Dic 8, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Vy’aguasu peteĩ ñe’ẽme” (grande festa in una sola lingua), così si è voluto intitolare l’evento, in guaranì, lingua ufficiale del Paese, insieme allo spagnolo. E l’unica lingua voleva essere quella del cuore. «Con grande gioia mi unisco a voi nel 50° anniversario dell’arrivo dell’Ideale dell’unità alla vostra cara terra guaranì, che oggi festeggiate nel Centro Mariapoli “Madre de la humanidad”. Il nostro pensiero si rivolge con gratitudine a coloro che sono stati i primi strumenti di Dio…», scrive Maria Voce in occasione della festa del 16 novembre scorso. Alcuni di questi, protagonisti degli inizi del Movimento in Paraguay, hanno raccontato il fascino della scoperta di una novità e l’avventura di seguire “una luce che illuminava ogni angolo dell’esistenza”. L’amore evangelico, incondizionato, concreto ed esigente, riempiva e continua a riempire la vita di questi ottuagenari che sprizzano vita e sapienza.
Dalla spontanea vita evangelica del primo gruppo si è sviluppato negli anni l’attuale Movimento, presente in tutte le principali città del Paese. Come nella “parabola del piccolo seme”, divenuto “un grande albero che allarga i suoi rami su tutto il mondo”, come immaginava Chiara Lubich. Sul filo delle “tre parole” che papa Francesco ha diretto recentemente ai membri dell’Assemblea generale dei Focolari, la giornata ha intervallato brevi riflessioni sul “contemplare, uscire e fare scuola”, arricchite da esperienze concrete e incisive di azioni nel campo della bioetica e della politica, dell’inclusione sociale. Anche in Paraguay, la luce del Vangelo si fa carne nella cultura, nel modo di essere e di vivere del popolo che lo abita. E qui, sono forti le radici dei suoi primi abitanti: i guaranì, i più numerosi tra i circa venti popoli originari presenti in queste terre da oltre 5000 anni, come confermano recenti scoperte. Un popolo naturalmente comunitario, che vive in armonia con la natura ed ha uno spiccato senso del sacro e della dignità della persona. La ricercatrice in Storia e docente Diana Durán, ha riassunto la ricchezza dei valori ancestrali dei guaranì e si è fatta portavoce della proposta dei Focolari: riscoprire questi valori, dopo secoli di soprusi e disprezzo, e proporli come antidoto agli antivalori che minacciano la società. Un forte contributo giunge dal recente Sinodo sulla Famiglia, che incoraggia ad accompagnare le persone da vicino, a lenire le loro ferite per rilanciare la famiglia, pilastro della società paraguayana, ancora forte ma sempre insidiato.
Il conferimento del premio “L’Arte del Dialogo”, alla prima edizione, dopo un voto online é stato assegnato a Mons. Adalberto Martínez Flores, per la promozione del tavolo Coordinatore Multisettoriale della provincia di San Pedro. La Multisettoriale è nata proprio da una sua iniziativa, nel 2010, in un contesto di forti asprezze che dividono la società. Grazie a questa iniziativa ancora in corso, che ha convocato proprietari terrieri, industriali, contadini senza terra e parti sociali, si sono ottenuti importanti miglioramenti sia nel clima sociale che nelle fasce più deboli. Le comunità dei Focolari diffuse sul territorio hanno esposto ciò che fanno: una vita dove primeggia la solidarietà, specie nelle situazioni di sofferenza. I giovani e i giovanissimi. Il complesso musicale ha trascinato tutti in un entusiasmo contagioso. Mentre i ragazzi dei Focolari, modelli credibili di vita contro la corrente del “tutto e subito”, sono stati registi e protagonisti dei momenti condivisi con un centinaio di loro coetanei. Infine, i più piccoli, i Gen 4, hanno conquistato i presenti con la semplicità della loro vita evangelica. Vedere crescere la vita sorprende sempre. I primi aderenti all’ideale della unità di Chiara Lubich in Paraguay possono raccontare di aver visto nascere e svilupparsi, in questi 50 anni, delle comunità cristiane vive, con le gioie e i dolori tipici di una famiglia in crescita. Le sfide, sono e restano tante, ma quando si è uniti nulla sembra impossibile. (altro…)
Dic 6, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
