Movimento dei Focolari
In famiglia: un anno di Vangelo

In famiglia: un anno di Vangelo

«Da quando ho saputo che l’anno appena trascorso sarebbe stato dedicato a vivere la “Parola” – racconta Maria –, il mio pensiero è tornato a quando, conosciuto il Movimento dei Focolari da ragazza, Chiara Lubich ci aveva incoraggiato a riscrivere, con la nostra vita, il Vangelo. Nel mese di marzo si viveva la frase: “Signore da chi andremo?”( Gv 6,68) e nel commento Chiara afferma che le Parole di Gesù vissute cambiano il nostro modo di pensare e di agire. Erano venuti alcuni operai a fare dei lavori in garage. Una persona del condominio, non essendo al corrente del fatto, si era risentita e aveva inveito contro l’idraulico. Per caso, mi sono trovata in mezzo a questa discussione e ho cercato di riportare la pace. Così prima ho parlato con l’uno, spiegandogli il motivo di questi lavori improvvisi e poi, con l’altro, perché capisse la ragione di questo suo sfogo. La tensione è cessata ed è tornata la serenità». «Una delle nostre figlie – continua Luigi –, con il cambio d’insegnante ha manifestato alcune difficoltà in una delle materie dove era sempre riuscita bene. Il problema era esteso a buona parte della classe, tanto che molti genitori sono intervenuti prendendo posizione contro l’insegnante. Abbiamo pensato di fare qualcosa per aiutare a sciogliere la tensione. La frase del Vangelo «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49), dove Chiara ci invita ad amare ciascuno coi fatti, ci ha aiutato ad avere l’atteggiamento giusto sia con nostra figlia, sia con gli altri genitori, sia con il professore. Ci siamo impegnati inviando lettere, partecipando alle riunioni dei genitori e con la preside, parlando con il professore, ascoltando le ragioni di ognuno e cercando di orientare tutti verso un dialogo costruttivo. Apparentemente questa esperienza non ha avuto un lieto fine perché circa la metà degli alunni della classe ha avuto il debito in questa materia. Ci pare, però, sia stata un’occasione per portare uno spirito diverso nella scuola e, soprattutto, abbiamo condiviso con nostra figlia questa “sconfitta”, aiutandola a superare l’ostacolo, pronti con lei a rispettare questo professore e pregando ogni sera anche per lui». «A maggio, ad una delle nostre figlie è stato diagnosticato un grave tumore – racconta Maria –. È stata una sorpresa: perché Dio ci chiede questo? Eravamo confusi… non era facile superare questo dolore. La Parola ci è stata ancora una volta di aiuto e pian piano abbiamo cercato di aderire a quanto Dio ci chiedeva. Il rapporto con Luigi e con i figli è diventato più forte. Abbiamo sentito l’amore di tanti con i quali abbiamo condiviso questa sospensione. L’operazione è andata bene. Nella stanza di Letizia – sono potuta stare accanto a lei tutto il tempo del ricovero – c’era una signora la cui famiglia abitava lontano. Era a digiuno da parecchi giorni per vie delle cure che stava facendo. La Parola di Vita di quel mese era «Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà» (Gv 6,27). Sentivo che questo cibo potevo offrirglielo attraverso le parole e alcuni piccoli servizi. Un giorno le ho prestato il giornale “Città Nuova”, e dopo poco ho visto che stava leggendo proprio la Parola di Vita». «Con l’estate siamo tornati al nostro paese natale dove ci attendeva una situazione familiare difficile: una zia di Maria bisognosa di tante cure e suo marito malato in ospedale, entrambi anziani e senza figli. Lo zio non conosceva in pieno della gravità del suo male. Gli siamo stati accanto fino al momento della morte. Le ultime notti, poi, le abbiamo trascorse sussurrandogli all’orecchio qualche preghiera. Ci sembra si sia preparato gradualmente all’incontro con Dio». (altro…)

In famiglia: un anno di Vangelo

Un segreto d’amore. Fuori e dentro la famiglia.

