesa che diventi unita e che comprenda la molteplicità. Una tale Chiesa è il segno più certo in cui il mondo secolarizzato può riconoscere Gesù quale salvatore mandato da Dio”.

Per questo incontro dei Movimenti nel duomo di Monaco erano stati invitati circa 50 gruppi del mondo evangelico, di quello cattolico e delle chiese libere. Alcuni movimenti presentavano anche alcune loro realizzazioni, come la comunità di Sant’Egidio che si impegna nella lotta contro la povertà e l’Aids, il CVJM (= YMCA), che si impegna per il rinnovamento spirituale nelle capitali, il movimento Cursillos che offre corsi di approfondimento della fede e la Équipe Nôtre Dame che si impegna per il sostegno delle famiglie. E’ stato il primo incontro a livello tedesco di questo tipo, che è stato organizzato in modo ecumenico. Il titolo era: “Come, se non insieme?”.

"Come, se non insieme?"

Solo una Cristianità riconciliata è credibile

Sullo sfondo dell’attuale situazione mondiale, un avvenimento ecumenico inedito, attorno al fonte battesimale del Grossmünster, l’antica chiesa nel centro di Zurigo, dove Huldrych Zwingli iniziò la Riforma in Svizzera: il 17 novembre, il pastore Ruedi Reich, presidente del Consiglio della Chiesa evangelico-riformata del cantone di Zurigo, ha accolto Chiara Lubich, invitata a prendere la parola sulla spiritualità dell'unità.
Altri ospiti d'eccezione: 24 vescovi di 9 Chiese, tra cui il vescovo Makarios, delegato del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, e il card. Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga. Nel segno della riconciliazione, hanno pregato per l’unità dei cristiani.

Una celebrazione alla quale sono intervenute oltre 1.300 persone da tutta la Svizzera. Due giorni dopo, nel Centro “Unità” a Baar, l’incontro con altre 32 personalità ecumeniche, provenienti da varie Chiese e Comunità ecclesiali.

"Come, se non insieme?"

Nel luogo in cui è iniziata la Riforma della Chiesa svizzera tedesca, pressante appello alla piena comunione fra i cristiani

A cinque secoli dalla rottura con la Chiesa di Roma, il Grossmünster, l’antica chiesa che domina la città di Zurigo dove Huldrych Zwingli iniziò la sua Riforma, il 17 novembre scorso ha accolto ospiti d’eccezione.

Assieme al pastore Ruedi Reich ed a Chiara Lubich, vi sono convenuti il cardinale Miloslav Vlk di Praga, il Vescovo ausiliare cattolico per Zurigo Peter Henrici e altri 22 vescovi di 9 Chiese di vari Paesi del mondo: ortodossi, siro-ortodossi, anglicani, evangelico-luterani, cattolico-romani.

Con oltre 1300 persone da tutta la Svizzera, riformati e cattolici, membri di Movimenti di diverse Chiese, religiosi e religiose, ma anche persone distanti dalla vita di fede, nel segno della riconciliazione e della fratellanza, hanno invocato da Dio il dono della piena unità visibile della Chiesa.

“Non immaginavo certo che un avvenimento di questa portata potesse aver luogo qui, al Grossmünster”, ha commentato il vescovo ausiliare per Zurigo Henrici. “Ero scossa e sfiduciata dopo i tragici eventi dei mesi scorsi, – commenta una donna – ma ora ho ritrovato la speranza”. Mentre una ragazza afferma: “Ho difficoltà con tutto ciò che riguarda la Chiesa. Ma qui ho avvertito qualcosa di carismatico che irradiava al di sopra di tutto”. E qualcun altro ancora: “Oggi ho sentito una chiamata speciale a vivere la solidarietà e la fraternità”.

