30 Mar 2012 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Vogliamo condividere con voi la nostra gioia per il risultato del recente referendum”: scrivono Anča e Vine Povirk di Famiglie Nuove dei Focolari, di Domzale in Slovenia. “È stato il risultato della forte collaborazione fra diversi movimenti civili e religiosi, numerose famiglie, uniti in una lotta pacifica in favore della famiglia.” La stragrande maggioranza dei media e influenti personaggi politici, dava tutto l’appoggio alla nuova legge che prevedeva, fra l’altro, l’ampliamento di alcuni diritti per le coppie dello stesso sesso. Come, ad esempio, quello all’adozione limitata, ovvero il diritto di un componente della coppia di adottare il figlio naturale dell’altro partner, insieme a tutta una serie di provvedimenti riguardanti le unioni di fatto. Il tutto sostenuto da grandi mezzi finanziari (si parla di oltre 2 milioni di euro), mentre i promotori del referendum e sostenitori del “no” si sono autofinanziati. Pareva un confronto assolutamente impari. L’iniziativa, promossa all’inizio dai cattolici, ha coinvolto presto altri cristiani, persone di altre religioni e tanti che, senza riconoscersi in alcuna fede, sostengono i valori dell’uomo. Insieme, sono riusciti a raccogliere le 40.000 firme necessarie per indire il referendum che si è svolto lo scorso 25 marzo raggiungendo un’affluenza alle urne del 30% dell’elettorato e ottenendo, contro ogni aspettativa, il 55% dei “no”. “Per due anni e mezzo siamo andati oltre le nostre capacità, oltre le nostre forze per difendere i valori fondamentali della famiglia“. Ci raccontano Marjana e Pavel di Lubiana, responsabili del Movimento Umanità Nuova, in Slovenia. “Abbiamo parlato in Parlamento, manifestato prima della votazione, organizzato un Family day, raccolto firme… abbiamo scritto ai parlamentari, alla Corte Costituzionale, parlato in decine e decine di tavole rotonde in diversi canali TV, alla radio nazionale, nelle radio locali… e così sono nati molti rapporti d’amicizia con appartenenti ad altri movimenti ecclesiali, con personalità della vita civile e politici di vari schieramenti… Ora, però, comincia una fase ancora più importante: lavorare per dare il nostro contributo ad una nuova legge sulla famiglia, secondo quei valori in cui noi fortemente crediamo debba poggiarsi la società, e che hanno radice nel Vangelo”. In una nota diffusa da mons. Anton Stres, arcivescovo metropolita di Lubiana e presidente della Conferenza Episcopale Slovena, si ringraziano “tutti coloro che si sono impegnati per raggiungere tale scopo e per rendere coscienti gli elettori del ruolo insostituibile che ha la famiglia nella nostra vita” . Tuttavia, prosegue la nota, “i valori della famiglia con il risultato del referendum non sono ancora assicurati, infatti, bisogna viverli quotidianamente nelle relazioni interpersonali”. Leggi: “Referendum in Slovenia: respinto il nuovo Codice di famiglia” – di Radio Vaticana” (altro…)
13 Mar 2012 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria
Roberto e Patrizia vivono in provincia di Napoli e, come tante famiglie italiane, sono messi a dura prova dalla crisi economica. Dieci anni fa avevano adottato una bambina, ora la loro famiglia si è allargata con l’adozione di A. X., 5 anni, cinese, bisognoso di cure mediche e un urgente intervento chirurgico. Questa esperienza di accoglienza dà loro grande gioia, ma richiede anche sacrifici. Mentre rivedono il bilancio familiare, nasce la domanda se sospendere il sostegno a distanza che portano avanti da vari anni di una bimba in Brasile. “La vita non è facile – scrivono agli amici della scuola Santa Maria di Igarassu a Recife –. Anche noi italiani stiamo perdendo le nostre certezze economiche e la nostra tranquillità di paese industriale avanzato. Molti genitori perdono il lavoro, i giovani non riescono a trovarlo, chi ha un’età avanzata non ha più certezza della pensione, l’assistenza sanitaria non è più completamente gratuita ed il costo della vita è salito tantissimo. In questo scenario molte famiglie riducono i consumi, tagliano le vacanze e anche noi abbiamo dovuto fare le nostre rinunce.”