Pensavamo che il primo periodo dopo il matrimonio fosse la continuazione della luna di miele”, raccontano Luca e Giulia che si sono sposati da poco. “In effetti siamo felicissimi, tuttavia per le molte differenze di carattere e di abitudini tra noi che emergono nella vita quotidiana, questo tempo iniziale rappresenta anche un banco di prova.” “Ad esempio, al rientro a casa la sera – dice Luca – io ho bisogno di riprendermi dalla stanchezza del lavoro. Giulia invece attende tutto il giorno per raccontarmi il suo vissuto giornaliero. Vivere il Vangelo ci insegna anche ad amarci concretamente. Con delicatezza cerchiamo di spiegarci e di metterci in un atteggiamento di ascolto e di accoglienza reciproca”. “La cosa interessante – adesso è Giulia a parlare – è che quando riesco a sforzarmi di lasciar perdere quello che io vorrei dire o fare in quel dato momento, Luca stesso poi mi chiede come ho trascorso la mia giornata. Ne scaturisce un dialogo sereno e molto arricchente per entrambi”. “Quando siamo stati in Madagascar, per il viaggio di nozze, abbiamo conosciuto un ragazzo del posto e la sua famiglia. Abbiamo potuto vedere con i nostri occhi le difficoltà economiche che vivevano”. – dice Luca – “Aspettavano un bambino, ma in quel luogo per poter partorire in ospedale avevano bisogno di una somma cospicua ed erano preoccupati perché non avevano i soldi necessari. La cosa ci ha fatto riflettere, anche se loro non ci avevano chiesto nulla”. “Dato che a me piace tanto il calcio – continua Luca – avevo intenzione di fare l’abbonamento ad una Tv a pagamento, per poter vedere le partite da casa. Abbiamo però sentito nostra l’esigenza di questa famiglia. Mi è venuto spontaneo ritenere l’abbonamento un superfluo; cosi abbiamo inviato loro il corrispettivo, insieme ad altri nostri soldi, frutto di spese non necessarie. Se, ad un primo momento, ci è sembrato di aver perso qualcosa, ora possiamo dire che è stato un guadagno; infatti spesso amici o vicini di casa ci invitano a vedere le partite, creando così occasioni per instaurare rapporti di amicizia sempre più profondi”. (altro…)

In famiglia: un anno di Vangelo

Quando il dialogo vince sulla diversità

«La nostra storia – racconta Lucia – comincia 42 anni fa quando abbiamo deciso di condividere il nostro cammino. Frequentandoci, però, abbiamo scoperto di non pensare allo stesso modo, soprattutto nel campo religioso: io avevo la fede, lui no. All’inizio, non mi sono preoccupata; non credevo che questo avrebbe influenzato la nostra vita futura insieme. Invece, il primo scontro lo abbiamo avuto quando, rimasta incinta, bisognava decidere se portare avanti la gravidanza o no. «Ero troppo giovane – continua Tonino – per pensarmi come padre e marito; ero ancora studente, avevo tanti progetti per il futuro, ed ora mi ritrovavo a dover prendere una decisione che ti cambia la vita! A malincuore ho accettato la determinazione di Lucia di tenere il nascituro e di celebrare il matrimonio in Comune. Durante la gravidanza tutto è andato bene ma, appena è nata la bambina, mi sono sentito di nuovo schiacciato da un’enorme responsabilità tanto da fuggire da tutto e tutti. «All’improvviso mi sono ritrovata sola – anche se i miei genitori non mi hanno mai abbandonata -, con una bambina da crescere. Gli anni successivi furono all’insegna della sofferenza, soprattutto quando lui decise di chiedere la separazione. «Volevo vivere la mia vita – conferma Tonino –. Ottenni la separazione e, successivamente, il divorzio. Ero nuovamente libero. Molto spesso, però, mi ritrovavo a pensare a loro, e fu così che maturai la decisione di ritornare sui miei passi. Ricominciai a corteggiare la mia ex moglie e a vedere mia figlia. Ben presto sentimmo il bisogno di una nostra casa, della nostra intimità, per ricostruire la famiglia. Accettai anche di celebrare il nuovo matrimonio in chiesa. «Quegli anni pieni di sofferenze e tormenti ormai facevano parte del passato – ricorda Lucia. Avevamo una nuova vita e anche una seconda figlia, Valentina. Con la sua nascita è cominciato un periodo di maggiore serenità, dovuto sia ad una conquistata sicurezza lavorativa ed economica sia al fatto che, pian piano, cominciavo ad accettare di vivere la mia vita accanto ad una persona così diversa da me. Dopo qualche anno all’improvviso, nella nostra famiglia, a stravolgere tutto, è arrivato il Movimento dei focolari! Valentina, invitata da un’insegnante, aveva conosciuto le Gen4, le bambine dei Focolari. E’ iniziato per lei, e successivamente per noi, un cammino diverso. «Mi toccava accompagnare Valentina agli incontri delle Gen4 – spiega Tonino. Quando andavo a riprenderla era sempre contenta e, appena entrata in macchina, si scusava del ritardo (mi faceva aspettare sempre almeno mezz’ora) e cominciava a raccontarmi la sua bella serata. Contaminato da questo suo entusiasmo e dalla festosa accoglienza che tutti nel Movimento – pur non avendo io nessun riferimento religioso -, mi riservavano, sono diventato anch’io un componente di questa famiglia. Inizialmente mi sono inserito nel gruppo degli “amici del dialogo”, formato da persone di convinzioni diverse. «Qualche tempo dopo anch’io – incuriosita che un movimento cattolico accettasse mio marito non credente –, cominciai a frequentarlo, e man mano che approfondivo la conoscenza della spiritualità focolarina tante domande trovavano risposta. Di strada insieme ne abbiamo fatta; tante barriere sono state abbattute. Ho imparato ad ascoltare, senza la paura di perdere me stessa, e a dare spazio al silenzio interiore ed esteriore per accogliere e capire l’altro. «La nostra diversità, non solo religiosa – sottolinea Tonino –, non ha affatto ostacolato il nostro percorso di vita insieme. La scelta di Valentina, di diventare focolarina, non mi ha trovato impreparato, avendo condiviso tanto con lei; il rapporto tra noi non si è minimamente scalfito, anzi, si è maggiormente consolidato, a differenza di Lucia che, seppur all’inizio, non l’ha accettata di buon grado. «Per me, non è stato subito facile accettare la scelta di Valentina – confessa Lucia. Avrei voluto che facesse prima altre esperienze, come per es. avere un fidanzato, un lavoro, in modo da poter confrontare le due realtà e decidere serenamente. Lei invece sentiva fortemente che quella era la sua strada. Ormai sono otto anni che è in focolare, sempre più convinta. Ora sono contenta di averla assecondata: pur essendosi consacrata a Dio, non trascura mai il suo rapporto con tutta la famiglia. «Ringrazio Chiara Lubich e tutta la comunità di cui faccio parte – conclude Tonino –, per aver dato a me e a tutti coloro che condividono il mio stesso pensiero, l’opportunità di rafforzare questo desiderio di unità per seguire un cammino basato sui valori fondamentali della fraternità e dell’amore verso il prossimo.» A cura del Centro internazionale per il dialogo tra persone di convinzioni non religiose (altro…)