“Lionello Bonfanti non lo conoscevo. Oggi non solo sono rimasto colpito dalla sua vita, sono profondamente commosso”. È questa una delle tante impressioni raccolte al termine del convegno “Diritto in cerca di giustizia. Il metodo di Lionello Bonfanti”: un ricco pomeriggio di confronto quello che si è svolto venerdì 28 novembre a Parma nella sede dell’Unione Parmense degli Industriali. A organizzarlo Comunione e Diritto, sezione del Movimento dei Focolari che intende cercare e diffondere, nel campo del diritto, la centralità della persona, la sua piena dignità, la sua capacità relazionale e apertura alla trascendenza, come soggetto idoneo a donare al mondo un volto più secondo le aspirazioni dei singoli e dei popoli. Un dibattitto su diritto e giustizia, “ricondotti – come ha spiegato la professoressa Adriana Cosseddu – a una comune radice, dove la giustizia, custode delle relazioni, supera quella della pratica legale per divenire condivisione e capacità di immedesimarsi in ogni situazione di disagio e dolore. Ha una valenza universale, perché possibilità offerta a tutti di ricostruire in una logica di gratuità infinite relazioni, quasi a custodire – per dirla con la filosofa Arendt –, la capacità di entrare in relazione con gli altri e, soprattutto, di mettersi al posto dell’altro”. A tracciare la metodologia del corretto rapporto tra diritto e giustizia è proprio il magistrato Bonfanti: “Dalla sua vita infatti emerge – così si è espressa Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, in un messaggio indirizzato a tutti i partecipanti – come questa ricerca della giustizia vada sempre oltre la semplice applicazione delle norme. La sua è una ricerca che punta in primo luogo ai rapporti, al riconoscere la dignità di ogni persona e a mettersi in relazione con essa, che sia il proprio collega, l’avvocato, il cancelliere, la parte offesa, o l’imputato, anche di gravi reati. Il suo impegno nel ricercare l’applicazione del diritto per giungere non tanto e non solo alla verità processuale, ma alla giustizia, lo ha guidato dentro e fuori il tribunale, verso mete sempre più ampie”.
E il rispetto per ogni uomo, per i suoi diritti fondamentali, è stato il tema trattato dal prof. Mario Ricca: attraverso favole divertenti, in una continua provocazione rivolta al pubblico e in modo particolare agli operatori del mondo giuridico, l’ordinario di Diritto Interculturale dell’Università di Parma ha sottolineato, tra l’altro, come la Dichiarazione universale dei diritti umani sia ancora poco presa realmente in considerazione e poco concretamente applicata. Un incontro a carattere formativo, per un pubblico di magistrati, avvocati e notai, accreditato dalla Fondazione Nazionale del Notariato e dal Consiglio dell’ordine degli Avvocati. Non sono mancate testimonianze, a dimostrare che la metodologia utilizzata dal magistrato Bonfanti nella propria professione è ancora attuale e applicabile; hanno dato il loro contributo l’avvocato Maria Giovanna Rigatelli, il prefetto Mario Ciclosi e Gino Trombi, amico di Lionello A dar un tocco inusuale, una performance artistica su Lionello Bonfanti curata dal regista Maffino Maghenzani; attraverso parole dello stesso magistrato Bonfanti, in un gioco di musica e immagini, si è entrati intimamente nella sua vita, professione e scelta di vivere per costruire rapporti veri, profondi e duraturi con ogni uomo. “Lionello – così ha definito il convegno sua sorella Maria Grazia Bonfanti – oggi è veramente ritornato a Parma. Questo incontro, in questa sala così prestigiosa, è stato all’altezza della sua vita, del suo operato”. (altro…)
Dic 5, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Durante il tour del Gen Rosso in Nord Italia (Monza e Brianza, dal 10 al 15 novembre) «non sono scesi solamente litri di acqua, per le incessanti piogge, ma tante grazie che quanti hanno preso parte al progetto continuano a testimoniarci», scrivono i 18 artisti della band al loro rientro. Gli studenti coinvolti nel progetto erano 120 e provenivano da 11 istituti diversi: «Per la prima volta si è riusciti a coinvolgere insieme così tante scuole». Il progetto è stato voluto e organizzato dalla comunità locale dei Focolari, in collaborazione con la “Fraternità Capitanio”, una comunità di persone che vivono il dono della fraternità secondo la particolare caratteristica voluta da Bartolomea Capitanio, una maestra vissuta a Lovere (Nord Italia) nei primi decenni dell’Ottocento. La Fraternità Capitanio esiste a Monza dal 1977 come comunità di accoglienza per giovani donne in difficoltà che vogliono fare un percorso di rieducazione e di recupero della loro dignità personale e diventare costruttrici di vita per sé e per gli altri. «Con loro ci siamo trovati subito in sintonia ed è nata un’amicizia che sicuramente rimarrà a lungo», dichiarano ancora dal Gen Rosso. «Al termine del progetto abbiamo visto che questi ragazzi e ragazze hanno capito e accolto in pieno i valori intrinseci del musical “Streetlight”. Parlavano di famiglia, di forza interiore, di nuova fiducia in sé stessi e vederli piangere alla nostra partenza ci stringeva il cuore… Ma ci siamo lasciati con un arrivederci, certi che ci saremmo incontrati di nuovo!».