“Da oltre 1000 anni il Grossmünster è un luogo di annuncio del Vangelo”. Con queste parole il pastore Ruedi Reich, presidente del consiglio della Chiesa evangelico-riformata nel cantone di Zurigo, in apertura della grande celebrazione ecumenica aveva sottolineato non la rottura ma ciò che unisce. Ed aveva ricordato l’antica tradizione di questa chiesa edificata da Carlo Magno sulle tombe dei martiri Felix e Regula della Legione tebana. Fu qui e nel vicino Fraumünster che Huldrych Zwingli, assieme ai suoi collaboratori, tradusse la Bibbia in tedesco.

Dopo una preghiera d’apertura formulata dal parroco del posto, Hans Stickelberger, e la lettura della Preghiera di Gesù per l’unità (Gv 17), Chiara Lubich era stata invitata a prendere la parola. In seguito agli eventi dell’11 settembre scorso – afferma – la riconciliazione fra i cristiani non è più soltanto un desiderio ma un’assoluta necessità. E ribadisce: “Non è tutto solo colpa del terrorismo, se stiamo vivendo un momento di tanta emergenza”. E non è neppure da attribuire semplicemente al fatto pur grave “che nazioni più ricche non hanno aiutato altre nazioni in grande ed estrema povertà”. C’è anche, secondo la Fondatrice dei Focolari, una seria responsabilità dei cristiani che spinge ad agire con urgenza: “Se oggi alcuni arrivano, tragicamente, a qualificare noi cristiani addirittura come ‘atei’ e ‘infedeli’, una ragione c’è…”.
Bisogna riconoscere, infatti, che, pur essendo oltre un miliardo nel mondo, siamo ancora divisi. Mentre solo nell’amore reciproco, nell’unità, secondo le parole di Gesù, c’è il distintivo vero dei cristiani. “Lavoriamo. Non diamoci pace”, esorta quindi la Lubich: “Quando ci sarà fra noi la piena comunione visibile, un fremito di nuova vita invaderà la terra per il bene dell’umanità”. Parole che hanno avuto un forte impatto sui presenti e sono state accolte con un lungo applauso.

Mentre la cerimonia prosegue, fra preghiere e canti eseguiti da una nutrita corale giovanile, l’assemblea si fa sempre più compatta. E non manca una certa commozione nel momento in cui cinque vescovi di diverse Chiese e il Pastore Reich formulano davanti a tutti le loro intenzioni di preghiera; quando tutti insieme recitano il Padre nostro; quando i vescovi presenti si dirigono fino ai posti più remoti della chiesa per dare un segno di pace e unità ai fedeli e quando Chiara Lubich con una preghiera appassionata chiede a Dio di suggellare la volontà della ricerca dell’unità dei cristiani “in modo tale, da essere e apparire a tutti una sola comunità cristiana, preludio e testimonianza della piena comunione visibile della Chiesa”.

“Lasciamoci incoraggiare dalla gioia della cerimonia che abbiamo vissuto stasera”. Così il pastore Reich al ricevimento coi vescovi subito dopo la cerimonia, e aggiunge: “L’ecumenismo non deve essere l’eccezione ma la regola, la normalità. È importante che sottolineiamo quello che già ci lega, rispettando ciò che ancora ci distingue”.

"L'amore genera sapienza: per una cultura dell'unità"

L’avvenimento ecumenico al Grossmünster era stato preparato da una settimana di convivenza fraterna tra i 24 vescovi di varie Chiese e Comunità ecclesiali, esperienza che si ripete da 20 anni. Quest’anno si era svolta al Centro “Unità” dei Focolari, a Baar nel cantone di Zugo in Svizzera, dal 13 al 19 novembre. Provenivano da 12 nazioni, dal Brasile alla Svezia, dall’Inghilterra all’India. Si trattava di “fare un’esperienza di quella spiritualità di comunione che secondo Giovanni Paolo II deve caratterizzare tutto il nostro agire e, a maggior ragione, il nostro agire ecumenico”, spiega il moderatore del Convegno, il Card. Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga. E il frutto è stato visibile.