In famiglia: un anno di Vangelo

Famiglia e società: i tempi del lavoro e della festa

“Mi chiamo Jay, sono di origine giamaicana e faccio il contabile. Lei è mia moglie Anna ed è insegnante di sostegno. E questi sono i nostri sei figli, che hanno dai 2 ai 12 anni.” Con queste parole la famiglia Rerrie si è presentata al Papa Benedetto XVI, durante la “Festa delle testimonianze” sabato 2 giugno in diretta TV da Milano, durante il incontro mondiale delle famiglie. Per Jay e Anna Rerrie la spiritualità dell’unità li ha aiutati a mantenere saldi i rapporti fra di loro e unita la loro famiglia anche nei momenti di difficoltà. All’inizio del 2006, infatti, quando il mercato del lavoro è entrato in forte crisi, Jay ha dovuto trovarsi un’altra occupazione. Decisi a mantenere vivo tra loro, nonostante gli ostacoli, l’amore reciproco, affrontano questo momento con coraggio, anche se Anna, in attesa del quarto bambino, si chiede con una certa preoccupazione, come si sarebbero sostenuti quando Jay fosse stato licenziato. Decidono insieme che, nonostante la gravidanza, lei potesse tornare ad insegnare, e si trasferiscono in un’altra città dove una scuola aveva accettato la sua domanda. Qui anche Jay trova lavoro in un ufficio dove passa lunghe ore cercando di smaltire le moltissime pratiche inevase, dato che per quattro mesi nessuno se ne era occupato, riscuotendo per questo grande apprezzamento dal suo nuovo capo. A casa però non avviene la stessa cosa. “I bambini piccoli e la moglie a scuola: una ricetta per il disastro!” spiega Jay “Il tempo per stare insieme senza fretta manca sempre di più“. Anna trova difficile accettare questa situazione, essendo cresciuta in una casa dove la famiglia si è sempre riunita per la cena, mentre Jay spesso torna quando tutti sono addormentati. Nel frattempo, sempre in seguito alla crisi, anche questa ditta comincia ad avere delle difficoltà che si traducono, anche questa volta, nel suo licenziamento. La reazione comprensiva di Anna a questa dolorosa notizia è, per Jay, di conforto. Come conseguenza sperimentano una più profonda unità tra di loro.I due mesi successivi – ricorda Anna – sono stati divertenti e snervanti insieme. Ma è stato fantastico avere Jay a casa!”. Col passare dei mesi, i loro risparmi si riducono, ma non per questo smettono di credere e di sperare e alla fine, arriva una telefonata. L’offerta di un lavoro migliore, molto più vicino a casa, dagli orari abbastanza compatibili con la vita della famiglia. “Ciò che è importante è cercare di mantenere l’armonia e il rapporto di unità fra di noi con l’amore reciproco. Anche se la vita non è facile. Perenni corse contro il tempo, affanni e incastri molto complicati…– dicono al Papa   Anche da noi, negli Stati Uniti, una delle priorità assolute è mantenere il posto di lavoro, e, per farlo, non bisogna badare agli orari e spesso a rimetterci sono proprio le relazioni famigliari.”  «Penso di capire questo dilemma risponde loro il Santo PadreQuindi, vorrei qui invitare i datori di lavoro a pensare alla famiglia, … affinché le due priorità possano essere conciliate. … Mi sembra che si debba naturalmente cercare una certa creatività…ma, almeno ogni giorno, portare qualche elemento di gioia nella famiglia, di attenzione, qualche rinuncia alla propria volontà per essere insieme famiglia…. E finalmente, c’è la domenica, la festa…giorno del Signore… anche “giorno dell’uomo”, perché siamo liberi. Questa era, nel racconto della Creazione, l’intenzione originale del Creatore: che un giorno tutti siano liberi. In questa libertà dell’uno per l’altro, per se stessi, si è liberi per Dio. E così penso che difendiamo la libertà dell’uomo, difendendo la domenica e le feste come giorni di Dio e così giorni per l’uomo. Auguri a voi! Grazie ». (altro…)