Passano i giorni e cresce in loro un senso di vuoto. Il pensiero vola alla “Escola Santa Maria” che sorge dal 1967 in una zona tra le più povere del Nord Est del Brasile, segnata dalla disoccupazione, alcool, droga e violenza. Molti bambini provenienti da famiglie sotto la soglia della povertà si sono salvati in questi anni grazie alla generosità e costanza di tanti ai sostenitori a distanza. E tutta la comunità ha potuto fare dei progressi importanti. “Ci siamo guardati negli occhi, ne abbiamo riparlato, e abbiamo capito che facevamo un errore nel ripiegarci su noi stessi, che dovevamo dilatare il cuore e continuare il sostegno a distanza della bambina brasiliana. Lei e la Scuola Santa Maria sono la nostra famiglia in Brasile: mai e poi mai poteva essere giusto abbandonarli.”
Le circostanze impongono di avere una maggiore attenzione economica e acquisire uno stile di vita essenziale ma soprattutto “di cambiare il punto di vista da cui guardiamo noi stessi e gli altri”, dicono. Intanto il piccolo A. X. affronta il primo intervento chirurgico che dura sei ore. “L’abbiamo superato con molta serenità e coraggio. Chi semina amore, raccoglie amore. Ci auguriamo per lui, la sorella vicina e quella a distanza un futuro positivo in cui l’amore ricevuto e che emaneranno, possa a sua volta aiutare il prossimo.” (altro…)
11 Mar 2012 | Chiara Lubich, Ecumenismo, Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Sociale, Spiritualità
L’Ungheria, da sempre importante ponte tra l’Est e l’Ovest d’Europa, dopo decenni di comunismo si trova oggi in un momento di cambiamenti epocali. Il Paese è alla ricerca di un nuovo equilibrio tra la salvaguardia delle proprie caratteristiche e l’apertura ad una dimensione universale. Rivolgendosi proprio alla comunità ungherese, nella sua recente visita, Maria Voce – attuale presidente dei Focolari – aveva invitato ad “accorgersi dei tanti talenti che ci sono qui. Donarli e accogliere quelli degli altri popoli, imparare sempre di più a collaborare”.
Grazie alla sua strategica ubicazione geografica e alle vicende storiche, l’Ungheria ha avuto un ruolo importante anche per i Focolari. Già nel 1956, in seguito ai tragici eventi della rivoluzione contro l’oppressione sovietica, scoppiata in quell’anno, l’allora Papa Pio XII, aveva lanciato un appello ai fedeli di tutto il mondo, per “far ritornare Dio nella società”. A questo richiamo Chiara Lubich rispose dando inizio all’avventura dei Volontari e delle Volontarie di Dio. Nel 1996 Budapest ospita il 40° anniversario di quella nascita, e nel 2006 il “Volontarifest”, con 12.000 presenti convenuti da 92 nazioni.
Nel 1961, Chiara Lubich, visitando Budapest, rimase impressionata dalla situazione della Chiesa nell’Europa dell’Est costretta a vivere nella clandestinità. Quell’anno si aprì il focolare a Vienna (Austria), da dove si fecero dei viaggi in Ungheria, tra gli anni ’70 e ’80, per prendere contatti con quanti avevano conosciuto il Movimento in Italia e in Austria. Le prime comunità dei Focolari in Ungheria risalgono agli anni del comunismo, quando nell’81-82 si aprirono anche i focolari maschile e femminile a Budapest. Il Movimento dei focolari in quel difficile periodo storico ha svolto un importante ruolo nel tessere rapporti tra persone e associazioni cattoliche, contribuendo a mantenere e sviluppare la fede nel Paese. Di rilievo il ruolo di alcune famiglie che, trasferendosi con generosità, hanno portato la Spiritualità dell’unità in varie città dell’Ungheria e ben oltre i suoi confini. E grazie anche all’impegno di alcuni sacerdoti, la spiritualità del Movimento è penetrata in altri ambiti, custodendo la freschezza e l’autenticità della vita evangelica.
La comune sofferenza ha anche rafforzato il rapporto tra cristiani delle tre Chiese storiche ungheresi (cattolica, riformata e luterana), oggi impegnati a testimoniare un proficuo dialogo ecumenico che si è manifestato in due appuntamenti storici: nel 2000 il primo incontro ecumenico dei giovani con 3000 presenze; e un secondo evento nel 2003 con 16.000 partecipanti. La Spiritualità dell’unità si diffonde anche attraverso i libri e la rivista Új Város. La Parola di Vita, stampata in 15.000 copie, è pubblicata su settimanali, su web e trasmessa via radio.