“Nella preghiera in comune e nel dialogo fraterno, durante le meditazioni bibliche e le conversazioni di spiritualità ecumenica, abbiamo potuto sperimentare quasi un presagio della piena comunione visibile fra le Chiese”, affermano i vescovi nei Messaggi che hanno inviato ai Capi delle rispettive Chiese a conclusione della loro riunione. Messaggi nei quali hanno espresso senza mezzi termini la loro risoluzione di testimoniare, in seno alle Chiese e tra i fedeli a loro affidati, “quella fratellanza che ci unisce sin d’ora, e di adoperarci in ogni modo, affinché si affretti il giorno nel quale i cristiani potranno accostarsi insieme alla Mensa del Signore e testimoniare in pienezza Cristo all’umanità, attraverso la nostra visibile unità”.

Mentre nelle edizioni precedenti del Convegno ci si era soffermati di più a sottolineare gli aspetti di convergenza, questa volta si sono toccati anche alcuni punti di divergenza. Continua a spiegare il Card. Miloslav Vlk: “La profonda unità in Cristo che abbiamo cercato di realizzare, permetteva di dialogare su argomenti delicati come l’eucaristia o il ministero petrino in un clima di amicizia e nel vicendevole ascolto”.

Tornando nei loro Paesi, i vescovi vogliono approfondire questi temi e, nel Convegno dell’anno prossimo, si spera di raccogliere le conclusioni. Una prospettiva che ricorda la convinzione, espressa da Giovanni Paolo II nel recente Messaggio alla Plenaria del Pontificio Consiglio per l’unità dei Cristiani, che “nello scambio di doni a cui il movimento ecumenico ci ha abituati, nella ricerca teologica rigorosa e serena, nella costante implorazione della luce dello Spirito, potremo affrontare anche le questioni più difficili ed apparentemente insormontabili nei tanti nostri dialoghi ecumenici come, ad esempio, quella del ministero del vescovo di Roma”.

Nel desiderio di “conoscere di più la tradizione dell’altro per potersi amare di più”, i partecipanti hanno visitato anche diverse comunità cristiane del posto: dall’Abbazia benedettina di Einsiedeln, al Monastero siro-ortodosso di Sant’Augin ad Arth e a Zurigo “sulle orme di Huldrych Zwingli”. Occasioni per dare insieme una testimonianza di quella ritrovata fraternità che è forse il risultato più importante del cammino ecumenico fin qui compiuto. ??

"Come, se non insieme?"

"Gesù crocifisso e abbandonato: luce sul cammino verso la piena comunione fra le Chiese"

Il ricco frutto del XX Convegno Ecumenico di Vescovi è confluito nell’ultima giornata, 19 novembre 2001, per la quale altre 32 personalità del mondo ecumenico sono venute a Baar, al Centro “Unità” dei Focolari. Fra queste, rappresentanti delle Chiese riformate svizzere, delle Chiese libere, del Consiglio mondiale delle Chiese a Ginevra, della Federazione luterana mondiale, del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e di altri Patriarcati ortodossi, della Chiesa Armeno-apostolica in Francia, il Nunzio Apostolico di Berna e vescovi cattolici.

A loro Chiara Lubich, in un efficace intervento, ha fatto dono dell’esperienza e della fecondità che si sprigiona dal mistero di “Gesù crocifisso e abbandonato: luce sul cammino verso la piena comunione fra le Chiese”.

Sono seguite testimonianze di vescovi, sacerdoti, pastori e laici che approfondivano la spiritualità di comunione vissuta nel Movimento dei Focolari nell’ambito della pastorale, della teologia e nell’azione per il rinnovamento della società.
“E’ questa una spiritualità che ci incoraggia, che apre nuove porte, che ci fa vedere nuove strade nel linguaggio della fede”, ha commentato il dott. Martin Robra, rappresentante del Consiglio Ecumenico delle Chiese. E il direttore dell’Istituto ecumenico di Bossey, il sacerdote ortodosso Ioan Sauca: “Se non scopriamo una spiritualità di comunione, l’ecumenismo rischia di fermarsi a dichiarazioni vuote. Chiara Lubich ci indica la via per vivere la nostra identità in un contesto di pluralità”.