Alcuni volti ed esperienze di questi ragazzi sono andati in onda con un servizio sul TG3 nazionale. «Non pensavo che in una settimana ci si potesse affezionare tanto a delle persone, invece è accaduto», scrive Giada. «Ognuno di loro mette il cuore in ciò che fa. Quindi un enorme grazie perché ogni giorno con i loro motti ci insegnano sempre qualcosa di nuovo e ci incoraggiano a credere nei nostri sogni». Giada era nel gruppo della hip hop combination: «Se vi capita l’opportunità – continua – consiglio a chiunque di provare perché, secondo me, è una delle esperienze più belle che possano mai capitarvi!». «In 2 giorni ho imparato due coreografie e in 6 ho conosciuto circa 130 persone a dir poco stupende, una mia seconda famiglia molto allargata», scrive un’altra. «Voi del Gen Rosso mi avete fatto crescere e sperimentare una parte del mio sogno, mi avete fatto capire cosa vogliono dire le parole AMICIZIA e AMORE. I vostri insegnamenti sono come l’oro: unici e preziosi». Nostalgia dell’esperienza vissuta, ma anche un grande messaggio di crescita: lo portano in cuore “i 120 ragazzi di Monza”, ricordando che – come dicono le parole di una canzone del musical – d’ora in avanti “ameremo il cammino l’uno dell’altro”. (altro…)
Dic 4, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«Nelle acque del Sun Moon Lake si specchiano le verdi montagne della regionecentro-occidentale di Taiwan, la grande e bella isola del Mar Cinese che i navigatori portoghesi chiamarono giustamente Formosa. La sua fama porta qui ogni anno milioni di turisti, anche dalla Cina continentale. I ripidi pendii sono ricoperti di una vegetazione lussureggiante in mezzo alla quale riesco a riconoscere ciuffi di bambù alti forse 15 metri. James Liao, sulla quarantina, asciutto come molti suoi connazionali, ci aspetta all’imbocco di un piccolo molo per farci accomodare sulla poppa della Holy Love, una motonave recentemente ricostruita e di cui va giustamente orgoglioso: è l’unica di tutto il lago ad essere accessibile alle carrozzine per invalidi. “La speciale porta di accesso, la rampa, gli speciali ganci per ancorare le carrozzine durante la navigazione sono costati parecchio, e anche per questo all’inizio la cosa non è stata capita. Ma bisognava farlo, se è vero che questa iniziativa è nata per superare tutte le discriminazioni. In questo modo già 200 invalidi hanno potuto raggiungere il nostro camp”.
Un’altra discriminazione che James ha voluto contrastare è quella nei confronti della minoranza di aborigeni che abita questi luoghi: i cinque posti di lavoro creati nel camp sono per loro. Il camp si trova in una piccola radura pianeggiante in fondo una deliziosa insenatura, praticamente inaccessibile via terra. La foresta che la contorna e il canto degli uccelli creano un evidente contrasto con la sponda opposta del lago, occupata da case, strade, negozi e da un enorme grattacielo, mentre i migliori punti panoramici sono presidiati da vistosi alberghi a cinque stelle. Al centro della radura c’è una semplice casa di legno, che consente di alloggiare una trentina di giovani in due camerate, e a fianco una struttura all’aperto che funge da cucina. Tutto attorno, dal lato monte, sono stati collocati dei bianchi gazebo appuntiti che offrono riparo, a seconda dei casi, dal sole o dalla pioggia; un angolo è occupato da raggiere di cassette di plastica nere sovrapposte in modo da far sì che quelle più in alto, riempite di humus, si trovino all’altezza delle mani di una persona seduta: tutto studiato per consentire anche agli invalidi la “green therapy”. Le piantine ben allineate che spuntano dalle cassette confermano che la terapia è stata recentemente praticata.