La storia ha quindi preparato i Focolari del Paese magiaro ad essere promotori di iniziative che testimoniano la tensione a costruire brani di fraternità in ambito locale ed internazionale, promosse da bambini, ragazzi, giovani e adulti: “72 ore senza compromesso”, “Rete Progetto Pace”, “Forti senza violenza”, “Missione per la città”. “Run for Unity”, “Settimana Mondo Unito”. Quest’ultima iniziativa si è svolta nel 2010 nella città simbolo di Esztergom, dove trecento giovani ungheresi e slovacchi – in diretta internet – hanno testimoniato un forte segno di pace tra le loro nazioni, in un momento di tensione politica e sociale. A 50 anni dalla visita di Chiara in Ungheria, Maria Voce, nel 2011, ha visitato le comunità del Movimento, incontrando sacerdoti, famiglie e giovani. Ha potuto costatare l’impegno di Famiglie Nuove con le giovani coppie e la collaborazione con altre associazioni e chiese per lavorare insieme a sostegno del matrimonio e della famiglia. Si è trovata con gli impegnati in Umanità Nuova, che raccoglie persone che operano in ambiti comuni: sanità, economia, politica, sport, pedagogia.
Uno dei momenti più importanti è stato l’incontro con i giovani. Infatti, il Movimento in Ungheria si prepara ad accogliere 12.000 giovani di vari Paesi, dal 31 agosto al 2 settembre 2012, per la decima edizione del Genfest. Budapest diventerà un laboratorio di unità per il mondo intero. Let’s bridge” è il titolo della manifestazione, che darà la possibilità ai Paesi dell’Europa dell’Est di “costruire ponti” facendo conoscere i propri valori e caratteristiche. «Dovrebbe essere una grande festa – ha detto Maria Voce ai giovani ungheresi in quell’occasione –, che dovrebbe dare una grandissima gioia ai giovani che verranno, … far assaporare che non c’è niente di più bello della rivoluzione evangelica. Perché di rivoluzioni ne abbiamo viste anche di altro tipo: in campo artistico, in campo musicale…ma una rivoluzione ha cambiato la nostra vita e può cambiare la vita di tanti altri…la rivoluzione del Vangelo, l’unica che Dio ci ha fatto vedere veramente con questa forza… mettiamocela tutta per farla vedere anche agli altri!». Visita la pagina dell’Ungheria su Focolare Worldwide! Siti web: Movimento del Focolari: www.fokolare.hu Giovani per un Mondo Unito: www.ujifju.hu Genfest 2012: www.genfest.org
(altro…)
3 Mar 2012 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Senza categoria, Sociale
Vaikalpalayam è un piccolo villaggio indiano fatto di case umili e stradine asfaltate, anche se costellate di buche. All’imbocco del villaggio sorge una piccola costruzione in muratura ravvivata dalle grida di una ventina di bambini. Ospita uno dei dieci asili o balashanti, che l’istituzione gandhiana Shanti Ashram ha aperto nel corso degli anni nella zona di Coimbatore, vicino alla statale che porta verso il Kerala.
Vent’anni fa, quando iniziò, l’asilo aveva un fine preciso: iniziare un processo educativo con i dalit (i più poveri) per offrire loro la possibilità di sperare in una vita più dignitosa. Quello che è successo qualcuno l’ha definito una vera rivoluzione. Nei villaggi indiani i dalit vivono ai margini dell’abitato, non possono attingere acqua dagli stessi pozzi dove si abbeverano gli altri e, fino a non molti decenni fa, era impensabile che entrassero negli stessi templi. Oggi, a Vaikalpalayam, bambini dalit e di casta superiore studiano, mangiano e pregano insieme e loro mamme si trovano fianco a fianco agli incontri dei genitori dei 220 bambini che frequentano gli asili fondati ed animati da questa organizzazione gandhiana, iniziata venticinque anni fa dal Dr. Aram, membro onorario del Parlamento indiano, pacifista ed educatore indiano di primissimo piano. Nei balashanti si mira a dare una formazione che coniughi i primi elementi dello scrivere e del leggere con il gioco, il canto e l’apprendimento di valori religiosi ed umani, oltre che un aiuto alla povera dieta quotidiana. Le famiglie del posto, infatti, non possono permettersi più di un pasto al giorno, con un salario che si aggira sui 60 dollari mensili.