In famiglia: un anno di Vangelo

Milano 2012: Maria Voce alle famiglie dei Focolari

Sabato mattina, 2 giugno. Sesto San Giovanni (Milano) accoglie 4.000 persone provenienti dalla Lombardia e zone limitrofe, famiglie aderenti al Movimento dei focolari che partecipano attivamente all’incontro mondiale. Tra gli interventi, quello della presidente Maria Voce, presente anche il copresidente Giancarlo Faletti. «In questi giorni, in cui è messa a fuoco la realtà della famiglia – esordisce Maria Voce – viene da domandarci: Qual è il disegno di Dio su di essa?».  Risponde citando Chiara Lubich al Familyfest ‘81 a Roma: «Dio ha creato, ha plasmato una famiglia. Quando si è incarnato, si è circondato di una famiglia. Quando Gesù ha iniziato la sua missione ed ha manifestato la sua gloria, stava festeggiando una famiglia». In riferimento al tema di Milano 2012: Il lavoro e la festa nella vita della famiglia, sottolinea l’importanza del lavoro per la sua fondazione e sussistenza. «A sua volta – afferma la presidente –, anche la famiglia è importante per il lavoro. Con l’educazione alla laboriosità e ai valori tipici di cui la famiglia è portatrice, con quello spirito di cooperazione e solidarietà, suo proprio, con l’importanza della gratuità, della reciprocità, di essere dono l’uno per l’altro, si garantiscono basi solide alla società – anche se sottolinea con forza – l’uomo non è finalizzato soltanto al lavoro. «Per questo occorre che il lavoro sia organizzato e svolto tenendo conto delle esigenze non solo economiche delle persone, ma del loro effettivo e totale benessere.  Ecco l’importanza che i tempi del lavoro siano armonizzati con quelli della famiglia». A questo punto, la presidente dei Focolari ricorda che anche Gesù ha lavorato (come Giuseppe e Maria), e che «essi, oltre ad essere stati perfetti lavoratori, ci consegnano anche il vero significato della festa». In questo senso ricorda la pellegrinazione a Gerusalemme… e le nozze di Cana «dove (Gesù), con Maria sua madre, sono andati a festeggiare le nozze di due sposi. (…) Nella vita della Sacra Famiglia c’era sì il lavoro, ma anche la festa, che vuol dire un tempo dedicato al riposo, alle relazioni con gli altri». In riferimento ancora a Chiara Lubich, Maria Voce conclude sottolineando che «In certo modo (Chiara) ci aveva già anticipato i termini di questo binomio: lavoro e festa. E cioè, se vivremo bene i valori della famiglia, anche il lavoro e la festa saranno intrisi di quei valori, diventando così testimoni e costruttori autentici di una società secondo il cuore di Dio». Leggi tutto (altro…)