In riva al lago, vicino al moletto, sono disposte in buon ordine una ventina di leggerissime canoe in metallo. “È titanio, recuperato 30 anni fa dalle carcasse degli aerei della seconda guerra mondiale dal fondatore del camp, Padre Richard, un americano del Wisconsin che ha lasciato tutto per dedicarsi a noi taiwanesi, cominciando dai più deboli. Prima di me era lui il responsabile degli Special Need Centers (centri per soggetti svantaggiati) della diocesi di Taichung, e aveva pensato a questo luogo per dare loro l’opportunità di fare esperienze formative da cui altrimenti sarebbero stati esclusi. Non lo ho mai conosciuto, ma recentemente ho avuto una gran gioia quando ho scoperto dei vecchi documenti in cui parlava proprio di un battello accessibile ai disabili”. La figura di Padre Richard ha giocato un ruolo anche nella scelta di fede di James, seguita dalla decisione di lasciare un posto in banca ben pagato per andare a fare studi di didattica per gli svantaggiati e poi lavorare per loro. Ogni parola di James trasmette entusiasmo per tutto ciò che è rispetto perl’ambiente, cura dello spirito,accoglienza, attenzione agli altri. Davvero affascinante! Però questa è anche un’impresa, quindi chiedo notizie sulla gestione economica. “Un grande orgoglio per noi è che già adesso siamo in attivo, grazie al ricavo dalle escursioni e dalle attività sportive che offriamo anche al grande pubblico (giù in città abbiamo altre due persone che lavorano per noi, a contatto con le agenzie turistiche). E così, anziché essere la diocesi a sostenerci, come avveniva in passato, ora siamo noi che le versiamo dei profitti, più precisamente il 30% di quelli che otteniamo. Un altro 30% va ai Centers for Social Needs, 30% li reinvestiamo nell’impresa e l’ultimo 10% va ai lavoratori, secondo uno schema che abbiamo adattato da quella dell’Economia di Comunione, di cui vogliamo seguire i principi.” E perché la cosa sia chiara, sta scritta con caratteri ben visibili nel cartellone affisso all’ingresso del battello, che introduce i passeggeri alla logica di Holy Love». Fonte: Edc online (altro…)
Dic 3, 2014 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni
Un torneo di calcio dove a vincere non è una squadra bensì due e da punti del pianeta alle volte molto distanti? Dove si pratica e si premia l’Art Play? Dove gli sponsor sono disposti a donare per ogni goal segnato un contributo per finanziare borse di studio per ragazzi di paesi svantaggiati? Tante iniziative e progetti di solidarietà? Un “terzo tempo”…? «Questo e molto altro è stato il Super Soccer World 2014 – ci racconta Federico Rovea, tra gli organizzatori dell’evento –. La manifestazione sportiva è stata promossa da “Ragazzi per l’Unità” del Movimento dei Focolari ed ha coinvolto 56 squadre di calcio di varie città nel mondo». Vincono due squadre. Caratteristica del torneo è che a vincere sono due squadre di città gemellate, che simbolicamente giocano insieme a distanza, dando alla gara una dimensione planetaria. Tra i 14 gemellaggi: i ragazzi di Bečej, cittadina della Serbia, gemellati con Tlencem in Algeria; quelli di Loppiano (Italia) con i ragazzi di Florianópolis in Brasile, la città italiana di Rieti ha giocato in contemporanea con Buenos Aires (Argentina). Quest’ultimo gemellaggio, come anche per gli altri, non è stato solo “ideale”. Infatti durante il torneo è stato possibile un collegamento telefonico con l’Argentina per condividere con i partecipanti sudamericani lo stesso spirito di amicizia e fraternità. I ragazzi di Rieti hanno comunicato – oltre all’esperienza della giornata – anche alcuni progetti di solidarietà nati proprio grazie al Super Soccer. E cioè: l’organizzazione di un’attività sportiva per ragazzi diversamente abili ed una raccolta fondi per i bisognosi, con una vendita di dolci. Forte il coinvolgimento dei genitori presenti, entusiasti dell’iniziativa. Art Play. Sui campi sportivi, i ragazzi hanno messo in gioco – oltre alla passione per lo sport – lo spirito dell’Art Play. Si tratta di quattro regole fondamentali: • Il rispetto per gli altri • la cooperazione • la responsabilità • la relazione Veri cardini del torneo che contribuivano al punteggio delle squadre tanto quanto i goal fatti. Gli arbitri vigilavano, quindi, non solo sul rispetto delle regole del calcio ma anche sullo spirito che animava i partecipanti, dando un punteggio positivo a chi si distingueva nel viverlo. «I ragazzi erano attenti a queste regole come ai goal. Secondo me, questo regolamento dovrebbe essere inserito tra le regole dei campionati mondiali», affermava uno dei professori di ginnastica coinvolti nell’organizzazione.