Negli ultimi anni, con il grande sviluppo industriale di Coimbatore, sono sorti nuovi insediamenti di lavoratori precari nel campo dell’edilizia. Molti di questi sono musulmani. Anche in queste zone Shanti Ashram ha aperto alcuni balashanti, dove i bambini contribuiscono all’integrazione delle loro famiglie nel tessuto sociale della zona. L’idea di coinvolgere le madri ha permesso di iniziare incontri mensili dove si suggeriscono norme igieniche, regolesanitarie e si insegna alle donne come cucinare, con la limitatezza dei fondi a loro disposizione, cibi che abbiano un potere nutritivo sufficiente per i figli.
Per ovviare al problema dell’alcolismo che brucia le misere finanze familiari, si è integrato un gruppo di queste madri nel progetto del micro-credito. Ma anche i bambini, durante la loro formazione, ricevono insegnamenti mirati al risparmio. Karuna, quattro anni, lo scorso anno è riuscita a mettere nel suo salvadanaio 3 mila rupie, pari allo stipendio che il padre guadagna in un mese. Inoltre, nei balashanti s’imparano le norme igieniche che permettono di tenere lontane malattie tipiche della povertà. Il Dr. Aram e sua moglie Minoti, avevano ben chiaro che per costruire una pace duratura era necessario cominciare dai piccoli. Da qui l’idea di fondare asili che potessero formare bambini di pace. «Spesso – racconta Mrs. Murthy che per vent’anni ha seguito il progetto –, sono i bambini che aiutano a rompere il meccanismo della violenza familiare. Recentemente Divya, una bambina che studia al balashanti, durante un diverbio familiare è andata a sedersi in braccio al padre e gli ha detto: “Papà, la violenza è come il diavolo!”».
Inoltre, le maestre insegnano ai bambini il rispetto per ogni fede. La mattina si comincia con le preghiere indù, musulmane e cristiane. I piccoli di conseguenza crescono senza le barriere e i pregiudizi che hanno diviso per secoli gruppi e comunità di questa parte dell’India, creando tensioni sociali spesso sfociate in scontri violenti e sanguinosi. I Focolari lavorano a questo progetto fin dalla fine degli anni Novanta, quando Minoti Aram aveva avvertito la necessità di assicurare integratori nutritivi ed alimentari ai bambini dei balashanti. In quel momento i progetti di Famiglie Nuove e dei gandhiani di Shanti Ashram si sono incontrati dando vita ad una fraternità fra i due movimenti che si è aperta al dialogo interreligioso e alla formazione alla pace delle giovani generazioni. Gandhi, infatti, aveva affermato: «Se si desidera insegnare la vera pace (…), bisogna cominciare dai bambini». Roberto Catalano (Dall’Inserto redazionale allegato a Città Nuova n.5 – 2012) (altro…)
29 Feb 2012 | Famiglie, Focolari nel Mondo
Maria e John vivono in Italia da tanti anni. “Ci siamo chiesti – raccontano, dando la loro testimonianza in occasione dell’anniversario di Renata Borlone – se, pur sicuri di essere fatti l’uno per l’altra, avremmo potuto essere testimoni d’unità nella nostra stessa famiglia: io americano e Maria austriaca immersi nella società italiana”. Le diversità tra loro sono molteplici e sembrano contrapporsi: il nuovo continente americano e il vecchio mondo d’Europa. La lingua: non parlano tra loro né il tedesco né l’inglese, ma una terza, l’italiano. Diversità di cultura, di famiglia d’origine, di formazione professionale e intellettuale, di età (13 anni di differenza), e poi – racconta ancora John – “semplicemente io sono un uomo e lei è una donna, con carattere, esigenze e sensibilità diverse”. «Un episodio emblematico di questa diversità è accaduto proprio durante il viaggio di nozze in Sicilia – continua -. Tutto è bello, incantevole… arriviamo a Selinunte e Maria esclama entusiasta: ‘Che belli questi templi, parlano di un passato meraviglioso’. Ed io: ‘Che ci stanno a fare queste vecchie pietre e colonne mezze rotte? Sarebbe meglio buttarle giù per costruire un bel grattacielo’ Dove sarà il nostro punto d’incontro? Certi del progetto d’amore che Dio aveva su di noi, abbiamo intuito che né nei templi (=storia), né nel grattacielo (= terra giovane, nuova) ci saremmo incontrati, ma nell’accoglierci l’un l’altro».