Borse di studio. Legato al torneo è anche il progetto “Schoolmates”, con la proposta di trovare uno sponsor che in ogni città fosse disposto a donare, per ogni goal segnato, un contributo economico per finanziare borse di studio a favore di ragazzi nei paesi svantaggiati. I 367 goal segnati hanno reso € 2.370, per un totale di 22 borse di studio. Il “terzo tempo”. Un momento di festa condiviso tra i partecipanti all’evento sportivo e i giocatori, che ha contribuito a portare lo spirito della gara sportiva anche fuori dal terreno di gioco. Super Soccer World, una festa più che un torneo, caratterizzato dalla mondialità e dalla condivisione, dalla solidarietà e dal rispetto dell’altro, che i ragazzi hanno la possibilità di sperimentare dentro e, soprattutto, fuori dal campo di calcio. Appuntamento al prossimo anno! (altro…)
Dic 2, 2014 | Chiesa, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
«È vero, lo Spirito Santo suscita i differenti carismi nella Chiesa; apparentemente, questo sembra creare disordine, ma in realtà, sotto la sua guida, costituisce un’immensa ricchezza, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità. Solo lo Spirito Santo può suscitare la diversità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità». Queste parole di papa Francesco pronunciate nella Cattedrale dello Spirito Santo di Istanbul al migliaio di fedeli della variegata Chiesa cattolica, ci hanno dato una grandissima gioia. Di più: hanno confermato in noi la convinzione che in questa terra la presenza del Movimento dei Focolari, pur piccola, ha tutta la sua ragione di essere e di proseguire il cammino intrapreso ormai molti anni fa, quando, nel 1967, il focolare arrivò ad Istanbul per richiesta esplicita del Patriarca Atenagora. Ma come abbiamo vissuto questi giorni? Con tantissima gioia ed emozione! Naturalmente siamo stati coinvolti nella preparazione, sia nella Chiesa cattolica, sia, su richiesta del Patriarcato, a collaborare per la sala stampa. Grazie al rapporto filiale che abbiamo con il Patriarca Bartolomeo, abbiamo potuto esprimergli di persona che l’avremmo accompagnato con le nostre preghiere. E siamo stati testimoni diretti della sua crescente gioia, del suo amore per papa Francesco e della sua “passione” per l’unità! Due focolarine erano presenti alla messa privata col Santo Padre, la domenica mattina. Insieme al benvenuto da parte del Movimento in Turchia, abbiamo fatto arrivare al papa biglietti e doni di alcune nostre amiche musulmane. Quindi abbiamo assistito alla messa in Cattedrale – dove un focolarino sacerdote ha concelebrato -, e la domenica mattina alla liturgia del Fanar. Il messaggio di fraternità e di ricerca di unità a tutti i livelli che papa Francesco lascia alla Turchia, centra esattamente la questione di fondo di questo “Paese-ponte” e della sua composita popolazione. Senza dubbio però è il suo, in particolare, un messaggio ecumenico; come sottolinea anche la preghiera ecumenica, nella Chiesa patriarcale di San Giorgio, in cui, alla fine ha chiesto al Patriarca e a tutta la Chiesa di Costantinopoli di “di benedire me e la Chiesa di Roma”. Ed è precisamente nello scenario del dialogo tra la Chiesa cattolica con la Chiesa ortodossa di questi ultimi anni, a volte segnata da stanchezza e apparente immobilismo, che si colloca la presenza del Movimento dei Focolari in questi luoghi.
Possiamo dire di beneficiare di un rapporto privilegiato con il Patriarca e tanti metropoliti, ereditato da quanto Chiara Lubich ha seminato nei suoi viaggi ad Istanbul. I nostri rapporti di comunione semplice e sincera, tuttavia, non si limitano alla gerarchia, ma si intessono con tante sorelle e fratelli della Chiesa Ortodossa. Alla luce di quanto è accaduto in questi giorni ciò che ci pare di capire è il segno inequivocabile che hanno dato i due leader religiosi: andare avanti nel cammino verso l’unità e non soccombere alla fatica che comporta e saper cogliere le sfide per dare insieme risposte e soluzioni che urgono nei nostri giorni. Il Papa e il Patriarca danno prova di essere oltre, pur realisticamente. E questo lo dimostra tutto quanto si sono detti in parole e gesti, a partire dalla loro dichiarazione congiunta. Durante il volo di ritorno, papa Francesco ha ribadito con forza che, in questo cammino per l’unità, soltanto quello “dello Spirito Santo è quello giusto, perché Lui è sorpresa; … è creativo”. Questa consegna liberante e gioiosa ci indica una strada chiara: essere aperti, attenti ai segni che lo Spirito ci farà cogliere; mettere in gioco fantasia, potenzialità personali e di gruppo; sfruttare tutte le opportunità che ci saranno offerte nel contesto complesso e non senza difficoltà in cui viviamo, per permettere a Lui di agire. Fonte: Focolare Turchia (altro…)