«E questo accoglierci ce lo ha insegnato Renata con la sua vita. Lei aveva un’arte speciale nell’ascoltare, metteva sempre l’altro al primo posto, in assoluto. Mi sentivo pienamente accolta, capita, amata». È Maria che racconta, toccando alcuni momenti difficili vissuti nel matrimonio. «Non capivo più mio marito. Il suo modo di essere e di pensare mi metteva in crisi, ma ormai avevamo quattro figli piccoli. Una sera mi sembrava di non farcela più e sono corsa da Renata. Ho buttato su di lei il mio più grande dubbio: avevo sbagliato a sposare John! Come sempre, mi ha accolta prendendo su di sé la mia sofferenza poi, con una certezza incrollabile, mi ha ricordato che, quando mi ero sposata, ero sicura che John fosse la persona giusta per me, al di là delle nostre diversità. Quella sera ho acquistato una forza nuova. Sì, ce l’avremmo fatta ad amarci fino alla fine!». «Ancora oggi, dopo 40 anni di vita insieme, – conclude John – sperimentiamo, quanto sia vero che se accogliamo le nostre diversità in positivo, come qualcosa che ci può arricchire e completare, allora nasce e rinasce un’armonia nuova tra noi». (altro…)
29 Gen 2012 | Famiglie, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale
Con l’iniziativa Petite Flamme il Movimento dei focolari nel Congo/RDC cerca di dare il suo contributo alla soluzione di uno dei problemi più gravi del Paese: l’estremo bisogno di cure, di educazione e di una sana nutrizione di molti bambini. Le origini del progetto risalgono al 1993, quando un piccolo gruppo di congolesi mette in comune i propri soldi per dare un’istruzione ad alcuni bambini poveri. Petite Flamme nasce ufficialmente 3 anni dopo, a N’dolo, un quartiere di Kinshasa in cui sorge un campo militare con 750 famiglie in necessità. Vengono avviate le prime 2 classi di scuola materna ed una terza nel quartiere Masina. Molti bambini sono proprio i figli dei militari.
L’obiettivo iniziale è quello di dare un’istruzione, ma ci si rende subito conto che i bambini sono malnutriti. Si comincia a fornire un pasto al giorno e poi le cure mediche necessarie. Negli anni a seguire, Petite Flamme apre nuovi centri, amplia il ciclo scolastico ed estende il suo intervento agli adolescenti e alle famiglie. Nel 2002 comincia anche l’esperienza del “doposcuola sotto l’albero”: 16 classi sotto 16 differenti alberi, in mancanza di altre strutture. Ora Petite Flamme accoglie nelle sue strutture 1280 bambini, mentre continua a seguire, in collaborazione con i genitori, i bambini che hanno superato le sue classi e che sono ora inseriti nelle scuole pubbliche secondarie. Comprende scuole materne ed elementari; ci sono anche una scuola per bambini ciechi ed un’altra per bambini sordomuti. Le sue sedi si trovano in quartieri molto popolati o nella periferia di Kinshasa, dove la povertà è estrema. Di recente si sono aperte due nuove scuole: a Idiofa, nel Bandundu, 750 km da Kinshasa; e a Kisantu, nel Bas-Kongo, distante da Kinshasa 160 km. A Kikwit, sempre nel Bandundu, Petite Flamme opera in un ambiente rurale e povero. In mancanza d’acqua, sono state costruite una grande cisterna e due giare che accolgono l’acqua piovana per la preparazione del cibo quotidiano.
Il progetto viene sostenuto da diversi enti e Ong e soprattutto dal “Sostegno a distanza” di Azione per Famiglie Nuove (AFN). Tutti i bambini vengono seguiti con un programma educativo, cibo quotidiano e assistenza medica regolare. Una volta inseriti nelle scuole superiori, i ragazzi vengono accompagnati con un programma di sostegno. 2005. Nasce il Centro medico “Moyi Mwa Ntongo”, che in lingua locale significa “Alba del mattino”, aperto nel 2005 a Limete, quartiere centrale di Kinshasa, è sostenuto da Azione per un Mondo Unito – AMU. Offre servizi di qualità a prezzi accessibili, non solo ai bambini di “Petite Flamme”, ma anche a tutti i malati che chiedono i suoi servizi, ed ha convenzioni con diversi enti locali.
Oltre agli studi medici, il Centro è dotato di un laboratorio analisi, di una farmacia e di un day hospital con 15 letti. Uno dei suoi punti di forza è l’ambulatorio di oftalmologia, tra i più avanzati della regione, particolarmente importante per la cura e la prevenzione della cecità, malattia qui molto diffusa. Infine, ci sono in Congo/RDC, tante altre iniziative per diffondere i valori della fraternità attraverso azioni concrete, come quelle portate avanti da alcuni membri del Movimento di Goma (provincia del Nord-Kivu) in campo agricolo, del microcredito e dell’istruzione. [nggallery id=85] (altro…)